Volontariato senior: il valore dell’esperienza dedicata agli altri

Pubblicato il 30 Gennaio 2019 in Ideas
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I volontari senior sono una grande risorsa per le associazioni per almeno tre motivi: oltre a rappresentare un grande bacino demografico di disponibilità, rappresentano oggi una percentuale importante nell’intero settore. Secondo Istat, infatti, gli over 55 sono il 36% di chi fa volontariato, numero destinato a crescere nei prossimi anni, se si considera che tra dieci anni gli over 50 saranno quasi il 45% della popolazione e nel 2050 gli over 65 saranno oltre il 33%. Inoltre i volontari senior mostrano un bassissimo tasso di abbandono e offrono (gratuitamente) un patrimonio di conoscenze, relazioni ed esperienze spesso molto utili per sviluppare o rafforzare l’attività di un’associazione. Bisognerebbe sempre saper valorizzare le conoscenze, le attitudini e le esperienze dei volontari, ma ciò è ancora più importante quando si parla di volontari senior. Gli enti, infatti, possono trovare proprio nelle competenze professionali dei volontari senior preziose risorse a cui attingere per risolvere criticità e sviluppare le attività. Trasformare il dialogo intergenerazionale in una opportunità per tutta l’organizzazione è fondamentale. Perché è un principio dettato dal normale buon senso di affidarsi a persone che hanno già visto e praticato la vita.

Carla Facchini, professore Ordinario di Sociologia della Famiglia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ha analizzato alcuni dati relativi al volontariato emersi dalle Indagini Multiscopo Istat. “La disponibilità al volontariato aumenta nei soggetti che hanno modelli identitari più aperti a una dimensione sociale e meno centrati sulla stretta appartenenza familiare/parentale, quando, cioè, essi si pongono in una logica di ‘comunità’ e di cittadinanza sociale. Certo, il volontariato, proprio in quanto attività collettiva, incrementa la propria rete sociale e la possibilità di instaurare relazioni significative – con gli altri volontari, e anche con i soggetti con cui si opera, ma è anche vero che, tendenzialmente, si è disponibili a supportare gli ‘altri’ solo se si è socialmente inseriti e ci si sente supportati”. Secondo la professoressa quindi “le associazioni di volontariato dovrebbero porsi l’obiettivo di sostenere e incoraggiare la partecipazione alle loro attività anche evidenziando il loro essere ambito non solo di solidarietà e di impegno, ma anche di nuovi rapporti e di nuove forme di socialità”.

Entrando più nello specifico dell’analisi dell’impegno sociale dei Senior, la professoressa Facchini sottolinea come le donne siano numericamente meno presenti degli uomini, anche se dedicano quasi il doppio del loro tempo all’attività scelta. Un dato importante da analizzare è il settore scelto dai senior per dedicarsi al bene collettivo: “Secondo dei recenti studi, le donne sono più presenti nel campo civico, sociale, dei diritti e dell’integrazione e non, invece, in quello della cura, come si potrebbe facilmente ipotizzare. I Senior scelgono spesso un settore in continuità con l’impegno lavorativo precedente, per mettere a profitto le competenze acquisite in tanti anni di attività. Nella popolazione più anziana c’è un forte interesse per tutte quelle attività volte alla promozione dei diritti, del bene comune e della salvaguardia del territorio, inteso come culturale e ambientale”. Ma per quale ragione le donne senior sono numericamente meno presenti nelle associazioni o enti che di occupano di volontariato sanitario? “Se la cura è tradizionalmente associata al lavoro femminile – prosegue la professoressa Facchini -, quando in età più avanzata si dedicano al sociale, le donne non se ne occupano più. È come se nel volontariato cercassero ambiti diversi da quelli che le vedono quotidianamente impegnate nell’ambito familiare. Puntano a trovare degli ambiti alternativi, diversi nei quali esprimere la loro personalità e trovare degli elementi identitari più qualificanti. Leggendo così i dati che emergono, non stupisce che le donne over60 non si dedichino ad attività no profit di carattere sanitario: la cura è già presente nella loro vita, sia quotidiana sia professionale perché sempre più le donne sono inserite lavorativamente in settori socio-assistenziali. Sono, quindi, alla ricerca di ambiti complementari alle loro attività quotidiane”. Ad oggi le donne senior hanno avuto storie professionali e personali molto diverse da quelle delle loro madri: “In passato le donne erano meno politicizzate degli uomini, le over65 invece si portano dietro una storia di impegno e valore politico molto forte. Questo le fa essere maggiormente coinvolte in attività sociali. Cinquant’anni fa erano  giovani femministe, ora riversano un’attenzione particolare a tutta una serie di tematiche di diritti.  In generale gli attuali settantenni sono molto diversi dai settantenni degli anni ’90, e questa disparità si evidenzia molto anche negli ambiti di volontariato nei quali sono impegnati”.

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Una buona notizia: per allungare la vita basta fare volontariato. Donare agli altri un po’ del proprio tempo riduce infatti del 20% il rischio di mortalità. Chi fa della solidarietà e del dono una regola di vita cade più raramente in depressione, è felice e apparentemente si mantiene anche più in forma. Addirittura nei volontari ultra 50enni il rischio di ipertensione si riduce del 40%. Questi sono i dati della ricerca della Carnegie Mellon University di Pittsburgh pubblicata sulla rivista americana ‘Psychology and Aging’. Che il volontariato faccia invecchiare bene emerge chiaramente anche dalla ricerca “Volontariato e invecchiamento attivo” realizzata dalla Fondazione Emanuela Zancan. Il 72,3% degli intervistati è infatti convinto che invecchiare in modo attivo favorisca il benessere psicofisico, la capacità di confrontarsi con altri punti di vista (52,1%) e di impegnarsi a favore del prossimo (46,5%). Ma chi sono questi anziani? Hanno tra i 65 e i 75 anni, sono pensionati e vivono in famiglia. Il loro livello d’istruzione è medio-alto e circa il 90% si ritiene soddisfatto del proprio stato di salute. Un dato positivo è che, in media, fanno volontariato da ben 16 anni. Il 30% dedica alle attività volontarie dalle 5 alle 10 ore settimanali; cifra che sale fino a 20 ore a settimana per il 28,6%.

Un’altra ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica “British Medical Journal” e partita dall’analisi dei dati della British Household Panel Survey, una banca dati sulle abitudini di migliaia di inglesi tenuti sotto osservazione dal 1991 al 2008, ha sottoposto gli intervistati a quesito che riguardano la salute mentale e il benessere emotivo. I ricercatori dell’Università di Southampton hanno scoperto che chi fa regolarmente volontariato ha in media il 6% in più di benessere, ma se chi aiuta gli altri ha almeno 50 anni i livelli di benessere sono decisamente più alti. Le cifre evidenziano che i ragazzi tra i 21 e i 25 anni hanno una buona salute emotiva sia che facciano volontariato sia che non lo facciano. Diventando più adulti, la salute emotiva comincia a calare. Ma dai 50 anni la salute mentale e il benessere migliorano significativamente se si fa volontariato, con un picco massimo tra i 76 e gli 80 anni, quando l’aumento è del 12 per cento. I ricercatori inglesi suggeriscono che fare volontariato quando si è giovani possa essere visto semplicemente come una delle cose che dobbiamo fare, ma diventa ricco di significato quando si entra nella mezza età.

“Il volontariato può dare grandi opportunità di benessere negli adulti, perché nonostante gli impegni lavorativi o familiari, si è in contatto con altre persone e questo ha un effetto protettivo sulla salute” spiega la dottoressa Faiza Tabassum, principale autrice dello studio. Con l’aumento dell’età media della popolazione è fondamentale sviluppare un’efficacia promozione della salute anche per la terza e quarta età, in modo che si possa vivere più a lungo e più in salute. Ecco perché i benefici sono maggiori quando si è pensionati: si evita l’isolamento e ci si sente ancora utili per la propria comunità. Fare volontaria può dare uno scopo, utile particolarmente a quelle persone che non lavorano più, perché aiuta a mantenere le proprie reti sociali, che sono particolarmente importanti per le persone anziane, che passano molto tempo da sole.

La definizione di volontariato raggruppa, sotto lo stesso titolo, attività molto diverse e con finalità ampie. Volontariato è partecipazione, tesa a contribuire alle decisioni di istituzioni locali o statali, pubbliche o private. Partecipazione all’attività politica e sindacale ma anche partecipazione ad enti, gruppi, associazioni attivi nei settori più diversi: sanitario, sociale, educativo, culturale. Nella colonna di destra vi diamo qualche idea e spunto se volete dedicare il vostro tempo agli altri.

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