La Rassegna Stampa: Onda migrazione, la loro libertà, le nostre paure

Pubblicato il 15 Febbraio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Adozioni anche per i single”. “Sentenza a favore di una donna di Genova”. “Per il governo ‘i magistrati invadono il campo’”. “La Cassazione sollecita il Parlamento. Muro del Vaticano”. Il commento di Isabella Bossi Fedrigotti è titolato “dalla parte dei bambini” e si chiede se si è sicuri che per un bambino avere soltanto un genitore sia una condizione necessariamente peggiore. Il titolo di apertura è per l’Iran: “L’onda raggiunge l’Iran. Migliaia contro il regime”. “Arresti a Teheran. Migl Gli Usa: siamo con il popolo”. L’editoriale, firmato da Angelo Panebianco, è titolato: “La loro libertà, le nostre paure”. A centro pagina la politica: “Berlusconi: se c’è la maggioranza il Quirinale non scioglie le Camere. ‘Napolitano me lo ha garantito. E presto diventeremo 325′”.

La Repubblica: “Berlusconi attacca: ‘Le donne in piazza una vergogna. Ruby, attesa per oggi sulla decisione del Gip sui processi al premier”. Due commenti (Stefano Rodotà ed Adriano Sofri) si soffermano sulle manifestazioni di domenica: “La bandiera della dignità” e “Una lezione ai maschi”. Il titolo più grande è per l’immigrazione: “Sbarchi, scontro Ue-Italia. Maroni: arriveranno in 80 mila”. “L’Europa: nessuno ci ha mai chiesto aiuto. Tragedia in mare, naufragano due barconi: oltre 50 dispersi”. A centro pagina l’Iran e la sentenza della Cassazione sulle adozioni per single.

Il Giornale: “Berlusconi, è caccia all’uomo. Scende in campo anche la Procura di Roma. Nel mirino ci sono gli ospiti del premier nelle residenze della capitale. E’ questo il ‘passo indietro’ invocato da Napolitano?”. A centro pagina l’immigrazione (“Ci lasciano soli contro i clandestini”), di spalla il partito di Fini (“Fini è ridotto a zerbino di Bocchino”).

Libero: “Dal fascio allo sfascio. Esplode la caserma Fli. Fini fa il desposta e dà il partito a Bocchino. Gli altri futuristi si ribellano e preparano la fuga. Voci di carte da Milano a Roma su altri festini. Ma Bruti Liberati smentisce”. A centro pagina la manifestazione delle donne di domenica: “La piazza anti Silvio l’ha pagata la Cgil. Cifre taroccate, erano 300 mila, non un milione”.

L’Unità intervista Susanna Camusso: “Per Berlusconi è l’inizio della fine”. “Non ha più la piazza, non ha più le donne”,.

Il Fatto quotidiano titola: “Se non ora quando?”. “Milano: B a giudizio, si decide. Roma: i festini di Tor Crescenza”.

La Stampa: “Lampedusa al collasso. E’ lite Roma Bruxelles. Verso l’invio di duecento soldati: ‘Rischiamo 80 mila arrivi’. Berlusconi oggi in Sicilia. Maroni: da soli non ce la facciamo. L’Ue: non hanno mai voluto aiuti”.

Il Sole 24 Ore: “Dalle rivolte onda emigrazione. Dopo il Cairo, proteste e violenze in Iran (un morto e decine di arresti). Bahrein e Yemen. Egitto paralizzato dagli scioperi. Maroni: possibili 80 mila nuovi arrivi. Scontro con la Ue sui clandestini”.

Il Riformista dedica il titolo di apertura a “tutti i guai che incombono sul Paese a causa dello stallo istituzionale”. Un “piano tagli”, perché “presto l’Europa potrebbe imporci misure pesantissime” per abbattere il debito pubblico. L’altro rischio è quello della paralisi, perché “il Parlamento è bloccato” e l’esecutivo “non riconosce giudici e contesta la Consulta”.

Il Foglio apre sull’Iran, dove “I bassiji attaccano la piazza per fermare le proteste antiregime”. “Lacrimogeni, spari, arresti e un morto a Teheran. Gli Stati Uniti appoggiano ‘le aspirazioni dell’opposizione'”.

Immigrazione

Il Sole 24 Ore racconta il richiamo del ministro Maroni, che ha detto che l’Italia rischia di dover accogliere più di 80 mila immigrati clandestini dal Nord Africa. Gli afflussi fino ad oggi ammontano a 5278 persone in cinque giorni. Dei migranti arrivati, 2644 sono stati trasferiti da Lampedusa ad altre strutture. La stragrande maggioranza è fatta di mschi giovani. Pochi minori (70), pochissime donne (18). Le domande di asilo sono poche. Secondo il ministro, molti di loro vogliono andare in Francia, e se presentassero istanza di asilo non potrebbero uscire dai confini italiani. Tunisi ha respinto la proposta italiana di inviare poliziotti in Tunisia. Oggi il ministro dell’Interno va a Catania per verificare le capacità di accoglienza di un villaggio vicino alla base di Sigonella.
Il Corriere della Sera evidenza la “lite con la Ue”. Ieri Berlusconi ha chiamato il presidente del consiglio europeo Van Rompuy per sottolineare che quella degli immigrati è una “emergenza che riguarda l’intera Unione Europea”. La telefonata è arrivata anche per “sciogliere quella polemica che proprio ieri è esplosa tra Bruxelles e il suo ministro dell’Interno, che ieri ha chiesto all’Europa un primo contribtiuo di 100 milioni di Euro per fronteggiare l’emergenza, e la riforma di Frontex, l’Agenzia europea per le frontiere”. Nei giorni scorsi Maroni aveva detto che l’Ue “sta lasciando sola l’Italia”, e l’Ue aveva risposto con la commissaria Malmstrom: “Sono sorpresa dalle dichiarazioni italiane”. “Sabato sono stata personalmente in contatto con le autorità italiane alle quali ho chiesto se avessero bisogno del nostro aiuto, ma la loro risposta è stata chiara: no, grazie”.
Beppe Pisanu, intervistato da La Stampa, commenta la decisione di riaprire il centro di Lampedusa: “Bisognava aprirla subito”, è una “ottima struttura”, “chi ha pensato di tenerla chiusa per scoraggiare le partenze dalla Tunisia rendendo più disagevoli gli arrivi ha capito ben poco di ciò che stava accadendo”. Pisanu spiega che l’ondata migratoria era “prevedibile”, e in Egitto “la crisi sociale è maggiore, e nell’incertezza politica possono determinarsi sommovimenti e spinte formidabili a emigrare”.

Egitto, Iran

Nei giorni scorsi l’onda verde iraniana aveva chiesto alle autorità il permesso di manifestare in solidarietà con gli egiziani. Malgrado il diniego, e malgrado gli arresti domiciliari cui erano stati sottoposti alcuni dei leader della protesta verde, i manifestanti sono scesi in piazza.
Dal Sole 24 Ore: “La protesta infiamma Teherna. Un migliaio di persone in piazza contro il governo, un morto e decine di arresti”. Per avere successo – scrive Il Sole 24 Ore – “l’opposizione iraniana dovrebbe tirare dalla propria parte le forze di sicurezza. Ma al momento è una missione impossibile, poiché a reprimere il dissenso sono pasdaran e Bassiji, rappresentanti di quel ceto basso che – in virtù di salari e sussidi diretti – rappresenta lo zoccolo duro del regime”.
Su La Stampa una intervista a Mohsen Sazegara, ex cofondatore dei pasdaran iraniani, ora voce del dissenso da Washington. Obiettivo delle manifestazioni, spiega, è chiedere al regime della guida suprema Khamenei e al presidente Ahmadinejad di indire libere elezioni. I manifestanti stanno organizzando una “guerriglia urbana non violenta”, nel senso che “gruppi di persone si dirigono a piedi in diverse località della città, si mettono sedute in terra e iniziano a manifestare”. Le forze di sicurezza “stanno picchiando duro”.
Sul Corriere della Sera una intervista allo scrittore e saggista Ian Buruma: “L’Occidente non deve temere la piazza musulmana”. “Nessuno sa come andranno a finire le rivolte, ma il pluralismo ha per la prima volta una chance”.
La Repubblica fa notare che la Segretaria di Stato Hillary Clinton ha deciso di schierarsi subito con i manifestanti iraniani: nel caso della rivolta egiziana, infatti, Washington aveva atteso prima di pronunciarsi a favore della piazza. Gli Stati Uniti hanno lanciato peraltro un servizio di Twitter in lingua farsi.
Renzo Guolo su La Repubblica ricorda che nei giorni scorsi era stata la stessa guida suprema Khamenei ad aver salutato le rivolte in Egitto come il “risveglio islamico”. Ma il regime ha stroncato sul nascere la protesta, cercando di evitare il “contagio” arabo e svelando la solidarietà strumentale da esso espressa alle rivolte. Nel ritorno in piazza dell’opposizione Guolo saluta comunque “la fine della paura”, “almeno in questo, il ‘contagio’ arabo ha lasciato il segno.
La Repubblica scrive anche che uno degli slogan scanditi dai manifestanti: “No Gaza, no Libano: Tunisia, Egitto, Iran”. Che vuol dire sconfessare il sostegno anche economico ad Hamas ed Hezbollah. E lo fa intervistando la scrittrice Hazar Nafisi (Leggere Lolita a Teheran), che sottolinea come i manifestanti iraniani si distinguano dall’area di riferimento del regime, rivelando il loro secolarismo (“E’ lo slogan più significativo che ho sentito finora”).
Intanto in Egitto la situazione è di paralisi, come sottolinea Il Sole 24 Ore: è in corso una ondata di scioperi per salari e lavoro. Scioperano i poliziotti – scrive il Corriere della Sera – chiedendo rispetto e stipendi più alti e preoccupati del loro ritorno al lavoro (“la gente ci odia”). Scioperano i medici, gli autisti delle ambulanze e degli autobus, gli impiegati, i laureati in archeologia, i dipendenti della Egyptair. I generali del consiglio supremo delle forze armate hanno incontrato i giovani leader del movimento: il promotore del gruppo 6 aprile, ma anche Wael Ghonim, il manager di Google che scoppiò in lacrime in tv dopo esser stato sequestrato. Gli alti ufficiali hanno promesso di perseguire i corrotti, di presentare modifiche alla Costituzione entro dieci giorni, di sottoporre gli emendamenti a referendum entro due mesi, di nominare a breve un nuovo governo, che includa rappresentanti dell’opposizione. Incoraggiano la nascita di nuovi partiti: ed i giovani ne formeranno uno chiamato 25 gennaio, in ricordo del primo giorno di manifestazioni in piazza Tahrir.

Politica

Ieri il presidente del consiglio Berlusconi, intervendo alla trasmissione di Belpietro Mattino 5, ha fornito la sua versione del faccia a faccia avuto la settimana scorsa con il capo dello Stato. Riferendosi all’articolo 88 della Costituzione, ha ricordato che essa prevede che “senza una formale crisi di governo, per interrompere anticipatamente una legislatura, occorre che il presidente della repubblica consulti sia i presidenti delle Camere che il presidente del Consiglio”. E ricorda: “Quando nel 1994 il presidente della Repubblica sciolse le Camere senza il passaggio di una crisi formale, ebbe l’assenso del premier di allora che era Ciampi, il quale acconsentì dicendo che la funzione del governo si era esaurita. Ma questo non è il nostro caso, perché il governo è nella pienezza delle sue funzioni”. Ecco perché il Corriere della Sera riassume: “Il premier: Napolitano me l’ha garantito. Se c’è la maggioranza, non scioglierà”.
Sullo stesso quotidiano il quirinalista Marzio Breda spiega che l’avvertimento del Colle non era contro qualcuno, né aveva secondi fini come favorire le opposizioni o disarcionare il Cavaliere, come sostengono i quotidiani vicini al Pdl. Aveva semplicemente fotografato la situazione e indicato un pericolo, richiamando alla stabilità operosa nell’interesse del Paese. Per La Repubblica quello di ieri è stato un nuovo “strappo” del Cavaliere con il Quirinale, una risposta puntigliosa in cui si ricordava che il Capo dello stato non può sciogliere le Camere senza il suoconsenso. Quanto alla tenuta dell’Esecutivo di cui Berlusconi ha parlato, per La Repubblica essa “appare sempre più a rischio”: ed a dimostrarlo sono l’avvertimento del ministro leghista Calderoli (Servono 330 deputati, ovvero quindici in più della attuale maggioranza, per restare a galla) nonché l’intervista del quotidiano leghista La Padania al segretario Pd Bersani, che propone un patto per fare “il vero federalismo”. E ancora su La Repubblica, un retroscena punta l’attenzione sull’ostacolo non aggirabile sulla via del rilancio del governo su cui punta Berlusconi: Giulio Tremonti, che i quotidiani d’area come il Foglio o Il Giornale, negli ultimi giorni, hanno inserito nella casella dei sabotatori.
Anche sul Corriere della Sera: “La ‘Padania’ dà voce a Bersani. L’offerta di un patto sul federalismo”, “il leader Pd: riforma senza Berlusconi. Il Carroccio resta freddo”.
Il Sole 24 Ore scrive che “il premier ostenta sicurezza” e dice che la coalizione salirà presto a quota 325, mentre “Calderoli frena” e dice che ne servono 330 per i numeri in commissione.

E poi

Il Giornale offre un ritratto di Camillo Ruini, firmato dal vaticanista Andrea Tornielli, in occasione del compleanno di “Don Camillo”, “l’animale politico della Chiesa”. “Da prete di provincia faceva a botte coi comunisti, da presidente della Cei appoggiò la discesa in campo del Cav. Va in pensione, ma parla ancora all’orecchio del Papa”.
Il Corriere della Sera, alle pagine della cultura, fa sapere che esce oggi in Italia la traduzione di “Indignez vous”, il pamphlet dell’ex partigiano Hessel, che domina le classifiche francesi. Il quotidiano pubblica i prmi due capitoli di questo libro dell’ultranovantenne che ha umiliato il marketing.
Su L’Unità si parla del patron della Tod’s Della Valle, con un articolo dal titolo: “Capitalisti e giornali, la scalate di Della Valle al Corriere“. “L’imprenditore della Tod’s attacca di nuovo Geronzi (Generali) e punta a creare nuovi equilibri in via Solferino. ‘Sono pronto a crescere moltissimo’. Rotelli (imprenditore della sanità), Tronchetti Provera, Fiat, Merloni sarebbero disposti ad aiutarlo”.
Anche su La Repubblica: “Rcs, Della Valle all’attacco, ‘se potessi salirei moltissimo’”. Domani si riunirà il patto di sindacato di Rcs.
La Stampa riferisce che il settimanale tedesco Der Spiegel ha anticipato le memorie dell’ex ministro degli esteri tedesco Fischer: “I’m not convinced. La guerra in Iraq e gli anni del governo rossoverde” è il titolo del libro. Si riferisce alla frase che nel 2003 pronunciò in un vertice con il segretario alla difesa Usa Rumsfeld, appena tornato dalla conferenza sulla sicurezza di Monaco, in cui aveva parlato delle armi di distruzione di massa di Saddam. Fischer sottolinea che il deciso no della Germania alla guerra in Iraq isolò profondamente il suo Paese. E portò sull’orlo delle dimissioni tanto il Cancelliere Schroeder che Fischer stesso.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)