L’Europa chiede entro mercoledì misure coraggiose per la crescita e il taglio del debito, il premier convoca il governo

Pubblicato il 24 Ottobre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Tutte dedicate al Consiglio europeo tenutosi ieri a Bruxelles, le prime pagine dei quotidiani. Ma anche ai sorrisi ironici che la Cancelliera Merkel e il Presidente Sarkozy hanno sfoderato a una domanda sulle eventuali rassicurazioni fornite dal governo italiano.

La Repubblica: “Ue, ultimatum a Berlusconi”, “ironie di Sarkozy e Merkel sul premier”. “Il Cavaliere: sì alla riforma delle pensioni. Bruxelles chiede al governo che entro tre giorni presenti un piano di misure su crescita e debito. Forse oggi il Cdm: ‘sono convinto che Bossi capirà”” (parole di Berlusconi).

Il Corriere della Sera: “‘Si andrà in pensione a 67 anni’. Berlusconi annuncia la riforma. A Bruxelles l’ironia di Sarkozy e Merkel”. “L’Europa chiede entro mercoledì misure coraggiose per la crescita e il taglio del debito, il premier convoca il governo”. In taglio basso: “I populisti di Blocher arretrano in Svizzera”, “la destra xenofoba resta prima, ma salgono verdi e ‘borghesi'”.

La Stampa: “Ue, ultimatum al governo. L’Europa: servono nuove misure entro mercoledì. Risate sull’Italia all’incontro Merkel-Sarkozy. L’opposizione: umiliati”. “Berlusconi: subito intervento sulle pensioni. L’età può salire a 67 anni”. In evidenza anche il terremoto nell’est della Turchia, al confine con l’Iran: “si temono mille morti”, scrive il quotidiano torinese.

Il Giornale: “Sarkozy come Zidane. Il marito di Carla Bruni ci offende ridendo di noi. Così imita il calciatore che aggredì Materazzi con un colpo basso. Una ripicca per non aver liberato il posto di Bini Smaghi alla Bce. Berlusconi lo gela. E accelera su pensioni e sviluppo”. Il dossier del quotidiano: “Ecco la verità sui nostri conti pubblici”.
Di spalla il “dopo Gheddafi”, con un commento di Vittorio Feltri: “Attenti, ora il pericolo è la nuova barbarie libica”. E sulla “fine del rais”, quella di Magdi Cristiano Allam: “La vita è sacra. Anche se è di un tiranno”.

Su tutte le prime pagine il dramma al moto Gp in Malesia, dove il pilota Marco Simoncelli, dopo aver perso il controllo della sua moto ed esser caduto in terra, è stato travolto da due altri piloti: Edwards e Valentino Rossi.

Europa, Italia

In prima pagina sul Corriere, il commento di Franco Venturini è dedicato al Consiglio europeo: “Non è stato bello, per un italiano, assistere ieri a Bruxelles alla conferenza stampa congiunta di Merkel e Sarkozy”. Venturini racconta che il nostro presidente del Consiglio “è stato deriso, letteralmente, con una sonora risata e gli occhi al cielo dei due, indicato come inadempiente sulle misure nazionali da adottare contro la crisi dei debiti sovrani, messo tacitamente sullo stesso piano della Grecia”, “accettato a fatica come interlocutore”. Il governo Berlusconi – sottolinea Venturini – è in effetti inadempiente e non ha portato a Bruxelles quel decreto sviluppo che già da tempo avrebbe dovuto varare, “l’incontenibile e ostentata irritazione franco-tedesca, dunque, non è priva di motivazioni”, e pare che altri soci europei la condividano. Tuttavia, già nel titolo dell’editoriale (“Colpe non solo nostre”), Venturini sottolinea allo stesso tempo che la prova d’appello per un vertice come quello di ieri, che è andato malino, è attesa per mercoledì prossimo, ma anche che è lampante il “grande ritardo di reazione davanti alla crisi, anche da parte di francesi e tedeschi (soprattutto tedeschi) a riprova dell’assenza in Europa di statisti davvero in grado di guidare e convincere.
Secondo La Stampa Sarkozy avrebbe detto ai suoi collaboratori, riferendosi a Berlusconi: “Angela ed io gli abbiamo detto che il suo piano non può essere solo una proposta, ma deve essere basato su cifre e impegni precisi che l’Italia deve rispettare”. In conferenza stampa, la risata dei due che è durata 19 secondi, secondo il quotidiano. Ma cosa ha partorito questo vertice domenicale? Spiega ancora il quotidiano che la Merkel ha annunciato un “consenso molto grande” sul potenziamento del fondo salva Stati (Efsf) ed ha assicurato che si è “largamente d’accordo” sulla necessità di iniettare 108 miliardi nel sistema bancario europeo. Meno assertiva è sul salvataggio della Grecia, dove vede “progressi”: secondo alcuni è un riferimento al nodo che resta, quello della partecipazione dei privati, gli istituti privati di credito cui bisogna svalutare i titoli ellenici che hanno in portafoglio.
E ancora secondo La Stampa, il presidente della Commissione Ue Barroso, oltre a ricordare che “non solo l’Italia è in pericolo, ma è l’Italia il pericolo per tutta l’Europa”, avrebbe indicato a Berlusconi l’esempio spagnolo: Zapatero ha fatto riforme lacrime e sangue, indicando allo stesso tempo la strada delle elezioni anticipate, facendosi da parte. “Commissariati da ‘Merkozy'” è il titolo dell’analisi che Tito Boeri (La Repubblica) dedica al vertice: “doveva essere il week end del salvataggio dell’Euro e della intera costruzione europea, lo ricorderemo invece per i sorrisi sarcastici di Sarkozy alla conferenza stampa” quando gli è stato chiesto un giudizio sugli impegni presi da Berlusconi, e per gli ammiccamenti tra lo stesso Sarkozy e la Merkel. E’ del tutto comprensibile – secondo Boeri – “che i contribuenti tedeschi e francesi, che dovranno impegnarsi di più per tenere l’Euro in piedi, si vogliano oggi tutelare contro il rischio che chi beneficia degli aiuti ne approfitti per rinviare ulteriormente scelte difficili quanto inevitabili”. E se la Bce non avesse sostenuto massicciamente i nostri titoli di Stato, non avremmo un governo che continua a procrastinare le misure per la crescita. D’altra parte, fino a che non si interverrà cercando di anticipare gli sviluppi della crisi, anziché reagire in ritardo, non si risolverà nulla: bisognerebbe invece “sorprendere i mercati”, mettendo in campo un credibile “prestatore di ultima istanza”, in grado di intervenire ben oltre i limiti imposti oggi al fondo Salva Stati: la Bce ha tutte le caratteristiche per ricoprire questa funzione (come fa la Fed negli Usa), ma l’Istituto non si cimenterà in questo compito fino a che non avrà ricevuto un chiaro mandato politico e legale dai governi della zona dell’Euro.
Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti paragona Sarkozy a Zidane: “I francesi hanno un brutto vizio. Quando sono in difficoltà con noi italiani perdono il controllo, diventano arroganti”. Secondo Sallusti, nella tenzone con Sarkozy i nostri conti c’entrano, ma fino a un certo punto: “la realtà è che i francesi non possono sopportare che l’Italia abbia ottenuto la presidenza della Bce (Mario Draghi) per di più senza far dimettere il suo rappresentante nel consiglio della Banca stessa (Bini Smaghi)”. Ride, Sarkozy, “come rideva Zidane mentre tirava di testa. Ma il riso isterico di un uomo in difficoltà nel suo Paese e che le sta provando tutte a risalire la china, compreso programmare un figlio per la campagna elettorale presidenziale. Ma ha poco da ridere: la Francia, le sue banche, le sue industrie, debito pubblico a parte, non è messa meglio di noi.
Sulla prima pagina del Corriere della Sera, gli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi offrono “dieci proposte a costo zero” per dare una scossa al Paese. Tra le dieci, quella di sbloccare il mercato del lavoro mediante contratti unici che eliminino tanto l’eccessiva precarietà che l’inamovibilità dei dipendenti; sostituire la Cassa Integrazione con sussidi di disoccupazione temporanei ispirati alla flexicurity dei Paesi nordici; tornare alla formulazione originale dell’articolo 8 della manovra di agosto, per dare maggiore libertà a imprenditori e lavoratori di fare, se d’accordo, scelte a livello aziendale; permettere ai salari del settore pubblico di essere diversi da una regione all’altra a seconda del costo della vita; favorire l’occupazione femminile con agevolazioni fiscali (aliquote rosa); riformare con equità le pensioni di anzianità; eliminare alcuni privilegi garantiti agli ordini professionali, aprire ai privati la gestione dei servizi pubblici locali; niente condoni, allargare la base imponibile riducendo l’evasione per abbassare le aliquote, vincolando le maggiori entrate recuperate dall’evasione alla riduzione di aliquote fiscali.

Internazionale

Sul Corriere, l’inviato riferisce le parole del Presidente del Consiglio nazionale transitorio libico, Jalil, presentando la dichiarazione di liberazione nazionale ieri pomeriggio: “Le leggi che contraddicono la sharia saranno modificate”. Lo ha detto ribadendo che la Costituzione avrà la legge islamica come fonte di ispirazione principale, ha fatto riferimento anche alla poligamia che, sotto Gheddafi, non era favorita dallo Stato ma lasciata ai costumi locali delle tribù. E alle regole bancarie: gli istituti di credito non potranno imporre interessi su prestiti inferiori a cinquemila euro e sui mutui per la casa. Sulla stessa pagina, si torna sui dettagli della uccisione di Gheddafi: Washington e Roma, insieme all’Onu, hanno chiesto ai dirigenti di far luce su quel che è avvenuto.
Vittorio Feltri su Il Giornale sottolinea che “i cosiddetti vincitori sono tutti contro tutti e non si sa chi prevarrà e con quale governo saremo costretti a trattare”. Chiunque la spunterà “avremo comunque a che fare con gente inaffidabile e feroce almeno quanto il defunto colonnello, la cui morte è avvenuta secondo modalità degne dei peggiori criminali: un linciaggio raccapricciante durato a lungo, filmato con un cellulare e trasmesso da ogni tv per la soddisfazione di un pubblico guardone”, “la vittima che implora pietà mentre un carnefice addirittura la sodomizza con un bastone”. Come attesta un video comparso ieri su Internet.
Su La Stampa: “Nella nuova Libia la Sharia sarà legge”. Il quotidiano chiede una opinione allo studioso libico Karim Mezran, direttore del Centro studi americani di Roma: “il Paese non è wahabita e non rischia una islamizzazione alla saudita, ma potrebbero prevalere le correnti più radicali”, la sharia “era già stata subdolamente inserita nella Costituzione presentata in luglio a Washington e mal tradotta in inglese”. Rispecchia la natura dei libici, che si sono re-islamizzati in questi anni, da un pezzo a Bengasi come a Tripoli ci sono sempre più donne velate e non si beve vino.
Si è iniziato a votare ieri alle otto del mattino in Tunisia. File ovunque, anche nel sud, zona più povera e lontana dalle mete turistiche: “Tunisini in massa al voto per salvare la rivoluzione debole”, titola La Stampa, sottolineando la delusione dei giovani per la mancanza di lavoro. Secondo Il Giornale ha votato il 70 per cento degli aventi diritto. Occhi puntati sul possibile risultato di Ennahda, partito di ispirazione islamista, accreditato tra il 20-25 e il 30 per cento dei suffragi.
Su La Repubblica il reportage sulla giornata del voto è firmata da Bernard Guetta. E’ andato tra gli elettori di Ennahda, che dicono: “Perchè dobbiamo sempre giustificarci? Non vogliamo un regime di tipo iraniano”. E un altro: “Perché parlarci dell’Iran, quando guardiamo alla Turchia?”. Un giovane dirigente del partito dice: “Ma lei è in ritardo di trenta anni! Il mondo è cambiato, la Tunisia è cambiata. Una teocrazia non sarebbe più possibile. Il nostro Paese la rifiuterebbe, ma abbiamo bisogno di una identità, proprio come voi”. Scrive Guetta: “Quella di Ennahda è una destra europea d’anteguerra, devota, tradizionalista, reazionaria, per nulla illuminata, ma tutt’altro che fanatica o tentata dalla violenza – tanto che i pochi veri integralisti tunisini hanno preso le distanze da questo partito giudicandolo troppo laico. Non è Al Qaeda. Non è il ‘fascismo verde’, è un mosaico, un partito acchiappatutto” in grado di attirare il popolino, ma anche giovani tecnocrati ambiziosi. Un partito consapevole che la guerra santa, la jihad, è passata di moda. Guetta ha seguito anche i comizi dei laici, il cui fronte si è presentato diviso alle elezioni: ai comizi la lingua è il francese frammisto all’arabo, i veli e i foulard rari, abbondano gli universitari, i farmacisti, gli avvocati, e il livello di vita è nettamente più alto.
Il Corriere della Sera sottolinea che il vertice di Ennahda è convinto di essere il perno della fase costituente, e ieri notte ha fatto di tutto per galvanizzare i militanti in attesa, distribuendo abbondanti scodelle di cous cous. Gli islamici hanno speso più di tutti (almeno un miliardo di Euro) comprando Audi di rappresentanza e 4000 Blackberry per quadri e dirigenti. I soldi, sembra, arrivano dal Qatar. Il quotidiano intervista il direttore di Nessma Tv, quella che è stata assaltata dai salafiti. Nebil Karoui, fondatore dell’emittente, dice che è gioco la sopravvivenza dello Stato laico, racconta di vivere sotto scorta per le minacce di morte.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini