Pavimenti: parquet pre-finiti, scelta d’avanguardia

Pubblicato il 27 Novembre 2023 in , da Arturo Dell'Acqua Bellavitis
pavimenti parquet

Per i pavimenti le scelte più diffuse sono i pre-finiti, come ad esempio i parquet composti da multistrato di legno

Tra le diverse categorie di materiali oggi disponibili per i pavimenti delle nostre case una delle più diffuse è da diverso tempo quella dei cosiddetti “pre-finiti”. Il termine in sé è solitamente applicato a pavimenti realizzati anche con materiali diversi, ma sempre caratterizzati, proprio come le piastrelle ceramiche, da una finitura superficiale che non richiede lavorazioni successive alla posa e che per questo motivo sono spesso preferiti alle pavimentazioni tradizionali proprio perché in grado di ridurre i tempi del cantiere e di garantire all’utente finale l’estetica desiderata. La maggior parte dei parquet oggi disponibili sul mercato appartengono infatti proprio alla categoria dei prefiniti: veri e propri prodotti ‘tecnologici‘ che, anche quando mantengono l’esatta estetica dei listelli o listoni tradizionali in legno massello, hanno in realtà una struttura ben diversa, essendo principalmente composti da multistrato di legno.

Pavimenti, le finiture in parquet

pavimenti parquetPer questo motivo i parquet prefiniti contemporanei, godono di una maggior resistenza e stabilità dimensionale, ma sono al contempo dotati di uno “strato nobile” molto sottile. Un parquet di questo tipo ha quindi perso molte delle caratteristiche “sgradite” dei pavimenti storici: è infatti pochissimo o per nulla soggetto a fessurazioni; resiste meglio sia agli urti ed alle cadute di oggetti quanto all’esposizione all’acqua; sopporta maggiori variazioni termiche e di umidità ed è per questo compatibile anche con gli impianti di riscaldamento a pannelli radianti; da ultimo è in grado di ridurre drasticamente anche gli usuali rumori e scricchiolii dei pavimenti in legno (principalmente per via della differente modalità di posa).

Al contempo è necessario però ricordare che i prefiniti in quanto tali sono per loro stessa natura dei prodotti “usa e getta”: non ‘invecchiano’ come un parquet in legno massello, ma richiedono piuttosto una sostituzione integrale, in quanto difficilmente possono essere riparati e ancora più difficilmente possono essere ‘rinnovati’ come un vecchio parquet in legno massello che a distanza di anni può essere riparato e rilevigato anche diverse volte, allungandone il ciclo di vita a diverse generazioni. E’ però di fondamentale importanza sottolineare che così come i parquet tradizionali in legno massello potevano avere differenze di prezzo e qualitative davvero molto significative (in funzione dell’essenza e stagionatura, delle dimensioni e dello spessore del listello/listone e in funzione della posa) anche i parquet prefiniti in multistrato di legno possono essere ancor più variegati, tanto che alcuni tra i più performanti garantiscono la possibilità di rilevigatura e “oltre cento anni di vita”.

Una prima fondamentale distinzione andrà, quindi, fatta tra tutti i supporti multistrato realizzati prevalentemente in legno (o derivati del legno) e i molteplici prodotti di sintesi, oggi in grado di riprodurre fedelmente colori, venature e rilievi di un parquet di pregio. Materiali come lo “Stone Plastic Composite” (SPC), a base polimerica, sono per esempio in grado di replicare tatto e aspetto del legno, risultando un materiale “caldo” e con ottime prestazioni sotto il profilo della resistenza meccanica (migliore del legno), oltre ad essere perfettamente idrorepellenti e dimensionalmente stabili, proprio perché non si tratta di materia “viva” come il legno. Da un punto di vista ambientale, inoltre, vengono spesso realizzati con materiali di riciclo e ulteriormente riciclabili che possono garantire impatti incredibilmente contenuti, soprattuto se paragonati a preziose essenze naturali provenienti da deforestazione non regolamentata. La criticità principale permane quindi nell’impossibilità di ripararli o rinnovarli a fronte di usura o danni visibili, oltre al rischio di fumi tossici in caso di incendio ed alle perplessità di carattere generale che potrebbero nutrire molti utenti nel ricoprire le proprie case con un ulteriore materia plastica. Forse per quest’ultimo motivo hanno ancora oggi maggior fortuna i multistrato a base legno, che come anticipato, sono una vera e propria famiglia, che va dai prodotti economici “a base legno” (i cosiddetti “ricomposti”, come i truciolari, MDF o HDF) con spessori molto contenuti di materiale nobile a vista, ai prefiniti di qualità levigabili nel tempo (dai listellari a tre strati fino ai multistrato propriamente detti).

Pavimenti, la posa dei parquet

Un discorso analogo potrebbe del resto essere fatto anche per le modalità di posa, che sono altrettanto varie e flessibili e che possono essere sommariamente distinte in posa “flottante”(anche se prevede principalmente l’uso di clip e agganci meccanici, più che il ricorso a vere e proprie sottostrutture) o posa incollata, quest’ultima di gran lunga preferita dalle utenze residenziali, per la sua miglior risposta al calpestio, con minor rumore e maggior percezione di “stabilità”, ma meno flessibile laddove si vogliano privilegiare la manutenzione e i piccoli interventi edili (come nel caso di appartamenti in affitto).

Abbiamo quindi sommariamente descritto una piccola parte della galassia dei prefiniti che, come detto, assomma prodotti realizzati con materiali diversi e che prevedono diversi sistemi di posa, ma che recentemente hanno visto un ulteriore e imprevisto sviluppo anche relativamente al disegno. Accanto al materiale di sintesi che simula l’essenza lignea secondo disegni più o meno tradizionali, sono infatti oggi disponibili listelli e pannellature con disegni contemporanei in grado di riprodurre geometrie innovative e più coerenti con le nostre case moderne, liberando il parquet dall’obbligo di replicare gli schemi storici (a correre, a spina di pesce, a punto d’Ungheria, …). Al contempo anche le pose più classiche sono state rinnovate per esempio grazie all’introduzione del colore: dai molti toni dei grigi e dei marroni (pensiamo per esempio al rovere “tinto wengé”), fino al bianco, al nero e persino le tinte brillanti degli azzurri o dei rossi, senza per questo rinunciare alle finiture ad olio così piacevoli al tatto.

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