La Rassegna Stampa: Tremonti anticipa il Decreto sullo sviluppo

Pubblicato il 5 Novembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Berlusconi: patto con Fini o si vota. Il Cavaliere: gli attacchi vendetta della malavita. Il presidente della Camera deluso: parlo domenica. Fli contro, Governo sotto sulla Finanziaria. L’intervento di Tremonti”. In prima pagina l’editoriale di Pierluigi Battista prende spunto dalla conferenza stampa con cui Barack Obama si è assunto le responsabilità della sconfitta democratica il 2 novembre: “No, Obama non abita qui. Chi direbbe in Italia: è colpa mia?”. A centro pagina: “Esplode azienda chimica, allarmi inascoltati. Disastro alle porte di Milano. In fin di vita tre dei sette feriti nell’impianto di smaltimento di rifiuti speciali”.

La Repubblica: “Berlusconi a Fini: con me o si vota. Il premier offre un patto di legislatura a Fli. Bocchino: discorso tardivo. D’Alema: deve spiegare molte cose. Anche Noemi alla festa con Ruby”. E poi le parole del premier: “‘Dietro quelle donne forse la mafia’. Tremonti costretto a cambiare la Finanziaria”. A centro pagina: “Esplode azienda chimica, gravissimi 6 operai. Paderno Dugnano, i lavoratori investiti dalle fiamme. La Cassazione: anche i Cda responsabili dei morti in fabbrica”. In prima anche le notizie su Sanremo e le canzoni “Giovinezza” e “Bella ciao” che, ha deciso ieri il Cda Rai, non saranno cantate.

Il Giornale: “Le escort ubbidiscono alla mafia. Il sospetto del Cavaliere. Bugiarde, piene di problemi familiari, facilmente manovrabili: le protagoniste del sexy gate forse usate dalla malavita per vendetta. Berlusconi chiede chiarezza e apre a Fini. Che non sa cosa fare”. In prima una foto mostra Berlusconi e Fini ieri a “colloquio fitto” durante una cerimonia. Da segnalare anche un richiamo ad una intervista all’Amministratore delegato di Telecom Bernabè.

Libero: “Le bugie delle escort. Che vaccate contro il Cav. La droga spedita col jet presidenziale, l’Audi in regalo, marchette da 130 mila euro, i favori di don Verzè: è tutto falso, ma i giornali pubblicano”. In prima anche una foto di Santoro, che “crede alle puttane. AnnoZero le fa parlare tutte”. A centro pagina: “Penultimatum di Silvio a Fini: torna o si vota. Sfogo in privato con l’alleato rivale: incredibile la vicenda Ruby”.

L’Unità: “Giovinezza, giovinezza”, con foto di valletta televisiva e, sullo sfondo, una adunata del ventennio. “Stato confusionale. Per il premier forse c’è la mafia dietro il caso Ruby. E la Rai inventa la ‘par condicio’ della storia”. Il governo in agonia, tra antichi orrori e moderni scandali”.

Il Fatto quotidiano: “Ruby e quei ladri in procura. Ad agosto per due volte ignoti sono penetrati nelle stanze del Gip dell’inchiesta. Chi li ha mandati? Cosa cercavano? In una intercettazione qualcuno avvertì Berlusconi: stanno indagando sulla minorenne”. A centro pagina le foto della cerimonia ieri all’Altare della patria, con i fumetti di parole e pensieri dei protagonisti (Berlusconi, Fini, Napolitano). Sotto, una intervista a Vittorio Sgarbi: “Io, B. e il sesso. Il critico: gli ho trasmesso la mia passione”.

La Stampa: “Berlusconi sfida Fini. Il premier al Pdl: siamo sotto assedio”. “‘Patto di legislatura o voto’. La replica: discorso deludente e tardivo”. “Sgambetto dei finiani sulla Finanziaria. Tremonti: inserirò il dl sullo sviluppo”. In prima la foto della stretta di mano tra il premier e il presidente della Camera, ieri mattina alla cerimonia per la giornata delle Forze Armate. A centro pagina: “Marchionne: mai minacciato di portare Fiat fuori dall’Italia. L’ad del Lingotto da Romani: a Pomigliano nuove assunzioni dal 2011”.

Il Foglio: “Il Cav vezzeggia Fini e gli chiede di scegliere. Patto con il Pdl o al voto. Direzione obbligata. Berlusconi propone un accordo di legislatura a Fli. Quagliariello: ‘Alleati anche alle prossime elezioni’. Reazioni tattiche dei finiani”: Di spalla: “Obama comincia il tour asiatico per contenere l’egemonia della Cina. Dieci giorni in India, Indonesia, Corea del Sud, e Giappone, con 200 manager e un po’ di freedom agenda come Bush. New Delhi è diffidente”, spiega il quotidiano.

Il Sole 24 Ore: “La Fed fa volare le Borse. La Bce non cambia linea e l’euro supera 1,42 dollari. Trichet: troppo permissivi i nuovi vincoli Ue. Wall Street ai massimi da due anni dopo la maxi iniezione di liquidità”. Una foto in prima pagina mostra il presidente cinese Hu Jintao, “il leader più potente del mondo” secondo la rivista americana Forbes. Il presidente cinese supera quello degli Stati Uniti, Berlusconi è quattordicesimo. A centro pagina: “Tremonti: anticipiano manovra e decreto sviluppo. Il governo apre dopo essere stato battuto in commissione”. Di spalla: “Marchionne vede il ministro dello Sviluppo. ‘Fiat non lascerà l’Italia’. A Pomigliano dal 2011 partiranno le assunzioni”. Politica Massimo D’Alema, presidente del Comitato parlamentare sui servizi di sicurezza, in una lettera al Corriere della Sera precisa che c’è una legge (la numero 124, articolo 31, comma 1) che prevede che il comitato proceda al periodico svolgimento di audizioni del Presidente del Consiglio in quanto responsabile della sicurezza nazionale. D’Alema ricorda che Francesco Rutelli, suo predecessore a quell’incarico, ha invitato invano il Presidente del consiglio per una audizione. “D’altro canto – scrive D’Alema – tutti i Presidenti del consiglio che nel corso del tempo sono stati invitati dal Comitato dei servizi segreti hanno sempre accettato, con l’eccezione dell’onorevole Berlusconi”. Tale obbligo “diventa oggi più stringente anche in relazione ad interrogativi in merito alla sicurezza del Presidente del consiglio. Il copasir si è già occupato di Berlusconi e – ancor prima – in relazione alle notizie relative alla vigilanza di villa Certosa e di palazzo Grazioli. E’, infatti, evidente che non è possibile che persone non identificate possano entrare nelle residenze del Presidente del Consiglio, vigilate per legge da funzionari pubblici. Giuseppe D’Avanzo, su La Repubblica, aggiunge un nuovo capitolo alle sue analisi sul “abuso di potere”, facendo riferimento a “la vendetta della mafia” come “ultima bugia del Cavaliere per uscire dall’angolo”. Ricorda che più di un anno fa, quando si seppe che il fotoreporter Zappadu aveva in archivio 5000 foto rubate nella villa di Porto Rotondo del premier, i tre membri di destra del Copasir (Cicchitto, Quagliariello ed Esposito) chiesero l’avvio di una indagine per verificare “quale protezione hanno dato e danno al Presidente del consiglio le strutture dello Stato a ciò preposte, in primo luogo uno dei servizi segreti”. Su Il Foglio si scrive che “Berlusconi ha inviato una proposta politica precisa a Gianfranco Fini, chiedendo all’ex leader di An altrettanta franchezza: accordo politico per completare la legislatura e patto elettorale per andare insieme alle urne. Il fuoco del discorso che il premier ha pronunciato ieri di fronte alla direzione nazionale del Pdl si può sintetizzare in un unico passaggio: ‘Se c’è la volontà di andare avanti siamo pronti a realizzare un patto di legislatura e a proporre un rinnovamento del sistema di alleanze dentro il centrodestra’”. Traduce il senatore Quagliariello, vicecapogruppo Pdl al Senato, interepellato dal quotidiano: “Il partito dovrà essere riarticolato, da quel momento sapremo di avere un alleato e un concorrente in più”. Si parla, intanto – scrive il quotidiano – di un nuovo ufficio politico e di un gruppo dirigente che superi il meccanismo del triunvirato. Su Il Giornale: “Il premier riconosce il ruolo del Fli e offre un patto di legislatura”. Insiste Alessandro Sallusti, che del quotidiano è il direttore: “Chi tiene in ostaggio governo e Paese”, non sono le escort ma Gianfranco Fini, “che non riesce a decidere a chi vendersi, e a che prezzo”. Il Giornale racconta anche “il malessere dei colonnelli”, ovvero gli ex An, scontenti per l’apertura ai “traditori”. Il Corriere della Sera scrive che il partito di Fini si divide tra falchi, convinti che l’unica strada sia quella di prendere le distanze dal governo, e di arrivare all’appoggio esterno, e le colombe, che non ci stanno a rompere, avendo ottenuto da Berlusconi il riconoscimento che Fli chiedeva. Lo stesso Corriere intervista il direttore di Libero, Belpietro, che dice che “scegliere Casini come erede è l’unica possibilità”, e che per questo occorre “persuadere Umberto Bossi ad accogliere l’Udc”. Dice Belpietro che Berlusconi deve scegliere, “non può pensare di andare avanti così. Tutti sappiamo, e penso anche lui, che difficilmente farà un’altra legislatura da premier. Tanto vale fare un accordo adesso” con Casini. La Stampa scrive che il Cavaliere sta tentando “la grande trappola”, provando a far rimanere Fini “con il cerino in mano”, dimostrando al Capo dello Stato di aver fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per evitare le elezioni anticipate. Il riconoscimento di Fli come forza che articola la nuova offerta politica del centrodestra è stato finora considerato dal premier “una bestemmia”, sottolinea il quotidiano. Insomma “formalmente ha teso la mano, come se avesse riconosciuto l’errore della rottura con il cofondatore del Pdl, rimangiandosi mesi di minacce e le richieste di dimissioni del presidente della Camera”. La Repubblica si occupa delle reazioni in casa Pd, e scrive che “ora Bersani non esclude la piazza”, poiché, se Futuro e Libertà non rompe, servirebbe un piano B. Fino a domenica, giorno in cui parlerà Fini, Bersani insisterà nel suo appello per staccare la spina. Si valuta – scrive il quotidiano – una mozione di sfiducia, che viene però considerata un’arma spuntata senza Fini.

Esteri

 Il Sole 24 Ore sintetizza così gli intendimenti del Presidente Usa all’indomani dei risultati delle elezioni di midterm: “Obama ora apre ai Repubblicani sugli sgravi per i ricchi”. Un gesto conciliante, annunciato ieri dal suo portavoce Gibbs, “che tuttavia scarica interamente sul nuovo congresso a maggioranza repubblica la responsabilità di ridurre il deficit pubblico senza prendere misure impopolari e senza compromettere la zoppicante crescita economica”. Obama riceverà i leader repubblicani il 18 novembre alla Casa Bianca. Otterranno con gran probabilità l’estensione dei tagli alle tasse varati da Bush per la fascia più alta dei redditi. Il 3 per cento della popolazione che guadagna in media 8,6 milioni di dollari l’anno. Questi sgravi aggiungeranno tuttavia 700 miliardi di dollari al deficit pubblico nei prossimi dieci anni. E contemporaneamente i Rep hanno promesso di tagliare 100 miliardi dalla spesa del prossimo anno. Il quotidiano ipotizza persino che i Repubblicani, incalzati dalle richieste di disciplina fiscale dei Tea Party, potrebbero spingere per il ritiro anticipato delle truppe dall’Afghanistan, per contenere le spese della Difesa. Se ne occupa anche La Repubblica: “A cena con il ‘nemico’. Obama invita i Repubblicani”, “il primo compromesso sarà sui tagli fiscali”. Oggi peraltro inizia il viaggio del presidente Usa in Asia. Prima tappa, l’India. Obama sa che la soluzione alla crisi economica passa per i Paesi emergenti, e l’obiettivo della missione è aprire nuovi sbocchi per le esportazioni americane. Perché sa che l’America ormai è una potenza dimezzata. Anche su La Stampa ci si occupa del viaggio che inizia oggi: “Obama in India mette Pechino sotto pressione”, titola il quotidiano, parlando di una “partnership con New Delhi per creare occupazione”, e di un “tentativo di intesa con il sudest asiatico per il contenimento cinese”. Su tre fronti Obama intende mettere sotto pressione Pechino: rispetto della concorrenza, diritti umani, impegno sulla stabilità regionale. Un altro articolo si occupa specificamente della visita di tre giorni in India. Negozianti e artisti vendono magliette con il volto di Obama, e realizzano murales che lo ritraggonol pensoso con il Mahatma Gandhi. E proprio la casa-museo di Gandhi sarà una delle prime tappe del soggiorno indiano. In agenda, prima di tutto, gli affari. E l’irrobustimento dello scambio commerciale tra i due Paesi. Diverse questioni hanno oscurato negli ultimi tempi le relazioni India-Usa: a New Delhi non dimenticano le critiche obamiane alla delocalizzazione di imprese Usa nel subcontinente. Recentemente gli Usa hanno posto restrizioni ai visti di ingresso dei lavoratori indiani; in India si teme che l’inizio del ritiro delle truppe Use dall’Afghanistan avvantaggerà i talebani e il Pakistan. Lunedì a Delhi Obama parlerà al Parlamento, dove molti vorrebbero sentire un endorsement ufficiale per un seggio permanente all’India nel consiglio di sicurezza Onu. Il Foglio sottolinea che India, Indonesia, Corea del Sud e Giappone (tappe del viaggio di Obama) sono tutte democrazie che devono fronteggiare le aspirazioni egemoniche cinesi. E Obama punta a capitalizzare queste paure. L’India è certamente la tappa più importante e complicata del viaggio: Obama atterrerà a Mumbai con oltre 200 società americane interessate al mercato indiano. Saranno firmati contratti da 10 miliardi di dollari – aerei da trasporto militare Boeing, locomotive per le ferrovie indiane della General Electric – e Obama potrà dire di aver ottenuto posti di lavoro per gli americani. In Indonesia, la più popolosa democrazia musulmana, dove è vissuto da bambino, Obama tenderà di nuovo la mano al mondo islamico, con un discorso dalla moschea di Istiqlal. Certamente il “fattore Cina” segnerà il tour asiatico di Obama, sottolinea il quotidiano, ricordando che a ottobre il premier cinese Wen Jiabao, ha promesso di aiutare i Paesi della zona euro in difficoltà, comprando il debito di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda. E ieri, il presidente francese Sarkozy ha accolto Hu con un tappeto più rosso di quello riservato a Obama. Dal Foglio segnaliamo anche un allarmato articolo sulla situazione in Libano: “Hezbollah prepara il golpe” per prendere il potere a Beirut se il Tribunale speciale dell’Onu condannerà i comandanti del gruppo – e dietro di loro la Siria – per l’omicidio dell’ex premier sunnita Hariri nel febbraio del 2005. Secondo il giornale arabo Aharaq al Awsat Hezbollaha avrebbe impegnato tutti i suoi uomini e la sua struttura di comando e controllo in una grande esercitazione per il colpo di Stato, che è andata benissimo. Fonti interne ad Hezbollah hanno descritto così l’operazione: in meno di due ore siamo riusciti a schierarci e a ‘prendere il potere’ in vaste aree del Paese”. All’inizio la “marcia su Beirut” potrebbe prendere la forma di un dispiegamento rapido e inusuale di forze per “proteggere i civili” per poi passare alla deposizione del premier sunnita Hariri. Un altro articolo dello stesso quotidiano racconta come Hezbollah abbia boicottato ieri la riunione per ricomporre il “dialogo nazionale” convocata dal presidente del libano Suleiman. La tensione tra i due schieramenti è altissima dopo che il premier ha rigettato il diktat di Hezbollah, che aveva invitato le istituzioni libanesi a non collaborare con il tribunale speciale Onu. E poi Il Corriere della Sera torna sulla vicenda Ior e racconta dell’interrogatorio del presidente dell’Istituto, Ettore Gotti Tedeschi. Nel corso di un interrogatorio avvenuto lo scorso 30 settembre avrebbe detto che “qualcuno” non era contento che lui fosse in Procura, “qualcuno ha cercato addirittura di non farmi venire”. Insomma, sostiene, non tutti sono d’accordo sulla “linea della trasparenza”. Su L’Unità si dà conto della presentazione ieri a Roma e a New York del rapporto dell’agenzia UNDP (il programma di sviluppo dell’Onu) sull’indice di sviluppo umano 2010: una misura che mette insieme salute, istruzione e reddito per 169 Paesi, misurando i progressi secondo criteri sociali e non solamente economici. Norvegia, Australia e Nuova Zelanda sono ai primi tre posti in termini di Isu, mentre Niger, Repubblica Democratica del Congo e Zimbabwe si trovano agli ultimi tre posti della graduatoria. L’Italia peggiora di cinque posizioni (nel 2009 al 18, oggi al ventitreesimo posto). Metà dei poveri – 844 milioni – sono nel sud dell’Asia. Quasi mezzo miliardo vive nel’Africa subsahariana. Sul Corriere della Sera, “terza pagina”, si parla dell’ultimo romanzo di Umberto Eco, Il cimitero di Praga, che si occupa dei Protocolli di Sion. E di un personaggio, Simonino Simonini, “il falsario antisemita”, truffatore e ciarlatano, che saccheggiò le biblioteche dell”800.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)