Con Trenord alla scoperta delle origini di Brescia Romana

Pubblicato il 20 Agosto 2019 in , da redazione grey-panthers

Brescia, la “Leonessa d’Italia”, appellativo attribuitole dal poeta Giosuè Carducci per il coraggio dimostrato durante l’insurrezione delle Dieci Giornate,  è città di cultura e passione. Una città moderna, ricca di buongusto e charme, che merita un viaggio nel tempo, tra la Brixia Romana e l’eleganza rinascimentale: meravigliose piazze salotto, un castello merlato, due cattedrali, un teatro, senza dimenticare i musei civici tra cui spicca quello di Santa Giulia.

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A BRESCIA IN TRENO
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Brescia Tempio Capitolino

Alla scoperta della Brescia Romana…

Dall’aspetto mosso del terreno su cui sorge Brescia, nasce il suo nome: Brixia ha origine da “brg, brig, brik” , termine celtico o ligure, o forse più antico, che indica luoghi eleva­ti, alture.
Il primo insediamento testimoniato, risalente alla tarda età del bronzo (1200 a.C.), è ubicato sul colle Cidneo, così chiamato dal mitico Cidno, re dei Liguri, che lo fortificò. Divenne poi notevole centro come capoluogo dei Galli Cenomani, ma la sua storia come centro urbano organizzato inizia con l’occupazione e poi l’alleanza romana: nell’89 a.C. Brixia ottiene il “diritto latino” e nel 49 a.C. la piena cittadinanza romana; ma solo nel 27 a.C. si completa la pacifica romanizzazione della città, quando Ottaviano la eleva al rango di Colonia Civica Augusta, unica nell’Italia settentrionale.

Sono gli anni in cui il borgo diven­ta importante avamposto di rilevanza politica, militare ed economica: sono fiorenti, oltre all’agri­coltura e al commercio, le attività estrattive del marmo e del ferro e quelle artigianali, fra le quali primeggia la lavora­zione dei metalli. Brixia assume sempre più importanza anche per la sua caratteristica di città di confine fra le province senatorie (al di qua delle Alpi) e quelle imperiali (tran­salpine).

Nel I sec. a.C. l’abitato riceve il suo primo assetto urbanistico; il tracciato della città segue il modello del castrum (l’accampa­mento militare romano): in un qua­drilatero di circa 800 per 840 metri le vie seguono un percorso rettilineo e si intersecano ortogonalmen­te formando le insulae (gli isolati); il decumanus maximus (la princi­pale via da est a ovest) era la por­zione interna alla città della via Emilia Gallica, collegante Milano e Verona e corrisponde all’attuale via Musei, mentre il cardus (da nord a sud) corrisponde all’attuale via Agostino Gallo. Entro i tre chi­lometri di cinta muraria i cittadini potevano muoversi e raggiungere il Foro (la piazza principale) che, con l’imperatore Vespasiano, nella seconda metà del I secolo d.C., diviene più imponente per il nuovo tempio, il Capitolium, la Curia (basilica civile, edificio pubblico nel quale si amministrava la giustizia) e il tea­tro; a sud-ovest si costruiscono le terme pubbliche, alle quali l’acqua giungeva attraverso un acquedotto lungo 25 km. proveniente da Lumezzane

L ‘importanza economica e sociale raggiunta in età imperiale da Brixia, abitata da circa 6000 abi­tanti, è testimoniata anche da pre­gevoli resti di domus romane (abi­tazioni della classe aristocratica) che si affacciavano sulla via princi­pale (il decumanus), rinvenuti nel chiostro e nel cortile di Santa Giulia, sotto la basilica di San Salvatore, nell’’Ortaglia del convento di Santa Giulia e nella zona dell’Istituto Artigianelli.

La decadenza di Brixia, dopo che per vari secoli era stata uno dei principali centri della Cisalpina, inizia verso la fine del III secolo d.C., oscurata, anche se dapprima economicamente non danneggiata, dalla crescente potenza di Mediolanum, divenuta sotto Diocleziano una delle capitali dell’Impero d’Occidente.

L’età tardo-antica (IV-V sec. d.C.) è caratterizzata dall’estensione delle mura ad occidente (oltre l’area che corrisponde alle attuali piazze della Vittoria e della Loggia) e dalla costruzione delle prime chiese dopo la legalizzazione del culto cristiano (313 d.C.). Le due cattedrali di Santa Maria Maggiore e di San Pietro de Dom (nel luogo dove attualmente si trovano il Duomo Vecchio ed il Duomo Nuovo) e il Battistero (oggi scomparso) definiscono una zona urbana importante posta più ad occidente dell’area sacra romana.

Nei secoli V e VI inizia il degrado delle strutture architettoniche ed urbanistiche; macerie, orti e capanne cancellano, dopo le invasioni dei barbari, il decoro degli edifici romani.

Brescia- Il Castello

… e del Castello

Denominato “Falcone d’Italia” per la posizione alta sulla città, Il Castello è uno dei piú vasti complessi fortificati della penisola con i suoi 75000 metri quadrati racchiusi entro la cinta muraria. L’antica fortezza veneziana-viscontea domina sulla città e le sue strutture edilizie, ben conservate, testimoniano l’evolversi delle tecniche militari che hanno reso, nel tempo, questo sistema difensivo inespugnabile e perfetto strumento di controllo sulla città da parte dei vari “dominatori” che si sono succeduti a Brescia.

Percorrendo i camminamenti che salgono dal portale d’ingresso alla sommità del colle, il visitatore compie un viaggio a ritroso nel tempo: dall’architettura militare del Cinquecento (inizio del periodo di dominazione Veneta), a quella dell’Ottocento (periodo dell’occupazione austriaca) fino alla cerchia muraria piú interna medievale, realizzata dai Visconti.

Il blocco colle-Castello è da sempre, quindi, parte integrante della città. Eppure, oggi, andare “in Castello” significa non solo visitare l’insieme delle poderose fortificazioni della Rocca, ma anche passeggiare nelle vaste aree ricreative che sorgono entro le mura o lungo le stradine ombreggiate fin alla sommità del colle Cidneo.

Le caratteristiche naturali del sito, fin dai primi insediamenti sfruttate a scopo difensivo hanno, col tempo, cambiato funzione. Le pendici del colle Cidneo, prima brulle e coperte di pietrame per permettere l’avvistamento dei nemici, appaiono oggi totalmente cambiate: queste dalla fine del XIX secolo sono state completamente riassettate e sono stati creati viali alberati e collocati monumenti e steli; da allora il Castello ha assunto una funzione pubblica di carattere sia ricreativo sia culturale-scientifico.

Il Mastio visconteo ospita il civico Museo delle Armi “Luigi Marzoli”, uno dei piú importanti d’Europa per la ricchezza delle sue collezioni d’armi e armature quattro-cinquecentesche e armi da fuoco sei-settecentesche. Il materiale, di grande interesse storico ed artistico, è ordinato in vari settori, suddivisi per epoche e tipologie. I circa seicento pezzi esposti offrono una espressiva documentazione sia della produzione armiera milanese sia di quella bresciana, che vanta una tradizione plurisecolare.

Nel Grande Miglio ha sede il civico Museo del Risorgimento, che espone numerosi e significativi documenti, quadri, stampe d’epoca e cimeli storici. Le due sezioni dell’allestimento attuale sono dedicate ai momenti ed alle figure piú importanti del periodo che va dagli anni rivoluzionari della fine del XVIII secolo agli ultimi decenni del XIX.