Rimbalzo positivo della Brand Equity delle banche italiane

Pubblicato il 17 Aprile 2009 in , da Vitalba Paesano

L’immagine e la reputazione delle banche italiane, nonostante la crisi, registrano un rimbalzo positivo nei mesi di Novembre e Dicembre 2008, cioè nel periodo di massima drammatizzazione finanziaria da credit crunch.

 

Se si considera il trend della brand equity delle banche italiane, il valore è ai massimi storici nei due mesi di crisi, ben diversamente da quanto successe durante gli episodi “Parmalat / Cirio” e la turbolenza (2005) riguardante la gestione della Banca d’Italia.

Questo e molto altro si coglie dagli Osservatori continuativi GfK Eurisko sul mercato retail rilasciati in questi giorni alle Aziende aderenti (Multifinanziaria e MultifinTrack). Come mai, come si spiega un tale consenso in un periodo in cui non si è fatto altro che “sbattere il mostro in prima pagina” in uno storytelling da brivido sui rischi fatali che gli istituti bancari e i loro “allegri” dirigenti ci hanno fatto correre? Sostanzialmente, come si vede dalla tabella 2, perché le “nostre banche” risultano “più sicure” di quelle degli altri Paesi, dagli Stati Uniti ai big five della Comunità Europea. In un frangente in cui si poteva ipotizzare la caduta di immagine degli istituti bancari, si verifica il contrario. Alle “nostre” banche viene riconosciuto un valore più elevato rispetto al passato. Valore di notorietà e di reputazione. Le “nostre banche” sono un asset che si distingue positivamente nel panorama internazionale. D’altra parte le famiglie italiane continuano ad investire negli strumenti finanziari e, per una buona metà, non hanno intenzione di modificare il proprio portafoglio. Tant’è che la percentuale di chi investe in prodotti e servizi finanziari (comprese le polizze vita) è rimasta quasi intatta: un 44% ad inizio 2009 in una media inalterata rispetto al 2007. Si assiste, piuttosto, a una maggiore richiesta di informazioni sull’andamento dei propri investimenti, ed è molto apprezzata dai clienti una relazione più stretta e personalizzata con gli intermediari (indagine realizzata da GfK Eurisko per Assoreti). Segnali positivi dunque, che sarà opportuno vengano colti e messi a tema dalla comunicazione e relazione delle banche e degli altri attori finanziari. Con l’invito al coraggio comunicativo: si torni a comunicare, il silenzio degli attori cui si dà credito è durato troppi mesi.

(Fonte: “Cinqueminuti”, GfK Eurisko aprile 2009)