La Rassegna Stampa: quei ragazzi inascoltati…

Pubblicato il 22 Dicembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Università, tensione sulla riforma. Caos in Senato. Studenti in piazza, appello a Napolitano. Oggi cortei ‘a sorpresa’. Un ordigno sul metrò di Roma, ma non poteva esplodere”. L’editoriale, firmato da Francesco Giavazzi, è dedicato alla riforma dell’università: “Voti (severi) agli atenei”. “Più risorse solo a chi le merita”. A centro pagina le parole di Berlusconi ieri: “Se la Consulta dirà no farò vergognare i pm”, difendendosi “in Aula, in tv e sui giornali”. Accanto il quotidiano racconta lo “sfogo di Barbara”, una delle figlie del premier: “La Carfagna taccia”, dice. In prima anche un articolo di Bernard-Henry Lévy, dedicato alla condanna per il regista iraniano Panahi: “Il bavaglio a Panahi che umilia l’Iran”.

La Repubblica: “Il premier: in piazza contro i giudici. Berlusconi a Matrix: se la Consulta boccia il legittimo impedimento farò vergognare i pm. A Palazzo Marino bufera sulla vicepresidente Mauro. E sull’università rissa con il Pd. Caos al Senato. Oggi corteo degli studenti”. L’editoriale è firmato da Nadia Urbinati (“Quei ragazzi inascoltati”), mentre Francesco Merlo si occupa di quanto accaduto ieri al Senato e della vicepresidente Mauro: “Rosi, la politica cinepanettone”. A centro pagina: “Marchionne alla Fiom: ‘Pronti al referendum’. Fiat disponibile a incontrare i sindacati prima delle feste”. Accanto, la notizia della morte dell’ex ct della Nazionale di calcio Bearzot: “Bearzot leggenda Mundial. Addio al ct che trionfò a Spagna 82”.

La Stampa: “Studenti, bagarre e cortei. Gli universitari chiedono a Napolitano di non firmare la riforma della Gelmini. Oggi attese manifestazioni a sorpresa. Al Senato il governo va sotto. Schifani fa ripetere il voto e l’opposizione insorge. Berlusconi: un’indecenza se la Consulta boccia la legge sul legittimo impedimento”. In prima pagina, con grande evidenza, anche le dichiarazioni di Marchionne: “Possibile prima di Natale l’intesa su Mirafiori”. A centr pagina l’addio a Bearzot, di spalla un articolo sul “caos di Natale”: “Quei viaggiatori in coda per ore senza proteste”.

Libero: “Gli analfabeti in piazza. Gli studenti proclamano la mobilitazione contro la riforma Gelmini: ma nella dichiarazione ci sono sei errori in solo quattro frasi. E prima che entri in vigore la norma antiparentopoli i rettori assumono amici e familiari. Ma i somari sono anche in Senato: una gaffe mette a rischio la legge”. Di spalla: “Pizzicotto di Barbara: ‘Papà, sei il meglio, anche se a volte'”. A centro pagina: “Silvio: senza Pier si vota. E Fini abbassa le penne. La Consulta vuole bocciare il legittimo impedimento. Il premier: governo comunque”.

L’Unità: “Spiazzateli. La protesta degli studenti. Giornata di cortei oggi a Roma. Lettera a prefetto e questore. ‘Non chiediamo autorizzazioni’. Università, caos ieri in Senato. Sul ddl Gelmini passano emendamenti di Pd e Idv. Il presidente Rosi Mauro approva. Schifani: si rivota”.

Il Riformista: “Gelmini nel caos. La riforma dell’università rischia la bocciatura. Pasticcio al Senato. La leghista Rosi Mauro dichiara approvati alcuni emendamenti che rispedirebbero il ddl alla Camera. Scoppia la bagarre, poi Schifani fa ripetere il voto. E domani nuove manifestazioni”. A centro pagina: “Tra il Cav e Casini resta Bossi. ‘Ampliare la maggioranza o si vota’”.

Il Giornale: “Fini e Casini tifano Berlusconi. La svolta del terzo polo. Il leader Fli si arrende, quello Udc è pronto a sostenere il governo. E il premier: ‘Se la Consulta mi boicotta andrò in piazza’. Riforma dell’Università: al Senato scoppia la bagarre e la legge rischia di slittare”. A centro pagina, con grande evidenza e foto, un articolo su Barbara Berlusconi: “Le donne del capo e la figlia del capo”, il titolo. Da segnalare in prima pagina anche il “saluto di Feltri ai lettori”. Feltri spiega il suo ritorno a Libero, dove sarà editore e direttore editoriale, dice che non si tratta di una scelta in polemica con il Giornale ma dovuta a “motivi di salute”: vista la sospensione decisa dall’Ordine dei giornalisti Feltri non vuole “essere un peso per la redazione”, ma non può scrivere, ma non ama “il riposo, se non lavoro mi sento morire”. Dunque “queste dimissioni mi sono state ‘prescritte dal medico’”.   A centro pagina: “La disoccupazione aumenta perché l’economia è in ripresa”. E’ il “paradosso dei dati Istat” secondo Francesco Forte.

Il Sole 24 Ore: “L’occupazione non riparte. Per l’Istat a ottobre i senza lavoro salgono all’8,7 per cento, ai massimi dal 2004. Sacconi: restiamo sotto la media Ue. Al Senato voto finale tra le polemiche sulla riforma dell’Università”. L’editoriale è firmato da Martin Wolf: “La medicina tedesca non guarirà l’Europa”. A centro pagina la Fiat: “Marchionne: la Fiom firmi l’intesa-Mirafiori, e poi il referendum”. Sul referendum l’Ad ha aggiunto che “se il risultato è 51 per cento no e 49 sì alla proposta Fiat “ce ne andiamo”.

Il Foglio. “Sulla guerra terrestre in Pakistan l’ombra della lotta tra Cia e Pentagono”. Molto spazio in prima per Marchionne: “Fiat sbaglia (quasi) tutto. Per il dg di Confindustria Galli l’offensiva di Marchionne sulle regole suscita solo conflitti: prima investa. Un modello americano non esiste, meglio seguire la strada tedesca. Il trasformismo dei falsi innovatori”. Sotto: “Bonanni l’americano. Il capo della Cisl crede alla Fiat, ma l’intransigenza giova alla Fiom”.

Politica, Pd

Walter Veltroni, intervistato da L’Unità, parla della situazione politica, e dice: “Il primo obiettivo per le forze responsabili è evitare le elezioni nell’interesse dell’Italia”. Spiega di non aver mai pensato a ribaltoni “ma a un governo di larghe intese, sul modello di quello di Ciampi”. Aggiunge che se si andase alle elezioni “il Pd non potrebbe fare altro che assolvere al suo ruolo storico. Investire su cinque grandi idee e vedere chi su queste idee vuole convergere”, “il Pd è nato per essere il cuore di quella stagione riformista che l’Italia non ha mai conosciuto, a parte brevi fasi come il primo governo di centrosinistra, il primo governo Prodi”. Accusa il Pd di far prevalere spesso la tattica sulla strategia: “Un giorno guardiamo a Vendola, un altro a Casini”, mentre per Veltroni “ci si allea non solo per vincere, ma per cambiare”. Veltroni dice che bisogna esplicitare “una correzione di rotta” perché “alla vocazione maggioritaria abbiamo rinunciato, ed è stato rimesso in discussione il bipolarismo, si comincia  dubitare delle primarie”, che devono “tornare ad essere la regola”.
La Repubblica sintetizza così’ la posizione di Veltroni: “Pd, Veltroni boccia la linea Bersani, ‘troppa tattica, basta inseguire Casini'”. Secondo La Repubblica nella riunione dell’area Modem, che fa capo a Veltroni, tenutasi lunedì scorso, si sarebbe tornati a parlare di scissione e della richiesta di un congresso straordinario per cambiare il segretario.
Il Corriere della Sera intervista Giuliano Amato, che prende spunto dalla protesta giovanile per parlare di welfare e crisi sociale: “Ero giovane quando negli Usa, in una fase di grande espansione, passare da un lavoro all’altro era più un divertimento che una condanna. Ma oggi tu ti attacchi all’unico lavoro precario che trovi, come ti attacchi alla canna del gas, e non si profila altro”. Sulla crisi del nostro Paese: “Quanti sono i nostri imprenditori che hanno venduto l’impresa e si sono fatti la villa e lo yacht? Anche loro hanno la loro parte di responsabilità. Come l’ha il sindacato: che senso ha avuto difendere a spada tratta l’articolo 18, creando una distanza abissale tra garantito e non garantito? Non avrebbe avuto più senso creare prima quella rete di rapporti di lavoro garantiti e insieme flessibili che avrebbero evitato la spaccatura in due?”. Amato si sofferma poi sul debito italiano: “E’ di 30 mila Euro a italiano: liberarci di un terzo di esso già lo ridurrebbe a dimensioni governabili”: ma siccome “gli italiani non sono tutti uguali, potremmo mettere la riduzione a carico di un terzo degli italiani”. Perché, sottolinea Amato, certo “è molto più popolare lasciare il debito addosso ai giovani che non invitare i vecchi a fare un sacrificio”. E parlando della protesta dei giovani: “La percezione è che noi – con il debito che abbiamo costruito, con il mercato del lavoro che abbiamo costruito, con le pensioni che ci siamo dati e che ora neghiamo a loro – abbiamo preparato un bel piattino. E loro lo rifiutano”.
Nadia Urbinati su La Repubblica parla della protesta contro la riforma Gelmini, che considera “una riforma che restringe e rende asfittica la ricerca, che monitora la didattica con metodi da contabilità aziendale, che non riesce a dare il senso di una università aperta al ricambio generazionale per merito provato e documentato”. La risposta del governo è un misto di paternalismo (i genitori facciano stare a casa i figli) e autoritarismo, “infantilizzazione e dominio repressivo”, dice, citando la proposta di arresti preventivi, che ricorda i tempi mussoliniani, quando si mettevano in carcere i sospetti sovversivi in occasione di una visita del duce.

Fiat

L’Ad Fiat Marchionne ieri, nel corso di un incontro con i dirigenti al Lingotto, si è detto disponibile “se i dipendenti di Mirafiori vogliono, a fare un referendum. Ma ha avvertito, come nota Il Sole 24 Ore, che “se il risultato è 51 per cento no e 49 per cento sì (alla proposta della Fiat ndr) ce ne andiamo”. Marchionne ha invitato la Fiom a firmare e ad assumersi le proprie responsabilità, convinto che firmare l’accordo prima di Natale sia “un’ottima idea”. Una ottima notizia è per Marchionne la richiesta di incontro inviata da Fim e Uilm per riprendere la trattativa. “Purtroppo non abbiamo il tempo per posticipare una decisione – ha detto Marchionne. Ci sono scadenze industriali che premono e investimenti che devono partire al più presto”. La proposta Marchionne prevede un investimento da oltre un miliardo di euro per produrre berline e suv con i marchi Alfa Romeo e Jeep, in cambio della disponibiòità a modulare orari di lavoro e organizzazione interna in modo da permettere il massimo utilizzo dell’impianto.
Titola La Repubblica: “Marchionne: con il 51 per cento di sì Fiat farà l’investimento a Mirafiori”. Parole polemiche anche per l’azienda stessa

Esteri

“Dopo nove mesi l’Iraq ha un governo”, titola La Stampa, che al tema dedica un lungo articolo. Accordo con il leader dei sunniti Allawi, confermato il premier sccita Al Maliki. Il presidente curdo Talabani si è opposto solo al ministro delle donne, che è un uomo. Il governo nasce con quarantadue ministeri e la svolta è arrivata dopo che i curdi hanno ottenuto la sostituzione del ministro del petrolio, Shahristani, che si è sempre opposto -ricorda il quotidiano- alla richiesta dei curdi di una divisione delle ricchezze petrolifere su basi regionali.
Il Sole 24 Ore offre ai lettori una lunghissima intervista al Presidente dell’Eni Roberto Poli, alla vigilia della visita dell’Ad Scaroni a Mosca, per rinegoziare i costi degli accordi. Il titolo riassume così le opinioni di Poli: “Gazprom? E’ business, non politica”. “L’Eni è e resta indipendente”. Il Presidente offre una intervista a tutto campo, parla dei gasdotti NorthStream e SouthStream (“vanno insieme”, “non potevamo starne fuori”), dei rapporti con l’Iran (lo stesso Dipartimento di Stato Usa riconosce la correttezza di Eni, che ha l’obiettivo di incassare i crediti di Teheran), torna sulla vicenda Mentasti, l’imprenditore riconducibile a Berlusconi (“Quel contratto non ha avuto esecuzione”, “è la riprova concreta che la governance del gruppo funziona”), risponde alle domande sulla inchiesta di Milano in cui si accusa l’Eni di truffa per 1,7 miliardi per accise non pagate (“Il tema della misurazione gas è di particolare complessità”). Non vi sono invece, nel corso dell’intervista, riferimenti ad una parallela inchiesta giudiziaria per tangenti in Nigeria, che riguardano dirigenti di Saipem-SnamProgetti.
Il Foglio, come segnalato, si occupa in apertura delle rivelazioni del New York Times, relative alle intenzioni del Pentagono di intervenire direttamente sul campo in Pakistan, ovvero a dare la caccia sul terreno, facendo penetrare i suoi uomini in zone in cui né i bombardamenti con i droni, né il coordinamento con uno Stato che non considerano affidabile nella lotta ai talebani, sembrano dare risultati apprezzabili. Significherebbe, sottolinea Il Foglio, l’apertura di un nuovo fronte di guerra da parte di Obama. Smentisce l’ambasciatore pakistano a Washington (“Le forze pachistane sono in grado di gestire la minaccia”, e “alle forze di nessun Paese straniero sarà consentito o richiesto un intervento”), smentisce l’Isaf. Per Il Foglio è anche l’ennesimo sintomo del braccio di ferro tra Pentagono e Cia.
“Usa pronti ad attacchi in Pakistan. Pressing dei militari per usare unità speciali nelle aree tribali”, titola Il Sole 24 Ore, secondo cui i piani del Pentagono sarebbero già predisposti. Manca il via libera della Casa Bianca. Ma una escalation della guerra in Pakistan rischierebbe di minare la solidità della coalizione di 47 Paesi che affiancano gli Usa in Afghanistan.
Dal Sole 24 Ore segnaliamo anche un articolo sulla lettera inviata ieri dai ministri degli Interni di Francia e Germania alla commissaria UE Maelstrom: nella missiva si chiede che Bucarest e Sofia restino fuori dall’area Schengen, che prevede l’abbattimento delle frontiere e la libera circolazione delle persone. I due Paesi considerano l’allargamento prematuro, alla luce delle carenze che Bulgaria e Romania mostrano di avere nel campo della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.
Sotto accusa la nuova legge sui media del governo ungherese, oggi guidato dal conservatore Orban. Repubblica la definisce una legge bavaglio. Per il Corriere: “I giornali in Ungheria sottomessi al governo. Imbarazzo della Ue”. E anche su La Stampa: “Budapest contro il potere di radio e tv”: e il quotidiano sottolinea che potrebbe trattarsi di un “brutto inizio” per la presidenza Ue ungherese, che partirà dal 1 gennaio 2011.
Su La Repubblica un ampio articolo su Obama, che ha incassato il sì bipartisan sulla riduzione delle testate nucleari: “Start, Obama convince i repubblicani”, titola il quotidiano. Dal Corriere della Sera, invece, ci si occupa di India, un Paese in cui prosegue “la sfilata dei grandi”. Ieri è arrivato il Presidente russo, in sei mesi sono stati a New Delhi Obama, Wen, Cameron e Sarkozy. 

(Fonte: Rassegna Italiana, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)