Rassegna stampa: più veloce la giustizia in Italia?

Pubblicato il 11 Novembre 2009 in , da Vitalba Paesano

“Accordo sul processo breve. Compromesso Berlusconi-Fini sulla giustizia, esclusi interventi sulla prescrizione”, scrive il Corriere della Sera. E poi: “Il Gip: a Cosentino voti dai Casalesi. Ghedini: accuse inconsistenti”. A centro pagina la sciagura di Ischia, dove un crollo di un costone di montagna ha causato la morte di una ragazza di 15 anni. Di spalla prosegue l’inchiesta sulle partite Iva e le piccole imprese: “Le voci e le storie degli indipendenti”. A fondo pagina: “Arrestato a Parma, muore in cella. Dopo Cucchi, un’altra inchiesta per omicidio”.

La Repubblica: “Processi veloci, via libera da Fini. Faccia a faccia con Berlusconi, compromesso sulla legge salva-premier. Il presidente della Camera: ‘No alla prescrizione breve’. L’ira del Cavaliere su un possibile stop di Napolitano. Bersani: non fermate i giudici”. A centro pagina i dati sull’economia (la produzione industriale è scesa del 5,3 per cento a settembre rispetto ad agosto) e le parole del ministro Tremonti: “Le pensioni con me non si tagliano”, commentate da Tito Boeri (“Sono i giovani a pagare”). In prima anche il “racconto del testimone” sul caso Cucchi: “Ho visto Cucchi preso a calci dagli agenti”.

La stessa notizia compare su La Stampa, dove si parla anche dell’altro caso di morte in carcere a Parma.

Il Giornale: “Fini vuole affossare Berlusconi. Burrascoso incontro a Montecitorio sui temi della giustizia. Alla fine il premier strappa al recalcitrante alleato soltanto un disegno di legge che pone il limite di sei anni alla durata dei processi. E tra i due scende il gelo”.

A centro pagina il quotiidiano si occupa di Fini attraverso Sandro Bondi, che commenta il nuovo libro di Gianfranco Fini: “dimentica il suo passato fascista e Silvio”, dice il coordinatore del Pdl.

A fondo pagina un articolo di Francesco Forte assicura: “La ripresa c’è, non fidatevi delle statistiche”.

La Stampa: “Giustizia, compromesso nel Pdl. Vertice tra Berlusconi e l’ex leader di An. Cause penali non superiori ai 6 anni. Il Cavaliere eviterà il caso Mills”. A centro pagina “fango e terrore a Ischia”, e accanto le notizie sulla richiesta di arresto per il sottosegretario Cosentino, “eletto grazie ai Casalesi. Il gip: prese i voti dai clan della camorra”.

Libero apre promettendo le “carte dell’accusa” su Cosentino, ma titola: “Vendola prende la scossa. La profezia di D’Alema colpisce ancora: nel mirino dell’inchiesta sulla sanità pugliese il governatore e il senatore Tedesco. I carabinieri ipotizzano: concussione per undici persone”. In prima anche – con caricatura – la notizia della “tregua Fini-Silvio”.

Il Foglio: “Accordo tra Fini e il Cav sulla Giustizia, ma ora servono soldi dal Tesoro”. “Il premier ottiene il sì alla legge che lo metterà al riparo dal Tribunale di Milano. Poi arriverà la riforma”.

Sul quotidiano in prima pagina anche spazio per la situazione in Medio Oriente, con una conversazione con il generale Claudio Graziano, comandante della missione Unifil in Libano. “In due anni può arrivare la pace sul confine tra Israele e Libano”.

Il Sole 24 Ore apre con l’economia: sarebbe allo studio una nuova riduzione degli acconti Ires e Irap di novembre. E in Finanziaria verrebbero anche aumentati i fondi per la sicurezza. E poi: “Tremonti: finché ci sarò io nessun taglio alle pensioni”.

 Fini-Berlusconi

Nella ricostruzione de La Repubblica l’incontro di ieri tra Berlusconi e Fini è stato un “duro faccia a faccia” in cui il premier è partito “all’assalto” del Presidente della Camera chiedendogli “che gioco stai facendo” e ribadendo: “Se non mi appoggi lo interpreterò come un tradimento, come una mancanza di lealtà nei miei confronti”. Fini avrebbe risposto che sulla proposta di accorciare i tempi di prescrizione sarebbero “le perplessità più forti sono arrivate dal Quirinale. Se tu vai avanti sulla strada della prescrizione breve io so per certo che Napolitano non firmerà la legge e andremo a uno scontro istituzionale di violenza inaudita”. Alla fine il premier “non riesce a scalare il muro frapposto da Fini”, che assicura solo di fare il possibile per far approvare entro tempi brevi la legge sulla durata dei processi, che salva sicuramente Berlusconi dal processo Mediaset ma forse non dal processo Mills.

Secondo Il Sole 24 Ore invece Berlusconi si sarebbe assicurato l’estinzione dei due processi milanesi Mediaset-diritti tv e Mills, che sono ancora in primo grado. Il processo veloce non potrà toccare invece l’inchiesta Mediatrade-Rti, perché è in fase di indagine e il ddl si applica solo ai processi di primo grado, anche pendenti, appello e Cassazione.

Secondo il Corriere della Sera importante è stato il ruolo di Gianni Letta che “come un pompiere” ha spento ogni focolaio di incendio nelle due ore di colloquio, ed ha ricordato a Berlusconi: “Le leggine non ti mettono al riparo dagli attacchi, Silvio. Serve la politica”. E dopo il processo breve si potrebbe reintrodurre l’immunità parlamentare, su cui Casini è già d’accordo.

Il Giornale riassume così: “é chiaro che Fini non ha nessuna intenzione di aiutar il premier a risolvere i problemi. Sulla giustizia ha dovuto fare una concessione, mapoi se n’è lavato le mani”, perché la riforma della durata dei processi partirà dal Senato. E secondo un altro articolo dello stesso quotidiano il percorso del disegno di legge a Palazzo Madama inizierà già oggi, per arrivare entro Natale all’approvazione.

Il Foglio ricorda che invece ieri non si è parlato di regionali, e che un incontro di Fini e Berlusconi con Bossi, previsto per oggi, è saltato. Ufficialmente, ricorda il quotidiano di Ferrara, il Pdl offre alla Lega soltanto la regione Veneto, con la possibilità di mantenere il Ministero dell’Agricoltura. I Leghisti chiedono anche il Piemonte e una terza candidatura “di bandiera” (Emilia o Toscana). Altre voci dicono che anche la Lombardia sarebbe in ballo, e che anzi la presidenza del Pirellone potrebbe essere “la vera contropartita offerta dal Pdl ai Padani per la Giustizia”.

Rischia seriamente di non essere candidato Nicola Cosentino, sul quale pende una richiesta di arresto per legami con il clan dei Casalesi. “Tramonta la candidatura, solo il Cavaliere lo difende” scrive La Stampa in un retroscena. Gianfranco Fini ha detto che “non è più nel novero delle cose possibili”, mentre il Presidente del Consiglio Berlusconi gli avrebbe telefonato “per esprimergli la sua solidarietà ed invitarlo a tenere duro nei confronti di una giustizia ad orologeria e andare avanti”. “Gira voce che il Cavaliere lo abbia anche rassicurato sulla sua candidatura”. E Cosentino confida che non ha intenzione di gettare la spugna.

Obama

Dalle pagine R2 de La Repubblica da segnalare un approfondimento sul viaggio che il Presidente Obama si appresta a fare in Asia nel prossimo week end: Giappone, Singapore, Cina e Corea del Nord sono le tappe di quello che viene considerato il viaggio più difficile dall’inizio del suo mandato. A Pechino avrà di fronte il secondo inquinatore del mondo, dopo gli Stati Uniti. A Tokio vedrà il nuovo leader che più si impegnato a ridurre le emissioni. Dal loro incontro dipende il destino del vertice sul clima di Copenhagen. All’86 per cento dei cinesi la visita non interessa e al 48 per cento Obama non piace. 1700 sono i miliardi di dollari di obbligazioni del Tesoro Usa nelle mani dei cinesi.

Su La Stampa si evidenziano le intenzioni di Obama di andare ad Hiroshima e Nagasaki, come ha dichiarato ad una tv nipponica. Nessun presidente Usa lo ha mai fatto.

Dal Foglio: “Obama parte per l’Asia anche per liberare Aung San Su Kyi”. Sul tavolo c’è il lancio, nel 2010, dell’Asean International Fund, cartello che dovrebbe fare dei dieci Paesi del sudest asiatico, tra i quali la Birmania, un player commerciale unico. Obama incontrerà pertanto il premier birmano: e si lascia trapelare l’intenzione di permettere alla leader dell’opposizione di partecipare alle elezioni del prossimo anno.

Su Il Sole 24 Ore: “Il ritardo su Kyoto costa 500 miliardi di dollari l’anno”. Le stime sono della agenzia internazionale per l’energia. Secondo l’Agenzia la mancanza di un accordo sul climate change per l’UE si tradurrà in un raddoppio della bolletta energetica. Per cui, se riusciremo a stabilizzare le emissioni di CO2, non soltanto eviteremo danni all’ambiente, ma potremo contenere i consumi di greggio.

 E poi

 La Repubblica, alle pagine R2, offre ai lettori un’intervista all’islamologo francese Olivier Roy secondo cui la secolarizzazione non ha cancellato la religione ma, scindendola dal suo contesto culturale, l’ha fatta apparire in termini puramente religiosi. Il crocifisso per la Chiesa cattolica è come il velo per l’Islam: si tratta di marcatori religiosi, che segnalano un’appartenenza confessionale. Ma ci appaiono incongrui ed estranei al mondo che ci circonda. La legge del 2004 in Francia sul divieto di velo non ha fatto altro che prendere atto che il velo era unicamente un simbolo religioso e non culturale. E’ quello che la Corte Europea ha constatato per il crocifisso nelle scuole italiane. Sul riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa Roy è convinto che il Papa avrà molte difficoltà, poiché le nuove forze della Chiesa cattolica sono in Asia e Africa, cioé provengono da altre culture. Roy ha scritto un libro dal titolo “Santa ignoranza” e parla di “nomadismo religioso” (in Asia musulmani che diventano cristiani, in Occidente giovani attratti dal salafismo radicale). Sulla stessa pagina si racconta invece un episodio del 1921 a Vercelli: un assessore socialista tolse le croci dalle aule scolastiche, scatenando una sommossa. (Sono episodi cui fanno riferimento due saggi dell’antropologa Clara Gallini, dedicati ad usi, abusi e disusi del simbolo della croce).

 Su Il Giornale la notizia che l’ambasciata iraniana a Londra ha inviato una lettera di protesta all’Università di Oxford, dopo che al Queen’s College è stato presentato un bando per borse di studio in filosofia intitolate a Neda, la giovane iraniana uccisa nel corso delle manifestazioni di contestazione post-elettorale.

 Su La Stampa la notizia che in Spagna nasce il partito dell’islam, che è stato fondato da un giornalista e professore marocchino. Si chiama Prune, è stato presentato a Granada, l’ultima città musulmana a cadere nella Reconquista. Il Prune, dice il fondatore, accetta la Costituzione, condanna il terrorismo. E’ la prima volta dopo le stragi di Al Qaeda.

Su Il Foglio, intervista a Mohsen Sazegara, già assistente di Khomeini e fondatore dei pasdaran, poi diventato un dissidente del regime, dopo il suo arresto, quando chiese un referendum, nel 2003, sulla natura del regime. Dice “abbiamo creato un mostro”.

 Su Il Sole 24 Ore e La Repubblica viene ripresa l’indiscrezione secondo cui Francia e Germania potrebbero arrivare presto all’istituzione di un ministero franco-tedesco.

Su Il Sole 24 Ore un reportage dall’Afghanistan in cui si scrive che i talebani sono ormai padroni della Ring Road, un anello stradale di circa 3000 chilometri costruita negli anni 60 da americani e sovietici che collegava le principali città afghane. Dopo la caduta dei talebani gli Usa decisero di rimetterla in piedi: pensata come il fiore all’occhiello della ricostruzione, è ormai in mano alla guerriglia e ai banditi.

 Libero fa sapere che questa sera su History Channel verrà proposto un documentario che pare sia osannato in tutto il mondo anglosassone dedicato a “gli orrori del comunismo”, firmato dal regista Edvins Snore: immagini inedite dagli ex archivi dell’Urss, filmati e fotografie del massacro di Katyn, la grande carestia in Ucraina, girati sulle deportazioni di massa e gli esperimenti scientifici nei gulag, foto scattate da Hoffmann, il fotografo personale di Hitler.

 (fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)