Takos, di Pio Iglesias

Pubblicato il 2 Marzo 2010 in , da Vitalba Paesano

Qui nel mio laboratorio-ufficio-casa sto finalmente bene e nessuno mi disturba. Sono una lavoratrice scientifica, addetta alla visione degli HD trovati nella ormai a tutti nota miniera di Bon.

Avevamo perso quasi tutta la documentazione relativa alla civiltà che si era sviluppata su alfa 3, il terzo pianeta di questo sistema solare. Per noi, popolo di storici universali, alla ricerca infinita di relitti del passato, non avere quasi nulla di storico su questa civiltà passata, qualcosa che andasse al di là della solita solfa ufficiale scritta dai trionfatori dell’ultima guerra  (siffatte informazioni erano naturalmente state già ritrovate e analizzate da tempo), qualcosa che potesse fare capire il pensiero singolo, la creatività della persona, quel qualcosa di importante che contraddistingue ogni essere umano e che la mia gente da sempre cerca, trova, analizza, impara. Per la nostra civiltà, le cui origini si confondono con l’attimo del primo inizio, la massima aspirazione è salvare tutta la creatività e i sentimenti degli essere umani. E’ convinzione profonda della nostra filosofia e permea la nostra cultura, il piacere della conoscenza. Da sempre, per quanto si possa andare indietro interrogando le Memorie Viventi del sesto livello, abbiamo perseguito la conoscenza e fra tutte le forme di questa abbiamo privilegiato, anche noi impotenti a predire il futuro, la conoscenza dell’essere uomo. Sappiamo tutto di questa civiltà, la studiamo, o meglio ne studiamo i resti, ormai da millenni. La nostra vita infinita ci permette di dedicarci interamente a un singolo problema. Da 600 anni (per rispetto all’ambiente sto usando la misura tempo usata da questa civiltà dall’era atomica in poi) io ho il privilegio di analizzare gli HD ritrovati a livello 2 nella miniera di Bon. La chiamiamo miniera ma effettivamente dovremmo chiamarlo sito archeologico di Takos. La scoperta avvenuta 700 anni fa, grazie alle indicazioni di un deviante veggente, è stata la più importante di questo studio sull’anima umana di questa civiltà. I ritrovamento di qualche migliaio di HD congelati dall’inverno  che ha terminato la cultura in studio, ha aperto possibilità insperate. Possiamo finalmente studiare l’anima di queste persone. Io sono una delle lavoratrici scientifiche addette all’analisi degli HD. E’ un lavoro elettrizzante e ho dovuto faticare molto per farmelo assegnare. Per fortuna le condizioni di lavoro sono pessime, lontani da tutto, in orbita sui resti del pianeta in studio, per centinaia di anni, insomma, non c’è la ressa per venire a fare questo lavoro. Così con dedizione e ostinazione, ho continuato a prepararmi e a postulare ufficialmente con le commissioni competenti e informalmente con parenti, amici, amici di amici, financo con sconosciuti. Sono brutta e sgraziata, lo sono sempre stata, ma nonostante, ho dovuto anche ceduto a ricatti sessuali per arrivare dove sono adesso, scoprendo così che neanche essere cesso ti salva dalla richiesta sessuale per ungere le pratiche. Per prepararmi ho fatto corsi che sono durati decenni, master di primo livello, abilitazioni conseguite con 50 anni di corso residenziale sulla luna del pianeta in studio. Insomma, non mi ero persa d’animo, avevo tentato di tutto, e alla fine, mi avevano convocato. Mi hanno offerto un posto per cui ci vogliono tutte le mie competenze. Bisogna saper di elettronica del 21esimo secolo della civiltà in studio, di cultura politica, di arte e letteratura, bisognava essere preparati sulla biologia fino alle conchiglie del continente chiamato Australia, e sapere di astronomia e astrologia. Naturalmente il tutto spalmato su un corso universale di ingegneria e socio-psicologia applicata alle razze della via lattea.

Così ho preso il posto, non senza aver dovuto vendere la casa su Q, la terra natale, per pagarmi l’accesso alla task. Mi hanno dato 18 mq (riporto i parametri della civiltà in studio per correttezza), e l’ho trasformato nel mio regno.

Gli HD me li spediscono dal pianeta in studio, tramite laser, poiché naturalmente il teletrasporto potrebbe alterare i reperti. Ne ricevo uno al giorno, il processo di salvaguardia dei fragili dati elettronici (una tecnologia agli albori della manipolazione creativa) è complesso e lento. Le norme di sicurezza sono strette e probabilmente inadatte, ma continuiamo ad applicarle con solerzia e direi zelo. Ma un HD al giorno mi occupa almeno 18 ore del mio vivere, una continua gioia che niente mi fa rimpiangere del tutto lasciato. Certo, a volte, troppo spesso, gli HD non sono punto interessanti, o sono vuoti, o hanno solo dati numerici, niente scritti, foto, commenti, filmati, musiche. Quei giorni sono vuoti e inutili e mi capita di rimpiangere la casa, gli amici, le piastrelle del mio bagno. Ma poi basta un HD interessante, che con il suo contenuto mi apra spiragli di conoscenza, di felicità nel sentire la gioia, capire i pensieri, le paure, gli entusiasmi, le nostalgie, la passione. Entro nella vita dell’owner, e se sono fortunata in quello di vari user, ne esploro la vita, guardo la fidanzata, la moglie, i figli, i padri, le madri, gli amici. Guardo filmati di vacanze spensierate in posti ameni, e mentre tutto scorre io posso finalmente vivere la mia gratificante vita di voyeur di emozioni. In un mondo come il mio, in questa cultura opprimente in cui tutto è dedizione alla causa, dovere e sacrificio, proiettati al bello irraggiungibile, dominati e domati dalle nostre infinite regole, precauzioni, norme, ho trovato qui la felicità di avventure quotidiane in un mondo che non può farmi male. Così passo la mia vita in questo satellite, vivendo la vita degli altri, di gente scomparsa, le analizzo, ne godo, imparo, mi ampio, vivo vite parallele, piene di vita.

Credo che passerò qui ancora qualche migliaio d’anni, mai sazia di succhiare la linfa della vita di queste anime perse.