Il rendiconto che non piace

Pubblicato il 12 Ottobre 2011 in da Vitalba Paesano
Le aperture

Corriere della Sera: “Il governo battutto chiederà la fiducia”, “Sotto per un voto per il Rendiconto dello Stato. Tremonti non partecipa, ira del Pdl. La bocciatura diventa anche un rebus giuridico, rischio di paralisi alla Camera”. E poi: “maggioranza nel caos. Le opposizioni: Berlusconi deve dimettersi. Il premier in Parlamento oggi o domani: una crisi ora è da irresponsabili”.
In taglio centrale, la foto dell’ex premier ucraina Yulia Timoshenko: “Sette anni a Yulia. L’Europa accusa Kiev”. E’ il titolo di un commento di Franco Venturini.
E ancora, sulla crisi dell’Euro: “Fondo salva Stati bloccato dalla Slovacchia”.
In taglio basso: “Il soldato Shalit sarà liberato. Accordo Hamas-Israele”. E la scoperta di piani terroristici, per cui Washington prepara nuove sanzioni contro Teheran: “‘Complotto iraniano in America’”. L’Fbi e la Dea avrebbero sventato un complotto per assassinare l’ambasciatore saudita negli Usa.

Il Sole 24 Ore: “Bocciato il rendiconto dello Stato”, “Le opposizioni: Berlusconi si dimetta. La replica: vado in Parlamento e chiedo la fiducia”, “Per un voto la Camera non approva l’articolo 1. Tremonti assente: ‘Nessuna ragione politica’”.
In evidenza in prima un appello di 100 leader europei: “Un patto diverso per ilfuturo dell’Euro”. Lo firmano, tra gli altri, George Soros, Joschka Fischer, Emma Marcegaglia ed Emma Bonino.
In taglio basso: “Sbloccati i fondi alla Grecia”. Ci si riferisce alla decisione della trojka Ue, Bce e Fmi. E le parole del governatore Bce Trichet: “agire in fretta per fermare il contagio”. Un piano per la ricapitalizzazione delle banche verrà presentato oggi, secondo quanto annunciato dal presidente della Commissione Ue Barroso. Ma c’è il no slovacco al fondo salva Stati: secondo Il Sole un nuovo voto positivo del Parlamento di Bratislava è atteso per oggi.

La Repubblica: “Battuto sul bilancio, governo nel caos”, “Il Pdl accusa Tremonti e Scajola che non votano. Intercettazioni, rinviata la legge-bavaglio”. “Il premier: incidente tecnico, nuovo programma e avrò la fiducia. Bossi: per adesso non cade. I ribelli preparano il documento. le opposizioni: Berlusconi se ne vada”.
In taglio basso: “Salva-stati, no slovacco. Trichet: la crisi è più grave”.

Libero: “Lo sgambetto”. E nella vignetta in prima pagina è il ministro Tremonti a sgambettare Berlusconi. Spiega il quotidiano: “Da qui alla fine dell’anno ogni giorno è buono per far cadere il Cavaliere: sono in azione i fan dell’esecutivo tecnico. Anche ieri un agguato alla Camera. Ma se il premier resiste fino a gennaio…”.

“Berlusconi tradito da un solo voto” è il titolo del commento di Giuliano Ferrara, sulla prima pagina de Il Foglio. “Grandi manovre, piccoli incidenti disastrosi. La solita brutta storia”. Secondo Ferrara Berlusconi è in difficoltà “non perché è Berlusconi ma perché si comporta come Giuseppe Pella. Viene a patti con il sordido declinismo”.

Bocciatura per il governo, manovra.

Ieri alla Camera, per un voto, è stato bocciato il rendiconto dello Stato: Il Sole 24 Ore sottolinea che “è stato il boato sollevatosi dai banchi dell’opposizione a risvegliare l’attenzione del governo su due provvedimenti come il rendiconto e l’assestamento, che fino ad oggi erano considerati due atti dovuti”. Lo stesso quotidiano sottolinea come essi marcino normalmente di pari passo in Parlamento: il primo fotografa la situazione al 2010, il secondo registra le variazioni intervenute nel bilancio dello Stato a metà dell’esercizio in corso. Come interpretare la bocciatura dell’articolo 1? “E’ preclusivo rispetto al resto del provvedimento, come sostiene l’opposizione, oppure è solo ‘ricognitivo’ come lascerebbe presupporre il dispositivo della norma”, allorché statuisce che il rendiconto generale dello Stato “è approvato nelle risultanze di cui ai seguenti articoli”?
Secondo La Repubblica Berlusconi è pronto a recaresi in Parlamento, visto che il Pdl ha suito deciso “il contropiede”, per un voto di fiducia che blindi il governo. E il Cavaliere “è convinto di avere dalla sua parte Napolitano”, visto che avrebbe detto ieri, incrociando i cronisti: “Anche i l Capo dello Stato è preoccupato per i contraccolpi di una crisi sui mercati internazionali. Capirà”. Molto dipende anche dalla decisione che prenderà questa mattina la giunta del regolamento della Camera, chiamata a dirimere il rebus giuridico nato a seguito della bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto: il presidente della Camera è cauto, ma il quotidiano ricorda che nella giunta sono le opposizioni ad avere la maggioranza. Un parere negativo dellla giunta potrebbe offrire a Napolitano il pretesto per intervenire, “magari richiamando al Colle il premier per fargli prendere atto della liquefazione della maggioranza”.
Il quirinalista del Corriere, Marzio Breda, sintetizza così l’atteggiamento del Quirinale sulla vicenda: “‘Vigile attenzione’. Il Quirinale attende ‘atti istituzionali'”.  Del resto, Napolitano “ha spiegato più volte quali sono i requisiti per durare a Palazzo Chigi: avere la fiducia del Parlamento, com’è ovvio, e garantire però anche un’azione di governo operosa ed efficiente”. Il Capo dello Stato “non può che restare alla finestra”, al momento, nonostante il pressing che è subito ricominciato, con il leader di Idv Di Pietro in testa, insieme a quanti gli chiedono di ‘mandare a casa’ il governo.
Intanto ieri della manovra ha parlato anche la Corte dei Conti, per bocca del suo presidente Gainmpaolino. Il Sole 24 Ore riassume così le sue parole: “‘Copertura incerta sulla delega fiscale”, “Basta colpire lavoro e imprese, ora tassare gli imponibili personali e reali”.

Internazionale

Il Corriere della Sera spiega così il complotto iraniano di cui si parla su tutte le prime pagine: una trama dell’Iran per assassinare, con l’aiuto di narcotrafficanti messicani, l’ambasciatore saudita negli Usa con una bomba piazzata in un ristorante che avrebbe potuto uccidere 150 cittadini americani. “E’ la storia raccontata ieri dal ministro della Giustizia Usa Eric Holder davanti ad una stampa attonita”, scrive il corrispondente da New York. E sottolinea: “Holder ha ricostruito in modo circostanziato il caso, per poi parlare di coinvolgimento diretto nella trama di ‘fazioni del governo iraniano'”. Il presidente Obama è impegnato da ieri in una serie di consultazioni per decidere come reagire: suo obiettivo sembra quello di rendere ancora più blindato l’isolamento di Teheran e, se possibile, far emergere spaccature all’interno del regime.
Su La Stampa il corrispondente dagli Usa Molinari, in un retroscena, parla delle “basi in Sud America di Hezbollah e Pasdaran” e del “piano Orizzonte” per infiltrare comunità sciite all’estero. Il piano sarebbe stato redatto dallo stesso leader di Hezbollah, Nasrallah, per creare centrali operative in Messico, a Cuba e in Venezuela: qui confluirebbero agenti, si recluterebbero nuovi membri e si lavorerebbe per consentire alla “Forza Al Quds”, emanazione all’estero dei Pasdaran, di realizzare azioni spettacolari. A svelare l’esistenza del piano “Orizzonte” sono documenti di servizi di intelligence occidentali che il corrispondente de La Stampa ha potuto visionare e che elenca e legge dettagliatamente nell’articolo, cui rinviamo.
Grazie alla mediazione dell’Egitto, il cui apporto è stato decisivo, è stato raggiunto un accordo tra Israele e l’organizzazione Hamas per la liberazione del soldato Shalit, prigioniero dal 2006: “Mille palestinesi per Shalit”, titola Il Sole 24 Ore, offrendo ai lettori un’analisi di Alberto Negri. Dove si legge anche che lo scambio di prigionieri va letto anche nel quadro più ampio dei rivolgimenti intervenuti nella zona all’indomani della ‘Primavera araba’: sarebbero in crisi, in questo senso, anche i rapporti tra Hamas e il regime siriano, impegnato in una sanguinosissima repressione. E Hamas, in forte disaccordo con questa scelta, si preparerebbe a chiudere la propria sede a Damasco. Considerando che la Siria era portabandiera tradizionale del fronte del rifiuto, si intuisce l’importanza della svolta. Che Negri attribuisce, parallelamente, alla volontà della giunta militare al potere in Egitto di conseguire un risultato positivo sul piano diplomatico in un momento di difficoltà sul fronte interno, ma anche alla necessità, per Hamas, di ottenere un successo agli occhi dei palestinesi, da contrapporre a quello del presidente Anp Abu Mazen quando ha chiesto la piena adesione della Palestina all’Onu.

(RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)