Storia del cinema: Charles Spencer Chaplin – la scheda

Pubblicato il 11 Novembre 2014 in

Charles Spencer Chaplin

(Londra, 1889 – Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 1977)

Figlio di un attore alcolizzato e di una giovanissima cantante di cabaret, Charles e il fratello maggiore Sydney crescono con la madre in un poverissimo sobborgo di Londra dopo che i genitori si separano un anno dopo la nascita di Charles (il padre morirà a 37 anni). Compie studi irregolari mentre viene avviato prestissimo al palcoscenico in vaudeville e commedie popolari. Attorno ai 18 anni (1907) entra nella compagnia di Fred Karno, impresario di varietà, con cui si esibisce in tournée all’estero. Negli Usa, nel 1913, viene notato da Mack Sennett, regista e produttore della Keystone, che lo scrittura. È l’inizio della carriera cinematografica e della creazione del personaggio del vagabondo. Negli anni successivi, con la Keystone e altre compagnie tra cui Essanay, Mutual, First National, Vitagraph, crescono la popolarità e i compensi con film come L’emigrante (1917), Vita da cani (1918), Charlot soldato (1918), Il pellegrino (1923). Nel 1919, per rendersi completamente indipendente sul piano creativo, fonda con David Wark Griffith, Douglas Fairbanks e Mary Pickford, la United Artists, casa di produzione indipendente per la quale realizza alcuni capolavori come Il monello (1921), che ottiene grande successo, Una donna di Parigi (1923), che invece crolla al botteghino, La febbre dell’oro (1925), uno dei vertici della sua arte, e Il circo (1928), una delle sue opere più compiute e complesse dell’epoca del muto. In questi stessi anni la sua vita privata alimenta il gossip con i matrimoni e i conseguenti divorzi da Mildred Harris (sposata nel 1918, divorzio nel 1920), Lita Grey (moglie dal 1924 al 1928), Paulette Godard (moglie dal 1932 al 1940) e per altre svariate relazioni che rischiano di travolgerlo con scandali a sfondo sessuale.

Nel 1931 realizza Luci della città, fiaba dickensiana coronata da un grande successo di pubblico. L’avvento del sonoro mette però in crisi il suo personaggio, costruito su una comicità gestuale e Chaplin si accomiata da esso con Tempi moderni (1936), feroce satira dell’alienazione industriale, dove non c’è “parlato”, ma memorabili gag vocali e musicali. Nel Grande dittatore (1940) il protagonista non è più il vagabondo anche se il barbiere ebreo che prende il suo posto ne eredita alcune caratteristiche. Il personaggio è inoltre sdoppiato in quello del despota di Tomània, chiaramente ricalcato su Adolph Hitler. Anche questo film è un’opera straordinaria, girata in un momento in cui solo Chaplin, sia pure al riparo nella lontana America, poteva farsi beffe dell’uomo che aveva soggiogato l’intera Europa.

Nel 1943 sposa in quarte nozze Oona O’Neal, 18 anni, figlia del drammaturgo Eugene, suo coetaneo. Nel 1947 gira Monsieur Verdoux, da un’idea di Orson Welles, che non viene né capito né apprezzato al botteghino. Il secondo dopoguerra vede a Hollywood la cosiddetta “caccia alle streghe” che coinvolge anche Chaplin per una sua presunta simpatia filocomunista. Si tratta in realtà di un fraintendimento del auo interesse per le classi subalterne, la sua esaltazione dei perdenti, l’approccio anarcoide nei confronti del potere. Benché vivesse negli Stati Uniti da 40 anni, Chaplin aveva sempre mantenuto la cittadinanza inglese. Mentre si trova a Londra per promuovere Luci della ribalta (1951) gli viene revocato il permesso di soggiorno negli Usa per cui non può più rientrare nel paese d’adozione. Resta in Europa, ma in Svizzera, in un paesino sul lago di Ginevra. Nel 1957 con Un re a New York (prodotto in Inghilterra) si prende la rivincita sul maccartismo. Il film però non ha il successo sperato per cui devono passare altri nove anni prima di vedere Chaplin di nuovo dietro una macchina da presa. È il suo ultimo film, La contessa di Hong Kong (1966), con Sofia Loren e Marlon Brando, un divertissement non all’altezza delle sue opere precedenti.

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