Il posto del sesso nella vita degli italiani

Pubblicato il 11 Luglio 2016 in

Chi ha familiarità con le tecniche di raccolta dei dati statistici potrebbe domandarsi come hanno fatto i professori Barbagli, Dalla Zuanna e Garelli a scoprire che il 73% di noi Italiani pratica il sesso orale, il 38% ha rapporti anali e il 34% si masturba regolarmente.

Oltre all’autorevolezza indiscutibile degli autori, l’appendice metodologica al volume La sessualità degli italiani (Il Mulino, 2010) ci rassicura sulla serietà scientifica di questi e di altri dati che i tre autori hanno basato su 7.000 interviste face to face e 10.000 interviste telefoniche realizzate da GfK Eurisko, utilizzando soluzioni di metodo adatte alla raccolta di questo tipo di informazioni. Niente a che vedere, dunque, con certi sondaggi nei quali ci capita di imbatterci navigando sul web o sfogliando i periodici dal dentista.

La sessualità degli italiani è un ambizioso progetto che analizza in profondità l’Italia di oggi a confronto con il suo recente passato e con altri Paesi come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. È un libro corale che nella struttura monografica dei capitoli rispecchia la pluralità delle voci, delle competenze e dei punti di vista di chi lo ha scritto. Si parte dalle prime fasi della vita sessuale, attraverso le quali la transizione alla vita adulta sembra avvenire sempre più presto, per fare i conti, però, con eventi altrettanto cruciali, come l’ingresso nel mondo del lavoro e la formazione della famiglia che, al contrario, vengono posticipati creando un ritardo rispetto ad altri Paesi occidentali. E forse è proprio questo ritardo nel dare avvio a una vita di coppia, attraverso matrimoni o convivenze giovanili, a spiegare perché è falso il mito secondo il quale i single avrebbero una vita sessuale più ricca: sono invece le coppie stabili a fare sesso più frequentemente e non di rado con più fantasia.

La vita di coppia, infatti, è cambiata nel corso del Novecento, passando, tra l’altro, attraverso due “rivoluzioni contraccettive”: dapprima con la diffusione del coito interrotto e, successivamente, con l’introduzione della spirale e della pillola, che hanno favorito lo spostamento della sessualità verso il baricentro femminile, con la donna che da “normalmente fertile” è diventata “normalmente non fertile” e ha assunto maggiore controllo nelle relazioni e nelle pratiche erotiche. Una dinamica, questa, che si è concretizzata anche attraverso cambiamenti che hanno investito atteggiamenti e rappresentazioni, ovvero quello che gli autori definiscono “il posto che il sesso occupa nella vita degli italiani”.

Si è passati da una concezione riproduttiva a una visione basata sul dell’esperienza, orientata, cioè, a una tendenza che risulta utile, se non indispensabile, anche per fondare un buon rapporto di coppia. In questo senso devono essere letti l’ampia accettazione dei rapporti prematrimoniali (l’83% degli italiani li ritiene ammissibili) e il passaggio dall’imperativo culturale/religioso del “conservarsi” al progressivo rifiuto della verginità femminile che oggi molte giovani donne vivono come un peso di cui liberarsi piuttosto che come un valore.

Naturalmente non è solo all’interno delle coppie tradizionali che si manifesta la trasformazione della sessualità degli italiani. Desideri e identità omosessuali, infatti, sono dimensioni che più di altre esprimono un’evoluzione dell’eros in senso fluido e multidimensionale: l’identità di genere perde centralità per fare posto all’identità della persona e tendono a convergere i sentimenti e i comportamenti di eterosessuali e omosessuali, sempre più orientati, gli uni come gli altri, alla valorizzazione del sesso all’interno di una relazione stabile e, allo stesso tempo, alla sperimentazione di forme nuove di sessualità.

Questo avvicinamento delle identità, eterosessuale e omosessuale, ma soprattutto maschile e femminile, emerge analizzando le diverse modalità attraverso le quali si dà e si riceve piacere, dalla masturbazione, un tempo abitudine tipicamente maschile, ma oggi sempre più diffusa anche tra le donne, ai rapporti orali, sempre più pertinenti al rapporto di coppia, fino ai rapporti anali, in crescita ovunque nel corso del Novecento, ma praticati soprattutto in Italia.

E proprio questa curiosa peculiarità induce gli autori a riflettere sulle nuove possibili asimmetrie tra i generi che si riscontrano ancora oggi in Italia: nonostante i cambiamenti nei comportamenti sessuali, permane, anche tra i più giovani, una concezione tradizionale delle differenze di genere sia sul piano sessuale (l’uomo avrebbe esigenze biologiche più forti e la donna sarebbe più interessata ai sentimenti) sia a livello più generale (nella professione, nella gestione della famiglia e del lavoro domestico).

Dunque la predilezione italiana per i rapporti anali, richiesti per lo più dagli uomini, sarebbe il segnale di una condizione delle donne italiane tuttora subordinata e in ritardo rispetto a quella delle altre cittadine dei Paesi occidentali. E sono proprio le dinamiche culturali e sociali che riguardano le donne a marcare il percorso evolutivo della sessualità in Italia e a indicarne gli sviluppi possibili: siamo alla fine di un’epoca nella quale la funzione femminile era quella di consentire l’orgasmo maschile e stiamo assistendo a una crescente affermazione della ricerca del piacere femminile, benché collocata prevalentemente nel contesto dei rapporti di coppia.

Questa funzione della sessualità è condivisa da quasi tutti i segmenti della popolazione, compresi gruppi tra loro distanti per un diverso approccio alla religione: anche in questo caso è in corso un avvicinamento tra poli opposti (“credenti convinti attivi” e “senza religione”, secondo la definizione di Franco Garelli) che conferma come oggi la sessualità di chi è religiosamente impegnato non sia affatto un mondo a sé, ma piuttosto una sfera nella quale la soggettività dell’individuo ha conquistato ampi spazi di autonomia rispetto al modello normativo della Chiesa (basti pensare che la percentuale di chi ha usato il condom al primo rapporto sessuale è del 40% tra i “credenti attivi” e del 49% tra i “senza religione”).

Pur con le dovute differenze, per tutti è dunque in corso un progressivo allontanamento dalla tradizionale visione riproduttiva del sesso verso una concezione sempre più edonistica, e questa dinamica, spiegano gli autori, è innanzitutto il risultato degli importanti cambiamenti che hanno segnato la condizione femminile già a partire dalla metà del secolo scorso. Ed è proprio qui che la lettura dei mutamenti sociali italiani attraverso la chiave della sessualità ci pare trovi la sua sintesi più interessante e apra, allo stesso tempo, un interrogativo fondamentale: in Italia, infatti, le disuguaglianze di genere sono tuttora molto marcate e sono ancora gli uomini a “guidare la danza”, come suggerisce la copertina, onestamente poco sexy, ma senza dubbio eloquente, di questo libro.

Parafrasando Paul Valery potremmo dire che il sesso c’est être stupide ensemble, sperimentare il lato ludico della sessualità ed essere, perché no, “leggeri”; ma farlo insieme, secondo la logica del darsi piacere reciproco e sulla base di un’effettiva parità tra i generi, è probabilmente un obiettivo che gli italiani devono ancora raggiungere.

Marco Danelli

(Fonte: GfK Eurisko- “Cinqueminuti” )