La Rassegna Stampa: Marcegaglia- dico sì alla partecipazione dei lavoratori agli utili”

Pubblicato il 21 Gennaio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Il Vaticano chiede più moralità. Richiamo di Bertone: ‘Siamo turbati come Napolitano’. Caso Ruby: Bossi critica la Chiesa, poi frena. Oggi la memoria difensiva di Berlusconi”. A centro pagina il richiamo ad una intervista ad Emma Marcegaglia: “Cambio la Confindustria. E dico sì alla partecipazione dei lavoratori agli utili”.

Il Sole 24 Ore: “Flessibilità, le nuove regole”. “Ceccardi (Federmeccanica): dialogo sui contratti del futuro”. “L’intesa nazionale non sarà cancellata ma va studiato un modello da adattare alle esigenze aziendali”. A centro pagina notizie sulla crisi in Europa: “Madrid nazionalizza le ‘Cajas’. Eurozona sotto pressione. In Irlanda crisi politica ed elezioni anticipate”.

La Repubblica. “Ruby, la condanna del Vaticano. ‘Turbati come Napolitano’. Bersani: 10 milioni di firme contro Berlusconi”. Nell’occhiello: “L’intervento del Segretario di Stato Bertone: servono moralità e legalità. Bossi attacca la Chiesa: per loro facile parlare. Poi frena”. A centro pagina: “Rottura sul federalismo, l’ira della Lega. Comuni contrari. Il Terzo Polo annuncia il no. Il Carroccio: se non passa, elezioni. Ma si tratta”. “L’incubo del 94” è il titolo del commento di Massimo Giannini, a proposito del rischio – per Berlusconi – che la Lega rompa l’alleanza con Berlusconi.

L’Unità apre con la proposta del segretario del Pd: “10 milioni di firme per cacciarlo”. In primo piano la foto di Berlusconi e, sullo sfondo, la cupola di San Pietro: “Il prezzo del peccato”. E si spiega: “700 milioni per il perdono. Via l’Ici a tutti i beni della Chiesa nei provvedimenti sul federalismo. Alt di Comuni e opposizioni”, “ma il Vaticano è turbato. Il Cardinale Bertone ripropone i giudizi di Napolitano, e avverte: ‘Servono legalità e moralità’, ‘Berlusconi non cede. Ora promette rimpasti e riforme, ma Bossi gli dice: ‘Abbassa i toni’. Vietti: no a processi sommari”.

La Stampa: “Il Vaticano: ‘Più moralità’. Bertone: ‘Santa Sede preoccupata. La Chiesa sulla linea del Quirinale. L’Anm: non ci faremo intimidire. Sfrattate le ragazze sul caso Ruby”. E poi: “Federalismo: no da Anci e opposizioni. Bossi: proroga di pochi giorni. Chiamparino: la Lega lasci il Pdl e lo faccia con noi”. A centro pagina: “Unità d’Italia, festa nazionale il 17 marzo”.

Il Foglio: “Così Napolitano smette l’abito di stabilizzatore per fare paura al Cav. Irritato dalla lotta del premier contro i pm, il presidente fa capire che i governi possibili sono tanti. Bossi preoccupato. La consonanza con Bertone”. Di spalla il quotidiano parla di Iran: “Per proteggere le centrali Teheran usa un esercito di guardiani informatici. Dopo aver subito l’attacco di Stuxnet il regime si prepara alla cyberguerra contro i ‘nemici della Rivoluzione'”.

Il Riformista: “Censurato. In Vaticano le cene del Cav non paiono così innocue. E’ sempre più circondanto. Bertone chiede ‘moralità. Napolitano ‘sobrietà’. Bossi replica al Cardinale (‘Parla facile’) ma scalpita sul federalismo, bocciato dai Comuni e dal Terzo Polo. E torna a evocare le urne. A Berlusconi è rimasto Pionati: ufficiale la nascita del gruppo dei Responsabili”. In prima anche un richiamo alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia: “Tremonti loda l’austerità di Berlinguer”. Lo ha fatto in occasione della presentazione dei discorsi del leader Pci, ieri.

Il Giornale parla della puntata di ieri di AnnoZero: “Macelleria Santoro. Il processo per la vicenda Ruby viene celebrato in diretta tv, con intercettazioni tagliate ad arte e testimoni già screditati. Il Vaticano scende in campo sulla morale. Bossi: facile per voi parlare”. “Fini e Casini ricattano la Lega: niente federalismo se non  molla Silvio”. “Il corpo della donna che piace all’Unità” è il titolo di un articolo a centro pagina dedicato al quotidiano del Pd e al manifesto firmato da Oliviero Toscani scelto qualche anno fa per pubblicizzare il restyling del quotididiano.

Secondo Libero “Santoro non ce la fa a struprare Berlusconi. Le sue inviate molestano le ragazze di Arcore e non risparmiano neanche le bimbe. Ma alla fine è flop”. “Stai a vedere che Silvio se la cava anche stavolta” è il titolo dell’editoriale del quotidiano di Belpietro.

Il Fatto quotidiano: “Parola d’ordine: Minetti. Bastava quel nome per entrare senza controlli ad Arcore. L’allarme dei Servizi. Spie straniere in contatto con ragazze presenti nella residenza la sera di Putin”. Si parte da “rivelazioni” de L’Espresso, che racconta: “alcune amiche di B. fidanzate con uomini legati alla camorra. La rivolta dei poliziotti: Berlusconi ci umilia, nessun abuso durante le perquisizioni, perché Maroni non ci difende”. A centro pagina il titolo su Bertone: “Persino il Vaticano non ne può più”.

Contratti

Il Sole 24 Ore intervista il Presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi. Ricostruisce come è nata la proposta di applicare in alcuni casi il contratto aziendale: tutto nasce da un comunicato stampa emesso al termine di una riunione del nostro Consiglio direttivo, che dà conto della discussione che c’è stata”. Spiega che “la proposta non intende certo cancellare il contratto nazionale, ma consentire una più chiara definizione di un sistema contrattuale flessibile e adattabile alle esigenze aziendali laddove necessario. Il contratto nazionale manterrebbe la sua funzione per la stragrande maggioranza delle aziende”, “il contratto nazionale resta lo strumento principale del sistema contrattuale e gli accordi aziendali sarebbero comunque dentro le regole generali concordate”. Ceccardi ricorda anche che nel comunicato emesso dal consiglio direttivo si è tornati a rivolgere un forte invito alle confederazioni sindacali, affinché si apra il confronto sul sistema di rappresentanza che, “secondo noi, deve avere l’obiettivo di condividere e garantire regole certe per la stipulazione dei contratti, a qualsiasi livello, certezza nella loro applicazione senza diritti di veto delle minoranze, regole e procedure impegnative per tutti circa l’esercizio del diritto di sciopero”. L’esempio che si cita sulla questione dei contratti aziendali è sempre la Germania. E alla questione “modello tedesco” nelle relazioni industriali è dedicata gran parte della seconda pagina del quotidiano di Confindustria (caso Vlkswagen, con contratto ad hoc, ma anche aziende del Saarland, con contratti individuali).
In una intervista al Corriere della Sera la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia dice che “è venuta l’ora di riformare la Confindustria. Risponde alla proposta lanciata qualche giorno fa dall’economista Francesco Giavazzi, secondo cui Confindustria andrebbe abolita del tutto, perché in una società aperta non avrebbe ragion d’essere: “Non sono d’accordo. Persino il premier inglese Cameron ha sentito il bisogno di parlare di Big Society, di parlare di più società e meno Stato. E poi la Germania, di cui diciamo un gran bene, basa i suoi successi anche su una tradizione di forte protagonismo delle parti sociali”. Cosa vuol dire riformare Confindustria? “Rafforzare il ruolo delle unioni territoriali per essere più vicini alle imprese. Marcegaglia dice di considerare la vicenda Fiat “uno stimolo al cambiamento” ma, sottolinea, “le idee ce le avevamo già”: “dobbiamo uscire da un vecchio schema fordista di fare rappresentanza, un format unico per tuti. In campo sindacale vuol dire aprire ai contratti aziendali, si fa rappresentanza quasi su misura ma non è affatto vero che scomparirà il contratto nazionael. L’83 per cento delle Pmi lo vorrà, ma in parallello, noi abbiamo l’esigenza di cucire una contrattazione che calzi perfettamente all’organizzazione del lavoro, ai regimi di orario e alle specificità di mercato di caiscuna grande azienda. Si potrà obiettare che si tratta di un indirizzo ambizioso, ma non è certo indirizzato a radere al suolo il sindacato. Non amo il Far West”.
Libero scrive che “senza Federmeccanica Emma (Marcegaglia) perde 97 milioni”: “Dopo Mirafiori, ogni azienda che esce fa a Confindustria un danno da 100 euro a operaio. Le imprese metalmeccaniche ne valgono 900 mila”. Insomma, il conto dei mancati incassi in termini di contributi associativi sarebbe assai salato. Ogni azienda associata a Confindustria deve infatti versare un contributo associativo in base al numero dei dipendenti iscritti. E associarsi ex novo costa all’impresa un versamento una tantum che può essere anche di alcune decine di migliaia di euro.

Esteri

Nell’inserto R2 de La Repubblica un reportage di Bernardo Valli dedicato all’eco della rivolta tunisina nel mondo arabo, con particolare attenzione alle paure di contagio, forti soprattutto al Cairo, dove il Presidente Mubarak deve sedare il malcontento di una popolazione sempre più povera, e dove tre uomini si sono dati fuoco, proprio come il giovane tunisino che, immolandosi nel fuoco, ha dato la scintilla alla rivoluzione dei gelsomini.
Il Corriere della Sera intervista il leader del partito islamista tunisino An-Nahda, Rachid Ghannouchi, in questi anni in esilio a Londra: “Io non sono Khomeini”, “la Tunisia non è l’Iran”, “forse l’esempio più vicino al mio pensiero è il partito Akp al potere in Turchia. Molti miei libri sono stati tradotti in turco e hanno influenzato l’Akp. Io non ho ambizioni politiche, non voglio essere presidente né ministro, perché ci sono giovani leader nel partito”. Dice che la grande rivoluzione tunisina ha rovesciato il più spietato dittatore della regione, e sottolinea che neppure un poliziotto è morto, mentre sono morti i manifestanti. Sottolinea che il dittatore se ne è andato “ma la dittatura è ancora in vigore”; avrà fine solo quando il sistema non includerà più personaggi del vecchio regime. Che ruolo vede per il suo partito? “Non vogliamo monopolizzare il potere. Per noi il modello più adatto è un modello di coalizione simile al sistema italiano. In alcuni circoli islamici fummo criticati come ‘secolari’. Quando fondammo il movimento, nel 1981, fummo i primi ad argomentare che la democrazia può essere incorporata in un quadro islamico. Un giornalista mi chiese: ‘E se il popolo eleggesse i comunisti?’. Risposi che rispetterò il volere del popolo, anche se alle elezioni cercheremo di convincerlo che c’è una scelta migliore”. “Crediamo -aggiunge- “nell’uguaglianza tra uomini e donne, prevista dalla legge tunisina e giustificata nella nostra interpretazione islamica”.
“Amnistia generale in Tunisia”, titola Il Sole 24 Ore: è la decisione presa dal governo di unità nazionale che dovrà essere approvata dal Parlamento. Dal consiglio mondiale dell’oro è arrivata intanto la conferma che dalle riserve auree della Banca centrale tunisina manca una tonnellata e mezzo (corrisponde a quella che avrebbe sottratto l’ex moglie del presidente). Ben Ali avrebbe telefonato al premier del nuovo governo dicendo di voler lasciare l’esilio saudita: il primo ministro lo ha respinto, ma per il corrispondente è stato un segnale che i suoi uomini sono pronti all’azione con il sostegno probabile dei governi dei Paesi vicini come Libia e Algeria. Il quotidiano intervista anche il dissidente Ben Brik che, sull’organizzazione delle proteste, sottolinea il ruolo avuto dai sindacati dell’UGTT, organizzati più di qualunque partito. Dice un esponente del partito progressista Pdp: “Una parte del regime è disponibile alla transizione, mentre un’ala di falchi ritiene di poter riprendere in mano la situazione con la forza”.
Ieri la piazza ha tentato di dare l’assalto – come racconta La Stampa – al partito dell’ex Presidente. Il premier Ghannouchi ha annunciato che l’RCD (il partito del presidente, per l’appunto) sarà smantellato e i suoi beni confiscati.
Anche Il Foglio spiega come in Tunisia si tema che la rivolta non superi la transizione: il presidente del collegio forense di Tunisi spiega che nei tribunali ci sono ancora gli uomini del vecchio regime, ora incaricati di giudicare i membri del clan al potere.

E poi

Una lunga analisi del Sole 24 Ore è dedicata alle primarie Pd che si terranno domenica prossima a Bologna. Su La Repubblica da segnalare un articolo di Nadia Urbinati (“Il premier e il fattore sessuale”).

(Fonte:La rassegna italiana di Caffè Europa, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)