“Io lavoro con i droni”

Pubblicato il 4 Dicembre 2016 in da redazione grey-panthers

Abbiamo chiesto a Giuseppe Galliano, giuseppe-galliano_7esperto di Multimedialità, di raccontarci l’uso abituale che lui fa, per lavoro, dei droni.  Perché a parte qualche modellino regalato ai nipoti per giocare e qualcosa di più impegnativo, visto in tv, l’uso di questa nuova tecnologia ci appare ancora magica e inusuale.  Ecco il suo racconto, accompagnato da alcuni immagini e filmati.

“Il mio incontro con i droni è stata una folgorazione, un po’ come Paolo sulla via di Damasco….

Mi occupo di videoproduzioni da molti anni  e, fino a 4-5 anni fa dovevo lottare con i budget per poter disporre di un paio di ore di noleggio di un elicottero. In quelle occasioni mi legavano all’esterno e con la camera in mano potevo ottenere discrete inquadrature aeree.
Poi sono arrivati i modellisti che si sono messi al servizio di quelli come noi che dovevano girare, ma i risultati erano decisamente scadenti per via delle vibrazioni alle telecamere, spesso attaccate in modo “creativo” agli elicotteri radiocomandati.
La rivoluzione vera e propria è di circa 2-3 anni fa, quando sono comparsi i droni che, con sofisticati sistemi di gps e giroscopi (come quelli nell’ ipad per capirci) hanno fatto in modo che anche un non modellista fosse in grado di pilotarne uno, seppur con un buon allenamento.
Sui droni sono comparsi poi sistemi che consentono di eliminare le vibrazioni dalle camere (i gimbal): ecco che riprese spettacolari e fluide sono arrivate alla portata di produzioni medie.
Nel campo del video, per me, è una pietra miliare, come lo fu alla fine degli anni 70 l’invenzione della steadycam (l’imbragatura che il camerama si mette addosso per tenere la cinepresa stabile) divenuta famosa con Stanley Kubrick nel film “Shining”.
Infatti il drone è una steadycam volante, che può però seguire percorsi altrimenti impossibili.
Io la uso molto per i documentari e i video istituzionali, in cui serve a far vedere impianti industriali, stabilimenti, strutture di logistica o campi coltivati

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http://www.giuseppegalliano.com/riprese-aeree
In televisione me ne servo per amplificare gli effetti dell’illusionista Casanova su Striscia La Notizia
www.giuseppegalliano.com/droni-Casanova-Striscia-la-notizia/
L’ho proposto poi in ambito forsense, sia per l’analisi della scena del crimine (se esterna) ma anche per il sopralluogo e l’analisi dei luoghi in occasione di eventi idrogeologici.

Lo trovo poi estremamente pratico quando è richiesta una ricostruzione in 3d: dal drone ottengo un rilievo fotogrammetrico e quindi in studio procedo alla trasformazione del rilievo in un modello tridimensionale del terreno o dell’edificio che talvolta può essere stampato, naturalmente in 3d.

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Un’altra applicazione “di frontiera”, di cui vado particolarmente fiero, sono le riprese da drone a 360 gradi.
http://www.giuseppegalliano.com/riprese-aeree-drone-360-gradi
Abbiamo sperimentato per qualche mese prima di riuscire a fare le prime produzioni: qui il problema era dato dall’impossibilità di stabilizzare le camere in volo (per via della forma sferica, dato che riprendono, appunto, a 360 gradi): sono riuscito a trovare così un metodo che termina in un processo software per ottenere immagini decisamente stabili.

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Ora però arrivano le dolenti note, che riguardano l’intervento dello Stato.
La pubblica Amministrazione si è trovata completamente impreparata a gestire questa evoluzione tecnologica: il risultato è un regolamento oggettivamente impossibile da applicare, unito a trafile infinite per ottenere le abitazioni al volo.
Vi è un sistema di norme in fluido e perenne divenire: da 24 mesi l’ente preposto continua a imporre termini così perentori, che puntualmente sono seguiti da una deroga. Lo stesso ente non pare essere in grado, a oggi, nè di certificare le scuole, nè di far fronte agli impegni che il medesimo organismo si è assunto per rendere applicabile una normativa che definire intricata è poco. Basti pensare all’obbligo di identificare il proprio drone prima con un chip, poi con un semplice codice a barre ottenibile da un sito su cui è un’impresa ottenere le credenziali di accesso.Il solito pasticcio italico che frena le tecnologie e la diffusione della loro applicazione. E pensare che solo in Svizzera esiste un regolamento chiaro e facilmente rispettabile: sarebbe bastato copiarlo.

by Giuseppe Galliano, ottobre 2016