La Rassegna Stampa: Wikileaks, il vero volto dei potenti

Pubblicato il 29 Novembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Giudizi e misfatti della diplomazia Usa. Nei file svelati da Wikileaks critiche ai principali attori della politica mondiale. La Clinton ordinò azioni di spionaggio alle ambasciate. ‘Berlusconi leader vanitoso, stanco e inefficiente, sembra il portavoce di Putin”. L’editoriale di Franco Venturini è titolato “Amicizie pericolose”, e anche la vignetta mostra il premier insieme a Vladimir Putin. Ancora a centro pagina: “L’Europa salva l’Irlanda. Un piano da 85 miliardi. Tremonti: siamo un po’ più unicit di fronte alla speculazione”.

La Stampa: “Berlusconi megafono di Putin. Resi noti i documenti di Wikileaks. Dalle ambasciate imbarazzanti rapporti sui leader mondiali. Spiate anche le Nazioni Unite. Duri giudizi Usa sul premier: ‘Incapace, vanitoso, inefficace’. ‘Stanco per le feste selvagge’. Nelle carte la richiesta saudita di attaccare l’Iran e l’accusa alla Cina di pirateria informatica”. In alto le foto di Putin, Gheddafi (“Usa il botulino, è un vero e proprio ipocondriaco…”), Merkel, Karzai, Sarkozy, Cameron. Commento di Maurizio Molinari: “Una tempesta sul mondo”. Editoriale di Mario Calabresi: “Quelle parole che lasciano il segno”: Per Lucia Annunziata “il vero obiettivo è Obama”. Altro commento, firmato da Juan Carlos de Martin, dal titolo: “Trasparenza senza responsabilità”. In prima pagina anche un articolo sull’Irlanda (“via libera Ue agli aiuti”) e un richiamo sulle comunali a Torino: “Profumo, no al Pd. ‘Troppa pressione'”. Si tratta di Francesco Profumo, rettore del Politecnico.

Foto di leader anche su La Repubblica: Berlusconi, Sarkozy, Merkel, Putin, Gheddafi, Karzai, Ahmadinejad, Hu Jintao. Il titolo: “Wikileaks, tempesta sul mondo. Gli Usa su Berlusconi: ‘Vanitoso, incapace, portavoce di Putin’. L’allarme di Hillary. Pubblicati i dispacci segreti delle ambasciate americane. L’Iran ha un missile che può colpire l’Europa. Spiata l’Onu. Frattini: E’ l’11 settembre della diplomazia”. Commenti di Federico Rampini (“Le pagelle di Washington”) e di Vittorio Zucconi (“L’arma letale”). Sui riflessi italiani, un commento di Giuseppe D’Avanzo (“Perché allarmano i festini selvaggi”) e un retroscena dal titolo “La risata del premier”, perché Berlusconi si arebbe fatto una “risata” a leggere i rapporti pubblicati ieri. A centro pagina: L’Ue salva l’Irlanda, sì al piano aiuti. Accordo a Bruxelles tra ministri finanziari. Prestito da 85 miliardi di euro, 35 per il salvataggio delle banche”. A fondo pagina: “Il caso. Fazio: ‘Gli italiani vogliono una nuova tv. Viale Mazzini no”. Oggi ultima puntata del programma curato da Fazio e Saviano, e il quotidiano offre una intervista con Fabio Fazio. 

Il Giornale: “Ecco i segreti dei potenti. Le rivelazioni di Wikileaks. Su Internet tutti i retroscena della diplomazia americana: la Clinton ha fatto spiare i vertici Onu, i Paesi arabi volevano la guerra contro l’Iran, i pettegolezzi sulla vita privata di Gheddafi, le critiche a Sarkozy e agli altri leader europei. Berlusconi nel mirono per i rapporti con Putin e le ‘feste selvagge'”. In prima anche due editoriali: Luca Cordero di Montezemolo (“Un diritto parlare di politica”), che spiega risponde ad un editoriale di Feltri di ieri. Una risposta dello stesso Feltri (“Sì, ma alla fine devi dire con chi stai”). In prima sul quotidiano milanese (ma anche su tutti gli altri) la foto di Yara Gambirasio, tredicenne scomparsa da venerdì in provincia di Bergamo.

Il Messaggero: “Il terremoto delle carte segrete. Wikileaks. Nei documenti americani critiche shock al premier italiano. Che replica: ci rido su”. “Berlusconi sembra il portavoce di Putin. E’ incapace, stanco per i festini”. Editoriale di Giovanni Sabbatucci: “Regole violate, credibilità infrante”. L’analisi, firmata da Carlo Jean, è titolata: “Uno schiaffo per Washington”. Un articolo sulle rivelazioni online spiega: “Gli Usa spiavano l’Onu, Paesi arabi alleati volevano attaccare l’Iran”. Spazio anche per la definizione del ministro Frattini: “E’ l’undici settembre della diplomazie”.

L’Unità, con foto di Putin e Berlusconi: “Il capobranco e il portavoce. Silvio e Putin ‘Alpha dog’. ‘Generosi regali e contratti sul gas’. Hillary Clinton chiese informazioni sguli investimenti privati dei due”. In prima anche le notizie sulle proteste contro la riforma universitaria: “Studenti, il tetto diventa una piazza contro tutti i tagli. La protesta anti Gelmini si salda alla battaglia per la difesa della cultura. A Pompei protesta dei napolitani. Bondi vacilla”. Accanto, la situazione parlamentare. “Sì al governo di transizione. Fli apre a D’Alema e si fa beffe di Bossi”. Un documento dei finiani cita le parole che il leader della Lega usò nel 1994: “Premier al capolinea”.

Wikileaks

Tutti i quotidiani dividono in capitoli i Paesi e i personaggi cui sono dedicati i leaks. Sull’Iran, ad esempio, La Repubblica riassume: il re dell’Arabia Saudita manda a dire a Washington che Teheran deve essere fermata, “bisogna schiacciare la testa del serpente prima che sia troppo tardi”. Sull’Arabia Saudita: “Le reti caritatevoli islamiche dell’Arabia Saudita e del Qatar sono tra i maggiori sostenitori economici delle formazioni militanti estremistiche di ispirazione sunnita, come Al Qaeda”. Su Guantanamo si parla dei milioni di dollari di incentivi economici per l’eventuale accettazione di un gruppo di detenuti da parte di piccoli Paesi, oppure la ricompensa di un incontro con il presidente Obama offerta a dirigenti politici sloveni. Sul Pakistan: dal 2007 si racconta lo sforzo per rimuovere un reattore nucleare dal Paese. Sulla guerra informatica cinese nei confronti di Google, considerata una campagna di sabotaggio organizzata da funzionari, esperti di sicurezza privati e pirati del governo cinese. Sulla Gran Bretagna: David Cameron non gode di grande considerazione presso la Casa Bianca, ma nemmeno il suo predecessore Brown era amato dall’Amministrazione Usa.
Spostandoci a La Stampa: la Russia considerata come uno Stato “virtualmente della Mafia”. Il premier turco Erdogan viene criticato perché troppo condizionato dal suo ministro degli esterni Davutoglu, pericoloso per le influenze fondamentaliste che eserciterebbe sul governo. Sulla Libia: Gheddafi viene considerato “un vero ipocondriaco, che usa il botulino e si circonda di infermiere voluttuose”. Nel Corno d’Africa, il governo eritreo viene accusato di appoggiare le milizie legate ad Al Qaeda in Somalia.
Dal Corriere della Sera, sulla Corea: “Non escludendo il collasso della Corea del Nord, Washington e la Corea del Sud discutono di una possibile riunificazione, coinvolgendo anche la Cina con incentivi economici”. Il premier israeliano Netanyahu viene definito “elegante e affascinante”, ma si nota che “non mantiene mai le promesse”. Sullo Yemen: il governo yemenita ha più volte negato la partecipazione di forze Usa ai raid contro Al Qaeda, ma in un incontro con il generale Petraeus, il presidente yemenita Saleh affermava: “Noi continueremo a dire che le bombe sono nostre e non vostre”.

Un capitolo a parte  è costituito dalla rivelazione che il Dipartimento di Stato americano, a guida Clinton, nel luglio 2009, avrebbe ordinato di spiare i vertici delle Nazioni Unite.  Tutti, senza eccezioni, compreso il segretario generale Ban Ki Moon. La direttiva viene spedita a 30 ambasciate a nome della Clinton e chiede la raccolta di dati personali di dirigenti, sottosegretari, consiglieri e collaboratori. Ne parla ampiamente La Stampa. Una indicazione identica era stata data dall’Amministrazione Bush attraverso Condollezza Rice. Il quotidiano britannico The Guardian ha dato ampio rilievo a questo documento, che avvelena i rapporti con un alleato di primo piano.

Una cartina mostra la “provenienza dei dispacci”, e riassume le parole chiave associate ai dispacci, la maggiorparte dwei quali sono definiti “confidenziali”. Ankara ha oltre 7000 dispacci, Baghdad oltre 6000, Pechino oltre 3000, l’Aja oltre 3000, come Mosca, Tel Aviv, Khartoum.

Sul Corriere della Sera Franco Venturini scrive della “coincidenza maligna” che vuiole che Berlusconi si trovi oggi in Libia e stia per andare in Russia proprio mentre è iniziata la divulgazione dei documenti di Wikileajs. “I rapporti tra il capo del governo italiano e i massimi dirigenti russi: è certamente questo il tema che maggiormente preoccupa gli americani. Ma nello stesso tempo “si dovrà riflettere, a proposito di presunti complotti, se un complotto non ci sia davvero, ma contro Obama, che dovrà probabilmente pagare prezzi altissimi nella sua già poco fortunata politica estera”.
Secondo Maurizio Molinari “ciò che forse preoccupa più la Casa Bianca”, a proposito dei giudizi sui leader stranieri, sono i contenuti dei telegrammi sull’Afghanistan per via della valigia con 52 milioni di dollari trovata negli Emirati in possesso del vicepresidente Massoud e del ruolo del fratello del presidente Karzai descrito come implicato in “corruzione e traffico di stupefacenti”. E poiché i fondi Usa all’Afghanistan vengono deliberati dal Congresso, è probabile che i leader repubblicani ne chiedano conto a Obama. La Casa Bianca, in un comunicato, ha spiegato che “i contenuti di questi documenti non esprimono politiche governative”.

Su Il Messaggero una intervista con Vincent Cannistraro, “uno che di segreti se ne intende”, essendo stato responsabile dell’Intelligence per il Consiglio per la sicurezza nazionale Usa e capo dell’antiterrorismo della Cia. Spiega che per qualche settimana ci sarà “una grande tempesta”, ma “queste rivelazioni non sono veramente segrete”, perché le informazioni “realmente top secret passano su diversi canali, e sono poche decine”. Questi messaggi appartengono ad ambasciate e consolati, “ogni messaggio spesso arriva a centinaia di destinatari. Possono essere dispacci imbarazzanti per il candore con cui descrivono un capo di governo, ma stiamo scoprendo l’acqua calda. Davvero si crede che Sarkozy o Berlusconi, Angela Merkel o Putin non sappiano cosa pensano i diplmatici americani di loro?”. Diverso il discorso per altri Paesi, perché “è reale il rischio di vita per certe persone in certi Paesi. Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen sono luoghi instabili, dove i pericoli sono veri e preoccupanti”. Su Assange, il canale televisivo Fox vorrebbe che venga denunciato per spionaggio. E’ verosimile? “No. La legge americana protegge il giornalista che pubblica dati confidenziali. Chi rischia è la persona che li ha resi pubblici”. E poi di documenti davvero segreti ce ne sono pochi, e nessuno definito “top secret”. “Quindi non so neppure se si può parlare di spionaggio”.
Sul Corriere della Sera viene intervistato Edward Luttwak, consulente del National Security Council: “Verrano svelati molti segreti di Pulcinella: come ad esempio che Berlusconi frequenta molte persone dell’altro sesso e che ha uno stile vi tia personale diverso da quello di De Gasperi”. “I segreti, quelli veri, non sono trascritti e inviati in giro. Non so,se esistesse una intercettazione di una telefonata tra Berlusconi e Putin fatta dai satelliti della Nsa non ci sarebbe nessuna trascrizione”. 
Il Direttore de La Stampa Mario Calabresi, sottolinea, riferendosi alle considerazioni fatte su Berlusconi (“megafono di Putin in Europa”), quanto quelle parole, pur non rivelando “nulla di terribilmente nuovo”, lascino il segno, e ricorda che nel 2009 l’Amministrazione Obama si mostrò preoccupata per la nostra politica energetica, troppo dipendente da Mosca, e troppo sbilanciata sull’accordo con Gazprom per dar vita al progetto South Stream. Ma il giorno dopo il ministro degli esteri Frattini rispose che non esisteva nessun malumore americano nei confronti della nostra politica energetica. Un’altra prova su l’atteggiamento assunto da Berlusconi durante la guerra tra Russia e Georgia, quando parlò di aggressione georgiana mettendosi in netto contrasto con la linea della Nato. 
Lucia Annunziata, sullo stesso quotidiano, in una analisi che va sotto il titolo “il vero obiettivo è Obama”, paragona l’operazione Wikileaks, che ha messo alla berlina il sistema di sicurezza Usa, al piccolo aereo che un giovane tedesco, poco prima della caduta del Muro di Berlino, riuscì a far atterrare sulla piazza Rossa. Ma sottolinea che c’è un lato oscuro nella storia: chi sta aiutando Assange? C’è solo la sua fede e quella di pochi volontari della libertà di stampa a sostenerlo? Non è il caso di chiedere allo stesso Assange “trasparenza” sulle sue operazioni? Non si può essere così ingenui – sottolinea la Annunziata – da non vedere che l’imbarazzo creato all’Amministrazione di Obama, “rende molto popolare il creatore di Wikileaks presso molti nemici di Obama”. In un momento in cui il potere degli Usa è in forte declino, al centro di molti attacchi e in cui lo stesso Obama è combattuto da potenti forze nel suo Paese.
Su Il Giornale una intervista a Fabio Ghioni, “l’hacker più famoso d’Italia, già mente informatica del Tiger team che proteggeva la rete Telecom. Ritiene impossibile che Assange e Wikileaks “facciano tutto da soli”, “basta dare un’occhiata alla mole dei documenti raccolti e resi pubblici. Stiamo parlando di intere banche dati”. Ghioni ricorda che, quando Wikileaks era poco conosciuto, Assange non riusciva neppure a pagare le bollette del sito. “Poi sono esplosi. Qualche servizio segreto deve essersi reso conto della potenzialità di uno strumento del genere”. Ghioni cita organizzazioni cybercriminali come Russian business network che, secondo documenti americani, è collegata all’intelligence russ (Fsb). E’ poi significativo, secondo Ghioni, che Wikileaks non abbia mai pubblicato documenti della Cia, ma solo del Pentagono e del Dipartimento di Stato. Poi dice: “Non penso che Pechino e Teheran passino informazioni ad Assange. Però è plausibile che un colosso come la Cina finanzi Wikileaks”. Naturalmente esclude che sia soltanto una la gola profonda e aggiunge che una struttura come Wikileaks ha un costo molto elevato, che potrebbe aggirarsi sul milione di Euro.

E poi

Il Giornale in prima pagina, si chiede: “E se l’Italia imitasse la Svizzera?”. La proposta viene rilanciata da Paolo Granzotto all’indomani del sì svizzero al referendum che propone l’espulsione degli stranieri che delinquano. Anche Repubblica dedica una pagina all’argomento. La proposta è passata con il 52,9 per cento, ed era stata lanciata dal partito del miliardario populista Cristoph Blocher, Ludc. Omicidio, rapina, violenza sessuale, ma anche abuso delle prestazioni sociali, figurano tra i reati che prevedono l’allontamento dalla Svizzera. Tensioni con l’Ue per una prova di forza che va contro i trattati internazionali e gli accordi di libera circolazione delle persone, stabiliti dalla Svizzera con l’Ue. Solo i cantoni francofoni hanno respinto l’iniziativa referendaria. Quelli tedeschi hanno votato in blocco a favore.

Sul Sole 24 Ore, in prima pagina, si ricorda che si apre oggi la conferenza Onu sui cambiamenti climatici,a Cancun. Ma l’editoriale sottolinea che non succederà niente, non verrà firmato nessun trattato, non ci sarà alcun accordo globale, né saranno fissati vincoli rigorosi sull’emissione dei gas serra. Tuttavia Cancun non sarà un flop, perché l’obiettivo primario sarà evitare che il mondo archivi il modello Onu della contrattazione globale. E il fallimento potrebbe innescare un circolo virtuoso, in parte già in atto: uno studio del 2009 di Pricewaterhouse Cooper svela che il 46 degli Ad delle aziende Usa prende già decisioni su prodottti e servizi in base alla nuova consapevolezza climatica, mentre il 40 per cento inizia a tenerne conto. A Cancun i Paesi partecipanti troveranno l’accordo su obiettivi meno ambiziosi, ma non poco importanti: piccole azioni concrete per ridurre la deforestazione, consigli ai Paesi poveri per adattarsi ai cambiamenti climatici, 
Anche La Repubblica dedica l’inserto R2 al vertice mondiale sull’ambiente. “La sfida verde. I governi si presentano divisi”. Viene intervistato James Hansen, direttore del Goddard Institute della Nasa e il primo a dire al Senato americano (era il 1988) che era in atto un riscaldamento climatico determinato dall’uomo. Hansen torna a proporre la carbon tax per tagliare subito le emissioni. Federico Rampini parla invece dell’esempio California e delle sue sequoie a nord di San Francisco: è uno Stato laboratorio per salvare l’ambiente, dove gli alberi secolari trattengono Co2 e invecchiando crescono, moltiplicando quindi la capacità di sequestrare emissioni di Carbonio.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)