L’Europa dice basta ai ritardi di pagamento

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 in , da redazione grey-panthers

Malgrado le iniezioni di oltre 1000 miliardi di liquidità della BCE un’impresa su tre non riesce ad ottenere il credito richiesto. In molti Stati membri, per far fronte alla crisi le banche hanno chiesto indiscriminatamente il rientro di fidi contribuendo al dissesto dell’economia reale; e ora stentano a erogare credito, se non a condizioni restrittive.

La situazione è particolarmente grave in alcuni paesi, tra cui l’Italia, dove la percentuale di chi non riesce ad avere il credito e il livello dei tassi sono sensibilmente più alti della media europea. Ad esempio, se una PMI tedesca o francese paga il denaro rispettivamente 2.9% e 2.2% quella italiana almeno il 4.5%.

In questo contesto drammatico, alcuni Stati continuano a ritardare i pagamenti, accumulando debiti scaduti per 180 miliardi nei confronti della imprese. Il 56% delle imprese europee sostiene che i propri problemi di liquidità sono principalmente dovuti al ritardo con il quale le loro fatture vengono pagate. A volte i debitori sono altre imprese, ma molto spesso è il pubblico che non onora i propri impegni nei termini.

I ritardi della Pubblica Amministrazione sono inaccettabili: se è legittimo riscuotere tempestivamente i tributi, altrettanto doveroso, anche moralmente, è pagare i debiti alla scadenza, evitando la chiusura di aziende sane.

Per porre fine a questo malcostume la direttiva sui ritardi dei pagamento prevede l’obbligo per gli enti pubblici di pagare entro 30 giorni, pena interessi di mora superiori all’8%. Salvo eccezioni giustificate ed esclusivamente limitate al settore della sanità, alle imprese pubbliche o nei casi in cui ciò sia giustificato dalla natura del contratto o da talune sue caratteristiche, ad esempio quando si applichino procedure di appalto specifiche come il dialogo competitivo. In questi casi eccezionali, da interpretare quindi in modo restrittivo, lo Stato può decidere di pagare massimo a 60 giorni.

La possibilità di deroga nel settore sanitario è dovuta al fatto che in molti Stati i servizi sanitari e gli ospedali pubblici pagano con medie tra i 250 e i 600 giorni. Durante l’iter di approvazione della direttiva alcuni paesi temevano che un termine di pagamento di 30 giorni fosse troppo breve. Consiglio e Parlamento Ue hanno, quindi, concordato questa possibilità di deroga. Lo Stato che stabilisce termini più lunghi è, comunque, tenuto a inviare una relazione alla Commissione che dovrà elaborare una valutazione del sistema entro il 2016-2017.

 

di Antonio Tajani
Vicepresidente della Commissione europea