La rassegna stampa: il tallone d’Achille dell’Europa è la mancanza di cooperazione

Pubblicato il 11 Marzo 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

“Il legittimo impedimento è legge”, titola in prima pagina il Corriere della Sera. “Si’ alle norme, protesta l’opposizione. Il Csm: il premier denigra i magistrati”. E poi: “Sulla lista del Pdl a Roma duello Berlusconi-Bersani”. A centro pagina le notizie metereologiche (“Notte al gelo sull’autostrada per L’Aquila. Automobilisti intrappolati. Emergenza neve e frane dal Nord al Sud”) mentre a fondo pagina si parla dei casi di abusi nella Chiesa: “Svolta dopo il caso di Ratisbona. L’arcivescovo di Vienna: ripensare il celibato. La Chiesa tedesca indaga sugli abusi”.

La Stampa: “Liste, Berlusconi accusa giudici e partito radicale. ‘Non ci hanno permesso di presentarle’. La Replica: fantasie. Bersani ferma i ricorsi”.

La Repubblica: “Liste, Berlusconi accusa i giudici. Il Cavaliere litiga in conferenza stampa: niente rinvio del voto. Bersani: da lui ricostruzioni fantasiose. A sinistra dubbi sulla manifestazione”. E poi: “Varato il legittimo impedimento. Il Csm: il premier denigra le toghe”. A centro pagina la notizia dello “stop alla cassa integrazione lunga”, ieri preannunciata dai gionali. L’allungamento di sei mesi della Cassa integrazione ordinaria (da 12 a 18 mesi) non si farà per lo stop della Ragioneria generale dello Stato, che ha spiegato che mancano gli 850 milioni di Euro necessari a garantirla.

Il Sole 24 Ore: “Produzione ok, male il Pil”. Si parla della “ripresa a due facce”, con una crescita della produzione (+2,6%) e di un calo del prodotto interno. Sulla Cassa integrazione si dà la parola al Ministro Sacconi, che dice: “Mancano i fondi per assicurare la copertura finanziaria”. In prima pagina anche la campagna elettorale: “Berlusconi: sulle liste nuovo ricorso. Nel Lazio Pdl sotto”. Il confronto Polverini-Bonino vede prevalere la candidata del centrosinistra, sia nel caso di presenza di una lista Pdl che nel caso in cui la lista Pdl non ci sia, spiega un sondaggio Ipsos.

 Secondo Il Riformista “E’ tornato il Caimano. Berlusconi assolve il Pdl del Lazio: ‘Colpa dei giudici e dei Radicali. ‘In piazza, vinceremo lo stesso’. Turbolenta conferenza stampa. La Russa caccia un contestatore. Manifestazione il 21, ma Fini non ci sarà. Approvato con la fiducia il legittimo impedimento”. Di spalla un sondaggio secondo cui tra Caldoro e De Luca in Campania vincerebbe il candidato del centrodestra.

Libero: “Silvio spara ai ladri di voti. Berlusconi lancia lo sprint elettorale e ci mette faccia e anima: vi racconto io com’è andata. ‘Non abbiamo colpe, siamo stati sabotati. Sono i soliti comunisti: volevano correre da soli”. Una caricatura in prima mostra il premier con la didascalia “la resistenza del premier partigiano”.

Il Foglio: “Un Cav tosto apre la campagna elettorale e fa tirare il fiato al Pdl. Basta coi tribunali. Confermata la piazza per il 20 marzo. Berlusconi girerà il Lazio e oggi proporrà un patto ai dirigenti locali”.

Il Giornale dedica al premier un piccolo titolo (“Berlusconi all’attacco)” e il titolo più grande alla inchiesta sul G8: “350 escort in appalto. Sbalorditivo il numero di squillo usate come tangenti sessuali. In media venivano pagate 500-700 euro, ma qualcuna arrivava a 5mila. Nelle intercettazioni i commenti dei ‘beneficati’”.

Politica

Il Corriere della Sera dedica una pagina alla “babele di ricorsi” che “dal Piemonte alla Calabria vedono impegnati 13 giudici a decidere. Oltre al Pdl a Roma c’è infatti il Piemonte, dove la Lega ha fatto ricorso contro le “liste truffa” collegate ad un candidato outsider, la Toscana, con un ricorso del candidato radicale alla presidenza, la Calabria e la Puglia, dove è in corso una guerra legale tra due liste che hanno lo stesso nome (Noi Sud, dei fuoriusciti dell’Mpa, e, con ugual nome, quella di Enzo Maiorana). Sul Sole 24 Ore si interpellano giuristi sul ricorso che il Consiglio di Stato esaminerà nella giornata di sabato dopo la bocciatura delle liste Pdl della provincia di Roma da parte del Tar. E nei titoli si sintetizza che per il Consiglio di Stato è difficile correggere il Tar perché “l’ordinanza è tecnicamente solida”.

Esteri, Europa

La Repubblica intervista l’ex Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, che dice: “Senza una politica economica l’Europa rischia il declino”. Delors ricorda di non aver mai chiesto un governo economico, “ma un coordinamento delle politiche economiche, quello sì”. Il vero tallone d’Achille dell’Europa è la mancanza di cooperazione”. Nel 1997, ricorda, ho proposto che si desse vita a un coordinamento delle politiche economiche che bilanciasse il potere della BCE. Sottolinea che il grande business internazionale, soprattutto quello di matrice anglosassone, non ha mai amato l’Euro: “Era scettico prima, ostile dopo”. I cittadini sono persi tra la dimensione locale e quella mondiale, “e per molti di loro la risposta identitaria è quella del localismo e del populismo. E i governi li assecondano e li inseguono. Nessuno più ha la capacità culturale di indicare l’Europa come un modello a cui rifarsi”. Bisogna, insomma, “ristabilire l’equilibrio tra l’unione economica e quella monetaria. Sullo stesso quotidiano i lettori troveranno anche un intervento dell’ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer dedicato a “la crisi greca e il futuro dell’Euro”: l’Ue non può permettere che Atene precipiti nella bancarotta nazionale né può limitarsi a consegnarlo al Fondo Monetario Internazionale.

Secondo Il Sole 24 Ore il presidente della Bce Trichet ha “aperto” al cantiere Fondo Monetario Europeo.

La Repubblica intervista il premier britannico Gordon Brown, che promette di non deludere chi crede in lui, che entra fiducioso nella volata finale della campagna elettorale: i sondaggi lo danno in rimonta sui conservatori per il 6 maggio prossimo. Chiede un governo globalizzato contro terrorismo e smog: un coordinamento globale a ogni livello, perché il mondo ha globalizzato l’economia e ora deve globalizzare anche la politica, e perché i problemi sono ormai internazionali e non nazionali. Occorre una supervisione globale, non solo dell’economia, ma per la proliferazione nucleare, il cambiamento climatico, il terrorismo e la sicurezza. Si rammarica di non esser stato capace di costruire un coordinamento economico mondiale.

Il Sole 24 Ore si occupa invece del leader liberal democratico Nick Clegg, che sarà l’ago della bilancia per la nuova maggioranza: 43 anni, europeista, con antenati aristocratici, guida da due anni il terzo partito inglese. Si definisce liberale, apertissimo ai diritti delle minoranze a cominciare dai gay, che promettono di votare in massa per i lib-dem.

Sullo stesso quotidiano anche una analisi sulla visita in Afghanistan del presidente iraniano Ahmadinejad, che ha incontrato il suo omologo Karzai e ha risposto alle accuse del segretario alla Difesa Usa Gates, appena ripartito dalla stessa Kabul. Ha accusato gli Usa di fare il doppio gioco: combattono i terroristi che hanno creato. Rafforzando i legami con i Paesi vicini, Teheran manda un segnale a Washington: se provate a isolarci, mobilitiamo la nostra rete di alleanze. E Karzai riceve da Teheran un sostegno economico, sia in forma diretta che in termini di petrolio, energia elettrica e redditizi appalti commerciali.

La Stampa pubblica un articolo del professor Joseph Nye dedicato ai rapporti tra Cina e Stati Uniti in cui si ripercorre l’ultimo anno di relazioni tra Washington e Pechino, si ricorda che alcuni osservatori parlavano di G2 (“L’idea del G2 è sempre stata una sciocchezza”), ci si chiede cosa sia stato dei “promettenti segnali di collaborazione” tra i due Paesi. “La Cina sbaglia a sottovalutare gli Stati Uniti”, il titolo.

Sulla prima pagina de Il Foglio si parla della morte dell’imam Tantawi, guida della Università Al Azhar in Egitto: la star dell’islam moderato (e la definizione è tra virgolette) viene descritto come persona ambigua che ha ingannato molti, ma non ha mai condannato né il terrorismo né la caccia agli ebrei. Ha dichiarato illegittimo il niqab e il burqa, “ma soltanto perché sono usi etnici, non della sharia”. Fu il presidente Mubarak a designarlo alla guida della più prestigiosa istituzione coranica sunnita, e da questo pulpito Tantawi ha continuato a servire il regime (limitando la pressione sempre più forte dei teologi della fratellanza musulmana dentro l’università) sempre all’insegna di una ortodossia totale, ma ammantata di una eccezionale abilità politica sulla scena internazionale. Ha intrattenuto rapporti più che cordiali con la Chiesa e in particolare con il cardinale Jean-Louis Tauran, avallando il dialogo interrereligioso.

Di Turchia si occupa Il Foglio: “Con la scusa dell’Europa, Ankara toglie potere ai militari”. E i gulenisti (la confraternita religiosa del pensatore Gulen) aspettano nell’ombra.

La Stampa torna ad occuparsi delle reazioni internazionali alla decisione israeliana di estendere un rione ebraico di Gerusalemme est con 1600 nuove abitazioni. Il quotidiano parla dell’ira del vicepresidente Usa Biden su Israele: “Sta minando la fiducia”. Il quotidiano Maariv ieri scriveva: “Abbiamo perso Biden. L’uomo ritenuto a Washington il più vicino a Nethanyahu ha ricevuto il solito trattamento. Dopo il quale tornerà nella sua capitale furioso, umiliato, nervoso, assetato di vendetta”. E il reportage è da Gerusalemme est, ultima trincea araba, dove i coloni comperano case alterando la demografia. Richard Murphy, ex ambasciatore Usa a Damasco, intervistato dal quotidiano, parla di “schiaffo agli Usa” perché l’ultradestra vuole sabotare i negoziati.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)