La Rassegna Stampa:” No al controllo del Governo sui Pm”

Pubblicato il 24 Maggio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Giustizia, la sfida di Grasso. ‘Intercettazioni, legge da cambiare’. ‘Alfano: pronti a modificarla’. Il procuratore antimafia: difenderemo l’indipendenza dei magistrati. Il presidente Napolitano: ‘Fare luce sulle stragi'”. A centro pagina: “Scontro sulla manovra, via il condono edilizio. Oggi il vertice Pdl. Tremonti vuole tempi stretti”. Di spalla il quotidiano offre un richiamo ad una lunga intervista al presidente siriano Assad: “Parla Assad. ‘Gli Usa indecisi e Mosca è tornata in Medio Oriente'”.

La Stampa: “No al controllo del governo sui Pm'”. Sono le parole del Presidente Napolitano, nell’anniversario della strage di Capaci. “Grasso: la magistratura resti indipendente. Alfano: mai pensato il contrario”. A centro pagina, insieme alle notizia dei premi del festival cinematografico di Cannes, un richiamo sulla manovra economica: “Stangata sui premier ai manager”.

Il Corriere della Sera: “Stato più leggero, il piano dei tagli. La manovra è quasi pronta. Forse già domani la presentazione ai ministri. Il segnale di rigore ai mercati. Stipendi congelati, fatture telematiche, riduzioni del 10 per cento di beni e servizi per i ministeri”. In un richiamo si segnala anche la posizione del ministro della Difesa La Russa: “Sacrifici, ma decido io dove”. L’editoriale, firmato da Dario Di Vico, è titolato: “Sprechi e furbizie”. A centro pagina: “Napolitano su Falcone: ‘Chiarire i lati oscuri. Il sostegno del presidente alle indagini sulla strage’”. In prima anche la notizia di un filmato che ritrae Sarah Ferguson mentre intasca una mazzetta da 40 mila sterline: “Sarah, duchessa delle tangenti”.

“Cosa resta di Falcone” è il titolo di apertura de L’Unità, che dà conto in prima pagina anche delle iniziative dei “ragazzi delle Agende rosse”, in piazza a Roma e a Palermo. “Tutte le case della cricca”, titola Il Giornale. “Mappa degli appartamenti ‘blu'”, cioè più o meno istituzionali, da Minzolini a Vespa, da Monorchio a De Gennaro. E’ il titolo di apertura de Il Giornale che spiega: “Abbiamo ricostruito il vorticoso giro di abitazioni che ruotano attorno all’imprenditore Anemone. Nome per nome gli inquilini nella città dei privilegi”. A centro pagina una inchiesta con questo titolo: “Così l’islam recluta i carcerati in Italia”. Su oltre 23 mila detenuti stranieri, i musulmani sono oltre 9 mila, secondo Fausto Biloslavo, autore dell’articolo. “E aumentano le preoccupazioni per la radicalizzazione ad opera di imam militanti, in carcere molto spesso per reati comuni”. L’editoriale è firmato da Vittorio Feltri: “Manovra coraggiosa o si va a sbattere”. Feltri parte dalle considerazioni che sullo stesso quotidiano ha fatto qualche giorno fa Francesco Forte, che spiegava al premier come non fosse possibile una manovra senza toccare sanità e pensioni e senza mettere le mani nelle tasche degli italiani. “Difficile non concordare con Forte, anche se il premier tenta sempre di fare miracoli”, spiega il direttore del quotidiano. In prima, con grande foto, anche la notizia della Ferguson: “Il vizietto italiano dilaga in Inghilterra. E la duchessa si fa pagare la tangente”.

Il Sole 24 Ore apre con le misure del governo sull’evasione, che “sale a 120 miliardi. Effetto crisi: aumentano le imposte e contributi che ogni anno sfuggono al fisco”. Manovra Il Corriere della Sera dedica due intere pagine molto dettagliate a tutte le ipotesi di tagli alla spesa pubblica in campo per mettere in sicurezza i conti. Sparirebbe l’ipotizzato condono edilizio, riduzioni sul costo della politica (stipendi di parlamentari e ministri ma anche contributi elettorali ai partiti), riduzione delle finestre di uscita per la pensione,  fattura telematica e limitazione per i pagamenti in contanti a 3000 o 5000 euro, aliquota fiscale più alta per le stock option. Alle pagine successive si racconta che Tremonti accelera sui tempi, e potrebbe consegnare ai ministri già dopodomani il testo con i tagli previsti. “Sfuma l’ipotesi, caldeggiata da Berlusconi, di rinviare”. Sotto, una intervista al Ministro La Russa, che spiega che “la manovra la fanno tutti in Europa”, i tagli “li accettano tutti, li accetto io”, ma esclude che Tremonti possa abolire la società Difesa spa, “sarebbe un controsenso, la società non è partita ma la legge è vigente, ed è uno strumento per risparmiare, per sopperire a mancanze di risorse”. “Diciamo che è stata una tentazione di alcuni uffici di Tremonti ma non del ministro”. La Repubblica spiega che “Tremonti rifiuta ogni rinvio”, e aggiunge: “Siamo aggrappati a una parete, non possiamo perdere tempo”. Sullo stesso tema interviste ad Enrico Morando e Luca Zaia: il senatore del Pd propone di re-introdurre l’Ici almeno per i ricchi, il governatore del Veneto ribadisce che il federalismo serve: “Ci possono essere rallentamenti, ma nessuno mette in discussione né il federalismo né la riforma fiscale che lo accompagnerà”. Secondo La Stampa determinante in questa vicenda è stato il Presidente della Camera: “Fini in soccorso di Silvio e il governo ritrova l’unità”. Il presidente della Camera non voleva misure troppo impopolari contro gli statali (“Si devono attaccare le classi agiate, non i dipendenti”, ha detto il finiano Granata). E sembra che la linea del Cavaliere, più morbida rispetto a quella di Tremonti, abbia prevalso.

Intercettazioni

La Repubblica, in un retroscena, si occupa invece delle modifiche alla norma sulle intercettazioni. “Stavolta dovete chiudere una volta per tutte. Di queste intercettazioni non voglio più sentir parlare”, avrebbe detto Berlusconi ai suoi. La posizione dei finiani è per il ritorno al testo che prevedeva – con la formula del ‘riassunto’ – il diritto di cronaca, e la possibilità di pubblicare atti non coperti da segreto, per riassunto appunto. Ma oltre al diritto di cronaca c’è anche la questione dell”uso delle intercettazioni, dopo le celebrazioni ieri dell’anniversario della strage di Capaci. Il dilemma, secondo il quotidiano romano, è se toccare anche le norme sulle ambientali, sui tabulati, sulla lista dei reati per cui è possibile registrare più a lungo, sull’autorizzazione del tribunale collegiale. “I falchi non ne vogliono sentire parlare, ma le colombe consigliano: ‘Vinca la mediazione e chiudiamo, sennò qui si perde la faccia’”. Sullo stesso tema il quotidiano intervista la deputata Pdl e direttrice del Secolo D’Italia Flavia Perina: “Si torni al testo della Camera, lì si garantiva il diritto di cronaca”. Luca Ricolfi scrive della legge in discussione sulle pagine de La Stampa. Critica i giornalisti, che “parlano come se oggi vigesse un regime di libertà di informazione in cui i cittadini, grazie all’onestà intellettuale e al coraggio dei giornalisti, sono correttamente informati, in cui una opinione pubblica ‘avvertita e consapevole’ è in grado di esercitare il controllo democratico sul comportamento di eletti e amministratori, come spesso si sente ripetere. Ma non è così”, perché i media italiani sono inquinati dalla faziosità e della leggerezza, sono spesso mal documentati. E poi “non è strano” che le intercettazioni si pubblichino così poco altrove. Ma dalla indifendibilità della “retorica democratica” dei giornalisti non si deve trarre la conclusione che la legge sia una buona legge. “E’ una legge pessima” e non tanto per il diritto di cronaca, ma perché “è meticolosamente costruita per ostacolare il lavoro della magistratura”.

Esteri

Sul Corriere della Sera una intervista all’ex sottosegretario alla Difesa dell’Amministrazione Bush Richard Perle, che parla della visita di Napolitano da oggi negli Usa. Napolitano sarebbe “stimato da Obama”, mentre “non credo che Berlusconi possa stringere con Obama una amicizia come quella che strinse con Bush, amicizia che non escludo lo danneggi attualmente, anche se l’alleanza e la collaborazione tra Stati Uniti ed Italia trascendono i loro leader”. Quanto alle altre amicizie del premier italiano, “Obama sta cercando di recuperare un rapporto ccon Putin e non è molto critico nei confronti di Gheddafi”, anche se non è “tanto caloroso quanto Berlusconi” con il leader libico. Infine, la visita di Napolitano potrebbe aiutare Obama alle elezioni di mid term di Novembre: “Alle elezioni sono importanti le tre I: Israele, Italia e Irlanda”, cioé gli elettorati di origine ebraica, italiana e irlandese. Su La Repubblica una lunga intervista a Bashar Assad, il presidente della Siria. Assad non crede nella ripresa dei negoziati, “tutti sanno che porterà a niente. Lo sanno gli arabi, i palestinesi, persino gli americani. A Washington lo ammettono in privato: non si fidano di questo governo israeliano”. Assad respinge anche le accuse israeliane e americane sulla consegna di missili Scud ad Hezbollah: “Chi prende queste accuse sul serio? Nemmeno gli americani. E’ propaganda di Israele che non ha fornito la minima prova”. Assad parla delle “potenze regionali emergenti”, il suo Paese ma anche l’Iran, la Turchia, la Russia, “Paesi che si stanno collegando l’un l’altro, anche fisicamente, attraverso gasdotti ed oleodotti, sistemi per la conduzione dell’energia elettrica”. Sull’accordo Turchia-Brasile-Iran sul nucleare diche che “non sembra che l’Occidente voglia risolvere il problema”. Sull’Iran dice che “è un vicino, e occorre avere buoni rapporti con i vicini, se vuoi risolvere un problema”. Sulle posizioni dell’Iran su Israele “in politica si dicono tante cose, ma contano le azioni. Se l’Iran vuole davvero la distruzione di Israele, perché ha appoggiato il nostro negoziato di pace. A Teheran sono molto più moderati di quanto si voglia dire”. I russi: “Non hanno mai creduto che la guerra fredda fosse finita. E neppure noi. Ha soltanto cambiato forma, si è evoluta con il tempo”.

E poi

Il Corriere della Sera racconta che in Arabia Saudita sempre più le donne spesso reagiscono all’azione della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, i mutawwain, volontari wahabiti in lotta contro costumi non adeguati. Nella città di Mubarazz una coppia di ventenni è stata avvicinata in un luna park: richiesta di documenti, con il sospetto che non fossero sposati o parenti. Il ragazzo è svenuto terrorizzato, la ragazza ha preso a calci il guardino, spedendolo in ospedale. “Le botte delle saudite ai poliziotti anti-vizio”, titola il Corriere. Su La Stampa si parla di una esposizione organizzata a Ferrara da Udi, e comitato biennale donna, dedicata alla vita delle donne in Iran, dove l’azione della censura interviene su tutto, anche sulle forme dei manichini. “La vita delle donne ribelli di Teheran” . Su La Stampa si racconta di una indagine condotta dalla ong Save the children sui Paesi in cui è più agevole nascere e crescere: “Sei mamma? Vai in Norvegia. Ecco i posti migliori per la maternità”. L’Italia è il 18° posto dopo Slovenia ed Estonia. Gli Stati peggiori: Afghanistan, Niger, Ciad, Guinea, Yemen. Su L’Unità il primo piano è dedicato alle donne e alle madri, anche per parlare dell’ultimo libro di Michela Marzano (“Sii bella e sta zitta”, Einaudi). Secondo la filosofa “Berlusconi ha fomentato una nuova forma di maschilismo. Lui è il sintomo di una mentalità, rappresenta un pezzo d’Italia che non mi piace”. Le pagine R2 de La Repubblica sono dedicate al disastro ecologico in Lousiana (“Ground zero infondo al mare. I silenzi, le menzogne, infine l’allarme. In 33 giorni la marea nera è arrivata a spaventare il mondo intero”), e anche ai rischi per la popolarità di Obama: “Sarà la sua Katrina”, dicono i critici. Su La Stampa due pagine sono dedicate ad un’area nel cuore del Sudamerica al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina. “Alla Triple frontera tra guerre di narcos e trame islamiste”. Si parla anche della presenza di cellule islamiste – responsabili anche di alcuni attentati anti-israeliani a Buenos Aires negli anni scorsi. Sullo stesso quotidiano si parla dei diritti umani a Cuba, il cui regime “allenta la presa sui prigionieri politici”. Circa 200 detenuti nelle prigioni di massima sicurezza saranno trasferiti nelle province di origine, “vicino ai familiari”. Dopo lo sciopero della fame e la morte di Orlando zapata, e quello di due mesi di Guillermo Farinas, iniziato dopo la morte del primo (con la richiesta di liberazione di tutti i detenuti politici) si è mobilitata la chiesa, che ha lavorato per la mediazione.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)