I dischi del mese: luglio 2014- 1

Pubblicato il 9 Luglio 2014 in , da Ferruccio Nuzzo

Vivaldi

Cello sonatas – Marco Ceccato: violoncello, Accademia Ottoboni – Zig-Zag Territoires (69’39)

La fama, o quanto meno la più diffusa popolarità, di Antonio Vivaldi è legata ai suoi concerti per il violino – lo strumento sul quale si era, peraltro, esibito come virtuoso e che aveva insegnato alle sue orfanelle  dell’Ospedale della Pietà, a Venezia. Sembra, tuttavia, che altri – è più gravi (almeno come timbro) – fossero gli strumenti da lui preferiti : il violoncello ed il fagotto. E per questi strumenti – solisti o concertati –, Vivaldi ha composto – a mio avviso – le opere più affascinanti ed originali del suo repertorio, quelle che soltanto in tempi recenti sono state riscoperte nell’originale, sparpagliate com’esse erano in archivi e collezioni private. Dico «nell’originale» poiché queste composizioni furono tra le più «piratate» – in particolare le Sonate per violoncello, pubblicate a Parigi, più o meno fedelmente, da una certa Madame Boivin, assieme ad altre musiche de Monsieur Vivaldy ed all’insaputa dell’autore, il quale, negli ultimi anni della sua vita, scoraggiato se non disgustato dalle complicazioni dei rapporti con gli editori – viveva soprattutto della vendita dei suoi manoscritti a ricchi mecenati e collezionisti.

Queste affascinanti Sonate dell’op.14 – composte appunto dal Prete Rosso negli ultimi suoi anni di vita – fanno ormai parte del grande repertorio per il violoncello e smentiscono la clamorosa ingiustizia dell’apprezzamento – piuttosto un bon mot – di Igor Strawinsky, il quale diceva che Vivaldi aveva scritto 400 volte lo steso concerto (altri dicono 500; ma all’epoca l’opera di Vivaldi era ben meno conosciuta che oggi).

Marco Ceccato, sensibile ed elegante solista che avevamo già apprezzato nell’ensemble Gli Incogniti di Amandine Beyer, ne dà una lettura originale, illuminando ed esaltando le atmosfere crepuscolari e fantastiche, veneziane senza essere turistiche, che impregnano questa musica e seducono al di là di ogni virtuosismo esibizionistico.

Il solista è accompagnato dalle voluttuose sonorità dell’Accademia Ottoboni in una splendida la registrazione effettuata nella chiesa di San Francesco a Cori (Latina)..

sono lieto, per una volta, di proporvi un breve filmato di questo geniale interprete che ci parla, in italiano, della sua interpretazione

e qui potrete ascoltare degli estratti del suo Vivaldi


 

TchaikovskyPiotr Ilyich Tchaikovsky

Grande Sonate, The Season – Alexander Paley: pianoforte – Aparté (40’32 + 50’24)

Oltre le famosissime – ed abusate – Sinfonie, al Concerto per violino ed alle splendide musiche per balletto, la produzione di Piotr Ilyich Tchaikovsky cela gioielli poco frequentati, come le opere liriche, la musica da camera – un superbo Trio, quattro Quartetti intensi e maturi ed il Sestetto «Souvenirs de Florence», concepito durante un suo lungo viaggio in Italia – e l’ancor più dimenticata Grande Sonate per pianoforte, una vasta partitura in quattro movimenti, della durata di oltre 40 minuti, la cui grandiosità va ben oltre la sua monumentale struttura.

Ben pochi sono i pianisti che osano affrontare la sfida di quest’opera che – pur abitata da tutta l’ispirazione che ha generato le melodie indimenticabili del grande compositore russo – non ne ha l’immediatezza né l’evidenza; è come protetta da una chiave segreta che non tutti gli interpreti se la sentono – evidentemente – di affrontare e risolvere.

Alexander Paley, grande virtuoso moldavo e di Tchaikovsky memorabile interprete, ha il temperamento necessario per raccogliere la sfida e svelarci quest’opera segreta e tormentata senza lasciarsene intimidire, sviluppandone limpidamente e con un perfetto senso della narrazione la lunga e complessa drammaturgia.

Nel secondo cd, le più trasparenti e serene Stagioni, un feuilleton musicale che Tchaikovsky compose in 12 episodi per una rivista musicale mensile di Sankt-Peterbourg – con la mano sinistra, come si suol dire: sembra ch’egli avesse dato incarico al suo domestico di rammentargli l’impegno all’inizio del mese, sbrigandolo poi in poche ore.

Paley rappresenta con ricchezza di timbri e delicatezza di sentimento queste deliziose pagine, ognuna di esse accompagnata da un’epigrafe poetica, un breve poema di un autore russo: ascoltate, per esempio, la delicatissima Barcarola di giugno, come un elegante haïku giapponese:

Raggiungiamo la costa
ove le onde ci accarezzeranno i piedi.
Le stelle, con una segreta tristezza
brillano su di noi.

 Alexander Paley nella Grande Sonate e le Stagioni