Moody’s declassa l’Italia

Pubblicato il 5 Ottobre 2011 in , , da redazione grey-panthers

Le aperture

La Repubblica: “Anche Moody’s declassa l’Italia”, “Triplo downgrading. Tremonti: la Spagna va meglio? Lì si vota”.
A centro pagina, con foto: “Amanda: prima o poi ritornerò, ora vado a riprendermi la mia vita”.
In taglio basso il crollo di una palazzina a Barletta, dove le vittime lavoravano in nero: “Barletta, sono morte per quattro euro l’ora”.

Il Sole 24 Ore: “Anche Moody’s declassa l’Italia”, “Berlusconi: decisione attesa. Tremonti: Spagna meglio di noi? Vanno a votare”.

Corriere della Sera: “Italia, un’altra pesante bocciatura”, “Moody’s declassa il debito di tre livelli. Palazzo Chigi: scelta attesa”. “Il sipario strappato” è il titolo dell’editoriale del direttore.
A centro pagina, l’assoluzione di Amanda Knox: “Perugia, Alfano attacca: le toghe non pagano mai”.
A centro pagina anche la tragedia di Barletta: “Morte per 4 euro l’ora”, “Napolitano: una sciagura inaccettabile”.

La Stampa: “Moody’s declassa l’Italia. Tagliato il giudizio sul debito. Berlusconi: era una decisione attesa. Seconda bocciatura dopo quella di Standard & Poor’s. Voto negativo anche sulle prospettive . Ma il rischio default è remoto”.
A centro pagina le parole del Capo dello Stato sul crollo di Barletta: “Sciagura inaccettabile”. “Le donne rimaste uccise lavoravano in nero per 3,95 euro l’ora”.
Anche il quotidiano torinese continua ad occuparsi del caso Knox: “Amanda torna a casa. Alfano: nessuno paga per errori giudiziari.L’Anm: allibiti dall’ex Guardasigilli”.

Il Giornale ha in prima una grande foto del ministro Tremonti, perché affiancata da un editoriale del vicedirettore Nicola Porro dal titolo: “Moody’s ci declassa. Lo zampino di Tremonti”.
Ma il grande titolo di apertura per il quotidiano della famiglia Berlusconi è: “564.000.000 di balle”, “La rapina al Cavaliere”, “Maxi-risarcimento a De Benedetti: Esposto di Marina Berlusconi sulla sentenza Mondadori. I giudici hanno sbianchettato dagli atti le parti che avrebbero assolto il gruppo”.

Moody’s

Le parole pronunciate dal ministro dell’Economia Tremonti durante l’Ecofin in Lussemburgo sull’emergenza greca hanno fatto deflagrare le nuove tensioni sul fronte del governo. Il Giornale sottolinea come la decisione dell’agenzia Moody’s di declassare il debito italiano da AA2 ad A2 sia arrivata nella notte. E poco prima il ministro aveva “evocato il voto”. Ovvero: Tremonti ha spiegato a chi gli chiedeva come mai, nonostante le manovre correttive e il peso dell’economia del Belpaese, i titoli di Stato italiano fossero considerati più rischiosi di quelli spagnoli, che “dipende anche dall’annuncio di nuove elezioni” a Madrid, considerate di per sé, “una apertura al futuro”. E allora l’equazione voto uguale credibilità agli occhi dei mercati è stata applicata al governo italiano. In seguito lo stesso ministro ha spiegato: “Dicevo così per dire, in realtà la differenza tra gli spread” tra Italia e Spagna “dipende da tante cose”. Poco dopo lo staff del Ministero ha aggiunto che il riferimento agli spread spagnoli era esclusivamente relativo alla Spagna e non all’Italia, e lo stesso Tremonti: “Non stavo parlando di politica interna”. Questo il resoconto del Giornale. Ma sulla prima pagina il vicedirettore Porro ricorda come ieri si fossero rincorse per tutta la giornata le indiscrezioni sul possibile downgrading: “Certo non hanno aiutato le parole dal sen fuggite del ministro”, “legare le parole ‘titoli di Stato’, ‘giudizio dei mercati’ ed ‘elezioni’ ha gettato evidentemente benzina sul fuoco. Non tanto della speculazione, ma nella palude della politica romana” che è “alla disperata ricerca dell’incidente” che faccia cadere il governo.
Su La Repubblica il retroscena ha questo titolo: “La rabbia del Cavaliere contro Giulio”, “‘sapeva e lavora per le mie dimissioni'”. Secondo il quotidiano il premier, come del resto Tremonti, era già stato informato in via riservata della mossa di Moody’s, e per questo le parole di Tremonti hanno risuonato in maniera sinistra alle sue orecchie: come se il superministro avesse voluto indicare una via di uscita dalla crisi facendo balenare l’ipotesi del passo indietro di Berlusconi”. Per il governo ci sono in ballo due passi importanti: il decreto con le misure sullo sviluppo e la successione di Bankitalia. Secondo un ministro Berlusconi sa bene che indicare ora Saccomanni alla successione di Draghi in Bankitalia, significherebbe trovarsi Tremonti ancora più ostile, e allora addio alle misure sullo sviluppo, sarebbe la fine del governo.

Sul Corriere, l’analisi del direttore De Bortoli: “Le agenzie di rating valutano l’affidabilità di un debitore. Formano un oligopolio a volte collusivo. E sono tra i maggiori responsabili della crisi finanziaria. Diedero, tanto per fare un esempio, la tripla A, il massimo dei voti, a Lehman Brothers poco prima del suo fallimento. Ma, piaccia o no, chi investe non può non tener conto del loro giudizio”. Detto questo, De Bortoli si domanda: “Perché i mercati se la prendono con noi e non più con la Spagna, che ha uno spread inferiore al nostro? Perché, se la nostra ricchezza pro-capite è quasi il triplo di quella iberica? La risposta è lapidaria: non siamo né credibili né seri, nessuno più investe in Italia e chi ci presta soldi vuole tassi usurari”.
Nell’analisi delle ragioni che hanno spinto Moody’s al declassamento, offerta dal Corriere, ci si focalizza sulle fragilità strutturali dell’economia italiana, collegate alla bassa produttività e alla rigidità nei mercati e nel fattore lavoro. Conta altrettanto l’aumento reale del “rischio nella capacità di raccolta a medio-lungo termine per gli Stati dell’eurozona con alto debito pubblico, come l’Italia”, riferisce Il Sole 24 Ore citando la valutazione di Moody’s.
Ma l’agenzia cita anche le difficoltà nel raggiungimento del consolidamento fiscale da parte del governo e dell’inversione del trend negativo sul debito pubblico da parte del governo “a causa dell’incertezza politica ed economica”. Per Moody’s più della metà delle misure correttive è basata sull’incremento delle entrate, e questo rende l’impianto della manovra “vulnerabile”. Viene poi messo in dubbio il “consenso politico per ulteriori tagli alla spesa”.

Il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano analizza tanto le conseguenze del downgrading (pur contestando che le banche italiane possano essere considerate più solide di quelle spagnole o che complessivamente i nostri fondamentali siano più deboli di quelli iberici) della credibilità del nostro Paese e del decoro violato nelle sue istituzioni, quanto la “balcanizzazione” della politica che si sarebbe trasmessa a quella delle imprese: secondo Napoletano si sarebbe diffuso il virus della “madrakite”, che potrebbe spiegare tanto l’uscita di Diego Della Valle che quella di Sergio Marchionne, ora che l’azienda ha lasciato Confindustria.

Intercettazioni

I quotidiani hanno ampi resoconti dello stato del dibattito parlamentare sulle intercettazioni. Oggi verrà presentata in Aula una pregiudiziale di costituzionalità dell’opposizione, presentata da Idv e Pd, ma non sostenuta dal Terzo Polo. Il Terzo Polo ha ritirato la sua pregiudiziale, ed ha annunciato che si asterrà su quella di Pd ed Idv. Il punto di caduta – ovvero la novità – da parte Pdl, secondo il Corriere, è un emendamento che rappresenta un passo indietro rispetto all’accordo del 2010 tra governo e Fli: la formazione che fa capo a Gianfranco Fini e che è rappresentata dalla Presidente della Commissione giustizia Bongiorno, impose alla sua maggioranza almeno la possibilità di pubblicare per riassunto le intercettazioni durante le indagini preliminari. Oggi quel lodo è passato in cavalleria, e il Pdl ha deciso una stretta: gli atti investigativi e le intercettazioni sono pubblicabili per riassunto solo dopo la cosiddetta “udienza filtro”, nel corso della quale inquirenti e avvocati decidono cosa non è penalmente rilevante, e quindi lo mandano al macero. Prima di quel momento, ovvero della udienza filtro, come spiega Il Sole 24 Ore, c’è il black out totale della stampa, anche se le intercettazioni non sono più coperte da segreto, perché riportate in una ordinanza di custodia cautelare o in un provvedimento notificato all’indagato.

E poi

La Repubblica riproduce una intervista del quotidiano francese Libération ad uno dei candidati alla presidenza, il socialista Hollande, al momento in testa nel suo schieramento. La sintetizza con queste sue parole: “Una presidenza normale, alla Francia ora serve ripartire dalla moralità”. Dice che era pronto a candidarsi al fianco di Strauss Kahn, ma dopo gli eventi di New York quella possibilità si è sbriciolata. Peraltro, sulla stessa pagina, si dà conto di una denuncia del settimanale L’Express, secondo cui la compagna dello stesso Hollande sarebbe spiata dai servizi.
Su La Stampa una analisi di Enzo Bettiza sulla nuova strategia di Vladimir Putin, che si è ricandidato alle prossime presidenziali nel 2012: “Putin sogna di resuscitare l’Urss”. L’attuale primo ministro ha firmato un articolo su Izvestia, di cui Bettiza cita un passo saliente: “proponiamo il modello di una potente unione sovranazionale, in grado di diventare uno dei poli del mondo moderno, e di svolgere un ruolo di efficace legame tra l’Europa e la dinamica regione Asia-Pacifico”. E’ un progetto “Eurasia” che considera irrecuperabili le repubbliche baltiche e da cui restano escluse anche Georgia ed Ucraina. E’ una Urss leggera, non più basata sulla ideologia delle tonnellate e sul mito dell’acciaio, bensì sugli oleodotti energetici, gli investimenti stranieri, il benessere. Anche su Il Sole 24 Ore, “i progetti del futuro presidente”, “Putin: una unione con echi sovietici”. E dall’articolo di Putin: “L’Unione sovietica ci ha lasciato una grande eredità: infrastrutture, specializzazione industriale, una lingua comune e un comune spazio scientifico-culturale. Utilizzare insieme queste risorse per lo sviluppo è nel nostro interesse comune”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini