GRECIA E SPAGNA AFFOSSANO L’EURO: via libera alle privatizzazioni

Pubblicato il 24 Maggio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “I richiami di Quirinale e vescovi. Napolitano e Bagnasco ai politici: basta risse. Stretta di mano tra Moratti e Pisapia”. E poi: “L’Agcom multa 5 telegiornali per le interviste a Berlusconi”. A centro pagina i dati del rapporto Istat, diffuso ieri: “Giovani e donne penalizzati dalla crescita lenta. Più alto il rischio povertà”. In prima pagina anche una foto del Presidente Usa Obama, che lascia in anticipo l’Irlanda per l’eruzione del vulcano islandese: “La nube minaccia il viaggio di Obama”.

La Repubblica: “Berlusconi in tv, condannati i tg. Massima sanzione (258 mila euro) a Tg1 e Tg4, recidivi”. Nel sottotitolo si spiega: “L’Agcom: illecite quelle interviste. Multe pesanti a Rai e Mediaset”. E poi: “Il premier: con la sinistra, Milano città islamica. Cei: Bagnasco: il Paese è stanco di risse”. A centro pagina i dati Istat: “Un italiano su 4 a rischio povertà. Crescono i giovani che lasciano la scuola e non cercano più lavoro. Borse: giornata nera. Piazza Affari giù del 3 per cento”.

Libero, con caricatura di Bersani e un articolo firmato dal comico Maurizio Crozza, che in realtà è un brano da uno spettacolo teatrale del comico: “Bersani ha fallito: chiuda. Democratici ridotti a ruota di scorta di Grillo, comunisti e pm. E c’è chi vuole fondersi con gli estremisti. Bossi cauto sui ministeri a Milano: niente guerre. Silvio sogna di rifare Forza Italia: troppe liti nel Pdl”. In prima anche un articolo di Maurizio Belpietro sui dati Istat: “Il lavoro c’è ma agli italiani non piace più”. Sulle multe: “Siamo in campagna elettorale: vietato intervistare Berlusconi. Maximulte ai tg. E poi gridano al regime…”

Il Giornale: “Vietato intervistare Silvio ma aggredire il Pdl si può. L’Italia alla rovescia. L’Agcom multa i telegiornali: mandare in onda il premier ‘costa’ 800 mila. Invece picchiare una fan della Moratti è gratis. Tanto per i Democratici è ‘tutto inventato'”.

Il Fatto quotidiano: “Tg1, multa di 258 mila Euro. Adesso paghi Minzolini. Illegale la televendita di Berlusconi a reti unificate. L’Agcom sanziona anche Fede (stessa cifra), Tg2, Tg5 e Studio Aperto con 100 mila Euro. Che farà la Rai?”.

Il Riformista: “Tris di fanti”, con le immagini di tre carte da gioco che rappresentano Maroni, Tremonti e Alfano, che “si tengono lontani dal fango della rissa elettorale. Se i ballottaggi puniscono il Cav si giocheranno Palazzo Chigi”.

La Stampa apre con i dati Istat: “Crisi, pagano giovani e donne. Redditi in calo: più debiti e meno risparmi per mantenere il tenore di vita. L’Istat: sono 2,1 milioni i ragazzi che non studiano e non lavorano. In 800 mila senza impiego perché mamme”. A centro pagina: “Premier in tv, supermulta ai tg. Agcom, sanzione massima per Tg1 e Tg4. Il nuovo Dg Rai: le nomine prima dei ballottaggi”. In prima il quotidiano offre anche una intervista ad Amartya Sen: “Il guaio dell’Ue è l’assenza di veri leader”, il titolo. Sen viene intervistato anche  da Armando Massarenti sul Sole 24 Ore: “Non lasciate i mercati senza le giuste regole”. “L’eccesso di deregulation ha causato gravi problemi. E’ finita la caduta libera, ma la ripresa rimane fragile”. 

Il Foglio: “Ecco quello che c’è di vero nei dati Istat e nei rilievi di Mr rating. Crescita asfittica, produttività tenue, rischi di impoverimento. Vedute simili con Bankitalia e Confindustria”.

Il Sole 24 Ore apre con la “caduta da debito” delle Borse in Europa. “Rischio Grecia e crisi spagnola affossano euro e listini. Piazza Affari -3,3 per cento: pesa l’effetto cedole”, in gran parte in scadenza in questi giorni.

L’Unità apre con una inchiesta esclusiva: “Ecco la verità. Strage di Viareggio. Bugie ed omissioni certificate nelle carte della Procura di Lucca. Il carrello ossidato (rappresentanto in fato) non sarebbe stato revisionato come certifica la società proprietaria. Il gas di Nicola Cosentino trasportato quasi gratis”. Si trattava di Gpl della “Aversana petroli”, società di proprietà di Giovanni Cosentino,  fratello del coordinatore Pdl in Campania  trasportato dalla società Fs logistica “praticamente gratis”, scrive il quotidiano.

Agcom

Su Libero Franco Bechis scrive, a proposito delle sanzioni dell’Agcom a diversi tg: “Ieri per la prima volta da quando è caduto il fascismo in Italia è tornata la censura politica. I commissari inviati nell’authority dai partiti del centrosinistra con la complicità di Calabrò hanno sanzionato Tg1, Tg4, Tg2, Tg5 e Studio Aperto. Tutti colpevoli di avere intervistato per l’edizione serale di venerdì scorso il presidente del Consiglio Berlusconi”.
Augusto Minzolini viene intervistato da La Repubblica: “Ho fatto il giornalista”, “il premier non parlava da cinque giorni, ossia dal giorno dei risultati del primo turno. Era o no una notizia la sua intervista?”. Il direttore del Tg1 dice che l’Agcom “ha deciso a maggioranza e si è spaccata”. Ed ha “considerato i dati di un solo giorno, quello dell’intervista a Berlusconi”. Mentre “i dati dicono che non c’è stata alcuna violazione”.
La Stampa dedica al tema delle sanzioni Agcom una intervista con il neodirettore generale Rai Lorenza Lei. “Una grande azienda pubblica, editoriale e culturale come la nostra, con un grande patrimonio al suo interno, va preservata dalle oscillazioni estern”, dice. “E così preme sul freno, a chi sostiene ‘che è meglio aspettare l’esito delle urne’ o a chi dice ‘non cè il clima giusto per trovare nomi condivisi Lorenz Lei sembra replicare che direzioni e nomi non sono capricci ma rispondono a ‘ragioni aziendali e strategiche’. E poi aggiunge: ‘La Rai è servizio pubblico che prima risponde ai cittadini, poi ai consumatori. Certo, dobbiamo avere grande rispetto per tutte le culture politiche. Ma questo lo si deve fare garantendo l’equilibrio e il rispetto del pluralismo nei Tg e, più in generale, in tutti i settori dell’informazione. Perché si ricordi che il nostro primo azionista restano i cittadini”.

Politica

Un “retroscena” del Corriere della Sera si sofferma sulle “voci di successione” a Berlusconi, e in particolare sul ruolo di Gianni Letta, che “ha smesso di esercitare pressioni sul Cavaliere” per evitare che altri scossoni pregiudichino la tenuta del governo. “Molti sono convinti infatti che il ciclo berlusconiano sia finito”, scrive il quotidiano. “La tesi che accomuna l’area di Liberamente, l’eretico Scajola e pezzi importanti come il governatore della Lombardia Formigoni è che si debba preparare un piano per evitare il cupio dissolvi. C’è da contrastare l’ascesa di Tremonti, che secondo i suoi colleghi-avversari di partito starebbe assecondando una azione della Lega tesa a chiudere i conti con Berlusconi, non ora ma in autunno, per obbligarlo a passare il testimone al ministro dell’Economia. E siccome (quasi) nessuno vuole morire ‘tremontiano’ si disegnano piani alternativi, un avvicinamento all’Udc in nome delal comune appartenenza, dell’ostilità al Carroccio e ovviamente di una futura agibilità politica”. Il retroscena del quotidiano si conclude ricordando che oggi alla Camera di vota la fiducia sul decreto omnibus, e il governo potrebbe non ottenerla, “magari per semplice distrazione…”.

Economia

La Stampa dedica molta attenzione al rapporto Istat (“Radiografia di una crisi”), e in particolare all’esercito “di quelli che non studiano e non lavorano”, definiti “gli scoraggiati”, 2.100 mila persone sotto i 29 anni, ben 134 mila in più rispetto all’anno precedente, e alle donne, 800 mila che hanno dovuto lasciare il lavoro per motivi familiari. “Nella metà dei casi l’abbandono è dovuto alla nascita di un figlio. La Stampa spiega che le interruzione imposte dal datore di lavoro, infatti, riguardano più spesso le donne più giovani: si passa infatti dal 6,8 per cento delle donne nate tra il 1944 e il 1953 al 13,1 per cento di quelle nate dopo il 1973. Per queste ultime generazioni le dimissioni in bianco quasi si sovrappongono al totale delle interruzioni a seguito della nascita di un figlio”. E il lavoro lasciato, spesso non si riconquista più: “Solo 4 madri su dieci tra quelle costrette a lasciare il lavoro ha poi ripreso l’attività, ma con valori diversi nel Paese: una su due al nord, e soltanto poco più di una su cinque nel mezzogiorno”. Si è coniato poi un nuovo acronimo: “Neet”, che sta per l’inglese not in employment, education or training”, ovvero “non lavora, non studia, non si aggiorna”.

Su La Repubblica i dati vengono commentati da Chiara Saraceno, che sottolinea quanto si sia erosa la tradizionale capacità di risparmio delle famiglie, che pure hanno avuto la funzione di contenere l’impatto della perdita di occupazione, rafforzando la dipendenza economica dei figli dai genitori. Ma è – secondo la Saraceno – sulle donne che sembrano concentrarsi tutte le tensioni e le contraddizioni di una società bloccata: “Il già troppo lento aumento del tassi di occupazione femminile si è fermato. E in più, per la prima volta in decenni, l’istruzione non sembra più costituire una chance in più”. Diminuiscono le occupazioni qualificate, aumentano quelle poco qualificate nei servizi: pulizie, collaboratrici domestiche, badanti per lo più straniere.

Chiara Saraceno viene anche intervistata da L’Unità: “Stanno sfiancando anche l’economia familiare”. “La famiglia non ce la fa più, in un nucleo finisce per lavorare solo uno. Cresce l’emarginazione, un fenomeno di cui nessuno si occupa. Il governo ha responsabilità”.

Dario Di Vico sul Corriere della Sera sofferma l’attenzione sulle “nuove intese”, ovvero “premi e welfare d’impresa, i contratti dopo Mirafiori”. Una panoramica sui nuovi accordi aziendali e, per fare qualche esempio: la Tecnofar di Sondrio (acciai speciali) ha negoziato nel gennaio 2011 la creazione di un fondo sanitario integrativo su cui l’azienda contribuisce per 10 euro ad ogni dipendente; e prevede l’erogazione di 250 euro in forma di buoni acquisto per i lavoratori che non abbiano fatto più di due assenze brevi durante l’anno, fatti salvi ricoveri ospedalieri e malattie contemplate nel contratto nazionale. Il Banco di Desio ha firmato l’intesa con i sindacati del credito per istituire borse di studio per i figli degli impiegati, che vanno dai 500 euro all’anno per gli universitari fino a 150 per le scuole medie inferiori. Ed un premio una tantum di 300 euro per il dipendente che consegua la laurea.

L’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Francesco Giavazzi, si sofferma sul dopo Draghi alla Banca d’Italia, visto che probabilmente tra un mese il Consiglio europeo ratificherà la scelta del governatore a capo della Bce. Giavazzi spiega che “fuori da Palazzo Koch” ci sono persone che potrebbero ricoprire la funzione di Draghi “con grande dignità ed esperienza”, ma “una scelta esterna esporrebbe al Banca d’Italia al mercato della politica” E dunque “la scelta più opportuna” è quella di un membro del direttorio (Saccomanni, Visco, Tarantola, Carosio), nella tradizione della Banca”. Anche perché oggi a premere per una candidatura esterna sono oggi le banche, “soprattutto le Popolari”, che premono sulla politica e auspicano un cambio della guardia e un governatore esterno, meno severo e che guardi più di buon occhio alle ‘banche di sistema’”.

Sui dati Istat il ministro Brunetta, intervistato dal Corriere della Sera, dice che “nonostante la congiuntura, non c’è stato conflitto sociale, nessuna banca è fallita, i conti pubblici hanno tenuto e così le imprese: anche nella crisi, quelle nate sono più di quelle morte”. Ma il potere d’acquisto delle famiglie è sceso, obietta il cronista. “Il dato va sviscerato. I lavoratori dipendenti, al netto dei 500 mila circa in cassa integrazione, e i pensionati, non hanno perso potere d’acquisto. Questo è avvenuto invece per i lavoratori autonomi e per le famiglie, se consideriamo le altre fonti di reddito”.
Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia, intervistato dal Sole 24 Ore, dice che “in Italia il debito è ampio, non c’è il rischio di avvitamento a spirale del debito, non è come la Grecia”. Ed alla Grecia è dedicato un articolo del quotidiano di Confindustria: “Atene anticipa le dismissioni”. Atene ha deciso di avviare subito la privatizzazione della società di telecomunicazioni Ote, della Banca Postale e dei due porti del Pireo e di Salonicco. Oggi il premier Papandreu incontrerà i responsabili di tutti i maggiori partiti all’opposizione per cercare di trovare una intesa comune sul piano di austerità lacrime e sangue i cui dettagli verranno resi noti la settimana prossima: rialzi di imposte sul gas, sull’Iva per gli analcolici, sulla casa, licenziamento dei dipendenti pubblici in esubero che non abbiano superato il test di idoneità per essere trasferiti ad altri incarichi, dimezzamento da 12 mila a 6 mila euro della soglia di esenzione fiscale, istituzione di un prelievo una tantum sui redditi superiori agli 80 mila Euro all’anno.
Il commissario all’Economia Olli Rehn, racconta Il Riformista, ieri ha espresso dubbi sulla possibilità di Atene di fare il pieno con i 50 miliardi di privatizzazioni. In ballo c’è la quinta tranche, del valore di 12 miliardi, del salvataggio lanciato un anno fa, da parte della trojka Ue, Bce, Fmi. Jean Claude Junker, presidente dell’Eurogruppo, consiglia al premier Papandreu di seguire il modello tedesco messo in piedi per le privatizzazioni nell’ex Germania est.

E poi

Nei giardini delle Tuileries a Parigi oggi e domani si riuniranno, per volere del Presidente Sarkozy, mille esperti del settore internet, il “gotha” di cui fa parte il fondatore di Facebook, il presidente di Google, il magnate australiano Murdoch. E’ stato battezzato “E-G8”, e precede l’incontro in Normandia dei capi di Stato e di governo, che prenderà il via giovedì prossimo.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)