La ripresa c’è, il Pil risale, disoccupati ai minimi

Pubblicato il 2 Settembre 2015 in da Vitalba Paesano

Il Sole 24 ore: “Istat: disoccupati in calo e Pil rivisto al rialzo. Il tasso scende al 12 per cento ma crescono gli scoraggiati. Crescita acquisita allo 0,6 per cento. Squinzi: serve una ripresa vera, lo 0,3 non può bastare. Vertice Renzi-Padoan, la Ue frena su flessibilità e tassa casa”.
“Quadro migliore ma la svolta è lontana” è il titolo dell’editoriale firmato da Fabrizio Galimberti.
In alto: “Budapest, stop ai treni dei profughi. ‘Il caos è colpa della Merkel’”. In evidenza anche una nuova condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo: “Strasburgo condanna l’Italia per l’espulsione di tre tunisini”.
Di spalla: “Giubileo, il Papa chiede l’amnistia e annuncia: ‘A tutti i preti facoltà di assolvere dai peccati di aborto’”.
A centro pagina: “Borse, è ancora effetto Cina”. “Listini in ribasso dopo i dati sull’indice manifatturiero di Pechino ai minimi da tre anni”. “Piazza Affari perde il 2,24 per cento, in Europa bruciati 216 miliardi”.

Il Corriere della sera: “L’Italia cresce di più. Calano i disoccupati. Renzi: ripartiamo”. “Ottimisti (con cautela)” è il titolo del commento di Dario di Vico.
A centro pagina: “Il Giubileo di Bergoglio: assoluzione per l’aborto. Papa Francesco invoca anche una grande amnistia”. “Governo colto di sorpresa: esclusi atti di clemenza”.
In evidenza anche – con foto: “Quei treni fermi a Budapest capitale assediata dai migranti”.
A fondo pagina: “Il declino dell’enciclopedia globale. Wikipedia ha perso 300 milioni di utenti dall’inizio dell’anno. ‘Colpa degli smartphone’”.

La Repubblica: “La ripresa c’è, il Pil risale, disoccupati ai minimi”. Il titolo più grande: “Il grande assedio dei migranti. A Budapest gas sui profughi”.
A centro pagina il Papa: “’Perdonate chi abortisce’. L’amnistia di Francesco. Il Papa assolve pure i medici”.

La Stampa: “Pil e disoccupati, segni incoraggianti. Casa, scontro con l’Ue”. “I numeri e le troppe verità” è il titolo dell’editoriale firmato da Francesco Manacarda.
In evidenza, con foto: “Profughi, caos a Budapest. ‘Tutta colpa della Merkel’”.
Sui temi della immigrazione e dell’Europa anche un intervento di Bill Emmott: “Perché Londra ha paura degli stranieri”.
In evidenza anche un richiamo ad un articolo sul “boom dei Cinquestelle” nei sondaggi.
Sul Papa: “’Tutti i preti potranno assolvere chi ha abortito’ durante il Giubileo”.

Il Giornale: “.Il governo esulta per il Pil ma toglie la quattordicesima ai pensionati più poveri”. Il quotidiano riferisce di una decisione presa dall’Inps sugli assegni di pensionati “non certo milionari”. Il titolo più grande: “Immigrati, vietato protestare. Bavaglio di Stato. Lettera minatoria di Palazzo Chigi alla Meloni: le ordina di usare altri toni e cambiare opinioni. Intanto l’Europa ci multa per aver rimpatriato tre tunisini”. Una lettera di Giorgia Meloni è in prima pagina: “Questa è censura. Da me né razzismo né parole violente”. Meloni racconta di aver ricevuto una lettera dall’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio.

I dati Istat

Sul Corriere Dario di Vico scrive di annotare “con prudenza” i dati sul miglioramento del Pil “se non altro perché nei mesi scorsi abbiamo vissuto sull’ottovolante delle statistiche con rilevazioni di segno opposto che si sono succedute in un arco di tempo tutto sommato ristretto”. Ovviamente “un decimale da solo non fa ripresa così come l’incremento – in un anno – di 180 mila posti di lavoro non ci autorizza a sventolare le bandiere. I politici, di un campo o dell’altro, lo facciano pure ma il giudizio dell’opinione pubblica avvertita deve restare necessariamente cauto. Le insidie, infatti, non mancano. Un esempio su tutti: il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 34 anni – decisivo per capire l’assorbimento o meno di giovani qualificati – è cresciuto (in controtendenza) di un punto rispetto al 2014”. Di Vico sottolinea che anche i dati di ieri confermano che cresce il divario tra Nord e Sud, sia sulla disoccupazione che sulla crescita economica. E poi “la polarizzazione non è solo territoriale, riguarda anche il sistema delle imprese. Il Pil si è giovato della novità rappresentata dalle vendite di auto e ad agosto la polemica che ha occupato lo spazio maggiore sui giornali non ha riguardato il disperato salvataggio di un’ennesima impresa in crisi bensì come si dovesse rispondere a un picco di domanda di frigoriferi Electrolux, lavorando anche a Ferragosto oppure no. A fronte però di una quota significativa di aziende che è pronta a scattare il grosso dei Piccoli non sta riaprendo i battenti con maggiore serenità che in passato”. Fa bene Renzi a fare “appello agli italiani perché si sentano protagonisti della ripartenza del Paese. Occorre però accompagnare l’invito alla responsabilizzazione con almeno due materie di scambio. La prima riguarda la preparazione di una legge di Stabilità che deve privilegiare le coerenze e non diventare l’ennesimo vestito di Arlecchino. La seconda più squisitamente politica riguarda la continuità dell’azione di governo”.
Sul Sole si dà conto delle parole del presidente di Confindustria Squinzi, secondo cui “bisogna andare avanti, e ‘rapidamente’ sulle riforme: ‘Non abbiamo fatto le pulizie interne, solo così possiamo far ripartire il paese in modo forte, come merita’. Squinzi dice di essere “cosciente” del divario Nord Sud che permane “al punto tale che il prossimo Consiglio generale, a fine settembre, si terrà a Taranto per dibattere di Ilva e del rilancio del Mezzogiorno”.

Su La Repubblica commenta i dati Istat Massimo Riva, che scrive “eppur si muove” a proposito dello 0,6 per cento di crescita e scrive che”spetta senz’altro al governo creare le condizioni di cornice perché queste prime avvisaglie di ripresa si rafforzino” ma “forse è giunto il momento di ricordare ai don Abbondio dallo scarso coraggio imprenditoriale le parole di Kennedy: prima di chiedere al Paese che cosa deve fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.
Sul Sole Fabrizio Galimberti ricorda le polemiche sui dati di fonti diverse di queste settimane: “Dall’inizio dell’anno a giugno i dati precedenti davano un calo di occupati pari a 32mila, mentre le nuove stime danno un aumento di 75mila, cui si aggiungono, a luglio, altri 44mila. I dati Istat vanno a colmare il divario con i dati amministrativi di cui ci si lamentava nei mesi scorsi. Ma l’Istat farebbe bene a spiegare quali sono le ragioni di questo cambiamento di segno, in che modo incide la revisione dei criteri”. Quanto ai dati sul Pil, scrive che “data la ‘felix culpa’ (si fa per dire) di essere petrolio-dipendenti e super-indebitati, il dimezzamento del prezzo dell’oro nero e i mini-tassi avrebbero dovuto aiutarci più degli altri”.

Poletti

Il Corriere intervista il ministro del lavoro Poletti che si dice soddisfatto dei dati Istat ma aggiunge che “bisogna reintrodurre un certo grado di flessibilità sulle pensioni. Perché tenere le persone dentro le aziende è uno dei fattori che impedisce ai giovani di trovare un lavoro. E una delle cause per cui le aziende stesse faticano a tenere il passo con un mondo sempre più veloce”. Il governo però vuole una flessibilità a costo zero, come ha detto qualche tempo fa il viceministro Morando. “Secondo me non deve essere per forza a costo zero, le penalizzazioni non possono essere insostenibili. Bisognerà fare un ragionamento complessivo nel governo, tenendo a mente che quello non è solo un intervento sulle pensioni. E che, come obiettivo laterale ma non meno importante, ha quello di aiutare l’occupazione giovanile”. Sui dati Istat la ripresa “certo non ha il ritmo che tutti vorremmo ma segnano anche la fine del periodo più difficile dal Dopoguerra in poi. E certificano l’aumento dell’occupazione stabile, che noi avevamo già anticipato negli ultimi mesi con i nostri dati sulle comunicazioni obbligatorie”. I critici del governo dicono che è merito di fattori esterni (prezzo del petrolio, Qe): “Non è solo merito del calo del prezzo del petrolio e di Mario Draghi. I fattori esterni aiutano ma da soli non bastano. Le riforme le abbiamo fatte”.

Ungheria, migranti

Sul Corriere Francesco Battistini scrive di una “Europa sull’orlo (o sul confine) di una crisi di nervi”, perché “dopo aver inondato per dodici giorni i Balcani, scavalcati muri e muretti d’Ungheria e Macedonia, ecco lo tsunami. L’impatto che travolge gli approdi finora più indisturbati d’Europa: la stazione centrale di Keleti a Budapest, oltre seimila migranti; la Westbanhof di Vienna, 3.650 arrivi da lunedì; l’U-Bahn di Monaco, 3.500 accolti nel centro rifugiati allestito di corsa…”. E ancora: “i muri se li stanno facendo in tanti, dall’Estonia alla Bulgaria. L’Ungheria va oltre: convoca per venerdì un vertice con chi la pensa allo stesso modo (polacchi, cechi, slovacchi, baltici) e annuncia che i migranti per povertà, non per guerra, saranno rispediti subito a casa loro. La Commissione Ue per una volta non dà solo torto: tirar su muri è inaccettabile, puntualizza, bloccare i treni o inasprire i controlli no. ‘Ci felicitiamo con Budapest – dice un comunicato – degli sforzi per mantenere l’ordine e controllare la frontiera esterna’: köszönöm, grazie governo Orbán”.
Il Giornale offre un reportage da Bodrum, in Siria, pure con profughi siriani accampati “a pochi metri dagli yatch”. Il gruppo ha “asciato la Siria da più di un anno, vendendo la casa e lasciando le famiglie in campagna, dove è tutto più tranquillo. Dopo qualche difficoltà – Abdulsalam mi mostra una brutta ferita ad una gamba, frutto delle percosse dei soldati – sono riusciti ad entrare in Turchia. Di lì hanno provato a proseguire per l’Europa, ma sono stati respinti alla frontiera bulgara. Da tre giorni sono a Bodrum, pronti a salire su un gommone che li porti in Grecia. L’isola di Kos dista poche miglia di mare, ma il viaggio è pericoloso: i canotti sono stracarichi, dall’inizio dell’anno sono già morte cinquecento persone”.
Su La Stampa, un articolo da Bruxelles informa che “mancano all’appello 63 mila” migranti ufficialmente entrati in Italia ma dei quali non c’è traccia nei registri. Si tratta della differenza tra i 92 mila accolti e i circa 30 mila registrati. “Sono svaniti nel nulla o, facilmente, sono andati in Germania e Francia, i Paesi più richiesti dai disperati in fuga e quelli che più regolarmente contestano la relativa efficienza dell’attività alle nostre frontiere”. “La Commissione Ue ha scritto al governo Renzi per intimargli di far luce sui profughi spariti, sottolineando che la mancata raccolta dei dati dei migranti costituisce una violazione degli accordi europei”. Il quotidiano spiega che a Bruxelles la vedono così: “si possono convincere tutti i Paesi a condividere gli oneri di un esodo che non ha precedenti recenti solo se c’è la certezza che ognuno faccia il proprio dovere. Il sospetto che l’Italia non fosse in linea era diffuso. I numeri messi di Bruxelles sono una triste conferma”. E “Roma deve chiarire la situazione, in fretta”.

Tassa sulla casa

Il Corriere informa: “Casa, Bruxelles fredda sul taglio delle tasse”. Il quotidiano scrive che l’Unione europea insiste sulla necessità di trasferire il carico fiscale “dalle persone al patrimonio”, ovvero nella “direzione inversa” a quella cui sta pensando il governo Renzi. Una fonte anonima dice al quotidiano che l’Ue ha da tempo raccomandato al nostro Paese di spostare il carico fiscale sugli immobili e sui consumi. Si dà conto anche della secca replica del sottosegretario con delega alla Ue Gozi: “L’Italia non è sotto tutela” e “spetta a Roma” decidere su quali tasse tagliare.
Proprio questa mattina Renzi, dai microfoni di Rtl 102,5, risponde: “Ci siamo fatti il mazzo a trovare le coperture, ora si immagina se dobbiamo discuterne con qualcuno con Bruxelles. Quando c’è da parlare di immigrazione sono tutti in ferie, quando si parla di tasse si svegliano tutti? Questo modo di procedere con le dichiarazioni affidate a una fonte di Bruxelles, fonte di Bruxelles, mettessero nome e cognome…. Un’Europa che si gira davanti ai barconi pensa di spiegarci cosa fare con le tasse? Spero che sia stato il caldo”.

5 Stelle

La Stampa dà conto di un sondaggio con un articolo dal titolo “Quelli che improvvisamente ora darebbero il voto ai Cinque Stelle”. Dove si racconta di elettori anche “insospettabili che magari detestano Beppe Grillo, ma sono talmente delusi da tutti gli altri, da essere pronti a fare un passo (per ora mentale), impensabile fino a poche settimane fa”. Secondo Roberto Weber di Swg “è’ un fenomeno recente, che riguarda elettori prevalentemente della sinistra tradizionale, quelli che votavano Pci, Ds o Pd, che in parte potrebbero ‘colmare’ una parte di elettori che sono invece tornati a propendere per l’astensione. Ora sarà interessante studiare a fondo le ragioni di questa novità”. La Stampa ricorda anche un sondaggio di Scenari Politici dei primi di agosto, secondo cui “il Pd calava del 6,3% rispetto all’aprile scorso, mentre il Cinque Stelle cresceva del 4,9% nello stesso periodo, portandosi al 26,1%.”.
Su La Repubblica una intervista al parlamentare 5Stelle e presidente della commissione di vigilanza Roberto Fico: “Adesso premieremo i più coerenti tra noi. Mai alleati di Salvini”.

Papa Francesco

Su tutti i quotidiani “il Giubileo di Francesco. ‘Amnistia ai carcerati, perdono per chi abortisce’”. La Repubblica racconta della lettera del Papa a tutti i sacerdoti che potranno dare l’indulgenza alle donne. ‘Remissione dei peccati anche nelle messe celebrate dai lefebvriani’”. Il quotidiano scrive che sono tutti temi destinati ad aprire il dibattito, “e già ieri le discussioni si sono aperte, con schieramenti pro e contro anche all’interno della Chiesa”. “Bergoglio, come a volte accade, è forse andato oltre le proprie intenzioni. Soprattutto sul secondo punto, quando ha rivolto un pensiero ai carcerati sull’opportunità di una grande amnistia. Si sono così sollevate reazioni al punto che il suo portavoce Federico Lombardi è intervenuto spiegando che non di un appello di carattere giuridico si tratta ma di una ‘lettera indirizzata a monsignor Fisichella, quindi interna alla Chiesa, non alle autorità italiane. Se volesse chiedere una amnistia lo farebbe con altre modalità”.
La Repubblica intervista l’ex direttore del Foglio Ferrara, che para dell’aborto. “Così la Chiesa rinuncia alla battagli pro life”.
Sul Corriere, a proposito dell’amnistia, Giovanni Bianconi scrive di un “appello inatteso che in Parlamento rischia di essere ignorato”. Il quotidiano ricorda un auspicio di Napolitano, con un messaggio alle Camere proprio sulla gravità della condizione delle carceri, che “non fu accolto”. “Un provvedimento di clemenza, oltre a non essere all’ordine del giorno, non sembra nemmeno proponibile, anche in considerazione del fatto che dovrebbe essere approvato dai due terzi delle Camere”.
Su La Repubblica: “Il Papa spiazza il governo. ‘Non ci sono le condizioni per un atto di clemenza’. Ma da Pannella a Manconi parte il pressing: ‘Non si ignorino le sue parole’. Il no della Lega di Salvini”.

E poi

Sono state pubblicate molte email dall’account privato di Hillary Clinton. La Repubblica con Federico Rampini e Vittorio Zucconi racconta gli “scandali e bugie, il destino dei Clinton nell’estate più lunga” ma anche alcuni dei temi delle email, tra cui Obama e Berlusconi. “E ci sono le inchieste di Repubblica sull’ex Cavaliere”.
Su Il Giornale: Quando la Clinton tramava: “Non aiutate Berlusconi” Nelle sue mail segrete, l’ex segretario di Stato Usa si preoccupa di non mostrare troppa vicinanza dopo l’aggressione subita dal Cavaliere: “L’attacco ha suscitato simpatia…”. Sul Corriere: “I segreti nelle email di Hillary. ‘Berlusconi e la statuetta? Si servirà di questo attacco”. Ma anche i giudizi sul capo della maggioranza repubblicana al Congresso Boehner (un leader ‘pigro’ e ‘alcolizzato’) e il disprezzo per i suoi stessi colleghi di partito.

 

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)