A Mestre in mostra la potenza del Bene

Pubblicato il 12 Dicembre 2008 in , da Vitalba Paesano

La potenza del bene. S. Michele Arcangelo nella grande arte italiana

Centro Culturale Candiani   Mestre (Venezia )

Fino al 6 gennaio 2009

 

La città di Mestre per celebrare il suo Patrono, l’Arcangelo Michele, ha organizzato una raffinata mostra che raccoglie 40 opere realizzate da grandi artisti, in epoche diverse, incentrate sui diversi modi di rappresentarne l’iconografia.

La mostra, ovviamente, non pone problemi di interpretazione e di riconoscimento, in quanto le opere esposte riguardano esclusivamente il tema specifico di Michele Arcangelo e, di conseguenza, il percorso di lettura risulta molto lineare.

Il tema presenta, però, una sua complessità quando si entra nell’ambito della rappresentazione, la quale si basa sulla combinazione di elementi diversi: l’iconografia generica degli angeli, quella specifica degli arcangeli e quella ancor più specifica di San Michele. Allora, per apprezzare compiutamente la mostra, può essere utile analizzare e scomporre questa articolata iconografia.

 

Procediamo per gradi.

La rappresentazione degli angeli è affidata a elementi iconografici molto familiari e ricorrenti, costituiti da pochi attributi: le ali e l’aureola che trasformano una figura di uomo, vestito con una ricca tunica drappeggiata, in angelo.

Gli attributi indicano inequivocabilmente il fatto che gli angeli sono creature di natura  intermedia, poste tra Dio e l’Uomo.

Le ali servono per fluttuare nell’aria, come gli uccelli o come una folata di vento (nelle rappresentazioni pagane le ali si usavano per rappresentare il vento), perciò le ali permettono agli angeli, che  sono i  messaggeri inviati da Dio, di raggiungere gli uomini ovunque  sulla terra.

L’aureola indica che appartengono al mondo del divino e della luce, è il rimando a Dio, che è la luce.

La forma di uomo rende gli angeli visibili e riconoscibili quando scendono sulla terra e diventano esseri materiali, simili agli uomini fatti di terra.

La tunica (spesso bianca ) che indossano gli angeli deriva direttamente dalle Scritture, dal Libro di Daniele (10-5) e dal Vangelo secondo S. Marco (16-5), e attribuisce loro una immagine di purezza e autorevolezza.

 

L’iconografia degli arcangeli ripete quella appena descritta per gli angeli, alla quale si aggiunge un lungo e sottile bastone stretto in una mano, che può essere interpretato come uno scettro, una lancia, o la bacchetta dell’ostiario (in passato l’ostiario era il chierico che nel convento aveva il compito di accudire la chiesa). Il bastone descrive il ruolo degli arcangeli, che è quello di  comandare le schiere degli angeli, di combattere i demoni e di custodire la Chiesa.

 

Nei racconti biblici gli arcangeli sono tre, Gabriele, Raffaele e Michele, che appaiono in momenti fondamentali della storia sacra, sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento

Gabriele (che significa “l’uomo di Dio”) è l’angelo che annuncia a Zaccaria la nascita del Battista e, soprattutto, è l’angelo dell’Annunciazione, colui che secondo il Vangelo di Luca annuncia a Maria la nascita di Gesù. Nella sua raffigurazione spesso la lunga bacchetta dell’ostiario è sostituita da un giglio, simbolo della purezza della Vergine;

Raffaele (che significa “guarigione di Dio”) è l’angelo che accompagna il personaggio biblico Tobia indicandogli la strada più sicura, salvandolo da molti pericoli e insegnandogli a guarire la sua sposa Sara e il padre Tobit ;

Michele (che significa “chi come Dio?”) è l’angelo a cui è affidato il popolo di Dio e che in suo nome combatte il demonio.

 

Il riconoscimento di Michele arcangelo non è legato a ulteriori attributi specifici, oltre quelli identificativi degli arcangeli, ma dipende dai segni riferiti al contesto della scena descritta,  all’episodio narrato o ai personaggi che vi appaiono, vale a dire è connesso alla conoscenza delle sue azioni descritte nei passi dell’Antico e del Nuovo Testamento.

 

Michele è citato nel Libro di Daniele come angelo protettore d’Israele, per cui la sua immagine è descritta come figura principesca vestita con ricchi abiti da dignitario; nella lettera di San Giuda è descritto nell’atto di contendere al diavolo il corpo di Mosè; nel passo dell’Apocalisse, è descritta la battaglia dell’esercito celeste contro il demonio. Quest’ultima è l’immagine più pregnante e ricorrente, “…Michele e i suoi Angeli combattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia, ma non poterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. E il gran dragone fu precipitato, l’antico serpente, che si chiamava diavolo e Satana, il seduttore del mondo intero; fu precipitato sulla terra, e i suoi angeli furono precipitati con lui…” e seguendo questa descrizione gli artisti di ogni tempo, dagli orafi bizantini a Raffaello, hanno rappresentato Michele come un guerriero alato, maestoso, con armatura e una lunga spada o una lancia, che combatte e sconfigge i demoni.