LA CAMERA MANDA IN CARCERE PAPA, il Senato salva Tedesco

Pubblicato il 21 Luglio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Prime pagine dedicate alla decisione della Camera di autorizzare l’arresto del deputato Pdl Alfonso Papa e a quella del Senato di negarla nei confronti di Alberto Tedesco, eletto nel Pd.

Corriere della Sera: “Strappo della Lega, Papa va in carcere”, “Buona parte del Carroccio vota per l’arresto del deputato Pdl. Imbarazzo della sinistra per la scelta di Palazzo Madama”, “Berlusconi: vergogna, parlerò con Bossi. Il Senato salva il pd Tedesco”.
In taglio basso: “Penati sotto inchiesta, ‘Tangenti in contanti'”.

Europa legge nella vicenda una vittoria di Roberto Maroni, favorevole all’autorizzazione all’arresto di Papa: “Maroni si prende la Lega. Berlusconi ora vede la fine”.

Il Riformista: “Il patto è saltato”, “Arresto per Papa, la Lega molla il Cavaliere”.

La Repubblica: “Papa in carcere, sconfitto Berlusconi”, “La Lega vota per l’arresto. Il Senato salva l’ex-pd Tedesco. L’ira del premier su Bossi”. In taglio basso: “Tangenti, indagato Penati, leader Pd in Lombardia”, “Accusato di corruzione per l’area Falck a Sesto San Giovanni. Mazzette per 4 miliardi di vecchie lire”.

Il Fatto: “Papa travolge Berlusconi”, “La Lega sfascia tutto, ma salva Tedesco (Pd)”. “Al Senato vince la casta”.
In taglio basso, in evidenza l’inchiesta della Procura di Monza, “tangenti per l’ex area Falck”: “‘Corruzione e concussione’, indagato Penati, braccio destro di Bersani”, “Il dirigente democratico accusato anche di finanziamento illecito dei partiti”.

Libero parla di “casta rossa” e titola: “Se sei del Pd non ti arrestano”, “Tedesco è accusato di corruzione e concussione ma è dalemiano e il Senato lo salva. Papa è accusato di favoreggiamento e concussione ma è berlusconiano e la Camera lo molla. Scoppia la tangentopoli di sinistra: Penati, ex vice di Bersani, indagato per mazzette milionarie”.

Il Giornale: “Tremate, le manette son tornate”, titola, parlando di “Suicidio dei parlamentari”. E spiega: “Lega e sinistra alla Camera votano il carcere per Papa. Mentre al Senato ‘assolvono’ Tedesco del Pd: due pesi e due misure. Legnate al centrodestra e carezze per gli altri”.

La Stampa: “Il caso Papa spacca il centrodestra”, “Sì all’arresto con i voti di parte della Lega. Tedesco (Pd) salvo al Senato”.

Il Foglio: “L’aula del disonore”, “Il voto scandaloso di ieri non riguarda maggioranza o minoranza, una Camera che si consegna mani e piedi al partito delle procure ratifica la sua irrilevanza e merita di sopravvivere nell’ignavia”.

L’Unità: “Berlusconi al tappeto”. In taglio basso: “Tangenti, Penati sotto inchiesta: ‘Chiarirò tutto'”.

Il Sole 24 Ore punta sulle parole del presidente della Commissione Ue Barroso: “E’ in gioco l’euro”. E un richiamo in prima anche qui per Papa: “La Camera vota sì all’arresto di Papa. Berlusconi: vergogna”, “Blitz della Lega. Il Senato salva Tedesco”.

In Italia

“Chi ha salvato il senatore Alberto Tedesco?”, si chiede il Corriere. L’aula del Senato ha respinto la richiesta di arresto con 151 no, 127 si e 11 astenuti: l’astensione a Palazzo Madama vale come un ‘no’. Ma se si confrontano le dichiarazioni di voto dei vari gruppi parlamentari, i conti non tornano. Ufficialmente per il sì erano Pd, Idv, Udc, Terzo Polo (Fli-Api) e Lega Nord. Contrari erano in dichiarazione di voto Pdl e Coesione nazionale. Il Pd respinge le accuse di aver ‘tradito’ la posizione ufficiale, favorevole all’arresto ed ha accusato la Lega. I sospetti, insomma, sono su lumbard e democratici, per il Corriere.
La Stampa riferisce le parole della capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro: “la Lega aveva annunciato che avrebbe votato per concedere l’autorizzazione all’arresto (di Tedesco, ndr.), ma poi ha votato con il Pdl. Ma i numeri parlano chiaro: l’opposizione si è mantenuta compatta, mancano solo i voti della Lega”. E cosa avrebbe spinto il Carroccio a votare in modo differente rispetto alla Camera? Per la Finocchiaro hanno aspettato l’esito del voto su Papa alla Camera e, ottenuto “lo scalpo”, al Senato hanno votato in modo da far credere all’opinione pubblica che è stato il Pd a salvare il proprio senatore. La Finocchiaro lo spiega anche in un’intervista al Corriere (“Su Tedesco blitz del Carroccio per colpire noi e gli alleati”).
La Repubblica dà conto della “divisione tra giustizialisti e garantisti” al Senato, all’interno del Pd, per spiegare la mancata autorizzazione all’arresto di Tedesco: si cita il senatore Pd Lucio D’Ubaldo, che ha spiegato di aver respinto l’arresto votando in dissenso dalla linea preannunciata dal gruppo. E’ una posizione “che non manca di adepti” nel Pd, secondo il quotidiano.
I leghisti sono stati “decisivi” -scrive il Corriere– per l’arresto alla Camera del pidiellino Papa, che nella notte è arrivato al carcere di Poggioreale e si è dichiarato ‘prigioniero politico’.
Sul via libera all’arresto di Papa “A occhio e croce, un aiutino ai giustizialisti è venuto dalla Lega, timorosa di scontentare la base e ansiosa di recuperarne la fiducia”, scrive Vittorio Feltri su Il Giornale.
E sullo stesso quotidiano, il direttore Sallusti si interroga: “tra Bossi e Silvio ora che succede”. Può darsi che Maroni “abbia deciso che era arrivato il momento di mettere Bossi all’angolo per preparare (o anticipare) la successione”. O anche che Maroni e suoi (Castelli ieri ha annunciato che la Lega non voterà il rifinanziamento della missione in Libia) “stiano spingendo Bossi fuori dall’orbita berlusconiana per agevolare una crisi di governo che potrebbe portare subito a un governo tecnico e in futuro a nuove alleanze”.
Su La Stampa: “si spezza anche il monolite leghista”, “E Bossi diserta il voto”. E si spiega: “gran parte del gruppo ha seguito le indicazioni di Maroni. Per la prima volta il senatùr è finito in minoranza”.
Su l’Unità: “il voto Papa si trasforma in un regolamento di conti nel Carroccio. Bossi resta a Milano. ‘Bobo’ siede tra i deputati. Nuovo esecutivo di centrodestra? ‘Vediamo a ottobre'” (parole pronunciate da un maroniano anonimo).
Quanto all’ex presidente della Provincia di Milano ed oggi vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati, è indagato nell’ambito di una inchiesta della procura di Monza sulle aree dismesse della ex-Falck di Sesto San Giovanni. L’inchiesta ha preso il via dopo le dichiarazioni di un imprenditore che ha affermato di esser stato vittima di soprusi da parte delle amministrazioni locali e di aver dovuto versare tangenti.
Secondo quanto riferito da Il Fatto, l’imprenditore ha dichiarato di aver versato, tra il 2001 e il 2002, quattro miliardi di lire per ottenere modifiche ai piani regolatori e trasformare in edificabile l’area ex-Falck.
Il Riformista ricorda che all’epoca Penati era sindaco di Sesto San Giovanni e spiega che la procura lo accusa di aver intascato una tangente di due milioni di euro per favorire l’imprenditore Giuseppe Pasini. Penati era già stato indagato per la bonifica dell’area in questione, ricorda il quotidiano, raccontando la storia del territorio della vecchia acciaieria in cui lo stesso padre di Penati aveva lavorato da operaio.

Nel mondo

Sulla prima del Corriere, l’emergenza nel Corno d’Africa: è la più grave crisi umanitaria degli ultimi sessanta anni, secondo l’Onu. 3,7 milioni di persone hanno poco o pochissimo da mangiare; la mancanza di pioggia per due stagioni consecutive ha impedito di ottenere buoni raccolti; la gente per sopravvivere ha mangiato sementi. A ciò si è aggiunta una ventennale guerra endemica in Somalia. Qualche anno fa -ricorda l’inviato Massimo Alberizzi- le organizzazioni umanitarie erano state cacciate dagli shebab, i fondamentalisti islamici che controllano gran parte del Paese accusandole di diffondere la cultura occidentale: ora, vista la situazione, gli estremisti hanno richiamato le agenzie umanitarie e il capo degli shebab sta negoziando con l’Onu per assicurare la sicurezza necessaria agli interventi umanitari. Ma il problema è che nel Paese non operano solo gli shebab, ma anche gang di banditi per cui gli stranieri sono “walking dollars”.
Anche su L’Unità, due pagine sulla carestia in Somalia, “i più a rischio sono i bambini”. La metà dei 3,7 milioni citati sopra sarebbe composta da ragazzi sotto i 18 anni. E uno su cinque ha meno di cinque anni.
Su La Repubblica se ne occupa Pietro Veronese: “Somalia, la carestia del secolo che piega il Corno d’Africa”.
Il Giornale parla di un “dietrofront” di Parigi su Gheddafi: può restare ma non al potere, “Dopo quattro mesi di bombardamenti e un pantano militare arriva la clamorosa retromarcia del ministro degli esteri Juppé”.
Anche su Europa: “Parigi ci ripensa e ‘salva’ Gheddafi”, “Juppé dice che il raìs può rimanere nel suo Paese se lascia la politica”.
“Unioni gay, la svolta di Obama”, titola Europa spiegando che la Casa Bianca ha annunciato che tenterà di abrogare il Defense of Marriage Act, legge anti-matrimoni gay del 1996. Il matrimonio omosessuale è già legge in sei Stati Usa.
Su La Stampa, invece: “Gay e deputato, negli Usa cade il Tabù”. Dove si racconta che aumenta il numero di candidati alle elezioni del 2012 che dichiarano esplicitamente il proprio orientamento sessuale.  Mitt Romney, favorito nella corsa alla nomination repubblicana, ha rifiutato di firmare un manifesto conservatore contro le nozze gay. Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, consiglia ai repubblicani: se volete riconquistare la Casa Bianca, puntate sull’economia e lasciate perdere i gay. I sondaggi dicono anche che oggi i repubblicani pronti a votare per un presidente omosessuale sono passati dal 39 al 54 per cento. I frequentatori di chiese dal 40 al 52 per cento.

E poi

Il Fatto dedica due pagine all’anniversario della scomparsa di Montanelli: “Dieci anni fa moriva il più grande giornalista italiano”, scrive Marco Travaglio. “Il caso Montesi, Montanelli e l’eterna questione morale”, “nel pieno dello scandalo”, Montanelli spiega al collega americano Edmund Stevens, alcuni tratti “del Dna dei suoi concittadini, democristiani più che cristiani, ipocritamente autoindulgenti”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)