Letture: riflessioni di un intellettuale vero

Pubblicato il 25 Gennaio 2018 in Ideas Libri

Alcuni brani di Primo Levi assolutamente da non perdere. Perché rileggere le sue riflessioni è un modo efficace di ricordare la Shoah nel giorno della memoria e di pensare alla nostra epoca, che tanto bisogno ha dei pensieri veri di intellettuali veri.


Il giocatore occulto, 1985, da Racconti e saggi

È l’unico gioco che io abbia accettato e a cui sia rimasto fedele: gli altri mi annoiano, provo dolore se perdo ma non provo gioia se vinco. L’ho accettato per remote ragioni dinastiche: in modo oscuro, la vecchia scacchiera di casa contiene i nostri lari; è forse il solo oggetto che sia stato trasmesso materialmente da padre a figlio.


“Il risveglio”, da La tregua

Ci sembrava di avere qualcosa da dire, enormi cose da dire, ad ogni singolo tedesco, e che ogni tedesco avesse da dirne a noi: sentivamo l’urgenza di tirare le somme, di domandare, spiegare e commentare, come i giocatori di scacchi al termine della partita.


Se non ora, quando?

Mendel si sentiva strano, fuori del tempo e del luogo. Quel gioco intento e serio si collegava nel suo ricordo a tempi e luoghi e persone intensamente diversi; a suo padre che gli aveva insegnato le regole, lo aveva vinto facilmente per due anni, con stento per altri due, e poi aveva accettato le sconfitte senza disagio; agli amici, ebrei e russi, che davanti alla scacchiera si erano educati con lui all’astuzia e alla pazienza; al calore quieto della casa perduta.


 Scacchi (II), 1984, da Ad ora incerta

Così vorresti, a metà partita,

A partita quasi finita,

Rivedere le regole del gioco?

Lo sai bene che non è dato.

Arroccare sotto minaccia?

O addirittura, se ho capito bene,

Rifare i tratti che hai mossi all’inizio?


 Gli scacchisti irritabili, 1981, da L’altrui mestiere

Sarebbe bene, insomma, se tutti, e specialmente chi aspira al comando o alla carriera politica, imparassero precocemente a vivere da scacchisti, cioè meditando prima di muovere, pur sapendo che il tempo concesso per ogni mossa è limitato; ricordando che ogni nostra mossa ne provoca un’altra dell’avversario, difficile ma non impossibile da prevedere; e pagando per le mosse sbagliate.


 Scacchi, 1984, da Ad ora incerta

Ora tutto è finito,

Sono spenti l’ingegno e l’odio

Una gran mano ci ha spazzati via,

Deboli e forti, savi, folli e cauti,

I bianchi e i neri alla rinfusa, esanimi.

Poi ci ha gettati con scroscio di ghiaia

Dentro la scatola buia di legno

Ed ha chiuso il coperchio.

Quando un’altra partita?


 

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