La Rassegna Stampa: ‘Crescita, rigore, euro. Il rapporto del governatore chiede sviluppo per la stabilità

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Stampa: “Fini: no a ribaltoni ma il premier deve essere più umile. Il leader Fli: coerenza? Prima viene la dignità. Il Pdl corteggia l’Udc per un Berlusconi bis”. E poi: Casini risponde al Cavaliere: noi vecchi? Allora lui è catacombale”. A centro pagina: “Il doppio no di Berlino su fondo ed Eurobond”. Si parla del previsto aumento del piano salva Stati, bocciato dalla Merkel. E poi: “Draghi: tassi troppo alti sui titoli pubblici”. In prima anche un articolo firmato da Emma Bonino: “L’euro si salva se esiste anche l’Europa”.

Il Sole 24 Ore: “Draghi: ‘Crescita, rigore, euro. Il rapporto del governatore chiede sviluppo per la stabilità e denuncia spread eccessivi sui mercati. Oro e argento a livelli record. Tremonti-Juncker e la Merkel, duello sulla proposta E Bond all’Eurogruppo”. La proposta del ministro dell’Economia italiano e del premier lussemburghese viene offerta in prima pagina dal quotidiano di Confindustria (l’articolo di Tremonti e Juncker è stato redatto per il Financial Times).

Il Giornale: “Gli affari dei finiani nelle terre di Gomorra. Nel triangolo Napoli-Caserta-Casal di Principe spericolate azioni politiche, raccolta di soldi e qualche incidente giudiziario di Bocchino e C. rivelati dall’inchiesta di un settimanale locale”. A centro pagina, sopra la foto di un giornalista Rai che mostra alle telecamere un cartello trovato per strada a Bergamo con la scritta “Marocchini fuori da Bergamo”, il titolo sul fatto di cronaca: “Il marocchino forse scarcerato ma è polemica sugli immigrati”.

Il Foglio: “I voli misteriosi dei finiani della Farnesina (all’insaputa di Frattini). I viaggi americani di Baldassarri e Massolo per riallacciare i contatti con l’establishment di Obama”, spiega il quotidiano. Si parla di un viaggio giovedì scorso del presidente della Commissione finanze del Senato Baldassarri, esponente di Futuro e Libertà. Il quotidiano elenca anche altri personaggi e altri viaggi verso gli Usa, anche per una presunta “ricerca di una alleanza con l’Amministrazione americana” da parte di Fini. Un editoriale in prima pagina si occupa invece del caso Yara: “Precipitazione, ansia, imprecisione: che succede alle indagini?”. Di spalla, l’economia: “Un Draghi patriottico smorza i timori sull’Italia. Elogiando la flemma. Eccessivo l’allargamento degli spread tra Btp e Bund. Banche salve per sei ragioni. Tenue il rischio contagio. Difesa aprioristica dell’Euro”.

L’Unità: “Riserva fissa”, con l’immagine di un uomo legato ad una pompa di benzina. “Natale magrissimo: sale solo il prezzo della benzina. Draghi avverte il governo: per la stabilità serve la crescita”. “Consumi a picco ma gli italiani riscoprono la lettura, il teatro l’arte”.

Il Riformista: “Razzisti da urne. Il marocchino accusato di omicidio sarà rilaciatro. Clamoroso errore giudiziario. Una intercettazione mal tradotta ha portato all’arresto. Ma Berlusconi ha già lanciato la sua campagna elettorale contro Fini proprio sugli immigrati”. E poi: “Draghi sferza il governo. Mentre Tremonti propone l’emissione di euro-bond”. Di spalla la vicenda Wikileaks: “La prima vera rivelazione di Wikileaks”, il titolo.

Il Corriere della Sera: “Yara, l’accusa si sflada. Oggi la decisione del giudice. Forti dubbi sulla prima ricostruzione. Si cerca il corpo”. E poi: “Il Pm: traduzione sbagliata, l’immigrato va rilasciato”. Il giovane dice: “Ma quale fuga, tornavo a casa”. Un altro articolo spiega come la rilettura dell’arabo ha cancellato la prova della colpevolezza dell’uomo. A centro pagina: “Fini tra gli studenti: ‘Non farò ribaltoni”. “Ma su Berlusconi: si è occupato degli affari suoi”. Secondo un articolo richiamato in prima “Il Cavaliere esplora l’ipotesi reincarico”.

La Repubblica apre con Fini ma dedica il titolo più grande a Yara: “Si ricomincia da zero. Il marocchino presto libreo. Intercettazione tradotta male. Il Pm non ha chiesto il carcere per Fikri. Il cardinale Tettamanzi: non tutti gli immigrati sono delinquenti”. Quanto alla politica: “Fini: niente ribaltoni. E Casini al premier: sei catacombale. L’Udc chiude la porta al Berlusconi bis”. Due articoli in prima pagina sono dedicati al Quirinale (“L’orologio del Colle”, di Andrea Manzella) e al premier (“Il piano B del Cavaliere”). A centro pagina: “La Svizzera blocca i conti di Assange. L’avvocato tratta la consegna. Lite sui siti ‘sensibili'”.

Libero: “I traditori ci minacciano. I futuristi ci vogliono fare causa per aver pubblicato i loro indirizzi di posta elettronica. Ma sono solo quelli della Camera a disposizione di tutti. Bell’esempio di quanto ci tengono a dialogare con gli elettori”. A centro pagina un titolo informa dell’incontro tra il sindaco di Firenze Renzi e il premier: “Il Cav invita ad Arcore Renzi: rottamiamo insieme il Pd”.

Politica

Sul Sole 24 Ore intervista a Roberto Formigoni, che parla di una “nuova stagione”, che si potrà aprire “solo se il 14 ci sarà uno scatto di responsabilità che eviti l’apertura di scenari dagli esiti imprevedibili”. “Le dimissioni non sono una ipotesi che può essere presa in considerazione. Quello di cui invece il premier deve farsi carico è di dar vita ad un nuovo patto di legislatura, passando per l’allargamento della maggioranza all’Udc. C’è chi parla di dar vita a un nuovo centrodestra, ebbene facciamolo, parliamone. Io sono pronto”. Ma il nuovo centrodestra di Fini e Casini non è alternativo al Pdl di Berlusconi? “Entrambi in realtà non mi sembrano intenzionati a privilegiare questa ipotesi”. Per Formigoni è giunto il momento di dar vita ad una “nuova stagione”, “creando in Italia un soggetto che sia una vera e propria sezione del Partito popolare europeo”.

Il presidente della Regione Veneto Zaia, intervistato dal Corriere della Sera, dice che se la sfiducia il 14 dicembre non ci fosse, è chi ha presentato la mozione a ritrovarsi “politicamente sfiduciato”; “se il governo avesse i numeri, cosa fa Fini il giorno dopo? Si dimette? Esce dalla scena politica? Io penso che se scendi in campo in questo modo, la faccia te la devi giocare fino in fondo”. E ancora Zaia, rivendicando che la Lega “è sempre stata coerente”, dice che “i governi alternativi, con tutto il rispetto per il capo dello Stato, per noi sono un ribaltone. Sulla scheda c’era scritto Berlusconi”.

La pagina 3 de Il Giornale, servendosi delle inchieste del mensile campano di sinistra “Voce delle voci”, dedica ampio spazio alla “rete di parentela e amicizie con imprenditori” nel triangono Napoli-Caserta-Casal di Principe che porterebbero finanziamenti a Futuro e Libertà e all’esponente di quella zona, il capogruppo alla Camera Italo Bocchino. L’imprenditore dell’inchiesta MagnaNapoli Alfredo Romeo, ad esempio, sarebbe intenzionato a comprare le quote che la famiglia Bocchino ha nel quotidiano Roma. Un altro ritratto è dedicato all’imprenditore della pasta Divella, passato anche lui dal Pdl a Fli.

Per La Repubblica ad Arcore si starebbe affacciando una terza ipotesi per il dopo 14 dicembre: una extrema ratio che vede la possibilità di un governo guidato da un altro premier del Pdl con Berlusconi ministro, magari in un dicastero che il premier ha già ricoperto ad interim, come quello degli esteri.

Yara

Giuliano Ferrara scrive su Il Foglio che domenica, dopo la cattura del marocchino Fikri, la “lettura dei giornali lasciava smarriti”, anche perché si parlava di una indagine “praticamente priva di tutto, compreso il corpo introvabile di una bambina che forse è stata sequestrata e uccisa ma forse no come è lecito sperare”. “L’indizio accampato era un’intercettazione, strumento già di per sé equivoco, soprattutto se usato come unico mezzo di indagine e fonte di prova, in cui il catturando diceva di ‘non’ av er ucciso la bambina. Si scoprirà poi che non diceva nemmeno questo, e che una buona tradizione obbliga a gettare nella spazzatura l’indizio telefonico raccolto. Ma è già significativo che una affermazione a propria discolpa confidata al telefono da un ragazzo contgrollato e interrogato nell’ambito di indagini per omicidio, condita di un riferimento al Dio dei musulmani, Allah, possa essere considerata un indizio tanto pesate da autorizzare un mandato di cattura e una caccia all’uomo di quelle proporzioni”.

Nota Adriano Sofri, su La Repubblica, che “in questa storia angosciosa” ci sono state dall’inizio cose degne di ammirazione: l’atteggiamento di una famiglia che ha rigettato ogni sfogo vendicativo e “il fatto che il sindaco leghista di una comunità colpita abbia dato un chiaro sostegno a questo atteggiamento della famiglia e abbia messo al bando i propositi razzisti, xenofobi e linciatori”.

Esteri

Tra le ultime rivelazioni di Wikileaks, grande attenzione per il piano militare segreto chiamato “Eagle Guardian”: “Nato, piano per difendere la Polonia dai russi”, titola La Stampa. Elaborato durante la presidenza Obama, aveva come obiettivo la difesa di Estonia, Lituania e Lettonia da eventuali minacce russe. Spiega La Repubblica che, in un cablogramma inviato dall’ambasciata di Riga, in Lettonia, nei giorni del confrlitto russo-georgiano dell’agosto 2008, i lettoni, allarmati dagli eventi in Georgia, pensavano che questo avrebbe potuto facilmente accadere anche a loro: “Finora la posizione americana di dura opposizione alle azioni russe e di appoggio alla Georgia – si leggeva nel cablogramma – è stata accolta con favore qui. Ma alcune figure chiave si chiedono se l’occidente è davvero pronto a fronteggiare una Russia di nuovo aggressiva”. Per restare a La Repubblica e a Wikileaks, altre rivelazioni fanno discutere: il giudizio sul Nicaragua (“Quello di Daniel Ortega è un narcostato finanziato dai trafficanti e da Chavez”), quello sul Pakistan, in cui si scriveva che il cervello degli attentati di Mumbai ha continuato a guidare il gruppo terrorista Lashkar e Toiba anche dal carcere in Pakistan (considerazioni di Hillary Clinton); quelli sull’Iraq, per un cablo del gennaio 2007 inviato dall’Ambasciata Usa a Baghdad, in cui si definisce l’esecuzione di Saddam Hussein “una corsa frettolosa e un evento confuso”, anche perché la lista dei presenti all’esecuzione è cambiata “diverse volte”, fino ad includere 20 o 30 persone. E l’allore ambasciatore Usa in Iraq, Khalilizad, chiedendo lumi al viceprocuratore sull’avvenimento, lo metteva in guardia dal fatto che i seguaci di Saddam avrebbero usato la sua esecuzione come pretesto per contestare un processo equo e giusto.

Un’ampia pagina, ancora su La Repubblica, è dedicata alla diffusione su Wikileaks della lista di siti strategici da proteggere da eventuali attacchi di Al Qaeda (da fabbriche di vaccini a infrastrutture di telecomunicazione, da miniere di cobalto in Africa ad aziende come la Glaxo.

Sulla azienda Glaxo di Parma torna anche il Corriere della Sera: produce un antidoto contro il morso dei serpenti, ma dall’azienda spiegano che il prodotto citato ha altre indicazioni. E il quotidiano ricorfda che tra i siti da proteggere c’è il gasdotto algerino TransMed, che trasporta il gas dall’Algeria alla Val Padana. Ancora sul Corriere il cablo su Hezbollah: il 26 febbraio 2010 la Clinton scrive che la Siria sta fornendo armi sempre più sofisticate a Hezbollah, avendo intenzione di fornire missili a corto raggio, sistemi missilistici anti-aerei e – certo – l’addestramento. Un altro cablo segnala il trasferimento di materiale bellico iraniano per Hamas, usando come snodo il Sudan.

Anche Il Sole 24 Ore si occupa ampiamente di TransMed e della lista dei siti strategici diffusa da Wikileaks.

Per tornare alla Polonia, va segnalata una pagina de La Repubblica dedicata alla tragedia di Katyn. Ieri, nel cuore di Varsavia, il presidente russo Medvedev ha reso omaggio al sacrario del milite ignoto polacco, esibendosi in un mea culpa: “Lo abbiamo riconosciuto, è innegabile: il massacro di Katyn fu opera della cricca di Stalin. Nella nostra storia ci sono stati momenti difficili e oscuri, ora guardiamo al presente, liberiamoci dalla condizione di ostaggi del passato”.

Il Foglio dedica un lungo articolo (firmato da Massimo Boffa) alla Russia di Putin, tentando di offrire “tutte le ragioni per non demonizzare il decenio del kaghebista Putin”. Visto come “l’uomo nero”, “sembra fatto apposta per evocare le paure dell’Occidente”: “eppure la Russia non ha mai conosciuto un periodo di liebrtà e di benessere come il decennio trascorso”. Detto che in questi anni si è creata una classe media, che ai tempi di Eltin c’era molta libertà, ma era associata all’estrema debolezza del potere statale; che – come si ammette – il modello informativo attuale incoraggia il conformismo e che essere giornalisti investigativi resta un mestiere pericoloso”, Bffa sottolinea come sia stato un errore sostenere le rivoluzioni colorate, che non va dimenticato che la Russia appartiene alla civiltà cristiana, e che la cattiva reputazione di cui gode Putin, in particolare nell’opinione di sinistra, ha a che fare con una “astratta retorica dei diritti, poco sensibile alle ragioni del realismo politico”: in Italia “in questi giorni, siamo arrivati al grottesco, per cui essere amico di Putin è diventato un atto di accusa contro il premier”.

E poi

Su Il Foglio la pubblicazione di alcuni stralci dall’opera di Roberto de Mattei, appena uscita, dal titolo “Il concilio vaticano II: una storia mai scritta”. Per Il Foglio si tratta di “tutta un’altra storia” del Concilio, alternativa alla scuola progressista”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)