8 – Nella Cannabis, un insieme di sostanze che agiscono sul cervello umano, di Oscar Corli

Pubblicato il 23 Febbraio 2024 in Wellness Salute
Cannabis

E’ in pericolo soprattutto il mondo degli adolescenti, il cui cervello è in via di maturazione. L’uso di Cannabis può influenzare lo sviluppo cerebrale e avere impatti duraturi su memoria, apprendimento e funzioni cognitive

La canapa (Cannabis) è una pianta coltivata dagli uomini da migliaia di anni; dai fusti della Cannabis sativa si ottiene una fibra tessile da cui si ricavano tessuti, corde e carta. Intorno all’anno 1.000 a. C., si scoprì che la sua combustione determinava effetti psichici, producendo euforia

Intorno al 1000 a.C. in India, infatti, si verificò un evento inaspettato che aprì nuovi orizzonti all’uso della canapa. Nelle cerimonie religiose e nelle pratiche meditative degli hindu, questa pianta veniva tagliata e bruciata in bacili, per illuminare e dare un’atmosfera appropriata a questi eventi sacri. Presto si capì che la combustione della canapa determinava effetti psichici nei presenti, producendo spesso euforia e una particolare espansione della percezione del mondo circostante

Cannabis e cannabinoidi

La cannabis è in effetti una pianta che contiene sostanze chimiche chiamate cannabinoidi, tra cui il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).

Il THC dà soprattutto effetti stimolanti e euforizzanti, mentre il cannabidiolo produce prevalentemente effetti sedativi, anticonvulsivanti e antipsicotici. Quindi la canapa non è solo un materiale tessile, ma anche un insieme di sostanze, che sono attive nel nostro cervello.

Questo fatto portò a sviluppare nel corso dei secoli l’idea che la cannabis fosse utile anche per curare alcune malattie.

Gli usi della Cannabis: clinico/terapeutico e diversivo/ricreativo

In un trattato medico cinese del 500 a.C. si parlava delle notevoli virtù della cannabis nel ridurre il dolore, per cui veniva utilizzata per compiere operazioni chirurgiche. Insomma era nata una seconda applicazione dell’impiego della canapa, ovvero l’uso terapeutico.  Ai giorni nostri l’uso medico della cannabis è diventato oggetto di studi e ricerche che ne hanno meglio definito le proprietà e le applicazioni tra cui, in particolare, il trattamento del dolore cronico e delle forme di spasticità. L’uso medico della cannabis è consentito solo dietro prescrizione medica.

CannabisAl tempo stesso, però, si è osservato un crescente ricorso alla cannabis per ragioni ricreative e di piacere, ricollegabile in qualche modo alla scoperta fatta dagli indiani molti secoli fa. Insomma, abbiamo a che fare con una pianta dalle molteplici proprietà, spesso contrastanti tra loro. Si pensi alla insolita contrapposizione tra usi clinici e diversivi/ricreativi della cannabis. Le sostanze in gioco sono le stesse, ma la differenza è dovuta alla loro combinazione e alle dosi. Gli obiettivi del loro consumo, poi, sono molto diversi. L’assunzione a scopo terapeutico ha obiettivi di controllo di una malattia o di un sintomo e tende a portare vantaggi al corpo e alla mente.

L’uso per scopi ricreativi e di piacere, similmente a quanto avviene con il fumo e con l’alcol, non può essere definito come vantaggioso in termini di salute, anche perché determina con il tempo la comparsa di conseguenze negative.

Cannabis terapeutica e cannabis come “droga leggera”

In questa potenziale confusione sugli usi e le finalità, sono stati coniati i termini di cannabis terapeutica e di cannabis definibile come “droga leggera. Da qui in avanti ci occuperemo di questo secondo aspetto.

La prima cosa che colpisce è la definizione di droga leggera che lascia a mio avviso perplessi, come se si volesse ammorbidire l’idea di assumere una droga.

Droga leggera è un’espressione usata per definire sostanze psicotrope, ovvero che agiscono a livello del cervello producendo molti effetti di vario tipo, che non determinano, a differenza con le droghe pesanti, l’insorgere della dipendenza (condizione psichica e fisica, che induce un bisogno compulsivo di procurarsi e assumere la sostanza). Indipendentemente dalla condizione di dipendenza, comunque, la cannabis induce in chi la assume effetti di vario tipo, sia positivi sia negativi, che ora valuteremo.

Tra gli effetti positivi vanno considerati un certo senso di felicità o euforia, un migliorato apprezzamento delle attività ricreative e talora una riduzione di stati d’ansia. Questi diversi aspetti dipendono dai cannabinoidi assunti e dalla loro quantità.

Tra gli effetti negativi i più frequenti e importanti riguardano le alterazioni di tipo neurologico e psichico. Si manifestano in vario modo: dalla minor capacità di concentrarsi, alla inadeguatezza nello svolgere positivamente le proprie attività. Ancora più grave è la possibile insorgenza di crisi acute caratterizzate da pensiero paranoico (diffidenza e tendenza a non fidarsi dell’altro, percepito come mal intenzionato nei nostri confronti).

L’uso continuo di cannabis, poi, può far emergere malattie mentali latenti, precedentemente non manifeste. Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato una correlazione tra uso continuo di cannabis e sviluppo di psicosi (per psicosi s’intende un disturbo mentale grave caratterizzato da un distacco dalla realtà che circonda l’individuo), tra cui la comparsa di schizofrenia. Uno studio del 2015, pubblicato sulla autorevole rivista “The Lancet”, ha dimostrato un aumento della probabilità di sviluppare psicosi tre volte superiore rispetto alla popolazione generale.

CannabisUn altro aspetto molto serio relativo all’uso abituale di cannabis, riguarda il mondo degli adolescenti, che vivono una fase critica evolutiva, durante la quale il cervello è ancora in via di maturazione. L’uso di cannabis in questo periodo può influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale e avere impatti duraturi sulla memoria, l’apprendimento e le funzioni cognitive. Alcuni studi hanno evidenziato che l’uso continuo e in quantità elevata di marijuana nell’adolescenza può essere associato a una riduzione del quoziente intellettivo (QI) e a un maggior rischio di sviluppare disturbi psichiatrici. In particolare, un aspetto allarmante consiste nella correlazione tra uso continuativo di cannabis e sviluppo di depressione, di stato cronico di demotivazione, di mancanza di piacere nel fare le cose, fino all’aumento di ideazione suicidaria.

Cannabis, “nemica” della guida sicura

Un ultimo aspetto da considerare riguarda l’uso di cannabis e la guida: nel 4-12% degli incidenti mortali è stata riscontrata la presenza di cannabinoidi nel sangue dei guidatori. Questo dato, da solo, spiega perché la patente di guida può non essere rinnovata alle persone che sono stati riscontrati positivi in precedenti controlli.

Concluderei rivolgendomi alle gentili signore e signori che leggeranno questo articolo scusandomi se ho dovuto utilizzare termini e argomenti tecnici e clinici che ho cercato, dove possibile, di spiegare. A tutti i nonni che ne parleranno con i nipoti, suggerisco di soffermarsi sulla parte inerente le conseguenze preoccupanti della cannabis sugli adolescenti. Dobbiamo, tutti insieme, contribuire a evitare gli elementi di rischio descritti e, più in generale, l’abbandono scolastico e l’impatto negativo sulle loro relazioni familiari e sociali


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Oscar Corli è medico, ha lavorato per oltre 30 anni in ospedale, prima come anestesista-rianimatore e poi come terapista del dolore e delle cure palliative. ha fatto parte del gruppo che 40 anni fa fondò la Società Italiana di Cure Palliative, di cui è anche stato presidente. Da oltre 10 anni lavora all’Istituto Mario Negri come responsabile della ricerca clinica nel dolore e nelle cure palliative e alla Università degli studi di Milano come insegnante della stessa materia.

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