Rassegna stampa: la questione delle Moschee

Pubblicato il 30 Novembre 2009 in , da Vitalba Paesano

“No della Svizzera ai minareti”, titola Il Corriere della Sera. Si è votato infatti in Svizzera un referendum proposto dai partiti della destra populista e della destra cristiana che proponeva la messa al bando dei simboli religiosi musulmani. E’ passato con il 57 per cento dei voti. “Passa il referendum anti-islam. Proteste nel mondo musulmano. Preoccupati i vescovi. Esulta la Lega. Castelli: ora la croce sulla bandiera italiana”. A centro pagina le polemiche di politica interna: “Berlusconi all’attacco: contro di me accuse ignobili. Dell’Utri: vanno cambiate le regole sui pentiti”.

Sulle accuse al premier apre La Repubblica: “Mafia: Berlusconi all’attacco. Continua la polemica dopo le critiche alle fiction e ai libri su Cosa Nostra. Il Pdl respinge le condizioni di Bersani per il dialogo. ‘Ho fatto tanto contro le cosche’. E il premier querela Repubblica”. In prima anche un commento di Adriano Sofri dal titolo: “Chi si vergogna della piovra”. A centro pagina (con la foto del minareto di una moschea a Zurigo) la notizia dalla Svizzera: “La Svizzera dice no ai minareti. La Lega: ora la croce nel tricolore”. Commento di Renzo Guolo: “Adesso l’Europa teme il contagio”.

La Stampa: “Berlusconi contro la mafia mai nessuno più duro di me. La rabbia del Cavaliere dopo la smentita dei Pm di Firenze: attacco ignobile, un indegno killeraggio. Dell’Utri difende il premier in tv: ‘Lo stalliere Mangano? Era un eroe”. Il titolo di apertura del quotidiano torinese è per l’Iran: “Nucleare, l’Iran rilancia la sfida. Sì ad altri dieci impianti. Obama: si isolano dal mondo”. Il governo di Teheran ha deciso di costruire cinque nuovi impianti nucleari e di trovare la collocazione di altri cinque nei prossimi due mesi. Dura la replica di Washington”. A centro pagina, oltre alla notizia del referendum svixxero, una foto-notizia sugli Usa. “Un piccolo su quattro mangia con i buoni del governo. Usa, record di bimbi poveri”. Tra le notizie di prima pagina anche un approfondimento su un rapporto “choc” del Senato Usa sulla guerra in Afghanistan: “Così ci scappò Bin Laden”. Nel 2001 era possibile catturare il capo di Al Qaeda, “ma il Pentagono mandò pochi uomini”, scrive il quotidiano torinese.

Il Giornale: “Berlusconi, due patacche di Repubblica”. Si parla delle “origini dei capitali Fininvest”, oggetto di rinnovato interesse da parte del quotidiano di Ezio Mauro. “Il quotidiano di De Benedetti per inventare soci occulti del premier si aggrappa a una perizia del 1997 e a un libro inchiesta. Peccato che il perito due anni fa ammise di essersi sbagliato e l’autore del saggio oggi dica: mai scritto di soldi mafiosi”.

L’Unità torna sul terremoto in Abruzzo: “Come marcisce L’Aquila. Dilettantismo, incuria, speculazione. Dopo più di otto mesi mosaici, arredi, organi delle chiese giacciono tra i ruderi esposti alle intemperei”.

 Italia

Secondo La Repubblica, che ne parla in un retroscena, “Il Pdl accelera sul concorso esterno”, sulla legge ad hoc per “neutralizzare” questo reato. “Doveva essere la carta segreta da giocar esubito dopo aver chiuso la partita del processo breve”.

Sullo stesso quotidiano la lettera del direttore comunicazioni della Fininvest per contestare il contenuto degli articoli pubblicati nei giorni scorsi, che sono costati a La Repubblica la querela per diffamazione. E la risposta dei giornali Bolzoni e D’Avanzo, autori dell’articolo contestato.

Il Corriere della Sera offre una sintesi delle dichiarazioni di Marcello Dell’Utri, ieri ospite da Lucia Annunziata: “Io ho un evidente conflitto di interessi ma dico che la legge sui pentiti dovrebbe essere modificata. Lo chiedo a nome delle migliaia di persone che hanno avuto la vita rovinata dai collaboratori e che poi sono state assolte. I pentito sono utili ma vanno regolamentati”. Dell’Utri ha anche confermato il suo aggettivo “eroe” per Vittorio Mangano, il mafioso che fu assunto come stalliere dal premier negli anni 70, perchè “fu invitato a parlare di me e di Berlusconi con la promessa di andare a casa” e non lo fece.

Lo stesso quotidiano offre una intervista al vicesegretario del Pd Enrico Letta che – a proposito di Berlusconi – dice che, come ha detto Bersani, “consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda ‘nel’ processo e ‘dal’ processo. Certo, legittimo non vuol dire né opportuno né adeguato al comportamento di uno statista”. Il titolo dell’intervista è: “Il Pd eviterà scorciatoie per far cadere il governo”.

 Svizzera

 Gli elettori svizzeri hanno votato ieri contro la costruzione di nuovi minareti: il 57 per cento dei cittadini ha deciso che ci si fermerà ai 4 attualmente esistenti nel Paese. I sondaggi indicavano invece una facile vittoria dei no alla proibizione dei minareti, che invece si sono fermati al 42,5 per cento. Il Corriere della Sera sottolinea l’affluenza “record”, che è stata del 54 per cento. I musulmani svizzeri sono circa 400 mila, la maggior parte dei quali non praticanti, scrive il quotidiano milaese. Secondo L’Unità la maggior parte dei musulmani arriva da Bosnia, Kosovo, Macedonia e Turchia. Una popolazione giovane: nel 2000 uno su due aveva meno di 25 anni. Esistono tra i 130 e 160 centri di cultura o di preghiera islamici.

A commentare questi risultati su La Repubblica sono il sociologo dell’islam Renzo Guolo (che sottolinea “i timori del contagio”) il ministro leghista Roberto Calderoli (“messaggio all’Europa, fermiamo i loro simboli”) e il politologo ginevrino Tariq Ramadan (“Un risultato scioccante, è il trionfo della paura”).

La Stampa evidenzia nei titoli le dichiarazioni del viceministro italiano Castelli, che parla di “lezione di civiltà” e promette una legge costituzionale per mettere “la croce nel tricolore”.

L’Unità ricorda che ieri i cittadini elvetici si sono anche espressi su un altro referendum che prevedeva il divieto di export di armi, che è stato respinto dal 68 per cento dei votanti. I promotori del referendum sui minareti erano politici del Udc, il più grande partito svizzero, destra populista, insieme all’Unione democratica federale, destra cristiana. Walter Wobmann, presidente del comitato promotore, dice: “Noi vogliamo fermare l’islamizzazione della svizzera. I musulmani possono continuare a praticare la loro religione”, “vogliamo fermare i futuri sviluppi, dai minareti alla sharia”. Preoccupata la chiesa dei cattolici elvetici: il presidente della conferenza espiscopale svizzera ha fatto invece notare che il referendum è stato bocciato a Basilea e a Ginevra, dove vive il maggior numero di musulmani.

Sul Corriere della Sera, opinioni a confronto sui risultati del referendum: Vittorio Messori sottolinea che “così si riscoprono le radici cristiane e la nostra cultura”, mentre Pier Luigi Battista dice che è stata “bocciata la libertà religiosa”.

 Iran

La Stampa parla di una triplice sfida venuta da Teheran nelle ultime 36 ore alla comunità internazionale: ha deciso dieci nuove centrali nucleari, ha minacciato di ridurre la collaborazione con l’agenzia atomica dell’Onu, ha approvato aiuti per venti milioni di dollari a imprecisati militanti anti-americani e anti-britannici. I fondi sono stati assegnati alle Guardie della rivoluzione e al ministero della cultura, ma il destinatario finale non è stato reso pubblico, anche se sono noti i finanziamenti a gruppi come Hezbollah, Hamas e Jihad Islamica palestinese. Sullo stesso quotidiano un ritratto del nuovo capo dell’Aiea, che rimpiazzera l’egiziano El Baradei: è un diplomatico giapponese, si chiama Yukiya Amano, e La Stampa lo descrive come “il mastino atomico che piace agli americani”. Non dispiace a Mosca, ha detto che è necessario trattare con l’Iran “con rispetto” ed ha dichiarato di sentirsi in sintonia con l’approccio di Obama tanto su Teheran che sulla necessità di fermare la proliferazione nucleare. Soprattutto, si sente un interprete del radicato rifiuto nipponico per le armi atomiche, frutto dello choc di Hiroshima e Nagasaki.

 E poi

Su La Repubblica una inchiesta sugli “sprechi di Stato”. L’attenzione è focalizzata sul Cnel, “l’Ente dei pareri inutili finanziato per sopravvivere”. Più dell’ottanta per cento dei fondi serve a pagare stipendi e indennità.

Su tutti i quotidiani ampi resoconti dei risultati cui è arrivata la commissione del Senato Usa, presieduta dal democratico John Kerry: il rapporto documenta errori ed omissioni della guerra in Afghanistan ed evidenzia che nel 2001, soprattutto per responsabilità della gestione militare del segretario alla Difesa Rumsfeld, ci si è lasciati sfuggire il capo di Al Qaeda Bin Laden. Il rapporto si riferisce alla battaglia di Tora Bora, sottolinea La Stampa: il comando centrale per le operazioni speciali mandò solo un piccolo contingente di un centinaio di agenti, tra uomini della Cia e militari, per fronteggiare un migliaio di militanti islamici che stavano proteggendo la fuga di Bin Laden in Pakistan.

Su Il Giornale il verdetto della commissione di Kerry è un vero e proprio “aiutino”, nel senso che è una sentenza di assoluzione per le imminenti decisioni del nuovo Presidente, poiché vi si legge, tra l’altro, che “la nostra incapacità di portare a termine il lavoro, alla fine del 2001, ha contribuito a un conflitto che mette a rischio non solo le nostre truppe e quelle dei nostri alleati ma la stabilità dell’intera regione”.

Domani il Presidente Obama terrà all’accademia di West Point un discorso per illustrare la svolta strategica della guerra in Afghanistan. Secondo La Stampa verrà raddoppiata la presenza americana nelle zone da riconquistare come Kandahar, la principale città del sud, e verrà raddoppiata la presenza americana nella provincia dell’Helmand, la regione del sudest dove i taleban hanno le proprie roccaforti. Saranno i marines a farsene carico.

 (fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)