A Genova, il 13 gennaio, giovani e robot insieme, per i senior

Pubblicato il 9 Gennaio 2013 in da Vitalba Paesano

Anziani, giovani, tecnologia: un nuovo patto tra generazioni

Da tempo ormai si dibatte sul fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione che interessa in varia misura tutte le società postmoderne. Non a caso l’Unione Europea ha indicato questo tema quale priorità dell’agenda delle politiche sociali e l’anno 2012, appena concluso, anno dell’invecchiamento attivo.

Quando si parla di anziani, tuttavia, si tende a fare riferimento a un universo omogeneo, indifferenziato, riferendo questa fase della vita a un unico archetipo. Al contrario, è indubitabile che negli ultimi anni siano intervenuti dei fattori di mutamento nel delineare l’identità anziana. La posposizione delle linee di demarcazione delle varie età ha coinvolto anche l’ultima fase dell’esistenza umana, posticipandone il discrimine rispetto a quella che la precede ed è importante non considerare l’universo degli anziani come un collettivo organico con il rischio, ad esempio, di attribuire alla terza età i connotati della quarta e anticipandone così le relative caratteristiche.

Infatti, se gli anziani vivono spesso in situazioni di benessere è soprattutto tra i grandi anziani o appartenenti alla quarta età (ovvero coloro che, adottando la definizione dell’Istat hanno superato gli 80 anni di vita) che i rischi di emarginazione ed esclusione diventano più rilevanti. È, infatti, proprio dopo gli 80 anni che si registra un aumento della dipendenza e della domanda di cura e assistenza; ad esempio, tra i vari indicatori disponibili, il tasso di disabilità tra i grandi anziani sale al 40% mentre tra coloro che hanno un’età compresa tra 70 e 74 anni si mantiene ancora al di sotto del 10%.

L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno in aumento ed è indubitabile che debba essere considerato con attenzione per le sue implicazioni sociali; l’Italia, tra i vari Paesi europei, detiene il primato poiché, in base ai dati Istat, si colloca al secondo posto per indice di vecchiaia (uno degli indicatori utilizzati per misurare il livello d’invecchiamento della popolazione) dietro solo alla Germania. Gli over 80 fino alla metà del XX secolo erano mediamente l’1%; ora il nostro Paese ha superato tutto il resto del continente ed è stato il primo a superare nel 2011 il 6%.

Le dinamiche demografiche hanno prodotto, e produrranno ancora di più in futuro, notevoli conseguenze sulla dimensione socio-assistenziale e occorrerà prestare attenzione ai rischi di isolamento nei quali possono incorrere gli anziani, pericoli segnalati anche dall’Unione Europea e confermati da ricerche specifiche (tra le varie: Eurobarometer, 2007). Tuttavia, accanto a queste problematiche, tradizionalmente correlate all’aumento della quota della popolazione anziana, emergono altre forme di “vita anziana”, sintomatiche di un mutamento nella condizione legata a questa fase dell’esistenza che appare non più caratterizzata solo dal progressivo disimpegno e dall’aumento della dipendenza ma anche da nuove forme di progettualità individuali e collettive. Ed è proprio in questa fase della vita che si ha la possibilità di condurre un’esistenza attiva e soddisfacente al pari del periodo precedente all’uscita dal mondo del lavoro.

La maturazione dei corsi di vita è, quindi, un fenomeno complesso, multidimensionale, dinamico e strettamente intrecciato con gli spazi sociali di riferimento. Ogni società, infatti, organizza periodi e transizioni, calendari e percorsi, riferiti alla suddivisione delle età per scandire i tempi sociali, per definire i propri modelli culturali. E sono i modelli culturali a modellare i rapporti tra le generazioni.

Una delle grandi sfide delle società avanzate ai fini di garantire un invecchiamento attivo è, dunque, legata proprio alla possibilità di rinsaldare il patto tra le generazioni e di favorire il cambiamento culturale e nell’opinione pubblica nel percepire l’invecchiamento.

Per conseguire questo obiettivo in un quadro demografico così complesso è necessario in particolare creare le condizioni che permettano agli anziani di aumentare la propria indipendenza. A questo fine, anche l’Unione europea, tra le varie opportunità, indica una linea di azione: la promozione della ricerca e dell’innovazione per facilitare la vita delle persone anziane. Questo include: creare ambienti accessibili per tutti, incoraggiare la partecipazione alla società per una vita più lunga e indipendente, ridurre il digital divide e promuovere tutte quelle innovazioni tecnologiche che possano migliorare la qualità della vita dei senior citizen.

In questo scenario, la robotica e, in particolare, la robotica di servizio, sarà sempre più utile e utilizzata dalla fascia di età più anziana della popolazione, soprattutto nelle nazioni occidentali. In Giappone, ad esempio, una delle nazioni più “vecchie” del mondo sono numerosi i prototipi di robot maggiordomi che svolgono diverse funzioni di aiuto e assistenza per anziani soli in casa, o con assistenza distribuita. Questi robot hanno un aspetto simpatico e accattivante, per lo più a forma di pupazzi non più alti di un metro e mezzo. Potranno controllare alcuni parametri medici,  ricordare le cure e le terapie: per esempio, se l’anziano si trovasse steso a terra invece che su un letto, il robot sarebbe, inoltre, in grado di effettuare una chiamata di emergenza e inviare il video della situazione in modo che venga monitorata.

Inoltre, queste macchine intelligenti potranno collegarsi a Internet e leggere ad alta voce i giornali o i libri, controllare la casa con compiti di sicurezza e monitoraggio e collegarsi con parenti lontani.

Tra le altre cose, i robot appaiono più graditi dalle persone perché sembrano poter preservare la privacy maggiormente di un sistema di telecamere e monitoraggio continuo. Uno dei problemi socio-psicologici principali, infatti, è il grado di accettabilità da parte degli utilizzatori. In questo senso, tuttavia, il Giappone è un po’ un caso a parte, poiché è un Paese che da decenni ha integrato la tecnologia nei processi della vita quotidiana.

In molti istituti giapponesi per anziani è possibile trovare Paro, il robot a forma di cucciolo di foca che funziona da compagno e gioco per adulti. Sempre in Giappone, sono presenti nelle case degli anziani degli altri “giocattoli per adulti” molto utili, come un sistema per lavare e asciugare i capelli robotico (molto sicuro), un robot che dispensa le medicine, un letto robotizzato, e così via.

Certamente, questi robot sono ancora costosi, soprattutto i robot maggiordomi. Ma il prezzo dei robot sta scendendo di anno in anno, e sono in molti a prevedere che robot mono o multifunzionali, in grado di comunicare con anziani e monitorarli in caso di incidenti, saranno sul mercato a prezzi accessibili nei prossimi cinque anni. Queste macchine permetteranno anche ad anziani non più completamente autonomi di migliorare la loro qualità della vita e di continuare a vivere presso le proprie abitazioni in modo autosufficiente.

Parallelamente ai robot maggiordomi, ancora costosi e relativamente pochi sul mercato, sono comparsi molti utensili automatizzati che possono agevolare diverse funzioni e affrontare problemi anche gravi. Un piccolo robot mobile, tipo gli aspirapolvere automatizzati, dotati di un tablet e di sensori per muoversi in un ambiente antropizzato possono, per esempio, mettere in comunicazione l’anziano con medici o parenti in teleconferenza.

Certamente, l’accessibilità è la parola chiave, poiché la sfida è rendere la tecnologia amichevole al fine che tutti possano utilizzarla e fruire dei vantaggi che essa offre. Da questo punto di vista indubitabilmente lo sviluppo e la diffusione di tablet e smartphone ha aperto la strada a nuove interfacce umano-robot.

Tutti questi mutamenti che si stanno producendo all’interno dell’“universo anziano” quali impatti produrranno sul “patto intergenerazionale” che dà forma ai rapporti tra le generazioni in Italia? Quanto i giovani, nativi digitali, che saranno i futuri ingegneri, programmatori, scienziati, progettisti e ideatori di nuove tecnologie possono essere consapevoli dei bisogni e delle necessità di una persona più adulta di loro?

A questo tema, ovvero al patto intergenerazionale tra giovani, anziani e tecnologia è dedicata una manifestazione internazionale: la FIRST® LEGO® League (FLL Italia) che si sta tenendo in queste settimane per la prima volta in assoluto in Italia rispettivamente a Rovereto, Genova e Pistoia. Si tratta di una manifestazione, realizzata in diverse parti del mondo, incentrata su un campionato a squadre formate da ragazzi e ragazze di età compresa tra 10 e 16 anni che si confrontano su temi di scienza e robotica connessi a problemi concreti. Nasce dalla collaborazione tra LEGO e FIRST (acronimo dell’Associazione americana For Inspiration and Recognition of Science and Technology, ovvero “Per l’Ispirazione e la valorizzazione di Scienza e Tecnologia”).

Nell’ambito di questa manifestazione i ragazzi e le ragazze hanno la possibilità di progettare, costruire e programmare robot autonomi, applicando le ideazioni progettate a problemi reali di grande interesse generale (sociale, economico, ambientale) per cercare soluzioni innovative.

Oltre ad appassionarsi alla scienza divertendosi, i ragazzi e le ragazze possono confrontarsi su questioni reali, di vita, lavorando in gruppo, riflettendo insieme, acquisendo conoscenze e competenze utili al loro futuro lavorativo e avvicinandosi in modo concreto a potenziali carriere in ambito scientifico e ingegneristico.

La FIRST® LEGO® League, che è realizzata con modalità omogenee in tutto il mondo, è una manifestazione a tema: il filo conduttore dell’edizione 2012-2013 è quello di trovare, appunto, soluzioni per migliorare la qualità della vita degli anziani in omaggio all’Anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni: “Senior Solutions. Independent. Engaged. Connected”.

Le squadre di ragazzi e ragazze presenteranno nell’ambito della gara i progetti che avranno immaginato e progettato pensando proprio alle necessità specifiche degli anziani, seguendo un percorso di co-progettazione partecipata e intergenerazionale, lavorando in stretta collaborazione con persone anziane provenienti dall’ambito familiare, ma non solo, associazioni, mondo della scuola.

I progetti saranno presentati dai ragazzi e dalle ragazze nell’ambito della manifestazione e premiati secondo diversi criteri: premio per l’indagine, che sarà assegnato al team che ha coinvolto e utilizzato il maggior numero di risorse per pervenire alla comprensione del problema identificato; premio per la soluzione innovativa, che sarà assegnato al team che avrà realizzato la soluzione più meditata e creativa e con un buon potenziale per risolvere il problema identificato; premio per la presentazione, che sarà assegnato al team che avrà comunicato in modo efficace il problema identificato e la soluzione proposta, sia alla giuria sia ai potenziali sostenitori.

L’aspetto progettuale è fondamentale, ma lo è altrettanto proprio l’aspetto sociale e intergenerazionale connesso al tema della qualità della vita degli anziani. E in quadro demografico, quale quello italiano, caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione, la possibilità di rinsaldare e ridefinire il patto tra generazioni assume ancora maggiore importanza: giovani e anziani, dunque, che si relazionano per trovare soluzioni a problemi di vita quotidiana in un’ottica di coprogettazione.

In questo senso appare non più procrastinabile la necessità e opportunità di stabilire un dialogo continuativo anche tra le diverse discipline per ridurre la frattura, spesso insanabile, tra discipline scientifiche e umanistiche. A Genova sarà Scuola di Robotica (www.scuoladirobotica.it), un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di laboratori basati sulla robotica educativa, ad ospitare, il 13 gennaio 2013, presso il Palacus di Genova dalle ore 9.00 alle 18.00 le semifinali della FIRST® LEGO® League. Per quanto concerne gli aspetti demografici, sociali e legati all’invecchiamento attivo la manifestazione sarà patrocinata dalla Società Italiana di Sociologia Sezione Liguria Piemonte e Toscana con l’auspicio che i temi della tecnologia e i relativi vantaggi possano diventare sempre più un patrimonio di tutti i cittadini.

Stefania Operto (Sociologa, Presidente Società Italiana di Sociologia Sezione Liguria Piemonte e Toscana, Membro del Comitato scientifico di Scuola di Robotica)