Rassegna stampa: la fretta di sapere

Pubblicato il 22 Febbraio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Corriere della Sera: “La Procura di Roma accusa Firenze”, “Ferrara: nessuno ci avvertì dell’inchiesta, competenze non rispettate” (Ferrara è il procuratore della Repubblica di Roma). “Il capo dei pm critica i colleghi toscani. Nelle indagini della capitale assegni e nuovi reati”.

La Repubblica: “Appalti, la ragnatela di Bertolaso”, “Si apre il filone delle consulenze. Ecco le ‘tangenti legalizzate’ della cricca”. “Da martedì le prime udienze a Firenze, possibili nuovi arresti. Il capo della Procura di Roma, Ferrara: ‘Toro sapeva dell’inchiesta’”. (Toro è il Procuratore agiunto dimessosi dopo le accuse).

La Stampa: “Berlusconi: non è Tangentopoli”, “Nelle nostre liste nessun corrotto”, “Parla La Russa: ‘Il branco stia zitto’”.

Il Messaggero: “Berlusconi: nessun corrotto in lista. E sui rifiuti attacca Prodi. La replica: ‘Il suo è malgoverno’”.

Sulle prime pagine anche la protesta degli abitanti de L’Aquila, che ieri sono tornati nel centro storico della città ed hanno appeso alle transenne delle case ancora chiuse per sicurezza, le chiavi dei loro appartamenti ancora inagibili.

Il Giornale: “Gli sciacalli della sinistra”, “I terremotati usati come scudi umani anti-Berlusconi”. “Il Pd e Di Pietro cavalcano la protesta degli ex-abitanti della zona rossa de L’Aquila, ch evorrebbero rientrare nelle loro case. Sapendo che è impossibile e che servirebbero quelle leggi e quei poteri speciali che hanno voluto togliere a Bertolaso”.

Inchieste

Sulla inchiesta sugli appalti della Protezione civile il Corriere della Sera si sofferma su un conflitto tra Procure. “Firenze non ha rispettato le regole”, dice il procuratore capo di Roma Ferrara, che lamenta la scarsa collaborazione da parte del suo omologo di Firenze, che indagava dal 2008 ma solo l’8 febbraio 2010 ha comunicato il coinvolgimento del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro. Ferrara ricostruisce una serie di fax inviati e ricevuti tra la fine di gennaio e i primi di marzo: “Ho chiamato il Procuratore di Firenze il 28 gennaio per sapere se era vero quello che c’era scritto su La Repubblica. Me lo ha confermato ma non mi ha detto altro”. Il 29 il Procuratore di Roma gli invia un altro fax chiedendo di fornire ogni utile notizia, al fine di avviare un opportuno scambio di informazione e atti. Quattrocchi risponde il 1 febbraio, comunica che la Procura di Firenze procede “ in ordine a reati contro l’economia e la Pubblica Amministrazione”. Quel giorno arriva a Roma “il sostituto Luca Turco, che conduce l’indagine di Firenze”, ricorda Ferrara: “incontra i miei sostituto Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello e, siccome apprende che stavamo per fare alcune perquisizioni, ci chiede di soprassedere per evitare intralci e disvelamenti che avrebbero pregiudicato le loro indagini. Noi aderiamo e aspettiamo ulteriori contatti per coordinarci”. Ma “nessuno si fa più sentire”, “ricevo invece una telefonata da lui (Quattrocchi) in cui mi comunica che sono in corso perquisizioni ed eseguite misure cautelari. Mi dice anche che avevano iscritto Achille Toro sul registro degli indagati e inviati gli atti a Perugia per competenza.

Sullo stesso quotidiano, in un altro articolo, si sottolinea che questi sostituti Pm romani stavano indagando sul secondo livello dell’organizzazione, quello delle mazzette: assegni milionari e lunga serie di reati nella inchiesta – bloccata – della Capitale: stavano per scattare le perquisizioni, se non fosse stato chiesto e ottenuto l’alt dai Pm di Firenze.

Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica firma un altro lungo articolo (“Quel sistema di complicità”) incentrato sul ruolo del Procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, che avrebbe offerto “servizi spionistici alla combriccola affaristica”: questo avrebbe spinto i PM di Firenze ad una accelerazione della inchiesta, poiché volevano agire con due diverse iniziative: arresti a Roma ed a Firenze. E sono costretti a privilegiare l’inchiesta nella capitale per distruggere subito la trama che tesse Achille Toro, per evitare fughe all’estero, inquinamento delle prove, scomparsa dei documenti. Il giornalista poi si dilunga sul mondo delle consulenze che avrebbero coadiuvato il Capo del Dipartimento della Protezione civile, sottolineando però che “l’infedeltà di Toro ha costretto ad una discovery anticipata” della inchiesta di Firenze: “la premura ha frenato l’accertamento di che cosa sapesse davvero Guido Bertolaso di quel che si muoveva dentro e intorno alle traboccanti responsabilità”.

La Stampa punta l’attenzione sul Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici Angelo Balducci, scrivendo che “cercò di sfuggire all’arresto fuggendo all’estero”, così come stava cercando di fare l’imprenditore Diego Anemone.

Anche secondo Il Giornale i due indagati erano “pronti alla fuga”. Ma sono sempre i PM di Firenze a sottolinearlo, giustificando i provvedimenti con l’urgenza di impedire il pericolo di fuga.

Politica

“E’ il Pd in crisi: ha perso 60 dirigenti” è il titolo di una intervista al Presidente dei senatori del Pdl Gasparri, intervistato da Il Giornale. Sulla idea di escludere dalle liste chi è indagato, Gasparri dice che devono essere esclusioni “sulla base di fatti gravi e non di maldicenze”.

Pierferdinando Casini, intervistato da La Repubblica, parla delle inchieste e della risposta della politica: quello offerto dalle intercettazioni è uno “spaccato di corruzione che fa davvero paura”. Dice che l’Udc non aspira a “diventare un partito clericale”, dice che Bersani è un “interlocutore affidabile”, e sottolinea che “il vero laboratorio di queste elezioni è quello realizzato nelle Marche: il presidente Spacca è un cattolico che ha lasciato che alla sua sinistra nascesse una candidatura alternativa della sinistra estrema. Si è alleato con noi e sono sicuro che avrà un grande successo tra i moderati”.

Il Corriere della Sera si occupa dei “pretoriani” a difesa di Berlusconi che sarebbero guidati da Frattini ed avrebbero messo in piedi una corrente che hanno deciso di chiamare “Fare presente”. Tra i coordinatori, Giorgio Stracquadanio.

Ignazio La Russa, uno dei coordinatori del Pdl, viene intervistato da La Stampa e difende Denis Verdini: “Ha un ruolo di vertice ed è chiaro che può scontentare tutti coloro che sperano in un risultato e non lo ottengono”. Lo stillicidio nel Pdl viene dagli ex forzisti, dice il Ministro, invitando “il branco” a stare zitto.

 Esteri

Il Corriere della Sera intervista uno dei leader dell’opposizione al prsidente iraniano Ahmadinejad, Mehdi Kharroubi:dice che questo regime è peggio dello scià, che il movimento non cerca di far cadere il regime, sottolinea che la Costituzione non è una rivelazione divina e quindi tale da non poter essere modificata, anche se attualmente non viene applicata. Si dice contrario alle sanzioni. Sulla stessa pagina, si descrive la “svolta” nei tribunali sauditi, che vedranno la presenza di donne avvocato.

Ne parla anche La Stampa: “Arabia Saudita, tribunali aperti alle avvocatesse”, che presto potranno rappresentare le donne nelle cause civili. Per ora possono lavorare solo negli uffici governativi. Resta il problema della testimonianza, perché quella dell’uomo vale il doppio.

Su La Repubblica l’annuncio di David Paetraeus, capo del Comando centrale Usa, secondo cui la fase offensiva lanciata dalla Nato nel sud dell’Afghanistan andrà avanti ancora per dodici-diciotto mesi. Sulla stessa pagina, con copyright New York Times, si scrive che sono sempre di più i droni nei cieli, espressione di una nuova strategia Usa che punta a ridurre le vittime. Le missioni degli aerei senza pilota sono più che raddoppiate nel 2009.

Sul Messaggero si parla di Eitan, il “superdrone di Tel Aviv”, nuova arma dello Stato ebraico per colpire senza rischiare uomini. Ci si chiede se sarà usato contro l’Iran. Un prototipo di questo aereo senza pilota venne già usato a Gaza.

Secondo Il Giornale l’ex capo dell’Aiea, l’egiziano Mohamed El Baradei, avrebbe intenzione di candidarsi alle Presidenziali nel suo Paese, sfidando Mubarak o il suo delfino Gamal.

E poi

Sandro Viola parla nelle pagine R2 Cultura de La Repubblica di Mircea Eliade, lo studioso romeno che fu in Portogallo dal 1941 al 1945 come addtto stampa, e che chiese all’allora dittatore portoghese Salazar di scrivere un libro su di lui.

 (fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)