Aritmie cardiache e senior: una cronicità da monitorare con costanza

Pubblicato il 19 Settembre 2022 in da Evasio Pasini

Il più recente Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione ha fatto il punto sul problema delle aritmie cardiache nell’anziano, riportando dati e proponendo strategia operative sul problema delle aritmie cardiache nell’anziano. Argomento che pensiamo essere sottostimato e quasi mai oggetto di  comunicazione e di informazione adeguata e che quindi volentieri riprendiamo..

Il dato sicuramente più impressionante riguarda  la morte improvvisa che, con circa 40.000 decessi l’anno (uno ogni 13 minuti), rappresenta il 40% delle morti cardiovascolari e il 10% di tutte le cause di morte.

Questo avviane nonostante  i progressi della terapia farmacologica, l’utilizzo diffuso dei defibrillatori esterni e i defibrillatori impiantabili ne hanno ridotto l’incidenza di circa il 35% negli ultimi 15 anni.

Di fatto solo la  valutazione del profilo di rischio nei soggetti che hanno superato un infarto o affetti da scompenso cardiaco permette di identificare coloro che beneficeranno dell’impianto di un defibrillatore a scopo preventivo. Tale operazione è appanaggio dello specialista cardiologo aritmologo che verosimilmente segue il paziente nel tempo, considerato che le patologie di base responsabili della morte improvvisa sono patologie importanti che raramente passano inosservate.

Altra aritmia cardiaca molto comune nel soggetto anziano è la fibrillazione atriale (FA) . Circa il 12% degli over 80 soffre di questa patologia che è spesso spesso asintomatica ma che aumenta di 5 volte il rischio di ictus cerebrale se non riconosciuta e curata nel modo appropriato.

La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca causata da una sorta di “tempesta elettrica” che si genera dagli atri che perdono il controllo della frequenza cardiaca fisiologica (60-80 battito per minuto) e iniziano a battere con frequenze  elevata (anche 500 -600 battiti x minuto). Per fortuna tale frequenza non viene trasmessa direttamente ai ventricoli (le camere cardiache che sono al disotto degli atri e che regolano la funzione di pompa del cuore) perché la natura ha pensato di mettere una struttura di protezione  (il nodo atrio-ventricolare). Questa struttura, se realizza che viene generata dagli atri una frequenza troppo elevata, blocca parte di questi impulsi e trasferisce, normalmente; ai ventricoli una frequenza in grado di permettere ai ventricoli stessi una funzione di pompa adeguata e una portata cardiaca (quindi  sangue alla periferia) in grado di garantire la  vita dei vari organi dell’individuo.

Dal punto di vista clinico esistono tre forme di FA:

Fibrillazione atriale parossistica: la fibrillazione atriale si verifica con una crisi improvvisa, dura non più di sette giorni e si arresta spontaneamente.

Fibrillazione atriale persistente: la fibrillazione atriale dura più di sette giorni e non si ferma spontaneamente. Il trattamento farmacologica può trasformarla in un ritmo normale (Sinusale)

Fibrillazione atriale permanente: la fibrillazione atriale rimane permanente nel tempo e non è possibile ripristinare il ritmo normale.

Da che cosa è causata la FA? Nella stragrande maggioranza dei casi è la complicanza dell’ipertensione arteriosa in età avanzata.  

Altre malattie cardiache croniche e invalidanti quali: l’insufficienza cardiaca, la cardiopatia coronarica e le malattie delle valvole cardiache possono causale la FA

La FA è inoltre associata a condizioni quali l’obesità, il diabete e l’ ipertiroidismo oppure dovuta al  consumo elevato di alcol e/o alcune sostanze stupefacenti come la cocaina. Spesso, tuttavia, la fibrillazione atriale si verifica anche senza apparente motivo  in un cuore sano.

Normalmente la FA e percepita dal paziente come una tachicardia che appare all’improvviso e che può durare ore o addirittura giorni . Altri sintomi possono essere costrizione o senso di oppressione toracica, affaticamento o mancanza di respiro.

Poiché il nostro corpo si abitua alla FA, tali sintomi possono scomparire se le crisi aritmiche si trasformano in una fibrillazione atriale permanente

Da ricordare che la FA di frequente  non causa alcun sintomo e  viene scoperta casualmente durante un controllo medico.

La diagnosi di FA è solo strumentale e viene confermata con l’elettro-cardio-gramma (ECG)  a riposo e, in caso di dubbio, con un ECG Holter che registra l’ECG almeno per 24 ore.

E’ fondamentale ricordare che la  fibrillazione atriale non costituisce un pericolo imminente. Tuttavia bisogna sapere che le contrazioni veloci e  irregolari degli atri portano a un aumento della formazione di coaguli negli atri stessi che  possono raggiunge il sistema circolatorio e ostruire un’arteria di un qualsiasi organo irrorato da quella arteria (cervello, rene, intestino). Il risultato finale di tale evento à la formazione di una trombosi arteriosa che blocca l’approvvigionamento di sangue all’organo. Se l’arteria fornisce il cervello si ha l’ictus cerebrale (evenienza più frequente), se il flusso ematico si blocca in altri organi  si hanno altre  patologie quali l’infarto renale o intestinale.

La formazioni dei trombi si evita con il  trattamento preventivo con farmaci detti anticoagulanti che hanno la capacità di diluire il  sangue impedendo che esso coaguli.

È tuttavia intuitivo che il rallentamento e l’annullamento della coagulazione del sangue possono avere effetti negativi (nel caso di incidente: una emorragia esterna o interna. Nel caso di trauma cranico una emorragia celebrale). Tuttavia, gli studi clinici hanno dimostrato che il rapporto tra vite salvate da tali farmaci e la comparsa di danni causati dagli anticoagulanti è fortemente sbilanciato verso le vite salvate.

Se la FA si protrae per mesi ed ad una frequenza  ventricolare molto elevata essa può  causare danni gravi ed irreversibili al miocardio sviluppando in quadro di  insufficienza cardiaca con segni di scompenso di circolo.

Da quanto detto sopra si deduce che la strategia terapica dell’FA si basa su:

  • Terapia Anticoagulanti (scoagulazione del sangue): per prevenire la formazione di coaguli nel cuore.
  • Controllo del ritmo ventricolare : mantenendo cioè la frequenza ventricolare entro livelli fisiologici (60-80 battiti al minuto). Questo è possibile eseguendo la  cardioversione a ritmo sinusale (il normale ritmo del cuore) mediante farmaci antiaritmici somministrati sia per via orale  sia intra-vena, cardioversione elettrica ed, in in rari casi, ablazione via catetere . Se fallisce la cardioversione a ritmo sinusale, e quindi permane la FA, è possibile con specifici farmaci mantenere una adeguata frequenza ventricolare evitando lo sviluppo di patologie croniche ingravescenti quali lo scompenso cardiaco cronico. Se la terapia per ridurre la frequenza cardiaca  non è sufficiente a mantenere adeguata risposta ventricolare, vi è la possibilità di effettuare un’ablazione via catetere con devitalizzazione del nodo atrio-ventricolare Tale  procedura è necessariamente associata all’impianto di un pacemaker a permanenza.

E’ possibile prevenire la FA? Sebbene il Il fattore di rischio più importante per le aritmie cardiache è l’età (che non può essere modificata!!!), come molte patologie cardiache smettere di fumare, bere alcolici con moderazione ed eseguire  attività fisica regolare  aiuta a prevenire il sovrappeso e l’ipertensione cause dirette di FA.

Gli esperti sottolineano che per  combattere efficacemente i disturbi del ritmo cardiaco è importante una tempestiva diagnosi che ognuno può fare anche da solo, misurando il proprio battito cardiaco al polso.

Un’aritmia è un’anomalia nella frequenza o nel ritmo del battito cardiaco, per cui il cuore può battere troppo veloce (tachicardia con battito superiore ai 100 battiti al minuto); troppo lento (bradicardia con battito inferiore ai 60 battiti al minuto) o con un ritmo irregolare.

E’ importante sottolineare che quando ci si accorge che  il battito è irregolare è il caso di rivolgersi al proprio medico e, per i dovuti approfondimenti, al cardiologo aritmologo.

Gli esperti aritmologi possono fare molto nel trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco, che frequentemente complicano l’iter di patologie cardiovascolari quali l’ipertensione arteriosa, l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, ma che a volte interessano anche i cuori apparentemente sani.

Il trattamento delle aritmie cardiache è oggi possibile con ottime probabilità di successo utilizzando terapie ampiamente consolidate, sia farmacologiche sia tramite dispositivi come l’impianto di pacemaker o di defibrillatore o l’ablazione con catetere.