Transitions

Pubblicato il 12 Luglio 2013 in , da Ferruccio Nuzzo

J.-L. Dussek, L. van Beethoven, F. Mendelssohn Bartholdy – Olga Pashchenko : fortepiano – Fuga Libera FUG598 (77’05”)

L’insopprimibile tendenza a voler definire con vana quanto inutile precisione il passaggio da un’epoca artistica ad un’altra, identifica come fondamentali nella transizione tra l’epoca classica a quella romantica elementi come la libertà espressiva che prende il sopravvento sul rigore formale, l’intelletto che cede alla passione etc. etc.

In questo affascinante cd è, invece, lo strumento che illustra la transizione: il fortepiano, che attraverso i suoi innumerevoli avatar, a partire dal gravicembalo col piano e forte di Bartolomeo Cristofori, ha condotto dal clavicembalo – o, più esattamente, dal clavicordo – al moderno pianoforte, con le sue sonorità calde e vaste e, sopratutto, con la possibilità di di illimitate sfumature dinamiche, potendo, appunto, suonare «piano» e «forte».

Ma c’è fortepiano e fortepiano, dalle carcasse rauche ed zoppicanti agli strumenti – rari, a dire il vero – dal timbro suadente e ricco di colore, e con una meccanica agile che si presta agli slanci di una musica virtuosa che non sopporta ostacoli tra la mano e la corda sonora.

Olga Pashchenko, la giovane e valorosa pianista russa protagonista di questa registrazione, ha potuto approfittare di due splendidi fortepiano viennesi della ricchissima collezione del pianista Paul Badura-Skoda che ora fa parte del museo dedicato agli strumenti musicali del castello di Kremssegg, in Austria.

Ambedue originali, e sapientemente restaurati, un Donat Schöfftos del 1812 ed un Conrad Graf del 1826; il primo per la Sonata di Dussek e le 7 Bagatelles del giovane Beethoven, ed il secondo per la Sonata n°32 op.111, l’ultima composizione per pianoforte solo di Beethoven, e per la Variations sérieuses op.54 di Felix Mendelssohn Bartholdy.

Qualche parola su Jan Ladislav Dussek, che forse vi sarà sconosciuto. Sembra che egli sia stato – ce lo racconta Harold Schonberg, non so da dove gli venga l’informazione – il primo solista alla tastiera (clavicembalo, fortepiano etc.) a suonare mostrando il suo profilo al pubblico; il che gli valse il soprannome di «beau visage» («bel volto»; e dopo di lui, tutta la categoria si è esibita in tal posizione …).

Ma il suo successo non era dovuto soltanto al suo bel profilo: Dussek era considerato uno dei migliori pianisti in Europa – cioè nel mondo – e tale rimase sino all’ascesa di Beethoven. Ma, oltre che virtuoso peripatetico – dalla Russia di Catherina II alla Versailles di Maria Antonietta – egli fu anche compositore impegnato.

La Sonata op.61 che apre il programma è una Elegia armonica sulla morte di Sua Altezza Reale il Principe Luigi Ferdinando di Prussia, morto alla battaglia di Saalfeld …, intrepido soldato e anch’egli pianista eccezionale, nipote di Federico il Grande e allievo di Dussek che lo seguiva da un campo di battaglia all’altro e gli fu accanto sino all’eroica fine.

Olga Pashchenko è profonda e convincente, ed il suo fortepiano non è strumento da museo, ma suona ancor oggi come la novità che ha sostenuto le ali del romanticismo nella sua elevazione, combinando in un equilibrio perfetto l’obiettività classica e gli slanci della fantasia romantica.

ascoltate Olga Pashchenko

2 thoughts on “Transitions

  1. Egregio Nuzzo,ho ascoltato il cd della Pashchenko.Veramente mirabile! Riformulo anche qui la domanda che le avevo rivolto nel commento alla recensione del cd di Lubimov:
    “….mi convinco sempre di più che,fermo restando le indubbie superiori doti del pianoforte,non sia stato giusto dimenticare le sonorità del fortepiano che possono ancora mettere in luce aspetti particolari di brani musicali della prima metà dell’800.
    Ho letto ,non molto tempo fa, un libro di Katie Hafner: Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto . L’autrice ricostruisce la storia dello struggente rapporto fra Gould e il CD 318, l’adorato pianoforte sul quale l’artista eseguí buona parte delle sue piú celebri registrazioni.
    Ascoltando il disco di Lubimov e ricordando il tentativo di Gould–a dire il vero non solo suo ma anche della Tureck– di ricavare dal pianoforte delle sonorità clavicembalistiche , mi sono chiesto perchè non abbiano preso in considerazione l’uso del fortepiano.
    Lei che ne pensa? La saluto cordialmente
    Rino Palma

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