Perugino, Pinturicchio e gli altri, in mostra a Perugia

Pubblicato il 18 Marzo 2016 in , da redazione grey-panthers

Questa esposizione “I Tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il caravaggismo nelle collezioni di Perugia”,marca i venti anni di collezionismo d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e propone quanto, in tema di opere d’arte, è stato da essa acquisito. Si tratta di oltre 50 dipinti di grande rilievo rappresentativi non solo delle esperienze artistiche che si affermano in Umbria nell’arco di quattro secoli, dal Trecento al Settecento, ma anche di altri aspetti della cultura figurativa italiana dal Rinascimento al Barocco.

Una doppia occasione, quindi, per ammirare da un lato le opere più importanti della collezione d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, dall’altro una mirata selezione di dipinti caravaggeschi appartenenti a collezioni pubbliche e private del capoluogo umbro. Nelle stesse date e nello stesso spazio espositivo, anche la mostra dedicata al caravaggismo nelle collezioni di Perugia. Il tutto in un contesto d’eccezione collocato in pieno centro storico: il Palazzo Lippi Alessandri, acquistato e recentemente restaurato .

Il ricco patrimonio d’arte della Fondazione viene presentato in sette sezioni tematiche. Il curatore ha scelto di iniziare con una selezione di paesaggi e nature morte. I dipinti vengono presentati nella luminosa sala ad arcate dove un tempo si svolgevano le operazioni bancarie della ex Cassa di Risparmio di Perugia che nel palazzo aveva sede. In questa prima sezione si trovano opere del perugino Pietro Montanini, dotatissimo allievo di Salvator Rosa, di Francesco Allegrini, piacevolissimo pittore lungamente operante a Gubbio, di Alessio De Machis, prolifico paesaggista attivo a Perugia negli ultimi anni del suo tormentato percorso biografico, di Nicola Giuli, anch’esso nativo di Perugia, specialista nel dipingere fiori, animali e nature morte.

1La seconda sezione è dedicata ad alcune delle opere più prestigiose della collezione della Fondazione, espressione della pittura umbra del Rinascimento. La scuola perugina è richiamata da una Madonna con il Bambino di Pietro Perugino e da una Madonna con il Bambino e san Giovannino di Bernardino Pinturicchio. 2Una Madonna con il Bambino tra i santi Tommaso e Sebastiano di Matteo da Gualdo dà conto della superba qualità di questo eccentrico maestro del tardo Quattrocento, molto amato da Federico Zeri, mentre una drammatica Deposizione di Niccolò di Liberatore eseguita in collaborazione con il figlio Lattanzio si esprime nei toni accorati di una non dimenticata suggestione espressionista di impronta medioevale. Un Santo Stefano lapidato, eccelso lavoro di Luca Signorelli, sta infine a documentare gli importanti intrecci culturali che agli albori del Cinquecento attraversano l’Umbria rinascimentale.

La terza sezione riunisce, fra l’altro, sette opere di Gian Domenico Cerrini detto il Cavalier Perugino, un artista recentemente riscoperto grazie a una mostra monografica che risale a dieci anni fa

La quarta sezione presenta opere di grande formato di Federico Zuccari, di Ippolito Borghesi, di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, di Giovanni Baglione, tutti artisti che, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, ebbero contatti con la realtà perugina ed umbra.

La quinta e la sesta sezione mettono in mostra le più recenti acquisizioni della Fondazione tra cui una Croce di Nicola di Ulisse da Siena, una Strage degli innocenti di Matteo di Giovanni, una Madonna con il Bambino di Perino del Vaga, una Croce del siciliano Pietro Ruzzolone, un intenso Omero del ticinese Pier Francesco Mola e un bel Autoritratto giovanile di Giovanni Baglione.

Omaggio al territorio è la settima sezione dedicata all’iconografia francescana. Essa trova il suo culmine in un bellissimo dipinto del Cerano e un piccolo San Francesco in meditazione di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino.

La progettazione della sezione “caravaggeschi” trae spunto dal fatto che in Perugia sono presenti opere di ottimo livello che in maniera diretta o indiretta si rifanno alla lezione di Michelangelo Merisi. Perno della sezione è costituito dal grande dipinto di Giusto Fiammingo, raffigurante La fuga del giovane nudo, già nella collezione Giustiniani di Roma, ora di proprietà della Galleria dei Gerosolimitani di via dei Priori a Perugia.
Accanto a questa tela vengono esposti i due magnifici Valentin de Boulogne della Galleria Nazionale dell’Umbria e una tela raffigurante I cinque sensi, di proprietà della Fondazione Orintia Carletti Bonucci che è copia antica tratta dal capolavoro di Valentin oggi nella Galleria Nazionale di Londra. La Fondazione Carletti Bonucci è inoltre proprietaria di due quadri del cosiddetto Maestro di Baranello, un raro pittore di cultura caravaggesca che sente parallelamente il richiamo del classicismo primo-seicentesco. Anche queste tele saranno in mostra, unitamente a un bel San Giovanni della Fondazione Marini Clarelli Santi e a un dipinto attribuito allo Pseudo-Salini della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia (Collezione Marabottini). L’esposizione include infine tre dipinti provenienti dal collezionismo privato: uno attribuito a Paolo Guidotti, notevole per forza espressiva e incisività realistica, uno attribuito al Jan Janssens e uno, davvero intenso, raffigurante Dedalo e Icaro, ritenuto di Orazio Riminaldi. Dalla selezione delle opere suddette si comprende come il linguaggio di Caravaggio abbia influenzato svariate aree geografiche svolgendo un ruolo unificante non solo a livello nazionale.Lippi-Alessandri.jpg

I Tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il caravaggismo nelle collezioni di Perugia
Palazzo Lippi Alessandri
corso Vannucci 39, Perugia
21 marzo-20 novembre 2016
Dal martedì al venerdì, 15.30-19.30
sabato, 11-22; domenica, 11-20
ingresso libero

Info: info@fondazionecariperugiaarte.it; tel. 075. 5724563; www.fondazionecariperugiaarte.it

One thought on “Perugino, Pinturicchio e gli altri, in mostra a Perugia

  1. Il parere di Vittorio Sgarbi:
    Vittorio Sgarbi, sulla mostra di Perugia
    “Un esempio di gestione intelligente del patrimonio d’arte”
    50 dipinti di grande rilievo rappresentativi non solo delle esperienze artistiche che si affermano in Umbria nell’arco di quattro secoli, dal Trecento al Settecento, ma anche di altri aspetti della cultura figurativa italiana dal Rinascimento al Barocco, sono in mostra sino al 29 novembre in Palazzo Lippi Alessandri a Perugia.
    La grande mostra che ha aperto ieri i battenti è uno spettacolare “biglietto da visita” di una collezione, quella creata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia per stimolo del presidente Carlo Colaiacovo, di livello notevolissimo. Come ha voluto riconoscere Vittorio Sgarbi, nel presentarla nel corso di un evento che si è tenuto presso la Sala dei Notari alla presenza del Sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Ilaria Borletti Buitoni che ha sottolineato l’importanza di iniziative di questo genere per valorizzare il patrimonio artistico di cui è ricco il nostro Paese.
    Sgarbi non ha esitato ad indicare la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ad esempio, decisamente positivo, della gestione pubblica di un grande patrimonio culturale. Un patrimonio che, in quanto appartenente alla stessa Fondazione, potrebbe essere stato inteso e gestito come “privato”, ovvero destinato a bene rifugio da tutelare, certo, ma non da proporre alla collettività. Non solo la Fondazione non ha scelto questa linea, ma al contrario ha attentamente selezionato le opere via via acquisite.
    Altre parole di apprezzamento Sgarbi le ha riservate alle scelte che la Fondazione ha fatto, con determinazione e competenza, nella individuazione e selezione delle opere d’arte da far confluire nella propria Collezione. Opere di artisti di ambito umbro, scelte con particolare oculatezza, spesso per riunirle e salvarle dalla dispersione. Un progetto mirato, “alto”, per mettere l’uno accanto all’altro, secondo un disegno preciso, i nomi di massimo rilievo dell’arte umbra dal periodo medievale, come ne caso del Paliotto, che Sgarbi definisce “intenso”, di Matteo da Gualdo, passando per Perugino e Pinturicchio e per gli altri grandi interpreti del Cinquecento Umbro. Per svelare poi la qualità del Cerruti, e confrontare il “Cavalier Perugino” con l’Alunno, Federico Zuccari, il Pomarancio e di altri interpreti del manierismo.
    Non un percorso – sottolinea Sgarbi – dedicato esclusivamente alle “grandi firme” ma una indagine scientificamente inappuntabile che non tralascia di indagare anche momenti interessanti ma meno noti della pittura umbra come il paesaggismo di Pietruccio Montanini o i capricci di Alessio De Marchis.
    Umbria ma non solo, perché nella Collezione sono entrati anche dei grandi nomi “fuori territorio”; come Guercino, Carracci, Pier Francesco Mola o lo svizzero-romano Serodine.
    “L’inizio di questa collezione, quasi vent’anni fa, fu una scelta non facile, ma che il tempo ha reso strategica e vincente”, ricorda il Presidente Colaiacovo. Una affermazione che trova palese riscontro nella attuale esposizione dedicata ai Tesori della Fondazione.
    Mostra che non è ovviamente esaustiva di quanto di eccezionale la Fondazione ha riunito in anni di attente acquisizioni. Lo sottolinea il curatore della mostra, il professor Francesco Mancini che ha “tenuto a balia” questo importante progetto.
    “Gli spazi a disposizione della mostra non hanno consentito, chiarisce il curatore, di aggiungere altri pezzi. Siamo tuttavia consapevoli che ulteriori, interessanti oggetti di proprietà della Fondazione meriterebbero di essere presentati e fatti conoscere; soprattutto di epoche storiche più vicine a noi. Ciò vale, ad esempio, per l’ormai consistente patrimonio d’arte del Novecento umbro; un patrimonio che è andato di giorno in giorno arricchendosi grazie soprattutto ai lasciti di privati che, specie se eredi di importanti artisti, hanno visto nella Fondazione un approdo sicuro per custodire la memoria dei propri congiunti; ma anche un Istituto attento a valorizzare queste loro generose e al tempo stesso lungimiranti operazioni di mecenatismo culturale”.

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