La Rassegna Stampa: Oggi non c’è alcun bisogno di repressione

Pubblicato il 20 Dicembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Sulle prime pagine le parole di Maurizio Gasparri, che ieri ha chiesto arresti preventivi per gli eventuali responsabili di violenze nei cortei previsti nei prossimi giorni contro la riforma Gelmini. Il Corriere della Sera: “Gasparri vuole gli arresti preventivi. Il Viminale: così si agita la piazza”. Il capogruppo del Pdl evoca il terrorismo, il Pd protesta. I timori di Maroni”.

La Repubblica: “‘Arresti preventivi per gli studenti’. Dopo l’offensiva di Maroni, la proposta shock del capogruppo Pdl che invoca ‘un nuovo 7 aprile’. Il Pd: irresponsabile. Vendola: verso il fascismo”. E poi: “Gasparri contro i cortei, è bufera. Saviano: dalla destra follie autoritarie”. L’editoriale è firmato da Giuseppe D’Avanzo: “Diritto di polizia”. In evidenza anche una intervista al vicepresidente del Csm, Vietti: “Vietti boccia il governo: ‘Il Daspo è impraticabile'”.

La Stampa: “Scontro sull’arresto preventivo. Il leader dei senatori Pdl: ‘Fermare i capi della sinistra collusi con il terrorismo’. Perplessità anche nel centrodestra. Gasparri: ‘Ci vuole un nuovo 7 aprile’. L’opposizione: torna il fascismo”. Due interviste corredano il richiamo storico di Gasparri: Il magistrato Calogero, autore dei mandati di arresto per i capi dell’Autonomia il 7 aprile 1979, dice: “Oggi non c’è alcun bisogno di repressione. Nel 79 lo Stato era sotto attacco”. L’ex ministro Rognoni, dice: “Non si può supporre che uno sfascerà una vetrina”. 

Il Giornale: “Studenti e black bloc. Sono già armati. Allarme dell’antiterrorismo. Mercoledì in Senato la riforma Gelmini: ultrà di tutta Italia pronti a sbarcare a Roma. Fli e centristi divisi sul voto: alla prima prova il Terzo polo si squaglia”. Si parla del voto sulla riforma Gelmini, sulla quale Fli è favorevole, mentre rutelliani e Udc sono perplessi o contrari.

L’Unità: “Odio di ricino. ‘Arresti preventivi’. Il presidente dei senatori del Pdl invoca contro gli studenti misure speciali come per i terroristi. Il Pd: provocatore fascista. L’opposizione inosrge per l’escalation a destra tra Daspo, attacchi ai giudici e clima violento. Nelle piazze d’Italia da oggi riprende la mobilitazione mentre il Senato vota la riforma. ‘Radicalità non è violenza’”. L’editoriale del quotidiano del Pd è firmato da Marco Rossi Doria: “Attenti alle trappole”.

Sulla  prima pagina de La Repubblica un ampio articolo sul caos maltempo dei giorni scorsi: “Indaga l’Antitrust. Le Autostrade: pronti a rimborsare gli automobilisti. Ancora gelo sulla penisola, voli in tilt in tutta Europa”. Il quotidiano romano offre anche un coloquio con il sindaco di Firenze Renzi, viste le grandi difficoltà incontrate dai suoi abitanti e dai turisti a Firenze nelle scorse ore: “Sconfitto dalla neve, ma non mi lascio rottamare”.
Sul quotidiano diretto da Ezio Mauro anche spazio per il dibattito politico: “Centrosinistra, lite sulle primarie”. E poi: “Ora Casini alza la posta. ‘Berlusconi ci chieda aiuto'”. Un bilancio della situazione politica dopo la fiducia a Berlusconi del 14 scorso viene offerta da Ilvo Diamanti: “L’uomo dell’Emergenza”:

Sulla prima pagina del Corriere della Sera: “Napolitano chiede stabilità. Nel bilancio 2010 l’appello per una stagione di riforme”. Il Presidente oggi rivolgerà i suoi auguri di Natale alle alte cariche dello Stato, e indicherà un percorso per “ripristinare la stabilità”, dice il quotidiano milanese.

Da segnalare sulla prima de La Stampa il richiamo a due pagine dedicate al dibattito negli Usa dopo i dati diffusi da Wikileaks, tra censura e sicurezza nazionale. Lo stesso quotidiano offre un intervento del ministro degli esteri Frattini: “L’Europa deve guardare verso sud”.

Anche sulla prima de L’Unità si parla di Julian Assange, con una conversazione con Vaugham Smith, fondatore di Frontline club: “Julian Assange? Ora vive a casa mia”.
L’Unità si sofferma in prima pagina sulla Fiat: “Mirafiori, incontro decisivo: in arrivo nuove divisioni. Federmeccanica vede Fim e Uilm. Intervista a Epifani: sul premier gli industriali ci copiano”.  Anche su La Stampa: “Sacconi: possibile l’intesa su Mirafiori. Il ministro: accordo entro Natale sul futuro della fabbrica torinese. Federmeccanica incontra i sindacati”.

Ricordano Tommaso Padoa Schioppa, scomparso ieri: Vincenzo Visco, su L’Unità (“Padoa Schioppa, cosa gli deve l’Italia”); Ferruccio de Bortoli, sul Corriere della Sera (“Straniero in patria”). La Stampa offre nelle pagine interne una intervista ad Emma Bonino, mentre su La Repubblica viene intervistato Luigi Spaventa. Spaventa lo definisce “un servitore dello Stato” e un “economista applicato” nel senso che “non ha lavorato nella ricerca, ma è stato un economista operativo che ha saputo tradurre le sue conoscenze economiche in agire pratico”. Dice che negli ultimi tempi aveva accelerato i ritmi di lavoro ed era in procinto di partire per l’Irlanda, stava assistendo il governo greco.

Arresti preventivi

Ieri il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, sulla violenza nei cortei, ha detto: qui ci vuole un 7 aprile. “Mi riferisco al 78, quando furono arrestati tanti capi dell’estrema sinistra collusi con il terrorismo”. Tutti i quotidiani fanno notare che il senatore ha sbagliato di anno, poiché gli arresti del 7 aprile risalgono al 1979.
Il vicepresidente del Csm Michele Vietti, intervistato da La Repubblica, dice che “un Daspo applicato agli studenti” è di “difficile praticabilità”, “se proprio vogliamo prendere a prestito le violenze negli stadi” sarebbe meglio utilizzare “l’arresto il flagranza differita”. Vietti dice che “il garantismo non va mai applicato a corrente alternata. I ragazzi vanno distinti tra chi manifesta pacificamente e chi invece ricorre alla violenza”. Sulla decisione del ministro della giustizia Alfano di inviare ispettori del ministero dopo la scarcerazione di alcuni fermati, dice: “I magistrati sanno fare il proprio lavoro e sanno usare la discrezionalità che la legge offre loro, senza bisogno di lezioni da nessuno”.

Fiat

Oggi è previsto l’incontro tra Federmeccanica e sindacati su Mirafiori. Fim, Uilm, Fismic e Uglm, senza la Fiom, che non ha firmato il contratto 2009, si vedono per verificare la percorribilità di norme contrattuali ad hoc (come chiede Fiat) e della soluzione per farlo, come spiega Il Giornale: dalle degoghe al contratto dei metalmeccanici alle ipotesi di un nuovo contratto per il settore auto. Il segretario della Uilm Palombella, intervistato da L’Unità, dice: “Mi auguro che la Fiat decida finalmente di abbandonare le pregiudiziali stabilite nel vertice Marchionne-Marcegaglia di New York sull’uscita dell’azienda dal contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. L’incontro di oggi può servire proprio a questo: a creare le condizioni perché la Fiat rimanga all’interno di Confindustria”. Quali sono queste condizioni? “Sono quelle contenute nel contratto nazionale dei metalmeccanici che anche la stessa Fiat ha firmato nel 2009, e che prevede la creazione di una commissione tecnica per elaborare una disciplina specifica di un determinato settore, come appunto quello dell’auto”. Palombella dice che oggi, nel corso dell’incontro, non si tratta di contrattare nulla, “dobbiamo solo decidere se insediare la commissione oppure no”. Se la trattativa parte bene, e Fiat si rende parte attiva nell’elaborazione di una disciplina ad hoc per l’auto, noi siamo favorevoli al fatto che la Newco per Mirafiori parta transitoriamente con un contratto aziendale. Ma poi deve rientrare nel contratto nazionale”. Insomma, Palombella conferma che Uilm considera il ritorno di Fiat in Confindustria come una garanzia preventiva: “nel contratto di Mirafiori ci deve essere un riferimento specifico alla temporaneità dell’uscita da Confindustria, che non deve essere valutata in seguito a discrezione dell’azienda”.
La Stampa punta l’attenzione sulle dichiarazioni del ministro Sacconi, secondo cui è possibile entro Natale definire una intesa tra Fiat e sindacati sulla fabbrica torinese, una tappa importante – come scrive il quotidiano – del piano Fabbrica Italia, lanciato dal Lingotto, che prevede investimenti da 20 miliardi nel nostro Paese. Il governo, dice Sacconi, ha seguito il dialogo tra le parti e all’interno di esse, constatando come vi sia una “diffusa consapevolezza circa l’importanza dell’investimento ipotizzato e una conseguente piena disponibilitò a tutte le intese che possano garantire la completa utilizzazione degli impianti rimuovendo assenteismi anomali e conflittualità minoritarie”. E la Cgil continua il suo pressing sulla Fiat: “Su Fabbrica Italia – dice la segretaria generale Camusso – si fanno annunci misteriosi, la verità è che di questo piano, continuamente annunciato, noi conosciamo un modello Pomigliano e un modello Mirafiori, tutt’altro che un piano di investimenti così come viene presentato, e crediamo che sarebbe l’ora di ripartire dal punto giusto: prima si annunci il piano, poi si valutino le ricadute organizzative sugli stabilimenti”. Interviene anche Cesare Damiano del Pd, che dice: “Per cogliere l’obiettivo richiesto da Marchionne di un adeguamento della competitività degli stabilimenti italiani agli standard imposti dalla globalizzazione, la soluzione c’è: si può inserire un più efficace utilizzo degli impianti e degli straordinari all’interno di una apposita sezione del contratto di lavoro dei metalmeccanici, senza dover ricorrere al contratto dell’auto”. 

Wiki

Due pagine de La Stampa sono dedicate ancora al caso Wikileaks, raccontando del “partito” che negli Usa si sta creando a sostegno dell’hacker-giornalista: da Michael Moore a Larry Flint, dall’Unione per le libertà civili (Aclu) ai docenti più in vista della facoltà di giornalismo alla Columbia University, che difendono il primo emendamento e hanno scritto una lettera al presidente Obama e al suo ministro della giustizia Holder. Si dicono “preoccupati per l’ipotesi che lo staff di Wikileaks possa essere incriminato per la pubblicazione di documenti segreti, perché sarebbe un precedente pericoloso nei confronti del giornalismo investigativo”. La Stampa intervista Walter Russel Mead, storico e professore di Scienze internazionale, al Bard College, secondo cui le rivelazioni non hanno provocato grandi danni all’immagine dell’America (“confermano più o meno che siamo ciò che diciamo di essere”) ma ritiene che l’Amministrazione Obama sul caso Wikileaks avrebbe dovuto “intervenire prima, quando si sono avute le prime fughe di notizie, sull’Iraq ad esempio”. Insomma, per Mead, i cablo sono stati soprattutto fonte di imbarazzo, ma chi cercava prove di complotti e di chissà quali affari loschi Usa, non ha trovato nulla. Duro invece il vicepresidente Usa Biden, che in tv domenica ha detto: “Julian Assange è un cyberterrorista”, un “criminale” autore di un “complotto” ai danni del governo americano: “Questa persona ha fatto cose che hanno danneggiato e mettono a rischio la vita e il lavoro” degli americani. Anche Politico.com ha fatto il suo sondaggio, secondo cui per il 48 per cento degli americani bisognerebbe incriminare Assange per terrorismo. Contrario il 22 per cento. La percentuale è maggiore tra i repubblicani (59 per cento), ma anche oltre la metà dei democratici si dice d’accordo.
Su L’Unità Vaugham Smith, di Frontline club, racconta l’ospitalità offerta ad Assange in casa: “Lo hanno trasformato in una sorta di Osama Bin Laden di Internet”, “ora tutta l’attenzione è concentrata sulla battaglia legale che Julian si appresta a combattere in tribunale, e nessun organo di informazione parla del sistema politico tutt’altro che trasparente messo a nudo dalle rivelazioni di Wikileaks.

E poi

Sul Sole 24 Ore una intera pagina dedicata all’Unione Europea. “Euroscettici al timone della Ue”, titola uno degli articoli del quotidiano, ricordando che dal primo gennaio la guida Ue toccherà per la prima volta all’Ungheria: e in un altro articolo si ricorda che a partire dal primo luglio subentrerà la Polonia: “Varsavia pronta a dare battaglia sul fronte del bilancio pluriennale”. Enrico Brivio, in un editoriale, si chiede: “Euroscettici al comando. Cambieranno opinione?”. Il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefkovich illustra i vantaggi del Trattato di Lisbona, ad un anno dalla approvazione.
Su L’Unità una intervista all’ex ministro degli esteri palestinese Nabil Shaar sul processo di pace: “Il negoziato è in coma profondo”.
Dopo le dichiarazioni di Marine Le Pen, che nei giorni scorsi aveva paragonato le preghiere musulmane nelle strade ad una “occupazione”, evocando l’invasione nazista, il Corriere della Sera riferisce che il presidente Sarkozy avrebbe deciso la linea dura, meditando di proibire riti islamici in strada.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)