La trasparenza del Governo sui redditi: ricchi sì, l’importante è pagare le tasse

Pubblicato il 22 Febbraio 2012 in da redazione grey-panthers

I ministri mettono online i loro redditi. La trattativa sul lavoro si incaglia sui “riflessi condizionati” di partiti, sindacati e Confindustria.Il governo annuncia detrazioni per le famiglie, ma dal prossimo anno

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Bersani al premier: il sì non è scontato”.  “Riforma del lavoro: il leader Pd avverte il capo del governo che sarà necessaria una intesa con le parti sociali”. Nel sottotitolo si dà conto del richiamo di Emma Marcegaglia: “Il sindacato non protegga ladri e fannulloni. E’ polemica”.
L’editoriale, firmato da Dario Di Vico, è titolato “riflessi condizionati” ed è dedicato al dibattito sul lavoro.
A centro pagina: “Accordo bipartisan sulle liberalizzazioni per salvare i tassisti”. Il numero delle licenze – viene spiegato – non sarà deciso dall’Autorità dei trasporti ma dai sindaci di ciascun Comune. Novità anche su assicurazioni, e banche.

La Stampa: “Lavoro, il Pd gela Monti. Bersani al premier: senza intesa col sindacato il nostro sì non è scontato. Ma Berlusconi: il Professore anche dopo il 2013”. E poi: “Marcegaglia e l’articolo 18: non proteggete i ladri. Camusso: frasi offensive”. A centro pagina, con una grafico, “i conti in tasca al governo dei professori”, con i redditi di alcuni dei ministri (da ieri tutto l’esecutivo ha messo on linea la dichiarazione). Tra le “curiosità” anche la Harley Davidson di Terzi, la casa a Parigi di Passera, la barca da 54 metri della Severino. A centro pagina: “Meno tasse alle famiglie dal 2013. Fisco, il premier: un fondo con i ricavi dalla lotta all’evasione. I provvedimenti allo studio”.

La Repubblica: “Lavoro, attacco di Confindustria. Marcegaglia: il sindacato difende ladri e assenteisti. La Cgil: offese gravi”. “Bersani al Presidente del Consiglio: senza intesa non scontato il via libera del Pd. Decreto fiscale, per ora niente Ici sulla Chiesa. Meno Irpef nel 2014”. A centro pagina: “Balduzzi: task force contro la malasanità”, “Roma, per lo scandalo del Policlinico sospesi due dirigenti”. Anche il quotidiano romano ha in prima pagina la notizia sui “redditi online di tutti i ministri. Severino batte Monti e Passera: 7 milioni”.

Libero: Chi protegge i ladri. I sindacati difendono l’articolo 18 e i fannulloni che se ne fanno scudo: finalmente si sveglia pure la Marcegaglia. Ora il governo agisca, senza questa zavorra la produttività può crescere del 20 per cento”.

Il Giornale: “Sobri ma molto ricchi”. Nel sottotitolo si dà conto delle parole di Berlusconi, che “guarda al 2013: non lasciamo Monti alla sinistra”. In evidenza anche una foto di Francesco Rutelli, che viene intervistato: “No alla cittadinanza facile. Il leader di Api contro la linea morbida. ‘E’ un invito ai clandestini'”

Il Sole 24 Ore: “Nuove detrazioni per le famiglie. Venerdì al Consiglio dei ministri il decreto fiscale. Si allenta la stretta di Equitalia sui debitori con l’Erario. Monti: per la calo delle tasse bisogna aspettare il pareggio di bilancio, forse prima del 2014”. A centro pagina, con una tabella, i redditi dei ministri. Di spalla: “Confindustria, il sindacato non protegga i fannulloni. Camusso: parole offensive”.

Lavoro

Sulla trattativa per la riforma del lavoro, il Pd – come sottolinea il Corriere della Sera anche oggi  – vive un passaggio molto delicato. Ne sono espressione le parole pronunciate ieri dal segretario del Pd Bersani: “non condivido la tesi di andare avanti anche senza accordo”, ha detto riferendosi ai sindacati. E poi ha aggiunto: “Se malauguratamente l’accordo non ci fosse, il Pd valuterà in Parlamento quel che viene fuori sulla base delle nostre proposte”. Insomma, per il Pd l’appoggio non è scontato e, secondo il Corriere, più che una minaccia si tratta di un pressing sul governo perché cerchi con determinazione l’accordo. Ancora più dura la dichiarazione del responsabile economia del Pd, Fassina: “Senza un accordo tra governo e parti sociali il percorso parlamentare dei provvedimenti diventerebbe molto complicato”. E Fassina ha aggiunto anche che sull’articolo 18 “il Pd non è spaccato, perchè Veltroni rappresenta una minoranza”. Gli esponenti del partito più vicini a Monti, come Veltroni o Letta, hanno manifestato la loro preoccupazione di non lasciare il governo Monti al centrodestra”. La situazione è poi precipitata, ieri, dopo le dichiarazioni della presidente di Confindustria, Marcegaglia: “Vorremmo avere un sindacato che non protegge assenteisti cronici e ladri, quelli che non fanno il loro mestiere”. Ha pronunciato queste parole innanzi alla platea degli industriali metalmeccanici, quelli che hanno subito più di altri l’uscita della Fiat da Confindustria. La presidente degli industriali è tornata a ribadire: “Confindustria non vuole abolire l’articolo 18, che deve rimanere per i licenziamenti discriminatori. Ma ci deve essere la possibilità di licenziare chi non fa il proprio mestiere”. Ha “deragliato”, la Marcegaglia, come scrive La Repubblica, sottolineando anche che non ha fatto che dire quel che pensano molti imprenditori italiani, ovvero che bisogna evitare che siano i giudici a decidere se un lavoratore licenziato ha il diritto di continuare a lavorare. Sulla stessa pagina, peraltro, si dà notizia dell’endorsement dell’Amministratore delegato Fiat Marchionne alla candidatura di Alberto Bombassei alla candidatura alla presidenza di Confindustria, che La Repubblica riassume così: “‘Confindustria, Fiat rientrerà se Bombassei presidente'”.

La Stampa oggi intervista Luca Cordero di Montezemolo, le cui dichiarazioni vengono così riassunte: “Bene Monti, ma ora abbassiamo il carico fiscale sui produttori'”. Sui successori della Marcegaglia, Bombassei e Squinzi, dice di conoscere meglio il primo, fornitore di eccellenza della Ferrari ed “esperto di problemi del lavoro e del welfare”, di cui condivide le “idee innovative rivolte al cambiamento”. Sottolinea però che il confronto tra i due candidati stia avvenendo “poco sui programmi e troppo su alleanze, promesse di presidenze e vicepresidenze”; ricorda che i “saggi” portarono alla Marcegaglia come priorità una profonda riforma del sistema di Confindustria di cui non si è saputo più nulla.

Ampio spazio su La Stampa, alle pagine dedicate al “dopo Marcegaglia”: “Confindustria, Fiat con Bombassei”, “ha un programma di cambiamento, se lo completa potremmo rientrare nella associazione”. L’altro candidato, Squinzi, ha un progetto nel solco della continuità con la presidenza Marcegaglia. Bombassei, sottolinea La Stampa, che guida il gruppo Brembo, promette invece una rifondazione confindustriale lontana dalla politica, uno stop alla concertazione fine a se stessa e alla centralità del contratto nazionale e anche all’articolo 18.
Squinzi al momento dispone dei voti della maggioranza di Assolombarda, Federchimica, costruttori Ance, delle territoriali toscane, e di Unindustria Lazio, è visto favorevolmente dai “sudisti” raccolti attorno a Ivan Lo Bello e al presidente della piccola industria Vincenzo Boccia, nonché di big come Fedele Confalonieri e il capo delle Ferrovie Moretti. Bombassei: galassia Fiat, un pezzo importante di Emilia Romagna, Piemonte e Nordest, province pedemontane lombarde a tutto export, Bernabè (Telecom), Eni di Scaroni, Enel di Conti e Orsi di Finmeccanica.

Cittadinanza

Francesco Rutelli, leader dell’Api, viene intervistato dal Giornale sulla proposta di cittadinanza per gli immigrati se nati in Italia. Per Rutelli, “se introduciamo il criterio dello ius soli, ovvero l’automatica cittadinanza italiana per chiunque nasca sul nostro territorio, rischiamo di trasformare l’isola di Lampedusa o il porto di Ancona o la stazione di Trieste nelle succursali della più clamorosa clinica ostetrica di Europa. Diventando cittadini italiani si diventa cittadini Ue. L’Italia si trasformerebbe, per motivi puramente geografici, nella piattaforma per acquisire strumentalmente il libero accesso a tutta la Comunità europea”. Per il leader dell’Api, “la cittadinanza italiana è il traguardo di un cammino e non un fatto meramente amministrativo da risolvere con un certificato”. Si dice quindi favorevole “ad accorciare i tempi di concessione, perché dieci anni sono tanti, e a dare la cittadinanza a tutti i bambini nati qui che abbiano fatto la scuola dell’obbligo, dopo la terza media anziché a diciotto anni. Ma con regole precise: chi vuol diventare cittadino da maggiorenne deve conoscere la lingua e i principi basilari della nostra convivenza civile, e deve fare una dichiarazione impegnativa di riconoscimento della Costituzione”. Bisogna evitare di cadere “nella trappola di un multiculturalismo fallito” quando si è in presenza di pratiche che contraddicono i nostri principi basilari, come la poligamia o come l’assoggettamento della donna: un padre che vieta a una figlia femmina di andare a scuola non è compatibile con la cittadinanza italiana”. E Rutelli si sente rassicurato dal fatto che tanto il ministro degli Interni Cancellieri che quello dell’Integrazione Riccardi non si siano espressi a favore dell’automatismo.
Secondo Il Sole 24 Ore oggi il ministro dell’Interno Cancellieri dovrebbe annunciare il raddoppio della durata dei permessi di soggiorno. Una misura che si ritiene necessaria anche a causa dei costi lievitati per il rilascio dello stesso permesso, fino a 200 euro. Per questo il permesso rilasciato con durata compresa tra tre mesi e un anno, il cui costo è di 80 euro, avrà validità raddoppiata, ovvero da sei mesi a due anni. E lo stesso vale per i 100 euro pagati da chi chiede il permesso di durata compresa tra 1 e 2 anni.

Internazionale

La Stampa racconta da New York la tensione cresciuta tra gli Usa e il nuovo Egitto sul processo intentato a 19 attivisti Usa accusati di essere spie. La vicenda inizia a dicembre, quando i blitz della polizia egiziana nelle sedi di 17 Ong presenti al Cairo per promuovere i diritti umani portano a identificare 43 stranieri, di cui 19 americani, come “fomentatori di gravi disordini ai danni della sicurezza nazionale”. Da allora, 13 americani sono riusciti a lasciare l’Egitto, sei vi si trovano ancora e 3 di loro – incluso il figlio del ministro dei Trasporti Ray Lahood, vivono da settimane barricati nell’ambasciata Usa.

E poi

Scrive La Repubblica che Bill Gates, il fondatore di Microsoft, potrebbe diventare il prossimo presidente della Banca Mondiale, nata nel 1944 alla Conferenza di Bretton Wood come gemella complementare del Fondo Monetario. Se il Fondo si occupa di stabilità monetaria e macroequilibri finanziari, la World Bank investe in politiche dello sviluppo, e qui Gates può rivendicare il fatto che dopo aver lasciato le redini della Microsoft si è re-inventato una vocazione come imprenditore-filantropo, applicando i metodi del management più moderno, per gestire con efficienza i fondi per la lotta alla malaria e altri progetti nei Paesi poveri. Ha una inclinazione progressista e una evidente simpatia per Obama, ha ripetutamente denunciato le diseguaglianza e appoggiato l’idea di una tassazione redistributiva come quella proposta dalla Casa Bianca. I suoi rivali sono nientedimeno che la Clinton e il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner. Ma dalle nazioni emergenti potrebbe venire qualche sorpresa: già in occasione della nomina della francese Lagarde al Fondo Monetario Internazionale (dopo le dimissioni di Strauss-Kahn) ci fu una protesta dei Bric (Brasile, Russia, India, Cina), che rivendicarono il peso crescente delle loro nazioni e contestavano la consuetudine di affidare la guida dell’FMI ad un occidentale.

Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martin