La Rassegna Stampa: fare, disfare, rifare …e per i cittadini è protesta

Pubblicato il 26 Novembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera, con foto della Torre di Pisa: “Gli studenti occupano i monumenti. Dal Colosseo alla Torre di Pisa, blitz degli universitari nelle grandi città. Scontri con la polizia. Rinviato il voto sulla riforma. Gelmini: se la stravolgono la ritiro”. A centro pagina: “Lite sul diritto di replica dopo gli interventi di Englaro e Welby”. Si parla della trasmissione Vieni via con me. “Non ospitiamo il gruppo pro vita. La risposta di Fazio e Saviano al Cda Rai”.
L’editoriale è dedicato alla situazione politica e alla “strategia della guerriglia parlamentare” in Parlamento. “Mordi e fuggi”, il titolo. In prima anche un richiamo per il “sorprendente lieto fine della Carfagna”, e per la “marcia indietro” del Ministro ex dimissionario

La Repubblica: “Gli studenti fermano la riforma”. “Governo di nuovo battuto, slitta l’approvazione della legge Gelmini. La Carfagna fa pace con Cosentino. Napolitano: da riscrivere il decreto rifiuti”. “Berlusconi: meglio il voto, Fini e Casini vogliono il Quirinale e Palazzo Chigi”. L’editoriale, firmato da Ezio Mauro, è titolato: “Il ritorno dei cittadini”, dove ci si chiede se non ci sia un elemento unificante tra le proteste per i rifiuti a Napoli e le manifestazioni degli studenti. Secondo Mauro nel Paese si sta taccogliendo “la sensazione che il sentimento politico degli italiani stia cambiando”. Agli studenti è dedicato un altro commento, a firma di Curzio Maltese: “Generazione rubata”. A centro pagina: “Rai: Fazio e Saviano invitino i pro life. I conduttori: diktat inaccettabile. Oggi Masi vede Ruffini”. A fondo pagina una “inchiesta italiana” dedicata al nuovo boom del contrabbando. “In testa sigarette, animali e farmaci. I contrabbandieri cinesi del Viagra”:

La Stampa, con foto e veduta sulla Mole di Torino: “La protesta sale sui monumenti. Slitta la riforma dell’università. Nuovi scontri. Governo ancora battuto in aula, martedì il voto finale”. In prima un richiamo ad una intervista e ad una inchiesta. Viene intervistato il Ministro Gelmini, che dice: “Sono preoccupata, temo che qualcuno si faccia male. Ma con i giovani la politica cambi atteggiamento”. Il titolo è: “Bersani su quei tetti legittima gli eccessi”. L’inchiesta si sofferma su “come corre la rivolta ai tempi di facebook”. Sono i social network gli strumenti usati per “organizzare blitz simultanei” e “raggiungere con un clic centinaia di migliaia di giovani”.

Il Foglio: “Pochi studenti e quattro finiani bloccano una riforma che piace a molti. Franzini (Statale di Milano): ‘Il novanta per cento dei docenti è d’accordo con il ddl Gelmini’. Atenei e monumenti occupati”.

Libero: “Fini frega pure gli studenti. In odio al Cav, i futuristi votano contro la riforma Gelmini sull’università che hanno contribuito a fare. Gioco sporco sulla scuola”. E poi: “Scontri ragazzi-polizia: monumenti occupati e feriti. Granata sul tetto: se forziamo, il partito si spacca”. A centro pagina, con caricatura, si parla di Luca Cordero di Montezemolo: “Luca scalda i motori ma non parte mai. L’ingresso di Montezemolo in politica”. Accanto, il Pdl: “Berlusconi ha fretta di andare alla conta. Fli ha modi criminali, Pier e Gianfranco due poltronari”.

Il Riformista, con foto di Gelmini e Bondi: “Anelli deboli. Due ministri nella bufera. La prima mette a rischio il governo con la riforma univeristaria che ogni giorno fa sotto in Aula. Il secondo usa il Ministero per scopi ‘familiari'”.

Il Sole 24 Ore: “Successo per l’asta del Tesoro. Sale il rischio-Spagna: spread record rispetto ai titoli tedeschi. Nel 2011 stress test più severi sulle banche Ue. Forte richiesta per 10,5 miliardi di Bot e Ctz, tassi il lieve rialzo”. Il titolo di apertura è per la situazione interna: “Sul riassetto degli atenei la maggioranza va sotto. Slitta il voto alla Camera”. In prima, con foto, anche una notizia che viene da Bruxelles: “La Corte Ue boccia l’Italia sulla denominazione ‘puro'”.

Il Fatto quotidiano: “L’allarme dei medici. ‘A Napoli rischio epidemia’. Ignazio Marino e altri esperti: topi e gabbiani tra i rifiuti possono diffondere gravi malattie. Non bastano le mascherine ai bambini”. “Interrogazione urgente di 106 deputati Pd ma il ministro Fazio minimizza. ‘Patologie in lieve crescita ma è colpa dello smog’. Sul decreto ancora in atto lo scontro tra Palazzo Chigi e il Quirinale”. A centro pagina: “Altro che riforma Gelmini, c’è una generazione in rivolta”. “Gli studenti bloccano le città e occupano i monumenti”. “I ricercatori restano sui tetti fino al voto finale di martedì. Il governo battuto alla Camera”.

Giustizia e 41 Bis

L’ex ministro dell’interno Nicola Mancino scrive una lettera a La Repubblica per replicare ad un articolo di Barbara Spinelli nel quale – scrive Mancino – “apoditticamente mi si attribuisce l’opinione favorevole alla abolizione del carcere duro” decisa, nel novembre 1993, dall’allora ministro della giustizia Conso nei confronti di 140 mafiosi. Mancino ribadisce di aver mai espresso in nessuna sede opinioni a favore di un alleggerimento o della abolizione del regime di 41 bis. Mancino cita la sua risposta (giugno 1993) alla polemica sollevata nei suoi confronti da Tiziana Maiolo (allora nelle liste di Rifondazione comunista) e dal radicale Sergio D’Elia, che lo accusavano di voler creare “carceri speciali”: “Mi sono battuto e mi batto contro il lassismo penitenziario quando consente ai mafiosi di comunicare con l’esterno e di guidare, dalle carceri, la lotta contro lo Stato”. Cita altresì una sua dichiarazione di analogo tenore al Giornale di Sicilia e ricorda che nei giorni scorsi l’ex Ministro Conso, alla Commissione antimafia, ha dichiarato di aver preso la decisione di non rinnovare il 41 bis “in assoluta solitudine, senza consultarsi con nessuno”.
Segue controreplica di Barbara Spinelli, che trova allora “tanto più preoccupante” l’orientamento in quegli anni del direttore del Dap Niccolò Amato, che, in un appunto indirizzato all’allora ministro Conso, riferiva: in sede di comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, nella seduta del 12 febbraio, sono state espresse da parte del capo della Polizia, riserve sulla eccessiva durezza di siffatto regime penitenziario. Ed anche recentemente, da parte del ministero dell’Interno, sono venute pressanti insistenze per la revoca dei decreti applicati agli istituti di Poggioreale e Secondigliano. C’era quindi, secondo la Spinelli, non soltanto una parte del ministero dell’Interno che la pensava in modo diverso dal proprio ministro, ma agiva esercitando pressioni.
Su Libero Filippo Facci commenta la puntata di ieri di AnnoZero e ricorda che nei giorni scorsi “la famosa inchiesta sulla trattativa era stata già smontata, nel momento in cui Conso aveva dichiarato di esser stato lui, in piena autonomia, a non rinnovare il carcere duro per 140 mafiosi in carcere all’Ucciardone. E nessun magistrato, allora, si oppose: “Ma nessuno AnnoZero lo ha mai invitato o intervistato”.

Silvio Berlusconi ha preannunciato che martedì prossimo il Consiglio dei ministri varerà la riforma della giustizia. Secondo il Corriere della Sera conterrà la separazione delle carriere e l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura. Ma riprenderà anche il capitolo delle intercettazioni telefoniche. Il senso della revisione viene riassunto così: “il cittadino, anche se inquisito o imputato, potrà presentare un esposto alla Corte di appello se riterrà di esser stato danneggiato. In particolare se l’indagine ha prodotto intercettazioni inutili, non attinenti all’inchiesta o – peggio ancora – se i brogliacci irrilevanti per i capi di imputazione sono stati pubblicati illegittimamente”. Il magistrato “condannato all’equo indennizzo per ingiusta intercettazione” ne risponderà poi al Csm in sede disciplinare e alla Corte dei conti per danno erariale.

Esteri

Spiega Il Sole 24 Ore che è imminente la pubblicazione di tre milioni di documenti del Dipartimento di Stato Usa ad opera di Wikileaks. “Un crescendo rossiniano”. “Wikileaks avrebbe già passato il materiale ad alcuni giornali, come New York Times, Guardian, Der Spiegel. Ma ad avere motivo di preoccuparsi non è solo il governo italiano, ma anche molti altri Paesi nel mondo. Un ex diplomatico americano che chiede l’anonimato dice: “Il timore è che vengano alla luce attività di nostri diplomatici che non potrebbero non piacere a governi stranieri”. E ci sarebbero anche riferimenti ad episodi di corruzione che coinvolgono capi di governo. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Crowley, ha ricordato e sottolineato che “le comunicazioni inviate a Washington dalle nostre missioni diplomatiche all’estero nascono per rimanere riservate”.
Su La Repubblica: “Wikileaks fa tremare gli Usa, ‘a rischio i rapporti con gli alleati’. In arrivo i file riservati del Dipartimento di Stato, indirizzati alle ambasciate sparse nel mondo”. Qualche settimana fa – ricorda il quotidiano – il fondatore di Wikileaks Assange aveva anticipato che le prossime rivelazioni avrebbero riguardato Cina e Russia. Secondo il quotidiano Al Hayat i files conterrebbero un duro attacco alla Turchia, colpevole, secondo l’Amministrazione Obama, di aver consentito il passaggio di bombe e munizioni per miliziani che combattono in Iraq. E nei documenti ci sarebbero anche le prove di un supporto americano ai guerriglieri curdi del Pkk, definiti “guerrieri della libertà e cittadini turchi”: l’appoggio Usa sarebbe stato finalizzato alla creazione di una forza in grado di costrastare il passaggio di uomini e mezzi verso l’Iraq attraverso il Kurdistan.
Alle rivelazioni annunciate di Wikileaks è dedicato uno degli editoriali de Il Foglio, secondo cui alcuni documenti potrebbero provare che la Turchia, Paese Nato, ha aiutato Al Qaeda durante la guerra in Iraq, mentre gli Usa hanno finanziato il PKK: “Le rivelazioni diplomatiche hanno l’aria di essere anche più pericolose di quelle belliche”. Sarà un colpo molto grave per gli equilibri, soprattutto tra gli alleati americani. Wikileaks cerca di rompere questo equilibrio “fatto di cose che si possono sapere e di cose che è nell’interesse di tutti non dire. Con le sue massime moraliste sulla democrazia a cielo aperto suscita in realtà più conflitti di quelli che si propone di fermare”.
Parla di cyberguerre l’intervista all’esperto Usa Scott Borg, al Riformista: dice che il virus che ha azzoppato il programma iraniano è stato prodotto al novanta per cento da Gerusalemme. A Teheran è stato assestato un duro colpo, ma domani potrebbe toccare a noi, perché le offensive virtuali si moltiplicheranno. Sullo stesso quotidiano si riferisce dell’incontro del quotidiano britannico Guardian con un “talebano stagionale”: sono immigrati che lavorano tutto l’anno e che – con i soldi messi da parte – d’estate vanno a combattere in Afghanistan.

E poi

Si occupa ampiamente del rapporto 2010 sulla libertà religiosa nel mondo, messo a punto dall’Acs (Aiuto alla chiesa che soffre) e tradotto in sei lingue, il vaticanista de La Stampa Giacomo Galeazzi, raccontando i Paesi in cui le minoranze sono vittime.
Sulla prima pagina de Il Foglio si parla della vicenda del Nobel anglo indiano Naipaul, che ha deciso di non presentarsi a Istanbul, dove sarebbe stato ospite d’onore al “Parlamento degli scrittori europei” creato da Orham Pamuk e José Saramago. Alcuni importanti autori turchi avevano minacciato di boicottare l’evento, considerando la presenza di Naipaul “un insulto per i musulmani”. Dall’11 settembre – ricorda Il Foglio – Naipaul ha iniziato a martellare sul fondamentalismo islamico, ricevendo in cambio accuse di razzismo e intolleranza. “La guerra religiosa è alla base dell’Islam”, aveva scritto Naipaul dopo le Twin towers. Ma il caso non è isolato in Turchia, poiché la caccia alle streghe islamista aveva persino pensato di mettere al bando il poeta Apollinaire, troppo sensuale e occidentalizzante, così come si è accusato di blasfemia Edim Gursel, professore di letteratura alla Sorbona di Parigi.
Dacia Maraini, sul Corriere della Sera, prende spunto dalle contestazioni al premio Nobel Naipaul per le sue posizioni anti islamiche e racconta una Istanbul attraverso gli occhi degli scrittori, in un Paese che vive di modernità e tradizione, pieno di contraddizioni, ma in cui le ragioni dei diritti civili hanno ancora un ampio ascolto.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)