PENSIONI SOTTO TIRO. Si studiano ipotesi alternative per l’anzianità

Pubblicato il 31 Agosto 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

La Stampa: “Pensioni, il governo frena. La Cgil grida al golpe. Anche Cisl e Uil e magistrati sul piede di guerra. Bersani: colpiti gli onesti. Mancano cinque miliardi. Palazzo Chigi pronto a modificare la norma sul riscatto di laurea e naja. Berlusconi: ora la manovra è più equa. Bankitalia: non aiuta la crescita”. In prima pagina anche un richiamo al “caso Battisti”: “Napolitano su Battisti: ‘Lesi i nostri diritti. Non siamo riusciti a far comprendere cosa abbia significato per noi la stagione del terrorismo”.

Libero: “Ecco dove colpire. Le finte pensioni dei sindacati. Il colpo di mano sui riscatti di naja e laurea non va bene. Sostituiamolo con il taglio dei contributi figurativi, che regalano vitalizi a chi non ha mai lavorato in vita sua”.

Il Corriere della Sera: “Si riapre la partita delle pensioni. Protesta per le misure su laurea e servizio militare”. “Berlusconi: ora la manovra è più equa. I dubbi di Bankitalia. La Cgil: un golpe. Tra Pdl e Lega torna la tensione”. A centro pagina: “Spunta il piano antifurbi: rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi. L’ipotesi: il compito sarà affidato ai Comuni”. L’editoriale, firmato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, è titolato: “L’evasiva lotta all’evasione. Buone intenzioni e amare realtà”.

La Repubblica: “Rivolta contro la manovra. Magistrati pronti allo sciopero. Berlusconi: ora le misure sono eque. Lo spread torna verso quota 300. Bankitalia: il Paese è fermo. La Cgil: un golpe. La Lega: cambiare la norma sulle pensioni”. A centro pagina: “Penati al Pd: basta pressioni, se serve mi farò processare. I pm: gravi illeciti sull’operazione Serravalle. Indagato manager di Banca Intesa”.

L’Unità: “La truffa. Laurea e naja, è rivolta. La protesta sulle pensioni ricompatta i sindacati. Camusso: un golpe. Bankitalia critica la manovra”. In evidenza sul quotidiano del Pd anche la lettera di Penati alla direzione provinciale milanese del suo partito: “Rinuncio alla prescrizione”. “La lettera di Penati: ‘Sono estraneo ai fatti, voglio ristabilire il mio onore. Se non si chiarirà tutto prima rispetterò le regole del processo”.

Il Foglio: “Pazzi per la botta secca. Le aspirazioni frustrate del partito dei capitalisti vogliosi di patrimoniale. Il Cav delude le invocazioni di Amato, Capaldo e Abete. Ma il Pd rilancia come gli industriali Lcdm e Artoni”.

Il Giornale: “Penati scrive, Bersani trema. Tangenti rosse e fifa blu. In una lettera, l’ex braccio destro del leader Pd avvisa i compagni: ‘Io non mi sono arricchito. Ma se le tangenti non sono andate a lui, a chi sono finite? E i pm indagano ancora sulla corruzione”.

Il Sole 24 Ore: “Pensioni sotto tiro, rispunta l’aumento Iva. Tensioni nel governo e dubbi di legittimità: si studiano ipotesi alternative per l’anzianità. Polemica sulla conferma del contributo per gli statali. Bankitalia: la correzione ha effetti recessivi, ma non va indebolita. Insorgono sindacati, magistrati, medici”.

Il Fatto quotidiano: “Buffonata col buco. Di sicuro mancano 5 miliardi, ma presto diventeranno 20. La manovra delle tre carte espone l’Italia alla ennesima figuraccia davanti all’Europa. E sulle pensioni è caos totale”.

Europa apre con il dibattito nel Pd sulla legge elettorale: “Il referendum si fa strada nel Pd, alla base e al vertice. Firmano Prodi e Veltroni, Franceschini vuole convincere Bersani”. “Decine di tavoli contro il Porcellum. Il fondatore dell’Ulivo: un dovere farlo”. In prima pagina anche un articolo di Livia Turco, titolato “Io ci sono”.
Anche su Il Foglio: “Prodi, Veltroni e Turco firmano per il referendum sulla legge elettorale (e inguaiano Bersani)”.

Su diversi quotidiani articoli sulla Libia, e in particolare sulla “caccia infinita” (Bernardo Valli, La Repubblica) a Gheddafi. Secondo Il Giornale il rifugio dell’ex dittatore sarebbe “in una supervilla in Togo”, mentre La Stampa mette in evidenza l’ultimatum dei ribelli: “I fedeli al raiss si arrendano entro sabato”.

Manovra

Per Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che firmano in prima pagina un editoriale dal titolo “L’evasiva lotta all’evasione”, è per l’appunto dura, adesso, far la guerra agli evasori: “Per anni il Cavaliere, al di là dei condoni a raffica, ha ripetuto che evadere, per chi deve dare allo Stato più di un terzo di quanto guadagna, è “un diritto naturale nel cuore degli uomini”. Ha detto che ‘dare soldi alla Guardia di Finanza non è considerato reato dall’88 per cento degli italiani'”. Tanto più avendo al fianco un Bossi che sfondò in politica incitando alla rivolta fiscale e solo due mesi fa impose l’altolà alla offensiva contro gli evasori tuonando a Pontida contro Equitalia, per non dire della minaccia di Calderoli dello sciopero fiscale se non fossero stati trasferiti alcuni ministeri al Nord.
Sul Sole 24 Ore si punta l’attenzione anche sull’accresciuto ruolo che dovrebbero avere i comuni nella lotta all’evasione fiscale. I municipi dovrebbero incassare il 100 per cento degli importi riscossi dalle Entrate grazie alle segnalazioni. Ma è una “strada in salita” per i Comuni, secondo il quotidiano. A giugno del 2011 erano 540 (sugli oltre 8000) i Comuni che avevano fatto la convenzione con l’agenzia delle Entrate per le segnalazioni antievasione. In regioni come l’Emilia o il Piemonte, questo tipo di collaborazione ha avuto una maggiore affermazione rispetto ad altre realtà.
Il capitolo probabilmente più contestato è la “stretta sulle anzianità”: ne parla estesamente Il Sole 24 Ore, spiegando che il provvedimento rischia già di essere accantonato o significativamente modificato. La stretta sulle pensioni di anzianità vincolate al solo canale di 40 anni di contribuzione, con l’esclusione dalla carriera contributiva dei riscatti della laurea e del servizio militare, ha suscitato la rivolta dei sindacati e delle categorie interessate, medici in primis.
Elsa Fornero, esperta di previdenza e docente universitario, sullo stesso quotidiano evidenzia che in materia pensionistica da due decenni l’obiettivo dell’aumento dell’età pensionabile viene perseguito con misure estemporanee, spezzettate e bizantine. E quest’ultima occasione ne è una ennesima dimostrazione: l’orizzonte scelto sembra essere quello dei raduni padani della Lega Nord, le pensioni da colpire quelle degli “altri”, dei laureati forse poco rappresentati all’interno della Lega, dei lavoratori dipendenti specialmente pubblici perché tra gli autonomi – commercianti, artigiani, coltivatori – la percentuale di laureati è verosimilmente inferiore, scrive la Fornero.
Critico anche l’economista Marcello Messori, sul Corriere della Sera, sul capitolo relativo al mancato riscatto degli anni di università e servizio militare: si lede retroattivamente “un accordo tra Stato e cittadini, che mira ad incentivare l’educazione superiore e a non discriminare chi ha prestato un servizio pubblico (fino a poco tempo fa obbligatorio)”. “Si penalizzano i lavoratori più giovani, che sono in larga parte soggetti al regime previdenziale contributivo”; si introduce, “su base arbitraria, un abnorme scalino (anche quinquennale) nei tempi di accesso alla pensione di lavoratori che sono già stati colpiti da allungamenti delle condizioni di anzianità”.
Anche su Libero: “Patti violati. Lo Stato punisce chi ha studiato e servito la patria”. Intanto oggi il ministro del Welfare Sacconi incontrerà il suo collega Calderoli proprio per “rivedere la stretta su naja e riscatti della laurea”, come scrive lo stesso Libero. Il quotidiano raccoglie anche le dichiarazioni di Alberto Brambilla, presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale presso il ministero del Lavoro, che si dice perplesso sulla norma, “sia dal punto di vista del gettito, che dal punto di vista della fattibilità”: il gettito non è grande perché solo l’8 per cento degli aventi diritti ha proceduto al riscatto della laurea e – se la norma fosse retroattiva – la manovra potrebbe essere impugnata.
Nicola Porro legge la manovra, ne evidenzia i punti critici come la crescita (“che però non si fa per decreto del governo”), la spesa pubblica, rispetto alla quale, però, sottolinea come gran parte di essa sia costituita dalla spesa pensionistica. Che significa toccare diritti acquisiti: la strada maestra è quella di allungare l’età pensionabile. Il trucchetto adottato, di non considerare ai fini dell’anzianità contributiva laurea e militare, di fatto porta allo stesso risultato, anche se riferito ad una platea piuttosto ristretta di interessati e riguarda le sole pensioni di anzianità”.

Penati

Sul caso Penati La Repubblica e L’Unità, ma anche altri quotidiani, danno una lettura inequivocabile: “Penati: rinuncerò alla prescrizione” (La Repubblica) e “Rinuncio alla prescrizione” (L’Unità).  Così interpretano la lunga lettera che l’ex presidente della Provincia di Milano ha inviato ai vertici provinciali del suo ex partita, e pubblicata dal quotidiano del Pd. Nella missiva Penati scrive: “Se, al termine delle indagini che sono tuttora in corso, tutto non verrà chiarito, non sarò certo io a nascondermi dietro la prescrizione. Lo sviluppo delle indagini è ancora lontano dall’essere concluso, e oggi la mia situazione di indagato si sostanzia nell’aver ricevuto un avviso di garanzia e l’avviso della notifica della proroga delle indagini. E’ del tutto evidente che è necessario attendere l’esito e la conclusione delle indagini per assumere le decisioni conseguenti. Penati ricorda che nel 1999, da sindaco di Sesto, venne indagato per abuso in atti di ufficio per la bonifica di un’altra parte dell’Area Falck. “Non trovai espedienti processuali, né benefici di leggi ad personam, per trascinare il processo fino alla prescrizione. Al contrario, chiesi il rito abbreviato e nel 2002 fui assolto con formula piena”. E ancora: “intendo ristabilire il mio onore, e intendo farlo non certo evitando il processo, bensì rispettando le regole all’interno del contesto processuale”.
Il neosindaco di Milano Pisapia, intervistato da La Repubblica, parla del caso Penati. Il titolo dato all’intervista, per riassumere il suo pensiero, è: “Da garantista dico a Filippo: meglio fare un passo indietro. Serve una nuova classe dirigente”. Pisapia dice che la “diversità etica” della sinistra esiste ed è esistita, ma “negli ultimi anni si è affievolita”. Di fronte a problemi etici, “la sinistra, tendenzialmente, non contrasta la magistratura, non scrive leggi ad personam”. Pisapia sottolinea come il problema sia anche la permanenza al potere: deve essere “ferma, tassativa” la rotazione degli incarichi, sia che si tratti di parlamentari che di consiglieri, che di enti pubblici. Due mandati al massimo. Il sindaco dice anche di apprezzare la scelta di Penati di “rinunciare alla prescrizione in caso di rinvio a giudizio”. Farlo oggi non avrebbe significato. Al 90 per cento la Procura insisterà per la concussione, un reato non prescritto. Attendiamo le decisioni dei magistrati. Penati deve farsi interrogare e chiedere un processo rapido. Se poi ci dovesse essere prescrizione, farà la sua scelta. Lo dico da garantista. Se uno ha fatto politica perchè ci ha creduto, il solo pensiero di danneggiare il suo partito, la causa pubblica, deve fargli fare un passo indietro”.
Il Fatto intervista Giorgio Bocca. E alla domanda: “Vede analogie tra il Pd e i tempi d’oro del Psi pigliatutto?”, Bocca risponde: “Ma che analogie. Vedo una assoluta identità”. Perché? “Craxi diceva: i mariuoli ci sono, ma i soldi servono ai partiti”, “c’è poco da spiegare: rubano tutti”.
Sullo stesso quotidiano segnaliamo stralci di un libro – intervista a Luigi de Magistris, che il quotidiano sintetizza così: “Troppi impresentabili scelti da Di Pietro”, “all’Idv faccio paura perché sono meglio di loro”, “ho portato mezzo milione di voti, neanche una scheda telefonica”.

E poi

Alle pagine R2 de La Repubblica inserto dedicato alla Germania di Angela Merkel: il Paese non la ama più, viene criticata per le scelte su Libia, Euro e nucleare. Ma resta “la donna più potente del mondo”, come la definì Forbes. Con una analisi dell’ex consigliere del Cancelliere Kohl Michale Sturmer (“La ragazza dell’est che ha perso la bussola”).
Da La Repubblica segnaliamo anche un articolo sulle mire cinesi sull’Islanda: un grande tycoon, nonché ex funzionario del governo di Pechino, è pronto a spendere 100 milioni di dollari per acquistare 300 chilometri quadrati nella terra dei vulcani.
Sul Foglio un articolo di Paolo Rodari parla invece della imminente visita di Benedetto XVI in Germania, dando conto delle polemiche e delle proteste preannunciate di gruppi di associazioni aderenti ai movimenti gay, ma anche interne a cattolici tedeschi, che condividono le richieste di alcuni preti austriaci per l’abolizione del celibato sacerdotale, l’ordinazione femminile, la riammissione alla eucaristia dei divorziati.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)