La rassegna Stampa: Strage di Brescia – Vergogna. Tutti assolti

Pubblicato il 17 Novembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Sole 24 Ore parla del piano di Bruxelles con Bce e Fmi per sostenere il sistema finanziario di Dublino: “Aiuti Ue alle banche irlandesi”. Il pacchetto potrebbe arrivare a 100 miliardi. Si dà conto anche delle “Borse in forte calo” per i debiti europei, ma anche della “fiammata dei prezzi cinesi”. A centro pagina la politica: “Fiducia, voto il 14 dicembre. Prima ok alla Finanziaria, poi dibattito simultaneo alla Camera e al Senato. Sulla ‘ndrangheta al nord Maroni contro Saviano”. Sulla prima anche una notizia relativa al titolo Mediaset: “In nove giorni meno 15 per cento”. Piersilvio Berlusconi “accusa la situazione politica”.

Il Corriere della Sera: “Camere al voto insieme sulla fiducia. Vertice al Quirinale: la Finanziaria, poi il 14 dicembre la verifica. La Lega: il governo durerà fino al 27 marzo. E Berlusconi sceglie di non andare in tv”. Il titolo di apertura vero e proprio è per la crisi finanziaria_: “L’Irlanda non cede. Euro e Borse scivolano. Il no di Dublino agli aiuti per il debito. Van Rompuy: l’Unione è in pericolo”. In prima anche un grande titolo sulle assoluzioni al processo per la strage di piazza della Loggia: “Anche la strage di Brescia resta senza colpevoli. Dopo piazza Fontana assoluzioni per piazza dell Loggia”. Commento di Corrado Stajano: “La nuova ferita”. A centro pagina le polemiche sulla trasmissione di Fazio: “L’ira di Maroni contro Saviano. Scambio di accuse tra il ministro e lo scrittore dopo la trasmissione di Fazio. ‘Infamie sulla Lega’. ‘No, solo fatti, sono allarmato'”. “Parlatevi, vi capirete” è l’invito di Pierluigi Battista. Il quotidiano intervista anche il direttore generale Rai Masi, a partire dai grandi ascolti della trasmissione: “Masi: alti ascolti? Bene, ma rispettino le regole”. In prima il quotidiano milanese annuncia anche una intervista ad Aung San Suu Kyi: “Avremo la libertà”, dice il premio Nobel birmano. A fondo pagina: “L’attentato a Costanze e quei 41 bis revocati”. Si parla del “giallo del provvedimento del maggio 1993” che revocò l’applicazione del “carcere duro” per alcuni mafiosi.

La Repubblica: “Crisi congelata per un mese. Fini e Schifani al Colle: le Camere voteranno la fiducia solo il 14 dicembre. Berlusconi: era quello che volevo”. E poi: “Ascolti boom per Saviano, Maroni lo attacca: è un’inquisizione”. Commento di Barbara Spinelli: “L’Italia del sottosuolo”. A centro pagina: “Allarme Ue per il debito. ‘Si rischia la fine dell’Euro’. Appello all’Irlanda: accetti gli aiuti. Le Borse a picco. Milano perde il 2 per cento”. Di spalla: “Brescia, tutti assolti. 36 anni senza verità”. Commento dello storico Adriano Prosperi: “La giustizia negata”.

La Stampa: “Napolitano: intesa sulla crisi. Vertice al Quirinale con i presidenti Fini e Schifani. Bersani: l’esecutivo si è preso due settimane di troppo. Berlusconi in Aula per la fiducia il 13 dicembre dopo l’approvazione della Finanziaria. Il giorno successivo il voto di Camera e Senato. Bossi: il governo dura fino al 27 marzo”. A centro pagina la foto del matrimonio “reale” del principe Williamo, con Kate Middleton. A fianco: “Maroni: da Saviano infamie sulla Lega. Il ministro: voglio replicare. Raitre: mandi un video. Lo scrittore: citato solo fatti”. In alto: “Strage di Brescia, tutti assolti dopo 36 anni. I giudici: non ci sono prove sufficienti. La sentenza per l’attentato in piazza della Loggia”.

Il Fatto quotidiano: “Vergogna. Tutti assolti. Che Paese è quello che dopo 36 anni e tre processi non ha ancora trovato i responsabili della strage di Brescia? Gli otto morti e in quasi 100 feriti di Piazza della Loggia si aggiungono alla moltitudine di vittime del terrorismo nero. Quello, impunito, legato ai servizi deviati dello Stato”. A centro pagina si torna sulla polemica legata alla trasmissione “Vieni via con me”: “Lega-ndrangheta, Maroni si informi invece di strillare”. Il quotidiano scrive che con nove milioni di telespettatori la trasmissione è stata la più vista nella storia di Raitre: “L’autore di Gomorra ha parlato dei legami tra clan e Carroccio. Ecco cosa dicono le indagini”.

Libero: “Saviano ha rotto i Maroni. Il ministro, che ha arrestato 6500 boss in due anni, si appella al Quirinale contro le accuse dello scrittore alla Lega: ‘devo andarmene?’. Ora il presidente scelga se stare con le istituzioni o con l’avanspettacolo”. A centro pagina: “Napolitano teme i fischi: elezioni meglio del ribaltone. Se le Camere bocciano il Cav, un nuovo esecutivo con questa maggioranza. Se no, si va alle urne”. A centro pagina, una foto di Elisabetta Tulliani: “La signora Tulliani ci ha preso per Gaucci”, “Elisabetta ci chiede 10 milioni di Euro”. In taglio basso, sulle assoluzioni per piazza della Loggia: “A furia di cercare a destra la strage resta impunita”.

Il Giornale: “Il giorno del giudizio. Berlusconi si gioca tutto il 14 dicembre. Fissata la data in cui Senato e Camera voteranno sul governo: è la stessa in cui la Consulta deciderà sul legittimo impedimento. Intanto tra i finiani comincia il controesodo verso il Pdl”. Due commenti: Vittorio Feltri (“Questa crisi fatta solo per interessi”) e Marcello Veneziani (“Ora niente papocchi. Subito il voto”).
Di spalla: “Maroni attacca Saviano: ‘Infamie sulla Lega’. La Rai tenta di imbavagliarlo. Bufera su ‘Vieni via con me'”. Commento di Alessandro Sallusti: “Il metodo Gomorra”. A centro pagina, con foto di Fini: “Il ribaltone dei Cigni Fanfaroni. Fenomenologia di Gianfranco Fini. Anagrammato”. Sotto, le polemiche sulle stragi di mafia: “La trattativa dello Stato con la mafia? Sta a vedere che la fece il governo Ciampi. Il 41 bis disapplicato per evitare le stragi”.

Il Riformista, ricordando che Senato e Camera voteranno insieme il 14 dicembre: “Ancora un mese”, “il fiducia day. La sorte del governo si deciderà nello stesso giorno in cui la Consulta giudicherà il legittimo impedimento. I berlusconiani festeggiano i giorni guadagnati per la campagna acquisti”. Sulla sentenza di Brescia: “Viva l’assoluzione, lo scandalo sono i 36 anni”.

Il Foglio: “Ecco perché Napolitano non si presta a nessun governo di ribaltone”, titola parlando di un “presidente di garanzia”. E spiega: “Un nuovo esecutivo avrebbe l’avallo del Quirinale soltanto con la partecipazione del Pdl o della Lega”. A centro pagina: “Fini tra Salandra e Fanfani. Che cosa voglia l’ex capo di An si capisce: incorniciare la sua parabola dal fascismo al conservatorismo libertario. Se possa farlo è dubbio, poiché ora si è messo in società con il cattolicesimo più partitocratico”. In prima anche notizie dagli esteri: “La Turchia alla guerra del velo. Con un nuovo mufti. Erdogan annuncia una legge sul turban. I militari gli boicottano le cerimonie”. E poi attenzione per la Germania, all’indomani del congresso che ha rieletto la Merkel: “Merkel è al massimo, ma ha già un erede dietro, la bella mamma Ursula”, “ha sette figli, è vice del partito, e anche ministro, e per due volte ha rischiato di essere presidente della Germania”. Si tratta di Ursula Von Der Leyen, attuale ministro del Lavoro. E ancora: “René Stadtkewiz fonda un partito alla destra della Cdu per diventare il Geert Wilders tedesco.

Maroni/Saviano

“La ‘ndrangheta al Nord come al Sud cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”: questo aveva detto l’autore di “Gomorra” “davanti a 9 milioni di spettatori”, come scrive il Corriere. Per questo il ministro Maroni ieri ha chiesto diritto di replica nella prossima puntata: “mi sento offeso e indignato da quelle parole infamanti”. Oggi ne discuterà il consiglio di amministrazione Rai. Saviano si dice “stupito ed allarmato” e spiega: “ho parlato solo di fatti, frutto di un’inchiesta giudiziaria dell’Antimafia di Milano e Reggio Calabria”. Maroni interviene allora a Radio Padania e chiama in causa il presidente Napolitano: “Chiederò al presidente della Repubblica se una accusa così infamante sia compatibile con una funzione come quella di ministro dell’Interno”.  
Saviano viene intervistato da La Repubblica: “Attacco del tutto immotivato, la Lega dica perchè tace sulla mafia infiltrata al Nord”. Lo scrittore dice di considerare “inquietante” la dichiarazione del ministro Maroni, che lo aveva sfidato a ripetere le accuse “guardandolo negli occhi”. Gli ha ricordato un altro episodio: “Su Repubblica scrissi una lettera a Sandokan-Schiavone. Lo invitavo a pentirsi. L’avvocato di Schiavone mi rispose: voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire quelle cose guardando Sandokan negli occhi”. Dice di non aver fatto altro che raccontare l’inchiesta condotta dalla Boccassini e da Pignatone, di aver “segnalato che il politico leghista incontrato dal boss Pino Nieri non è stato arrestato”. Sostiene di aver “riconosciuto il contrasto culturale di Maroni e della Lega, in particolare quella degli esordi, verso la criminalità organizzata. Ho dato atto al ministro di una operatività vera nei confronti della camorra. Dopodiché, dire, a ogni blitz, ‘stiamo sconfiggendo le mafie’, è una ingenuità, una miopia”. “Berlusconi lo inviteresti?”. “Se vuol venire a fare un elenco come tutti gli altri, nessun problema”.
La Stampa si sofferma proprio sulla ultima inchiesta della Dda milanese e reggina, che nel luglio scorso ha fatto finire in carcere 300 persone, di cui 180 solo nel milanese. Diventata ormai la principale organizzazione criminale al nord, la ‘ndrangheta è una gigantesca holding illegale che nel 2007 in Lombardia si considerava fosse in grado di ripulire il 75 per cento del proprio fatturato, ovvero 55 miliardi di Euro, pari al 5 per cento del Pil italiano. Nelle migliaia di pagine che compongono l’ordinanza di luglio, c’è un solo riferimento sicuro al partito di Bossi, riguardo a un consigliere regionale, allo stato non indagato: si tratta di Angelo Ciocca, che pensa di querelare Saviano. 35 anni, eletto nella scorsa tornata con un numero impressionante di preferenze (quasi 19 mila voti) riuscendo a sbaragliare addirittura Renzo Bossi. Il nome di Ciocca finisce tra le carte dell’inchiesta per un incontro, fotografato dai carabinieri del Ros, con il presunto boss Pino Neri, considerato il reggente per la Lombardia delle cosche calabresi. In ballo un appartamento venduto da Neri a Ciocca a un prezzo vantaggioso in cambio dell’interessamento a far eleggere un proprio candidato alle elezioni regionali 2009. Neri sponsorizzerebbe Francesco del Prete: il 22 giugno i due discutono del fatto che la Lega sembra porre un veto sul nome di Del Prete, e di averlo saputo dallo stesso Ciocca. Da alcune telefonate emergerebbe che i due riescono a ottenere l’interessamento di Ciocca per eliminare ostacoli alle elezioni.

Un articolo del Corriere della Sera illustra gli ascolti della trasmissione di Fazio, che ha avuto “il picco quando parlava Saviano”, con oltre 10 milioni di telespettatori e il 31,63 per cento di share. “Lo scrittore sta spiegando la ‘competitività delle mafie sul mercato’. ‘Le organizzazioni crimininali vincono perché vincono gli appalti grazie al massimo ribasso. Propongono prezzi di realizzazione più bassi, riescono ad abbattere quei costi perché fanno narcotraffico, quindi le betoniera ti costa meno se traffichi cocaina”. Il direttore generale della Rai Masi, intervistato dallo stesso quotidiano, viene invitato a commentare gli ascolti record di Raitre: “Questi dati non possono che far piacere alla direzione generale”, “ma in un servizio pubblico non sono l’unico metro di misura possibile”. “Lo hanno sempre detto in tanti, soprattutto da sinistra”. Ribadisce che il servizio pubblico deve osservare le regole “equilibrio, contraddittorio, pluralismo”. Dice che la trasmissione di Fazio e Saviano, anche al di là delle intenzioni degli autori, ha assunto “una precisa natura politica”, come dicono “tutti i principali commentatori televisivi”. Masi sottolinea che, in nome di pluralismo ed equilibrio, sia necessario assicurare voce anche a chi rappresenta “ulteriori valori della nostra democrazia: per esempio il liberalismo, il federalismo”. Sulla richiesta del ministro Maroni di avere possibilità di dibattere con Saviano, dice che dell’argomento si parlerà in consiglio di amministrazione: “Personalmente ritengo che ne abbia pienamente titolo e diritto”.
Saviano aveva citato, nella trasmissione, una frase da una intervista del defunto “ideologo della Lega” Gianfranco Miglio, in cui il politologo teorizzava la “costituzionalizzazione della mafia” nel sud. Il Giornale ripubblica quella intervista, scrivendo che “l’ideologo accusato di voler legalizzare le cosche era solito fare ragionamenti provocatori”. Un altro articolo del quotidiano milanese spiega che Saviano “infanga la Lega ma evita di ricordare che al Nord ci sono stati diversi casi di collusione con la mafia di Pd e Idv”.

E poi

Su Il Riformista. “Londra apre il portafogli e chiude il caso Guantanamo. Il Regno Unito verserà milioni agli ex detenuti che accusavano i servizi di complicità. E evita così di discutere in tribunale dettagli imbarazzanti”.
Anche su La Stampa: “Londra, risarciti per Guantanamo”. Accusavano i servizi segreti britannici di complicità nelle torture subite nella base americana a Cuba. L’accordo raggiunto tra il governo Cameron e 16 ex detenuti di Guantanamo prevede un risarcimento di 1 milione di sterline a testa. Andare avanti con le cause intentate dagli ex prigionieri sarebbe stato molto più costoso (secondo The Guardian la fattura poteva superare i 50 milioni di sterline, oltre ai costi di un processo lungo e complicato che avrebbe reso inevitabile la pubblicazione di 500 mila documenti sulle attività antiterroristiche dal 2001 in poi, compresi quelli sulla prigione segreta nella base afghana di Baghram).
Anche la corrispondenza da Londra del Sole 24 Ore sottolinea che l’intesa eviterà cause più costose nei confronti dell’intelligence. Descrive alcuni personaggi coinvolti: un postino di 31 anni nato cattolico ma fulminato dall’Islam poco più che adolescente. Un corriere-motociclista di 34 anni, battezzato nella fede di Cristo nella nativa Lusaka, musulmano per convinzione maturata a Londra; uno spazzino etiope di 32 anni, rifugiato politico con permesso transitorio di residenza.
Alle pagine R2 della Repubblica, analisi approfondite sulla situazione in Yemen, terreno fertile per i terroristi. Ampie zone del Paese sono del tutto fuori controllo e gli Usa pensano di creare una rete di basi militari. Bruce Riedel, analista della Cia, interpellato, sottolinea quanto Al Qaeda tenti di portare il conflitto in questo Paese: E’ il laboratorio perfetto per Al Qaeda e la Jihad.
In prima pagina su Il Foglio ci si occupa della uscita di scena, in Turchia, del capo della Diyanet, la direzione per gli affari religiosi, del Gran Mufti Bardacoglu: la notizia sta nel fatto che gli subentra un personaggio ben più gradito al governo islamico di Erdogan, un mufti vicino al revanscismo islamista. L’uscente era accusato di non condividere la liberalizzazione del velo islamico nell’università ed era stato nominato dal presidente kemalista Sezer. Pochi giorni fa la Cassazione turca, baluardo del secolarismo, ricorda il quotidiano, ha sentenziato che la libertà di indossare il turban, il tradizionale velo islamico, è contraria al principio di laicità. Il premier Erdogan aveva replicato annunciando per la prima volta che una legge sul velo sarà introdotta nel 2011.
Sul Sole 24 Ore si scrive invece che a pochi giorni dal vertice Nato di Lisbona si è tornati a discutere dello scudo di difesa antimissilistica da installare in Europa, e si racconta che la Turchia è contraria all’identificazione dell’Iran e della Siria come principale minaccia contro la quale lo scudo sarebbe diretto e, di conseguenza, all’installazione in territorio turco di un radar. Erdogan ha chiesto di averne il comando. Il quotidiano ricorda che la Turchia ha stabilito buone relazioni con l’Iran e gli affari vanno a gonfie vele. Negli ultimi mesi la Turchia ha esportato verso Damasco per 1,6 miliardi di dollari, duecento milioni in più rispetto agli Usa.
Giuliano Pisapia, vincitore delle primarie di coalizione del centrosinistra a Milano (che ieri hanno provocato persino le dimissioni di Filippo Penati da capo della segreteria Pd) si dice convinto, in una intervista al Sole 24 Ore, che i suoi voti siano arrivati non solo da Sinistra e libertà di Vendola, ma da società civile, mondo economico, atenei. Dice: “Ho intenzione di rivolgermi a piccoli imprenditori, alle start up, ai giovani con proposte concrete. Da questa intenzione nasce l’idea di favorire quei settori trainanti e più innovativi come le nuove tecnologie e il comparto new media, per cui sarà necessario realizzare presto una capillarissima rete wifi a banda larga”. Rivendica di essere un politico dalla cultura garantista “da sempre impegnato nella tutela dei diritti individuali e collettivi, che intende parlare a tutti, laici e cattolici”. “Le mie proposte, anche quella sul registro delle coppie di fatto, lo dimostrano. Ho l’orgoglio di essere di sinistra”. Ma – aggiunge – “la mia tensione personale guarda al riformismo, anche nella gestione del comune e delle sue partecipate”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)