MANIFESTO PER LA CRESCITA DI CONFINDUSTRIA, SINDACATI E BANCHE. Si dissocia la Uil

Pubblicato il 28 Luglio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “‘Così pagavamo le tangenti’. I verbali contro Penati. Bersani: macchina del fango. Negli interrogatori le accuse al dirigente lombardo del Pd. ‘Chiese soldi per il partito'”. Sotto, altra inchiesta. “Le nuove carte sulla casa dell’inchiesta Milanese. ‘Quell’affitto del ministro lo versava il costruttore'”. Sul quotidiano spazio per un “appello” promosso da imprenditori e sindacati al governo: “Imprese, banche e sindacati insieme: ‘Atto di discontinuità per crescere’. La Borsa di Milano perde quasi il 3 per cento e il differenziale tra Btp e Bund tedeschi sale a 313 punti”.

La Stampa: “Patto per la crescita. Imprenditori e sindacati chiedono misure concrete. Giù le Borse, Milano la peggiore”. In evidenza anche un richiamo ad una intervista con Francesco Nitto Palma, il neoministro della Giustizia: “E’ finito il tempo della guerra ai Pm”.

La Repubblica: “Cambiare o l’Italia affonda. Le parti sociali in campo contro il governo dopo l’ennesima giornata nera della Borsa di Milano che ha perso il 2,8 per cento. Si dissocia la Uil. Manifesto di Confindustria, sindacati e banche. Ora discontinuità”. A centro pagina: “Un indagato accusa Tremonti: ‘Appalti per pagargli la casa’”. E poi: “Nitto Palma nominato Guardasigilli, la Bernini alle Politiche comunitarie”.

L’appello, firmato da quasi tutte le sigle delle parti sociali (non la Uil) viene pubblicato in prima pagina dal Sole 24 Ore, che dedica il titolo più grande alle “tensioni sui mercati” mondiali: “Il piano Ue non basta: torna l’allarme spread. Male credito, Borsa e Btp. Sec: alt ai rating sui bond”.

Il Foglio: “Con le Borse travagliate riecco gli arzilli ottimati col gusto per l’extratassa”. A parlare di una patrimoniale ieri era stato Giuliano Amato, in una intervista al Corriere della Sera. A partire da quelle parole il quotidiano dà conto dell’appello delle parti sociali.

Il Giornale, riferendosi alla annunciata querela di Bersani: “Il Pd chiede soldi pure a noi. Questione morale, Bersani in difficoltà si inventa un diversivo: querelare Il Giornale. Anche D’Alema contro i giornalisti (che gli pagano la pensione)”.

Libero: “Bersani chiede il pizzo anche a noi. Le rivelazione di Libero sui posti pubblici a pagamento fanno infuriare il segretario, che minaccia persino una class action. Alla faccia della libertà di stampa”.

Il Riformista: “Silvio arretra, Bersani attacca”. La reazione del segretario del Pd viene paragonata alle parole di Berlusconi, che ha voluto ridimensionare l’iniziativa dei ministeri a Monza. “Quirinale: il premier prova a ricucire col Colle. ‘Iniziativa esagerata rispetto alla sua portata’. Nitto Palma alla Giustizia, Bernini alle Politiche comunitarie”.

Il Fatto quotidiano: “Palma alla Giustizia. Previti brinda. Magistrato in aspettativa, amico dell’avvocato condannato, prende il posto di Alfano. Napolitano firma nel silenzio delle opposizioni. La Bernini nominata alle politiche comunitarie”.

Economia, Tremonti.

Il Sole 24 Ore dedica altre due pagine al “manifesto in nove punti” promosso nelle scorse settimane, e che ha visto intervenire tutte le associazioni di categoria, e moltissimi economisti e docenti universitari. Nelle stesse pagine dà conto dell’appello promosso ieri da Confindustria, Abi, Cgil, Cisl, Confcommercio e molti altri Spiega il quotidiano che “le parti sociali non hanno indicato misure, ma hanno incalzato il governo a cambiare passo. E’ stata approvata la manovra economica ma non è bastato. Ecco perché serve un patto per la crescita, è scritto nel testo, che coinvolga tutte le parti sociali”.
L’Unità sottolinea il carattere “inedito e forte” dell’appello “di tutte le parti sociali, una critica esplicita al governo”, “un appello dai toni forti”.
“Emma, banche, Cgil: mucchio anti-Cav. Confindustria chiama a raccolta associazioni di categoria e poteri forti in un documento contro il governo. ‘Serve discontinuità e un patto per la crescita tra tutte le parti sociali’. Ma la Uil si dissocia subito: ‘Non ci riconosciamo’. Imbarazzo in altro sigle”. Il passaggio che ha creato imbarazzo, scrive Libero, è quello in cui si usa la parola “discontinuità”. Un termine che “da Confindustria si affrettano a tradurre con ‘cambio di passo’, ma che è difficile non ricondurre alla stessa Emma Marcegaglia, che lo ha più volte utilizzato nel corso dei suoi interventi di pungolo all’azione del governo”. Secondo l’Unità la dissociazione della Uil è dovuta al “puro stile doroteo” del comunicato.
Secondo un retroscena de La Repubblica, “il punto è che le tensioni sui mercati, la speculazione che affossa l’Italia, coincide con il momento di massima debolezza del ministro dell’Economia, costretto a non esporsi a causa dell’affaire Milanese”. Per questo nel Pdl “si moltiplicano le voci per una rapida sostituzione del ministro dell’Economia. Un taglio chirurgico, a manovra ormai approvata, che metta fine alla situazione di incertezza e consenta al governo di andare avanti. Si fa di nuovo il nome di Lorenzo Bini Smaghi, seduto ancora nel Board della Banca centrale europea”. Di certo Berlusconi non pensa affatto a passare la mano, conclude il quotidiano.
Da segnalare, tra le pagine dedicate alle inchieste del quotidiano di Ezio Mauro, una lunga intervista  a Marco Milanese:  “Non sono un delinquente. Voglio io il processo, dimostrero’ che dico il vero”, dice, parlando anche della decisione che dovrà prendere la Giunta per le autorizzazioni della Camera. Su Tremonti: “Ospite non significa a titolo gratuito”. Sul pagamento in nero: “Ma perche’ ‘a nero’? Se lui mi avesse fatto un assegno mica ci avrei pagato un’imposta? In  fondo il ministro riceve lo stipendio in contanti. Non c’e’ niente di male, ecco perche’ l’ho detto”.

Giustizia

Intervistato dal Corriere della Sera, il neo-ministro della Giustizia Nitto Palma, dice che la prima cosa che farà sarà quella di abbandonare la toga: ‘non rientrerò più in magistratura. E penso che questa mia scelta sia un modo di far seguire i fatti alle parole, per sciogliere una delle questioni che affaticano il rapporto tra politica e giustizia”, “del resto è un problema su cui già si è espresso il Csm, su cui pendono diversi disegni di legge e che è stato di recente richiamato dal Capo dello Stato”. Poi sottolinea: “il contrasto tra politica e magistratura deve finire” e annuncia di esser pronto, “fin dalla prossima settimana”, a sedersi ad un tavolo “con opposizione e magistratura per trovare soluzioni condivise”. Non parteciperà al convegno di oggi organizzato dai radicali sulle carceri perché impegnato nel giuramento, ma coglie l’occasione per annunciare: “Darò priorità a problema del sovraffollamento attraverso un programma di depenalizzazione dei reati minori”. E parla di “eccessiva criminalizzazione”, ovvero: “le leggi prevedono la sanzione penale per violazioni che negli altri Paesi sono punite con sanzioni amministrative o civili”. Poi aggiunge che sarà necessario “un uso moderato della custodia cautelare”.
Per Il Riformista Nitto Palma è “il Guardasigilli amico di Previti”: nel luglio dello scorso anno visse una stagione “da protagonista” come deputato forzista, “battendosi per una norma che doveva servire a congelare i processi per i parlamentari in carica”. E, citando il quotidiano Il Fatto, Il Riformista riferisce: un emendamento del deputato Nitto Palma prevede il cosiddetto ‘modello spagnolo’, ovvero blocco delle indagini su deputati e senatori fino alla fine del loro mandato, e “l’emendamento serve soprattutto a Previti, il corruttore assediato da vari processi”. Nel profilo del neoministro fatto da Il Riformista, se ne ripercorre la carriera da magistrato e si sottolinea (“Un ex-giudice per dividere i magistrati”) che potrebbe essere l’uomo giusto per “il berlusconismo di fine impero”: non essendoci più tempo per le grandi riforme, ci si dovrà occupare, “bene che vada”, soprattutto di provvedimenti ad personam. Se un Brunetta ministro della Giustizia avrebbe avuto l’effetto di ricompattare la magistratura, “Nitto Palma potrebbe essere l’uomo giusto per dividerla”.

Esteri

Scrive Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore che questo sarà il primo Ramadan della nuova stagione politica araba: in molti Paesi la gente non mangerà né berrà, tentando di scendere in piazza e continuare a lottare per il cambiamento, ma “quaranta gradi a digiuno dall’alba al tramonto probabilmente ridurranno al minimo lo scontro politico. Fiaccheranno la protesta e daranno un mese di respiro ai regimi. E’ quello che si augura il regime siriano: il Ramadan come ultima spiaggia”. La Siria sembra arrivata “ad un punto di non ritorno”: ogni venerdì il presidente Assad manda in piazza 50mila soldati delle forze speciali, a confrontarsi con manifestanti che sono 4-5 volte di più e che continuano ad aumentare, così come aumenta il numero delle città interessate dalla ribellione. Ma la crisi è sempre più economica: le attività commerciali e industriali sono crollate del 50 per cento, la fuga dei capitali continua, le classi medie mercantili sentono svanire quella prosperità economica che il regime di Assad aveva loro garantito, ottenendone in cambio fedeltà. E questa borghesia è essenzialmente sunnita, mentre lo Stato è essenzialmente alawita: ecco perché Assad potrebbe tentare una “mediazione settaria” per uscire dall’impasse.
“Il nuovo Egitto condanna per eresia Al Quimni, il ‘Voltaire dell’Islam'”: a scriverlo è Giulio Meotti su Il Foglio, spiegando che il Consiglio di Stato egiziano, pare sotto pressione dei Fratelli musulmani e dell’establishment religioso più oltranzista, ha condannato questo famoso intellettuale laico, da anni nel mirino dei fondamentalisti per aver messo in discussione, tra l’altro, l’articolo 2 della Costituzione, che pone la sharia come base per lo Stato.
Una ampio articolo dello stesso quotidiano è dedicata a come “gli islamisti stanno peggiorando la carestia della Somalia”. “Gli aiuti ci sono, ma gli shabaab non li vogliono. L’arruolamento dei bambini in cambio di un po’ di cibo”. Si dà conto delle valutazioni Roger Middleton, del think tank Chatam House, e di David Carr, della agenzia umanitaria governativa Usa Usaid.
“Fiamme in Kosovo, torna la paura” è il titolo di un articolo del Corriere della Sera che dà conto dell’assalto  di ieri di circa 200 estremisti serbi al valico di Jarinje, al confine tra il Kosovo e la Serbia, dove le autorità di Pristina hanno deciso lunedì di inviare poliziotti e doganieri. La Serbia continua a dichiarare “inesistente” l’autoproclamato stato del Kosovo. La decisione di Pristina è stata fortemente criticata dalla comunità internazionale e dalla Ue, per timore che accendesse nuove violenze, come effettivamente è stato. Anche su La Repubblica: “Kosovo, ritorna la tensione, i serbi incendiano la frontiera”.
La Stampa, in una corrispondenza da Bruxelles, parla della decisione spagnola di di chiudere “temporaneamente” le frontiere all’ingresso di romeni. “Colpa della disoccupazione al 20 per cento, che sta tenendo a casa 5 milioni di persone”, racconta il corrispondente da Bruxelles. La norma sarà in vigore ad agosto. Non riguarderà gli ottocentomila romeni che si trovano attualmente nel Paese, anche se Madrid ricorda che il 38 per cento di loro non ha lavoro. “Mi sembra ragionevole assorbire prima quelli che sono qui”, ha detto un esponente del governo.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)