In diretta dal Ministero della Salute e dal Governo (Coronavirus, oggi 4/5)

Pubblicato il 4 Maggio 2020 in , , da redazione grey-panthers

Ultimissime del 4 maggio

Fase 2, Speranza: “Prudenza e responsabilità, non è tutto finito”

Alla vigilia della fase 2, che avvierà un graduale allentamento del lockdown contro il coronavirus, il ministro della Salute Roberto Speranza mette in guardia il Paese con queste parole: “Non vorrei che passasse il messaggio che tutto sia stato risolto. L’epidemia é in corso, domani parte una fase nuova e questo grazie ai comportamenti dei cittadini. Voglio ricordare che qualche settimana fa avevamo 4mila persone in terapia intensiva, ora l’indice di contagio è sotto 1, significa che l’epidemia si sta riducendo. Ma guai a pensare che sia tutto finito”.

“Tutte le scelte che abbiamo fatto, le abbiamo fatte su indicazioni del Comitato tecnico scientifico, perché non possiamo decidere sulla base di un sentimento – sottolinea il ministro – ma su dati scientifici che ancora ci dicono che questo virus è pericoloso”.

Prudenza e responsabilità individuale

Speranza richiama dunque alla prudenza e alla responsabilità individuale: “Il coronavirus non verrà mai battuto da un atto di governo e non basta un’ordinanza o un decreto, sono strumenti messi in campo che servono, ma quello che conta davvero è il comportamento di ciascuno e non potranno essere i controlli a determinare l’esito di questa sfida”.

Il monitoraggio del rischio sanitario

Il ministro Speranza il 30 aprile ha firmato un decreto che, chiarisce, “consentirà dopo un’intesa con le Regioni, di valutare l’evoluzione dell’epidemia in ogni singolo territorio sulla base di tre macro aree di valutazione e 21 criteri specifici con delle soglie allarme che diranno cosa sta avvenendo”. Domani 4 maggio “abbiamo scelto di partire riavviando il motore industriale, produttivo del Paese” perché, spiega Speranza, “tenere il motore spento troppo a lungo sarebbe un prezzo troppo alto per l’Italia sia in termini di Pil che in termini sociali”.


Ultimissime del 3 maggio

Tutte le domande e risposte del Governo sulla fase 2

Dal 4 maggio si potrà uscire di casa solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità (fare la spesa, acquistare giornali, andare in farmacia) o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto, non più solo in prossimità della propria abitazione. Inoltre, si potrà fare visita ai congiunti, ossia “i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)”. A precisarlo sono le nuove faq sul decreto del 26 aprile appena pubblicate sul sito del Governo.

Il Governo chiarisce anche che sono ammessi gli spostamenti tra regioni diverse, oltre che per comprovate esigenze lavorative o assoluta urgenza o motivi di salute, per rientrare presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Ma una volta che si sia fatto rientro presso il proprio domicilio, abitazione, residenza anche provenendo da una regione diversa, “non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della regione in cui ci si trova, qualora non ricorra uno dei motivi legittimi di spostamento più sopra indicati”.

Il link alle faq 

 

 


Ultimissime del 2 maggio

Covid-19, i casi in Italia il 1° maggio ore 18

Le persone attualmente positive sono 100.943, i guariti sono 78.249.

Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del nuovo Coronavirus sul territorio nazionale, i casi totali nel nostro Paese sono 207.428, al momento sono 100.943 le persone che risultano positive al virus. Le persone guarite sono 78.249..I pazienti ricoverati con sintomi sono 17.569 in terapia intensiva 1578, mentre 81.796 si trovano in isolamento domiciliare.I deceduti sono 28.236 questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

 


Ultimissime del primo maggio

Coronavirus: il Ministro Speranza firma decreto per definizione criteri monitoraggio

Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario (di cui all’allegato 10 del dpcm del 26 aprile 2020) per l’evoluzione della situazione epidemiologica.

L’allentamento del lockdown a partire dal 4 maggio, “può aver luogo solo ove sia assicurato uno stretto monitoraggio dell’andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale” riporta il decreto. Per classificare il rischio sanitario connesso al passaggio dalla fase 1 alla fase 2 sono stati individuati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati a livello nazionale, regionale e locale: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; indicatori di processo e sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.

Le soglie definite negli indicatori sono volte a mantenere un numero di nuovi casi di infezione da SarsCoV2 stabile (ossia un aumento limitato nel tempo e nello spazio), anche in ospedali, rsa, case di riposo, e a impedire il sovraccarico dei servizi sanitari. Mentre i valori di allerta identificati serviranno per decidere eventuali revisioni delle misure adottate.


Ultimissime del 30 aprile

COVID-19, MISURE URGENTI SU GIUSTIZIA E TUTELA DEI DATI PERSONALI

Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile, e disposizioni urgenti in materia di tutela dei dati personali nel tracciamento dei contatti con soggetti affetti da COVID-19 (decreto-legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, ha approvato un decreto legge che introduce misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile, e disposizioni urgenti in materia di tutela dei dati personali nel tracciamento dei contatti e dei contagi da COVID-19.

Il decreto interviene in materia di intercettazioni, stabilendo che la nuova normativa in materia si applichi ai procedimenti penali iscritti successivamente al 31 agosto 2020, anziché, come attualmente previsto, a quelli iscritti dopo il 30 aprile 2020.

Inoltre, il testo integra la disciplina penale relativa alla detenzione domiciliare e alla concessione dei permessi, stabilendo che, nel caso in cui le istanze siano presentate per detenuti per i reati di mafia o terrorismo, l’autorità competente, prima di pronunciarsi, chieda, tra gli altri, il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale che ha emesso la sentenza e, nel caso di detenuti sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis, anche quello del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto. Salvo che ricorrano esigenze di motivata eccezionale urgenza, il permesso non potrà essere concesso prima di ventiquattro ore dalla richiesta degli stessi pareri, mentre per l’applicazione della detenzione domiciliare, il magistrato di sorveglianza ed il tribunale di sorveglianza decidono non prima, rispettivamente, di due giorni e di quindici giorni dalla richiesta dei suddetti pareri, anche in assenza di essi.

Infine, il decreto interviene in materia di prevenzione dei contagi da Covid-19. Al solo fine di allertare le persone che siano entrate in contatto con soggetti risultati positivi al nuovo coronavirus e tutelarne la salute attraverso le previste misure di profilassi legate all’emergenza sanitaria, il testo prevede che, presso il Ministero della salute, sia istituita una piattaforma per il tracciamento dei contatti stretti tra i soggetti che installino, su base volontaria, un’apposita applicazione per dispositivi di telefonia mobile.

L’applicazione sarà complementare rispetto alle ordinarie modalità già in uso da parte del Servizio sanitario nazionale.

Il Ministero adotterà misure tecniche e organizzative idonee a garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, assicurando, in particolare, che:

  • gli utenti ricevano, prima dell’attivazione dell’applicazione, informazioni chiare e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza, in particolare, sulle finalità e sulle operazioni di trattamento, sulle tecniche di pseudonimizzazione utilizzate e sui tempi di conservazione dei dati;
  • per impostazione predefinita, i dati personali raccolti dall’applicazione siano esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti dell’applicazione di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti accertati positivi al COVID- 19, nonché ad agevolare l’eventuale adozione di misure di assistenza sanitaria in favore degli stessi soggetti;
  • il trattamento effettuato sia basato sui dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi, oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati. È esclusa in ogni caso la geo-localizzazione dei singoli utenti;
  • siano garantite su base permanente la riservatezza, l’integrità, la disponibilità e la resilienza dei sistemi e dei servizi di trattamento nonché misure adeguate ad evitare il rischio di reidentificazione degli interessati cui si riferiscono i dati pseudonimizzati oggetto di trattamento;
  • i dati relativi ai contatti stretti siano conservati, anche nei dispositivi mobili degli utenti, per il periodo strettamente necessario al trattamento, la cui durata è stabilita dal Ministero della salute. I dati sono cancellati in modo automatico alla scadenza del termine;

Si prevede, infine, che:

  • i dati raccolti non possano essere trattati per finalità diverse da quella specificate, salva la possibilità di utilizzo in forma aggregata o comunque anonima, per soli fini di sanità pubblica, profilassi, finalità statistiche o di ricerca scientifica;
  • il mancato utilizzo dell’applicazione non comporti alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati;
  • la piattaforma sia realizzata esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite da amministrazioni o enti pubblici o società a totale partecipazione pubblica e i programmi informatici sviluppati per la realizzazione della piattaforma siano di titolarità pubblica;
  • l’utilizzo dell’applicazione e della piattaforma, nonché ogni trattamento di dati personali siano interrotti alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020, ed entro la medesima data tutti i dati personali trattati siano cancellati o resi definitivamente anonimi.

Fase 2, acquisti in sicurezza: le regole per i clienti

 

Per fare acquisti in sicurezza ai tempi di Covid-19 rispetta queste semplici regole.

1. SPESA A DOMICILIO

Verifica la possibilità di farti portare la spesa a casa ordinando al telefono o via internet

2. REGOLARITA’

Fai la spesa solo una volta alla settimana, delegando a un solo membro della famiglia tale compito

3. LISTA 

Prepara una lista della spesa per velocizzare gli acquisti e ridurre i tempi di attesa di tutti

4. MASCHERINE

Utilizza le mascherine negli ambienti chiusi e dove non è possibile il distanziamento interpersonale di almeno un metro

5. DISTANZA

Mantieni sempre la distanza di almento un metro dagli altri clienti e addeti alla vendita

6. GUANTI

Indossa guanti “usa e getta” in particolare in caso di alimenti e bevande

7. IGIENE DELLE MANI

Pulisci le mani con gel igienizzante messo a disposizione prima e dopo l’uso dei guanti


Ultimissime del 29 aprile

Covid-19, nasce 800.833.833: il numero verde di supporto psicologico

L’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica delle persone alle prese con una situazione inedita nella sua drammaticità. Il timore del contagio, le misure di isolamento, tanto indispensabili sul piano sanitario, quanto difficili su quello umano, la solitudine, i lutti, le incertezze economiche: tutti elementi che possono far nascere attacchi di ansia, stress, paure, disagio.

Per queste ragioni dal 27 aprile è operativo il numero verde di supporto psicologico 800.833.833, attivato dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile, con il sostegno tecnologico offerto gratuitamente da TIM. Un numero scelto rendendo omaggio alla Legge 23 dicembre 1978, numero 833, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Il numero sarà raggiungibile anche dall’estero al 02.20228733 e saranno previste modalità di accesso anche per i non udenti.

“È una risposta strutturata ed importante messa in atto accanto a tutti gli sforzi della sanità italiana per fronteggiare al meglio la sfida del Coronavirus – spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza –. In questo momento è fondamentale essere vicini alle persone che hanno bisogno di un sostegno emotivo, dare ascolto alle loro fragilità, affrontare insieme le paure”.

Tutti i giorni, dalle ore 8 alle 24, professionisti specializzati, psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti, risponderanno al telefono alle richieste di aiuto. L’iniziativa punta ad affiancare, in questa fase di isolamento sociale, tutti i servizi di assistenza psicologica garantiti dal SSN: è sicuro, gratuito e organizzato su due livelli di intervento. Il primo livello è di ascolto telefonico e si propone di rispondere al disagio derivante dal Covid-19. L’obiettivo è fornire rassicurazioni e suggerimenti, aiutare ad attenuare l’ansia davanti ad una quotidianità travolta dall’arrivo dell’epidemia e si risolve in un unico colloquio.

Per rispondere all’esigenza di fornire un ascolto più approfondito e prolungato nel tempo, le chiamate saranno indirizzate verso il secondo livello di cui fanno parte, oltre ai servizi sanitari e sociosanitari del SSN, molte società scientifiche in ambito psicologico. Le richieste di aiuto saranno inoltrate dal primo livello anche in base alle loro specificità: ad esempio, psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza, dipendenze, psico-oncologia. I professionisti del secondo livello offriranno colloqui di sostegno, ripetuti fino a 4 volte, via telefono oppure on line. L’obiettivo è fornire consultazioni esperte attraverso un ascolto empatico del dolore e dell’angoscia connessa all’emergenza, favorendo così l’attivazione di un processo di elaborazione dell’evento traumatico. Tutto ciò consente a chi chiede aiuto l’acquisizione di competenze emotive e cognitive utili per affrontare anche il post-emergenza.

“Il volontariato di protezione civile è uno dei pilastri su cui da sempre si fonda il nostro Servizio Nazionale. Nel corso degli anni il Dipartimento ha puntato molto sulla formazione e siamo orgogliosi di poter contare sul lavoro di oltre 800mila uomini e donne preparate a fronteggiare sfide diverse e sempre impegnative. A partire da oggi, oltre alle tante attività che hanno visto al lavoro i nostri volontari nella lotta al Covid-19, saremo impegnati con le associazioni specializzate in psicologia dell’emergenza nel supporto al servizio d’ascolto psicologico. Ancora una volta i volontari di protezione civile hanno messo a servizio del Paese la loro grande passione e professionalità” spiega Angelo Borrelli, Capo Dipartimento Protezione Civile.

Il servizio coordinato dal Ministero della Salute, dalla dottoressa Mariella Mainolfi, con il supporto tecnico della dottoressa Maria Assunta Giannini, vede la partecipazione di diverse associazioni e società scientifiche di area psicologica.

Del primo livello fanno parte più di 500 psicologi dell’emergenza afferenti alle Associazioni del Volontariato della Protezione Civile: Federazione Psicologi per i Popoli, la Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, il Centro Alfredo Rampi.

Al secondo livello partecipano oltre 1500 psicoterapeuti volontari delle seguenti società scientifiche iscritte nell’elenco del Ministero (D.M. 2 agosto 2017) e facenti parte della Consulta CNOP: l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP), l’Associazione Italiana Psicologia Psicoanalitica (AIPA), la Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP), Soci Italiani European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy (SIEFPP), la Società Italiana di Psico-oncologia (SIPO), la Società Italiana di Psicologia Pediatrica (S.I.P.Ped), la Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC), la Società Italiana Tossicodipendenze (SITD) e la Società Psicoanalitica Italiana (SPI).

 


Ultimissime del 28 aprile

Covid-19, “L’oca in quarantena” un gioco per insegnare le regole ai bambini

“La spesa comune per il condominio è un’ottima idea! Avanti di due caselle”. “Picnic con gli amici al parco? Non ci siamo proprio! Indietro quattro caselle”. “Hai portato la spesa agli anziani che ti vivono accanto? Raddoppia il tiro”. “Hai fatto una donazione alla protezione civile? Avanti di una casella”.
Sono alcuni dei testi che compaiono nelle caselle de “L’oca in quarantena”, una rivisitazione al tempo del coronavirus del tradizionale Gioco dell’oca.

Ideato da Paula Benevene, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’università Lumsa, e dalle studentesse del corso di laurea magistrale in Psicologia dell’ateneo Maria Vittoria Bigliardo, Mirifique Icyimanishaka e Paola Mazzarone, “L’oca in quarantena” si propone come strumento educativo per insegnare, attraverso il gioco e il divertimento, concetti e comportamenti altrimenti di difficile comprensione per i più piccoli: “Dal distanziamento sociale al focolaio epidemico – spiega la professoressa Paula Benevene – dal restare informati attraverso le fonti ufficiali alle norme di prevenzione legate all’utilizzo della mascherina e dei guanti”. E aggiunge: “Mettiamo questo gioco a disposizione di tutti, gratuitamente”.

Come si gioca a “L’oca in quarantena”

Si segue il tradizionale meccanismo del Gioco dell’oca: ci vogliono almeno due giocatori, di cui, idealmente, almeno uno è un adulto, il tabellone e un tradizionale dado a sei facce che ciascun giocatore lancerà a turno.
Ogni casella del tabellone, che può essere stampato dal sito della Lumsa, presenta testi, e disegni, che riguardano nozioni e comportamenti virtuosi, che permettono al giocatore di avanzare, o pericolosi, che invece fanno retrocedere il giocatore.
Ecco, allora che se si finisce nella casella dove c’è scritto che si è andati al supermercato senza guanti, si retrocede di due caselle. Se si è giocato con il proprio fratello mentre i genitori erano in smartworking si va avanti di due caselle. Si sta fermi per un turno se si è in attesa del risultato del tampone. Si retrocede di quattro caselle se si è usato più disinfettante di quanto ne servisse per cui qualcun altro dovrà farne a meno. Vince chi arriva primo al traguardo, alla casella 63, dove finalmente risulta che il virus è stato sconfitto.
“Abbiamo lavorato con passione a questo progetto – hanno detto le studentesse Bigliardo, Icyimanishaka e Mazzarone – divertendoci e mettendo in pratica gli insegnamenti appresi a lezione. Insieme abbiamo realizzato un gioco da tavolo educativo e vogliamo renderlo disponibile, gratuitamente, per chiunque ne abbia bisogno: genitori, insegnanti ed educatori”.


Ultimissime del 27 aprile

Il Presidente del Consiglio Conte firma dpcm per la fase 2: “Se ami l’Italia, mantieni la distanza”

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ieri sera ha annunciato in conferenza stampa le misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19 nella cosiddetta “fase due”, che avranno valenza dal 4 maggio e per le successive due settimane.

Importante mantenere la distanza sociale (anche in ambito familiare) 

“Grazie ai sacrifici fin qui fatti stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia e questo è un grande risultato se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo. Avete manifestato tutti forza, coraggio, senso di responsabilità, di comunità. Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus e dobbiamo essere consapevoli che in questa nuova fase, la fase due, la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese. Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c’è. Nella fase due quindi sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza” ha dichiarato il Presidente Conte, sottolineando come sia importante che la distanza sociale sia mantenuta anche in ambito familiare.

Fondamentale l’uso di dispositivi di protezione individuale  

Oltre alla distanza sociale sarà importante, in questa seconda fase, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Proprio su questo fronte, il Presidente ha annunciato la firma da parte del Commissario Arcuri dell’ordinanza che fissa a un massimo di 0,50 euro il prezzo delle cosiddette mascherine chirurgiche.

Gli spostamenti  

Saranno possibili all’interno di una stessa regione per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti; gli spostamenti fuori regione saranno invece consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione.

Obbligatorio l’utilizzo delle mascherine sui mezzi pubblici.

L’accesso ai parchi  

Sarà consentito l’accesso ai parchi pubblici rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini, fermo restando la possibilità da parte dei sindaci di precludere l’ingresso qualora non sia possibile far rispettare le norme di sicurezza.

Cerimonie religiose  

Per quanto riguarda le cerimonie religiose, saranno consentiti i funerali, cui potranno partecipare i parenti di primo e secondo grado per un massimo 15 persone. Inoltre, già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.

Divieto di uscire per chi ha più di 37.5 gradi di febbre

Previste regole più stringenti per chi ha febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratoria: obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico.

Sì al cibo take away  

Per quanto riguarda le attività di ristorazione, oltre alla consegna a domicilio, sarà consentito il ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio.

Via libera alle attività manufatturiere, di costruzioni, intermediazione immobiliare e commercio all’ingrosso

A partire dal 4 maggio potranno quindi riprendere le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso. Per queste categorie, già a partire dal 27 aprile sarà possibile procedere con tutte quelle operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori.

Attività sportive  

Per consentire una graduale ripresa delle attività sportive, a partire dal 4 maggio saranno consentite le sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali.

Sostegno a famiglie, lavoratori e imprese  

Per quanto riguarda il sostegno a famiglie, lavoratori e imprese, il Presidente ha ricordato che tra gennaio e marzo l’Inps ha accolto 109.000 domande in più di reddito e pensione di cittadinanza, 78.000 domande per il bonus baby-sitting e 273.000 per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie. Inoltre, al momento sono stati liquidati quasi 3,5 milioni di richieste per il bonus da 600 euro per autonomi, professionisti, co.co.co, agricoli e lavoratori dello spettacolo, per un totale di 11 milioni di domande calcolando anche quelle per la cassa integrazione.

“Alcuni attendono ancora. Ci sono dei ritardi e di questi ritardi mi scuso personalmente”, ha sottolineato il Presidente Conte, che ha poi annunciato che il Governo sta lavorando a un nuovo decreto che metterà in campo ulteriori 55 miliardi.

 


Ultimissime del 26 aprile

Arcuri: “Dal 4 maggio partiranno 150mila test sierologici”

Chiusa la gara per i test sierologici

La gara per i test sierologici si è conclusa oggi, quattro giorni prima del previsto e vi hanno partecipato 72 aziende. Lo ha annunciato il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, nella conferenza stampa di questa mattina alla Protezione civile. “Dal 4 maggio potremmo iniziare l’indagine sui primi 150mila cittadini organizzati in un campione che abbiamo strutturato insieme all’Inail e all’Istat per anagrafe, zona, censo – ha spiegato Arcuri – e il vincitore non solo è quello che ha confermato di avere l’insieme degli otto requisiti di qualità che il Comitato tecnico-scientifico aveva posto alla base di questa gara, ma ha deciso che questi test debbano essere offerti a titolo totalmente gratuito. Dunque siamo riusciti a ottenere la migliore offerta sul mercato oggi esistente e contemporaneamente a non gravare sulle casse dello Stato”.

L’app per il contact-tracing

Per quanto riguarda l’app il commissario ha sottolineato: “Non solo sarà pubblica, italiana e rispetterà tutte le norme sulla privacy, ma progressivamente arriverà a essere costruita intorno al diario sanitario di tutti i cittadini che intenderanno utilizzarla e quindi sarà uno strumento non solo di informazione e alert ma di politiche sanitarie da remoto”.

La disponibilità di mascherine nelle regioni

“Le Regioni hanno dichiarato di avere una disponibilità di 47 milioni di mascherine nei loro magazzini. Quindi siamo pronti a distribuire tutte le mascherine che serviranno a gestire la fase 2” ha fatto sapere Arcuri durante la conferenza stampa.

La necessità di investire nella produzione interna di dispositivi di protezione individuale (dpi)  

“Un grande Paese non può dipendere per sempre dalle importazioni e dalle guerre commerciali – ha rimarcato Arcuri -. Noi siamo un Paese del G7, la seconda manifattura d’Europa e mai come in questo periodo abbiamo dimostrato di essere un Paese straordinario: con Cura Italia Incentivi ieri sera erano 106 le imprese che hanno ricevuto l’approvazione del loro programma di investimento, 5 hanno già sottoscritto con i nostri uffici un contratto e ci stanno rifornendo delle loro mascherine. Inoltre – ha concluso – abbiamo sottoscritto un accordo con due grandi imprese italiane che stanno producendo 51 macchine utensili che serviranno a produrre da 400mila a 800mila mascherine al giorno: dunque non solo la riconversione o l’implementazione di nuovi impianti con Cura Italia, ma anche l’acquisto da parte dello Stato delle macchine che servono a produrre questi dispositivi. Arriveremo a produrne almeno 25 milioni al giorno. Insomma, lo Stato c’è ed è tornato a investire con forza in uomini, strutture, tecnologie e dotazioni con un semplice obiettivo, quello di garantire a tutti i cittadini un diritto fondamentale scolpito nella Costituzione: la salute”.


Ultimissime del 25 aprile

Covid-19, Rt sotto 1 in tutta Italia. L’Iss: “Differenze regionali non sono per forza condizione per misure diverse in fase2”

L’indice Rt 

L’indice Rt, che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, già dal 6 aprile si attestava mediamente a un valore tra 0,2 e 0,7, considerando l’intero Paese. Lo dimostrano i modelli matematici elaborati dall’Iss e dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, presentati durante la conferenza stampa di approfondimento epidemiologico.

Questo indice rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia stessa. Lo schema seguente riporta il valore di Rt nelle diverse regioni italiane, escludendo quelle per cui il dato non è considerato sufficientemente stabile.

Rt, sottolineano gli esperti dell’Iss, è solo uno degli indicatori che servono a definire i provvedimenti da adottare nella Fase 2. La differenza tra gli indici regionali non rappresenta necessariamente una condizione per differenziare le misure successive a questa fase. Il valore di Rt, che sarà pubblicato settimanalmente, rappresenta uno strumento importante per monitorare le misure di controllo nel tempo e la loro efficacia.

Regione Rsymp
media 95%CI-inf 95%CI-sup
Calabria 0,47 0,29 0,71
Emilia-Romagna 0,71 0,67 0,74
Friuli Venezia-Giulia 0,62 0,51 0,73
Lazio 0,59 0,50 0,68
Lombardia 0,40 0,38 0,42
Marche 0,60 0,46 0,76
Molise 0,63 0,27 1,07
Puglia 0,60 0,48 0,73
Sardegna 0,69 0,54 0,88
Sicilia 0,34 0,23 0,47
Toscana 0,57 0,49 0,66
Umbria 0,42 0,19 0,67
Veneto 0,61 0,55 0,69
Bolzano 0,64 0,50 0,78
Trento 0,44 0,33 0,56

Le fonti dell’infezione

Durante l’approfondimento è stato presentato anche uno studio preliminare sulle fonti di infezione condotto dall’Iss su circa 4500 casi notificati tra l’1 e il 23 aprile. Il 44,1% delle infezioni si è verificato in una rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro.

Aumentano i casi positivi di sesso femminile tra gli over 80

Nella seconda fase dell’epidemia (1-23 aprile), tra gli over 80, si registra un numero più alto di casi di Covid-19 nel sesso femminile contrariamente a quanto avvenuto durante la prima fase (gennaio-marzo). Nella fascia 80-89 anni i casi femminili rappresentano il 22,5 per centro contro il 17,9 di quelli maschili. Dopo i 90 anni: il 15,5 per cento contro il 5,7.

Le zone rosse

Allo stato attuale si contano zone rosse in 106 comuni italiani di 9 regioni. Molte di queste sono in fase di chiusura nei prossimi giorni.

La guida pratica per chi si prende cura degli anziani

Sempre durante la conferenza stampa è stata presentata una guida pratica dedicata a chi si prende cura degli anziani, realizzata dal dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Iss e disponibile sul sito dell’Istituto (https://www.iss.it/covid-19-opuscoli. L’opuscolo, tradotto in 8 lingue (inglese, francese, spagnolo, rumeno, polacco, russo portoghese e tamil) si rivolge soprattutto a badanti e offre indicazioni su come proteggere gli anziani proteggendo anche se stessi, visto che prendersi cura di un anziano significa aiutarlo ad alzarsi, camminare, mangiare e lavarsi e non è possibile quindi mantenere il distanziamento di almeno un metro. Il documento sarà disponibile anche in forma di decalogo in modo da essere pubblicato sia come post sui social sia in versione stampabile come poster e verrà affisso in farmacie, studi medici, ospedali.


Ultimissime del 24 aprile

Covid-19 e bevande alcoliche, attenzione alle fake news

La situazione di emergenza legata al nuovo coronavirus (Sars-CoV-2), così diversa dai contesti di vita convenzionali, ha indotto la maggior parte delle persone a modificare abitudini e comportamenti. Diventa, pertanto, necessario e urgente porre maggiore attenzione agli effetti negativi e pregiudizievoli per la salute che certi comportamenti determinano, tra questi l’uso rischioso e dannoso delle bevande alcoliche.

È, inoltre, fondamentale smentire con evidenze scientifiche le varie fake news sulle presunte proprietà benefiche dell’alcol nei confronti del virus Sars-CoV-2 che trovano facile appiglio in un terreno già predisposto a distrarsi, anche solo per “relax”, verso stili di vita non salutari.

L’alcol è un immunosoppressore e favorisce le infezioni virali e polmonari

Tra le fake news che circolano, una sostiene che birra, vino e distillati stimolino l’immunità al virus.
“Il consumo di alcol non protegge in alcun modo dal Covid-19”. Abusarne aumenta il rischio di infezione perché “danneggia tutti i componenti del sistema immunitario”. Tra consumo di alcol e infezioni virali esiste, infatti, una correlazione dose dipendente. E questo vale anche per l’infezione causata da Sars-CoV-2.

A spiegarlo è l’approfondimento “Assunzione di bevande alcoliche e Covid-19“, pubblicato sul portale dell’Istituto Superiore di Sanità.

L’assunzione dannosa e rischiosa di alcol:

  • causa una riduzione del numero e delle funzioni dei linfociti B, le cellule immunitarie, che difendono l’organismo
  • “riduce il tono orofaringeo”, aumentando il rischio di introdurre germi nell’organismo, e “modifica la funzione dei macrofagi alveolari”, deputati a ripulire gli alveoli polmonari da polvere e patogeni, per cui diventa un potenziale fattore di rischio per la polmonite

Altra fake news che circola è quella in base alla quale un consumo pesante ucciderebbe il virus nell’aria inalata. In realtà l’alcol “non disinfetta la bocca e la gola, e non dà alcun tipo di protezione”.

L’alcol aumenta il rischio di violenza domestica

Il consumo eccessivo di alcol, soprattutto in quarantena, è particolarmente sconsigliato, perché oltre a sviluppare dipendenza, aumenta il rischio, la frequenza e la gravità degli episodi di violenza interpersonale, come la violenza nei confronti del partner, la violenza sessuale, la violenza sui giovani, sugli anziani e gli abusi e la violenza sui bambini.

Abuso di alcol e potenziale crisi della salute pubblica

L’uso dannoso e rischioso di bevande alcoliche durante il lockdown preoccupa gli esperti anche per un altro motivo, di tipo sociale: in quarantena potrebbe esser collegato, infatti, a “una potenziale crisi della salute pubblica”, come messo in luce da un articolo pubblicato su The Lancet Public Health. “Questo periodo di isolamento potrebbe portare a un picco di abuso di alcol, con ricadute in persone con problemi di dipendenza e potenziale sviluppo disturbi legati all’uso”.

Cosa fare per proteggersi da Covid 19

Per concludere, gli alcolici sono nocivi per la salute e generano dipendenza. Il loro consumo non solo non protegge dal virus ma espone al rischio di sviluppare malattie serie, come cirrosi epatica, pancreatite e tumori. Per prevenire il contagio dal nuovo coronavirus bisogna soprattutto rispettare le misure di distanziamento sociale (almeno 1 metro di distanza dalle altre persone) e lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone o soluzione a base di alcol per almeno 40-60 secondi.


 

 


Ultimissime del 23 aprile

La salute della donna ai tempi di Covid-19

Covid-19 e differenze di genere

In eta’ fertile ruolo protettivo degli estrogeni che attivano l’enzima che protegge i polmoni da infezioni e infiammazion. L’Istituto superiore di sanità nel documento “Differenze di genere in COVID-19: possibili meccanismi” sottolinea che l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne. Questo è quanto eerge sia dalla percentuale dei contagi, sia dal tasso di letalità. Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2 (Enzima di Conversione dell’Angiotensina: regola la vasocostrizione delle arterie e si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati dalle infezioni, infiammazioni e stress) facendo sì che questo enzima, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto nell’influenzare l’espressione di enzimi cellulari coinvolti nelle fasi che seguono l’attacco del virus al recettore, favorendo le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari.

Covid-19, le donne meno colpite degli uomini nelle fasce di eta’ 0-20 e 60-80 anni

Al 16 aprile 2020 , evidenzia il Rapporto ISS Covid-19 – nelle fasce di età 0-9, 10-19, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile rispetto al numero di casi di sesso femminile. Nella fascia di età >90 anni, il numero di soggetti di sesso femminile è quasi il triplo di quello di soggetti di sesso maschile probabilmente per la struttura demografica della popolazione.

Covid-19, muore 1 donna ogni 2 uomini

Sul totale delle vittime di Covid-19 le donne sono il 35%, con una percentuale di 2:1 a vantaggio delle donne. Il dato è costante pressoché in tutte le fasce di età. In Cina il tasso di letalità dei casi confermati è pari al 4,7% negli uomini a fronte del 2,8% riscontrato nelle donne.

Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (donne 83 – uomini 79).

Operatori sanitari: 16.991 operatori colpiti da Covid-19, il 10,7% dei casi totali. Il 32% sono di sesso maschile. Il 43,2% sono infermieri e ostetrici

Sono stati diagnosticati 16.991 casi di infezioni da nuovo coronavirus tra operatori sanitari (età mediana 48 anni, 32% di sesso maschile), il 10,7% dei casi totali segnalati.

Il 32% degli operatori sanitari colpiti è di sesso maschile. Le categorie più colpite sono gli ostetrici e gli infermieri(43,2 %) seguiti dai medici ospedalieri (19%) e dagli operatori socio sanitari (9.9%).

La letalità tra gli operatori sanitari è inferiore rispetto alla letalità totale, verosimilmente dovuto al fatto che gli operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici, sono stati maggiormente testati rispetto alla popolazione generale.

Violenza sulle donne e Covid-19

La violenza sulle donne è un problema di sanità pubblica per le ripercussioni che ha sui sistemi sanitari e assistenziali. I numeri del fenomeno sono importanti. Eccoli.

31,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale

I dati ISTAT evidenziano che in Italia il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici.

Quasi il 50% dei femminicidi sono commessi dal partner

I dati evidenziano che il 43,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner.

Ssn garantisce assistenza alle donne vittime di violenza. Avviata formazione per operatori sanitari nei Pronto soccorso

Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento. Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima di violenza è il Pronto Soccorso. Per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Pronto Soccorso sono state adottate le specifiche Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria.  Nei Pronto Soccorsi avviato corso per formare operatori sanitari su prevenzione, cura e assistenza alle donne vittime di violenza.

Covid-19, al 16 aprile 1200 richieste di aiuto in più arrivate ai Centri antiviolenza

Le case rifugio e i centri antiviolenza sono aperti nonostante l’emergenza da COVID-19. Al 16 aprile sono pervenute ai centri antiviolenza 1200 richieste di aiuto in più.

Donne vittime di violenza: numeri e App da contattare

  • Numero rosa 1522, antiviolenza e anti stalking che fornisce assistenza e supporto 24 ore su 24.
  • App 1522,  disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.
  • App “Youpol”. Realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche.
  • Centri antiviolenza. La mappa dei centri è disponibile sul sito del Dipartimento della Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
  • Consultori familiari. La mappa è disponibile sul sito del Ministero della salute.

Depressione e Covid-19

In un’emergenza come quella che stiamo vivendo in seguito alla pandemia di Covid-19, la paura della situazione nuova, inattesa e potenzialmente dannosa per la salute nostra e per quella dei nostri famigliari e la necessità di una condizione di isolamento sociale comportano una inevitabile incremento del malessere psicologico e predispongono al rischio di cadute depressive. La difficoltà di adattamento alla situazione di incertezza prolungata nel tempo, si ripercuote sul comportamento, sull’emotività, sull’umore generando ansia, insonnia, panico e depressione, come segnalato da molte persone.

Depressione: le donne colpite il doppio degli uomini

La depressione è un disturbo che colpisce ogni anno tante persone. Molte di queste sono donne. L’associazione della depressione con il sesso femminile è stata osservata praticamente in tutti gli studi di prevalenza sui disturbi mentali. In genere il rapporto tra prevalenza dei disturbi depressivi negli uomini e nelle donne è di 1 a 2. La maggiore frequenza di depressione nelle donne comincia in età adolescenziale, subito dopo il menarca (primo flusso mestruale).

Le donne dichiarano in media più giorni vissuti in cattiva salute sia per motivi fisici che psicologici rispetto agli uomini (6,6 giorni complessivi nel mese precedente l’intervista del sistema di sorveglianza Passi contro i 3,6 dichiarati dagli uomini).

Depressione post partum: ne sono colpite dal 7 al 12% delle neomamme

La depressione post-partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª  settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono.

Covid-19, depressione e disturbi legati all’ansia 

Uno studio cinese condotto tra 1000 operatori sanitari (medici e infermieri)  impegnati a Wuhan, e in prima linea per il contrasto all’epidemia, tra il 29 gennaio e il 3 febbraio,  ha evidenziato una maggiore incidenza della depressione e dei disturbi legati all’ansia e all’insonnia negli operatori donne, legati non solo al distanziamento sociale dai propri cari ma anche alla stigmatizzazione sociale a causa del proprio lavoro. Il 76,7% degli intervistati erano donne.

Importante è l’attivazione di una rete di intervento per fornire un supporto psicosociale immediato sia per le categorie più a rischio, quali gli operatori sociosanitari coinvolti nel Covid-19, che per i parenti delle vittime e per la popolazione generale.

Covid-19 e allattamento

Virus non presente nel latte materno: nessun motivo per non allattare 

Finora il virus non è stato rilevato nel latte materno, quindi considerate le informazioni scientifiche disponibili al momento e il potenziale protettivo del latte materno, si ritiene che, nel caso in cui la madre stia facendo gli accertamenti diagnostici o sia affetta da Covid-19, se le sue condizioni cliniche lo consentono e lei lo desideri, l’allattamento debba essere avviato e/o mantenuto, direttamente al seno o con latte materno spremuto.

Prima di allattare lavarsi le mani e usare la mascherina

Per ridurre il rischio di trasmissione al bambino/a, si raccomanda l’adozione delle procedure preventive come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata, secondo le raccomandazioni del ministero della Salute. Nel caso in cui madre e bambino/a debbano essere temporaneamente separati, (in virtù di una infezione francamente sintomatica e successivo test positivo), si raccomanda di aiutare la madre a mantenere la produzione di latte attraverso la spremitura manuale o meccanica. Anche la spremitura del latte, manuale o meccanica, dovrà essere effettuata seguendo le stesse indicazioni igieniche.

Percorso nascita e Covid-19

Il percorso nascita è un momento importante nella vita della donna. Il SSN tutela questo percorso lungo ogni fase che lo compone: preconcezionale, gravidanza, parto, allattamento. L’emergenza sanitaria da un nuovo coronavirus fra le altre problematiche cliniche e di salute pubblica, ha sollevato anche quelle relative alla organizzazione della rete perinatale relativamente alla gestione dell’infezione in gravidanza, alla possibile trasmissione materno-fetale dell’infezione prima, durante e dopo il parto, alla sicurezza della gestione congiunta puerpera-neonato e all’allattamento materno. Sono state quindi emanate disposizioni per tutelare la salute e la  sicurezza della puerpera e del neonato. Ecco una sintesi di quanto contenuto nella Circolare del Ministero della salute del 31 marzo 2020.

Posticipare i controlli differibili

L’operatore che segue la gravidanza deve favorire la possibilità di posticipare i controlli differibili al fine di ridurre al minimo i contatti della donna in gravidanza con possibili fonti di contagio.

Predisporre aree di pre-triage nei Pronto Soccorso

Il Pronto Soccorso ostetrico di ogni Punto Nascita deve prevedere un’area di pre-triage garantendo un luogo di isolamento (stanza con bagno) e personale sanitario dedicato formato – ostetriche e medici ginecologi – dotato di Dispositivi di Protezione Individuale.

Gestione dei casi sospetti nella struttura dove afferisce la donna incinta

In attesa della conferma dei dati di laboratorio, i casi sospetti sono gestiti dalla Struttura a cui afferisce la donna gravida, individuando un luogo di isolamento (stanza con bagno) dove la gestante venga assistita da personale sanitario formato – ostetriche e medici ginecologi – dotato di DPI previsti dalla normativa vigente. Nel caso in cui il tampone risulti positivo, in assenza di controindicazioni al trasferimento, la paziente verrà trasferita per la successiva gestione del caso, presso uno dei Centri di riferimento identificati a livello regionale.

In ogni Punto nascita percorsi specifici per donne non trasferibili negli centri  dedicati alle donne positive al virus

Ogni Punto Nascita deve predisporre un percorso per la gestione dell’assistenza ostetrica al travaglio/parto dei casi sospetti o accertati, per eventuali situazioni in cui vi sia una controindicazione al trasferimento della donna gravida in centri di riferimento specifici.

Le nuove iniziative del Ministero

Tra le iniziative attivate per la Giornata della salute della donna 2020 si ricordano:

  • Numero verde gratuito 800189441, attivato in collaborazione con AIDM (Associazione Italiana Donne Medico) e FISM (Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane) dove 100 dottoresse risponderanno ai quesiti delle donne
  • Pubblicazione sul sito del ministero della Salute di infografiche su temi di salute al femminile
  • Pagine di approfondimento e di video-testimonianze di donne impegnate quotidianamente nella lotta al Covid-19.

Numeri utili e App cui rivolgersi sui temi della salute della donna

  • Numero verde gratuito 800189441 dove dottoresse rispondono ai quesiti delle donne
  • Numero di pubblica utilità 1500, dove rispondono operatori sanitari e personale appositamente formato
  • Numero rosa 1522, antiviolenza e anti stalking che fornisce assistenza e supporto 24 ore su 24.
  • Numero verde Aids e Ist dell’Istituto Superiore di Sanità – TVA e IST 800861061 – che per l’occasione si tinge di ROSA e amplia il suo orario dalle 10 alle 18.
  • App 1522,  disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.
  • App “Youpol”. Realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche.

Ultimissime del 22 aprile

Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del nuovo Coronavirus sul territorio nazionale, i casi totali nel nostro Paese sono 183.957, al momento sono 107.709 le persone che risultano positive al virus.Le persone guarite sono 51.600.I pazienti ricoverati con sintomi sono 24.134, in terapia intensiva 2.471, mentre 81.104 si trovano in isolamento domiciliare. I deceduti sono 24.648 questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.


Covid-19, per malati rari garantito l’accesso ai farmaci ma oltre metà ha difficoltà per visite e controlli

L’epidemia di Covid-19, oltre ad aver messo sotto pressione i reparti di terapia intensiva di molti ospedali italiani, ha avuto qualche ripercussione anche su diversi aspetti ‘ordinari’ dell’assistenza sanitaria, con difficoltà che si sono registrate in alcuni casi ad esempio nelle donazioni di sangue o per le vaccinazioni ordinarie.

Per quanto riguarda i bisogni dei pazienti con malattie rare – ha evidenziato un survey realizzata da ISS (Centro Nazionale Malattie Rare e dell’Ufficio Stampa – Comunicazione) e Federazione Italiana Malattie Rare (UNIAMO) tramite il Portale Malattie Rare del Ministero della Salute e ISS – alla grande maggioranza è stato garantito l’accesso ai farmaci, ma più di metà dei pazienti hanno segnalato difficoltà nel programmare visite e controlli.

Dal 23 marzo al 5 aprile sono stati raccolti 1174 questionari: l’80% circa di questi sono stati compilati nei primi tre giorni di lancio. Le risposte rappresentano le istanze di persone che sono affette da 321 patologie singole e 156 con patologie multiple.

“I malati con patologie rare vivono normalmente una condizione di fragilità, che può essere stata amplificata dall’emergenza . Proprio per questo, lavorando insieme, abbiamo cercato di intercettare i loro bisogni, anche utilizzando lo spazio in collaborazione con il ministero della Salute, in modo da poter profilare meglio eventuali soluzioni per affrontare le prossime settimane” dicono al Ministero.

Dall’analisi effettuata emerge il dato che il 52% dei partecipanti ha rinunciato o interrotto i percorsi terapeutici (il 46% delle interruzioni è stato consigliato dal medico dei centri di riferimento, medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta). Al 23 marzo sono inoltre riportati problemi di continuità terapeutica nel 54% delle persone. È stata anche segnalata la mancanza di assistenza sanitaria e sociale (31%). Segnalati anche casi di carenza di farmaci o ausili sanitari e trasporti (16%). Un dato rassicurante è che già alla fine di marzo, la consegna a domicilio dei farmaci era garantita (80% di quelli che ne hanno necessità).

Altri bisogni evidenziati sono quelli informativi (38%). In particolare, sono state richieste informazioni sulle correlazioni fra Covid-19 e la propria patologia (21%), (es. maggior rischio di suscettibilità all’infezione per le immunodeficienze primarie) o il rischio di essere sottoposti a terapie anti-Covid che possano interferire con la propria patologia (ad esempio il favismo). Un gran numero di richieste riguarda anche la mancanza di informazioni su questioni fiscali e amministrative (17%). Altre richieste riguardano il supporto psicologico (11%), il supporto sul territorio da parte del medico curante (8%) o attraverso spostamenti (9%) e consegne di farmaci/ausili sanitari in sicurezza (7%).

In aggiunta, è stata segnalata anche la necessità di avvalersi di interventi di sollievo per famiglie con persone disabili (15%), sostegno scolastico (13%), riabilitazioni domiciliari (18%) e strumentazione informatica (6%).

Un messaggio positivo è che la maggior parte delle persone che hanno risposto al questionario si informano su fonti ufficiali (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità). Seguito con molto interesse il nuovo sito del Ministero specificatamente rivolto alle Malattie Rare www.malattierare.gov.it.

“Anche in questo momento di crisi nessuno deve essere lasciato indietro – commenta Annalisa Scopinaro, presidente della Federazione Italiana Malattie Rare (UNIAMO) -. Siamo molto contenti di questa collaborazione con l’Iss, che ci ha permesso di dare maggiore risonanza e organicità alla raccolta dei bisogni delle persone con malattie rare”.


Ultimissime del 21 aprile

Settimana mondiale delle vaccinazioni 2020

Anche quest’anno si celebra la Settimana delle Vaccinazioni, che comincia il 20 aprile a livello europeo (European Immunization Week, 20-26 aprile 2020) e si chiude il 30 aprile con la fine della Settimana mondiale delle vaccinazioni (World Immunization Week, 24-30 aprile 2020). Promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per sensibilizzare popolazione, operatori sanitari e decisori sull’importanza dei vaccini in tutte le fasi della vita, la settimana è sostenuta da partner nazionali e internazionali, tra cui il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Le vaccinazioni, come sottolinea l’OMS, salvano milioni di vite ogni anno e sono ampiamente riconosciute come uno degli interventi sanitari più efficaci e convenienti al mondo. Tuttavia la copertura globale delle vaccinazioni è rimasta la stessa negli ultimi anni e ci sono ancora circa 20 milioni di bambini nel mondo (dati OMS e UNICEF) che non ricevono i vaccini di cui hanno bisogno.

La quindicesima edizione della settimana europea pone al centro il messaggio fondamentale secondo il quale l’immunizzazione è vitale per prevenire malattie gravi e proteggere la salute e il benessere a tutte le età. Prevenire, proteggere e immunizzare (Prevent, Protect, Immunize) sono dunque le tre parole chiave, anche in un anno così particolare come questo in cui la sanità mondiale è travolta dalla pandemia da Covid-19.

Secondo l’OMS, è essenziale che, nonostante la situazione, i Paesi mantengano il più possibile le normali attività vaccinali, soprattutto per le vaccinazioni del ciclo primario (in particolare i vaccini contenenti morbillo-rosolia o pertosse, poliomielite e altri vaccini combinati) e quelle per le persone più vulnerabili (in particolare contro influenza e pneumococco). Un’interruzione dei servizi vaccinali, infatti, anche se temporanea, porterebbe a un accumulo di persone suscettibili e a un maggiore rischio di epidemie di malattie prevenibili da vaccino. È fondamentale pertanto ridurre al minimo questo rischio, soprattutto in un sistema sanitario già provato dalla risposta all’epidemia di Covid-19.

Gli scienziati in tutto il mondo stanno lavorando per cercare un vaccino efficace contro il coronavirus e tutti sperano di poter presto usufruire di questo nuovo vaccino. L’attuale esperienza dovrebbe indurre a riflettere sull’importanza delle vaccinazioni e su come queste abbiano contribuito enormemente all’eradicazione, eliminazione o comunque ia controllo di molte malattie infettive e al miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione.

E anche Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sottolinea quanto sia “importante mantenere le vaccinazioni anche e soprattutto durante l’epidemia, altrimenti rischieremmo di aggiungere a un fenomeno nuovo vecchi problemi causando la riemergenza di malattie infettive precedentemente prevenute o controllate dai vaccini.

Una settimana dedicata a infermieri e ostetriche

#VaccinesWork for All  è il claim di questa edizione che si concentrerà su come i vaccini – e le persone che li studiano, li sviluppano, li dispensano – siano i veri eroi, in quanto proteggono la salute di tutti, ovunque.

L’OMS ha designato il 2020 anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica, e quest’anno vuole portare l’attenzione proprio al ruolo cruciale svolto da queste categorie di professionisti, per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’immunizzazione tra i nuovi e futuri genitori.

Le vaccinazioni in cifre

Nel 2018

  • Circa 20 milioni di bambini nel mondo (oltre 1 su 10) non risultano vaccinati contro malattie come morbillo, difterite e tetano, secondo i dati dell’OMS e dell’UNICEF.
  • Le coperture vaccinali contro difterite, tetano e pertosse a livello globale si sono arrestate all’86% circa dal 2010
  • Quasi 350 mila casi di morbillo segnalati a livello mondiale, più del doppio rispetto al 2017.

Nonostante i progressi raggiunti, in tutto il mondo continuano a verificarsi focolai di morbillo, difterite e altre malattie prevenibili con i vaccini. L’86% di copertura vaccinale, che corrisponde a circa 116 milioni di bambini vaccinati nel mondo, può sembrare un valore alto ma non è sufficiente. È necessaria una copertura del 95%, in tutti i paesi e le comunità, per proteggere i bambini da malattie gravi, spesso mortali.

 


Ultimissime del 20 aprile

Il ministro Speranza: “In un mese oltre 20mila assunzioni nel SSN. E ora rafforziamo la sanità sul territorio”

In un mese il Servizio sanitario nazionale è riuscito a reclutare 20.040 tra medici, infermieri e altri operatori sanitari da inviare in prima linea nella battaglia al Covid 19. L’intervento ha consentito di recuperare quasi metà delle forze che il SSN aveva perso negli ultimi dieci anni per effetto dei tagli ripetuti.

“Avere più personale, più medici, più infermieri, più operatori sanitari – ha spiegato in una intervista al Sole 24 Ore il ministro della Salute, Roberto Speranza – è stata da subito una delle nostre priorità per affrontare la sfida del Covid-19”. “Oggi, a un mese dal decreto che forniva il quadro normativo e le risorse, la cifra di 20mila assunzioni è stata raggiunta e superata. La collaborazione tra ministero della Salute, Regioni e Province autonome è stata importante per arrivare in tempi rapidi a questo risultato”.

Ma ora si sta lavorando alla fase due e a rafforzare la sanità sul territorio: “Nei provvedimenti che sono in cantiere il rafforzamento del personale e delle risorse per il Servizio sanitario nazionale continuerà puntando soprattutto al territorio. Solo una sanità più reattiva e più vicina alle famiglie – ha sottolineato il ministro nell’intervista- consentirà, da una parte, di gestire meglio i pazienti Covid-19 e, dall’altra, di prendere in carico tutte le altre situazioni di fragilità che non richiedono cure ospedaliere”.

Ad oggi sono stati reclutati: 4.331 medici, 9.666 infermieri e oltre 5.700 tra operatori socio sanitari, farmacisti e tecnici di laboratorio. Il maggior numero di rinforzi è avvenuta in alcune Regioni, in particolare quelle più colpite dal virus. Oltre la metà delle assunzioni, più di 11mila sulle 20mila complessive, sono a tempo indeterminato (4.448) oppure con incarichi a tempo determinato (6.802) con contratti di un anno rinnovabili che però – così prevede il decreto 14/2020 – sono titoli preferenziali che potranno essere spesi nei futuri concorsi.


Arcuri: “Con app, test e tamponi affronteremo la fase 2”

“I test sierologici, il contact tracing e i tamponi sono le tre frecce del nostro arco che dovremmo usare assai massicciamente, tre dei principali strumenti con i quali affronteremo la fase 2”. Con queste parole il Commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha avviato la conferenza stampa del 18 aprile.

I test sierologici 

“Il 15 aprile alle 20 il Ministero della Salute ha mandato ai nostri uffici la richiesta di trovare la modalità più trasparente e veloce di acquisire 150.000 test sierologici per poter fare un importante campionamento della popolazione italiana – ha spiegato Arcuri -. Il 17 aprile alle 19 abbiamo pubblicato una procedura di gara e abbiamo fatto due scelte nette, la prima: nessuna trattativa privata, ma una gara veloce e trasparente per un prodotto competitivo; la seconda, la qualità del test è più importante di ogni altro aspetto anche quello economico, la salute non ha prezzo. Aggiudicheremo la gara entro il 29 aprile per avere presto un unico strumento utile per tutte le regioni italiane”.

L’app per il contact-tracing

A proposito dell’applicazione per il tracciamento dei contagi il commissario ha precisato: “Anzitutto il ministro dell’Innovazione Paola Pisano ha insediato una commissione che ha individuato l’applicazione prodotta dalla Bending Spoon, società che ha donato l’app al Governo a titolo interamente gratuito, qui dunque nessuno ci guadagna. Inoltre à ha aggiunto – l’installazione di questa app sarà solo volontaria, anche se ovviamente noi ci aspettiamo che un numero molto alto di cittadini collabori: almeno il 70% della popolazione italiana dovrebbe installarla in modo da darle un significato importante. Infine, quando l’app arriverà sui telefoni dei nostri concittadini ne garantirà completamente l’anonimato in ossequio alle normative nazionali e comunitarie sulla privacy: utilizzerà la tecnologia bluetooth e non la geolocalizzazione, come prevedono le norme”.

I tamponi 

“Abbiamo iniziato anche una massiccia distribuzione di tamponi nell’ultima settimana: ne abbiamo distribuiti 280000, il 23% di quanti ne erano stati distribuiti finora. Anche questo flusso verso le regioni è stato normalizzato” ha proseguito Arcuri.

I dati sugli approvvigionamenti

“Nell’ultima settimana abbiamo consegnato alle regioni 25,5 milioni di mascherine, una media di 3,6 milioni al giorno – ha detto in conclusione il commissario -; le regioni hanno da ieri sera uno stock di 39,1 milioni di mascherine nei loro magazzini. Abbiamo distribuito e installato negli ospedali italiani 3720 ventilatori: 992 in una sola settimana, il 27% di quanto eravamo riusciti a fare finora”.


Ultimissime del 18 aprile

Contact tracing: Arcuri firma ordinanza per app italiana

Si chiamerà Immuni la app italiana per il tracciamento del contagio del nuovo coronavirus durante la fase 2. Con un’ordinanza del 16 aprile il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha disposto la stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la Bending Spoons spa, la società progettatrice della app.

Il sistema di tracciamento digitale sarà utile per contenere e contrastare l’emergenza epidemiologica Covid-19, perché può “aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in modo sufficientemente rapido, può impedire la trasmissione successiva dai casi secondari” si legge sull’ordinanza.

Il software è tra quelli selezionati dagli esperti della task force istituita dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione in accordo con il ministero della Salute, e quello ritenuto alla fine più idoneo.

L’app si potrà scaricare e installare su telefonini con sistema operativo ios o android. Non sarà obbligatoria e funzionerà grazie all’attivazione del bluetooth (low energy).

L’applicazione di contact tracing registrerà la prossimità tra cellulari delle persone con i quali il soggetto è venuto a contatto tramite dati non direttamente idonei a rivelare l’identità di una persona. Tali dati rimarranno all’interno del cellulare fino all’eventuale diagnosi di contagio. Il sistema non ha l’obiettivo di geolocalizzazione ma quello di tracciare per un determinato periodo di tempo degli identificativi criptati dei cellulari con il quale il soggetto positivo al virus è entrato in stretto contatto. Questo accade solo se in entrambi i cellulari è presente l’applicazione di tracciamento.

Come funziona 

I cittadini scaricano l’app e iniziano ad utilizzare l’applicazione che crea un registro dei contatti in cui ci sono tre informazioni:

1. qual è il dispositivo con il quale sono stato in contatto

2. a che distanza

3. per quanto tempo

Qualora il soggetto risulti positivo a seguito di un test, l’operatore medico autorizzato dal cittadino positivo, attraverso l’identificativo anonimo dello stesso, fa inviare un input/messaggio di alert per informare tutti quegli utenti identificati in modo anonimo che sono entrati in contatto con lui.


Via libera alla gara per 150mila test sierologici, in tempi strettissimi

Il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha indetto la gara “in procedura semplificata e di massima urgenza” per l’acquisto di Kit, reagenti e consumabili destinati all’effettuazione di 150mila test sierologici che serviranno per l’indagine campione sulla diffusione dell’infezione da SarsCoV2 nella popolazione italiana.

La gara – pubblicata sui siti istituzionali del Ministero della Salute e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Commissario Straordinario e del Dipartimento della protezione civile – sarà conclusa in tempi strettissimi: entro il 22 aprile dovrà infatti avvenire la presentazione delle offerte, ed entro il 29 aprile ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura.

Per garantire la massima attendibilità dei test, la valutazione delle proposte sarà fondata su un insieme di requisiti essenziali di qualità puntualmente elencati nel bando, che saranno “verificati nella coerenza delle offerte rispetto all’oggetto della gara” da una Commissione esaminatrice, all’interno della quale ci saranno, tra gli altri, due componenti “designati dal Comitato Tecnico Scientifico”, istituito a supporto delle decisioni per il contrasto all’emergenza, di cui anche il Commissario si avvale.

L’obiettivo fondamentale è quello di determinare l’estensione dell’infezione nella popolazione italiana, utile a una riduzione graduale delle misure di contenimento del contagio.


Ultimissime del 17 aprile

A proposito di mascherine: il Report ECDC sull’uso delle mascherine facciali nella comunità

L’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) ha pubblicato nei giorni scorsi sul suo sito istituzionale il Rapporto “Using face masks in the community – Reducing COVID-19 transmission from potentially asymptomatic or pre-symptomatic people through the use of face masks ” in cui si forniscono indicazioni sull’idoneità dell’uso delle mascherine facciali di tipo medico (chirurgiche o altro dispositivo medico) e di tipo non medico nelle persone non malate per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus nella comunità da parte di chi è in fase presintomatica o asintomatica.

Nelle conclusioni del Rapporto l’ECDC evidenzia in particolare che:

  • L’uso di mascherine facciali di tipo medico (chirurgiche o altro dispositivo medico) da parte degli operatori sanitari deve avere la priorità sull’uso delle mascherine nella comunità.
  • L’uso di mascherine  facciali in pubblico può servire come mezzo di controllo per ridurre la diffusione dell’infezione nella comunità minimizzando l’escrezione di goccioline respiratorie da individui infetti che non hanno ancora sviluppato sintomi o che rimangono asintomatici. Non è noto quanto l’uso delle mascherine facciali nella comunità possa contribuire a una riduzione della trasmissione oltre alle altre contromisure.
  • L’uso di mascherine facciali nella comunità potrebbe essere preso in considerazione specialmente quando si visitano spazi affollati e chiusi, come negozi di alimentari, centri commerciali o quando si utilizzano i mezzi pubblici, ecc.
  • Si potrebbe prendere in considerazione l’uso di mascherine facciali non mediche realizzate con vari tessuti, specialmente se – a causa di problemi di fornitura – le mascherine mediche devono essere utilizzate prioritariamente come dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori sanitari. A supporto dell’uso di mascherine non mediche come mezzo di controllo della fonte ci sono prove indirette e limitate.
  • L’uso di mascherine facciali nella comunità dovrebbe essere considerato solo come una misura complementare e non in sostituzione delle misure preventive consolidate, come, ad esempio, il distanziamento fisico, l’igiene respiratoria (tra cui tossire o starnutire in un fazzoletto monouso o nella piega del gomito per evitare di trasmettere agli altri le goccioline con le secrezioni respiratorie), l’igiene meticolosa delle mani e l’evitare di toccarsi con le mani il viso, il naso, gli occhi e la bocca.
  • L’uso appropriato e corretto delle mascherine facciali è fondamentale affinché la misura sia efficace e può essere migliorato attraverso campagne educative.
  • Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine facciali nella comunità dovrebbero tenere attentamente conto delle lacune delle prove di efficacia, della situazione dell’offerta e dei potenziali effetti collaterali negativi.

Covid-19, Speranza a ministri G7: “Lavorare insieme per vaccino e farsi carico di distribuirlo a tutti”

Si è svolta il 16 aprile, alle ore 14.00, la riunione dei ministri della Salute del G7.

«È importante che i nostri Paesi lavorino insieme alla ricerca del vaccino per superare al più presto l’emergenza Covid-19. Una volta trovato il vaccino sarà fondamentale farsi carico di distribuirlo a tutti.  Anche a quei Paesi che non hanno la possibilità di garantirlo ai loro cittadini», ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la riunione dei ministri G7.


Ultimissime del 16 aprile

Covid-19, tutti gli studi autorizzati dall’Aifa per la sperimentazione di farmaci per il trattamento dell’infezione da nuovo coronavirus

L’Agenzia Italiana del farmaco ha pubblicato sul suo sito il primo Report sui protocolli degli studi clinici dei farmaci utilizzati per il trattamento di pazienti affetti da Covid-19 valutati dalla Commissione tecnico scientifica (CTS). Il Report fornisce i dati sul numero di studi clinici pervenuti, sulle proposte di sperimentazioni e sull’esito della loro valutazione.  L’Agenzia ha pubblicato anche una scheda tecnica sull’utilizzo dell’eparina a basso peso molecolare nel trattamento dei pazienti con Covid-19. Di seguito una sintesi dei dati del Report della CTS relativi al periodo 17 marzo-13 aprile, una sintesi della scheda tecnica sull’utilizzo dell’eparina a basso peso molecolare e una sintesi degli studi autorizzati dall’Aifa con la data, il nome dello studio e del medicinale in sperimentazione.

Sintesi Report CTS

Domande valutate dalla CTS

Al 13 aprile sono state valutate dalla CTS 80 domande, tra richieste di autorizzazione di avvio di protocolli di sperimentazione e proposte di studi clinici.

Studi clinici con parere favorevole e/o già avviati

16 studi clinici hanno avuto parere favorevole. Di questi 7 sono stati autorizzati anche dal Comitato Etico Unico dell’INMI L. Spallanzani e sono stati avviati.

A questi si aggiungono due studi clinici sul medicinale Remdesivir, approvati dall’AIFA prima dell’entrata in vigore del DL Cura Italia.

In totale gli studi avviati sono attualmente 9.

Studi clinici ancora in attesa di via libera

Dei 16 studi clinici che hanno avuto parere favorevole da parte della CTS, 9 studi clinici devono finalizzare la presentazione dei documenti necessari e/o sono in attesa di approvazione da parte del Comitato Etico.

Domande con parere sospensivo e/o non favorevole e/o non valutabili

Delle 80 domande pervenute alla CTS, 64 domande hanno avuto parere sospensivo con richiesta di integrazioni o parere non favorevole o sono state considerate non valutabili.

Sintesi scheda utilizzo eparina a basso peso molecolare

Le eparine a basso peso molecolare (EBPM) sono utilizzate nella prevenzione del tromboembolismo venoso post chirurgico e del tromboembolismo venoso in pazienti non chirurgici affetti da una patologia acuta (come ad esempio insufficienza cardiaca acuta, insufficienza respiratoria, infezioni gravi o malattie reumatiche) con mobilità ridotta e ad aumentato rischio di tromboembolismo venoso. Sono inoltre utilizzate nel trattamento della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare e della sindrome coronarica acuta.

Riguardo il trattamento dei pazienti con Covid-19 con le eparine a basso peso molecolare, nel razionale della sua scheda tecnica l’Aifa indica che l’uso delle EBPM  si può collocare sia nella fase iniziale della malattia che nella fase avanzata. Nella fase iniziale, quando è presente una polmonite e si determina una ridotta mobilità del paziente con allettamento, l’eparina potrà essere utilizzata a dose profilattica allo scopo di prevenire il tromboembolismo venoso. Nella fase più avanzata della malattia, in pazienti ricoverati, per contenere i fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza dell’iperinfiammazione dovuta alla malattia, le EBPM dovranno essere utilizzate a dosi terapeutiche.

L’Aifa sottolinea però nella scheda tecnica che “poiché l’uso terapeutico delle EBPM sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l’urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza”.

Sintesi riassuntiva dei 9 studi sperimentali attualmente avviati

Di seguito le sperimentazioni già autorizzate (data autorizzazione, nome dello studio e del farmaco in sperimentazione).

  • 09/04/2020 – SOLIDARITY – Studio randomizzato OMS
  • 08/04/2020 – Hydro-Stop – somministrazione precoce di idrossiclorochina
  • 30/03/2020 – Tocilizumab 2020-001154-22 (tocilizumab)
  • 27/03/2020 – RCT-TCZ-COVID-19 (tocilizumab)
  • 26/03/2020 – Sarilumab COVID-19 (sarilumab)
  • 25/03/2020 – Sobi.IMMUNO-101 (emapalumab/ anakinra)
  • 22/03/2020 – TOCIVID-19 (tocilizumab)
  • 11/03/2020 – GS-US-540-5773 (remdesivir)
  • 11/03/2020 – GS-US-540-5774 (remdesivir)

 


Ultimissime del 15 aprile

Quali negozi riaprono, in quali regioni; misure igieniche più stringenti per fare la spesa

Il Dpcm approvato nel Consiglio dei ministri del 10 aprile ha prorogato fino al 3 maggio la chiusura quasi totale su tutto il territorio, ma ha previsto anche le prime parziali riaperture delle attività commerciali; sono i primi spiragli nel lockdown da coronavirus.

Riaperture parziali di attività commerciali e produttive

In particolare, il decreto autorizza la riapertura dei negozi di carta, cartone e articoli di cartoleria, librerie e negozi di abbigliamento per neonati e per bambini. È consentito alle Regioni tuttavia adottare misure più restrittive e così hanno fatto per prima la Lombardia e poi Piemonte, Campania, Sardegna e Trentino con proprie ordinanze. In queste regioni le cartolerie e le librerie, autorizzate dal Dpcm a riaprire il 14 aprile, rimarranno invece chiuse; i negozi per bambini riapriranno con alcune limitazioni. Nel Lazio le librerie riapriranno il 20 aprile.

Oltre a librerie, cartolerie e negozi per bambini, ripartono alcune attività: dall’uso delle aree forestali, per tagliare i boschi alla fabbricazione dei computer, si allunga di una decina di voci la lista dei codici Ateco, che vanno da un ampliamento delle attività legate all’agricoltura alla ripresa per gli organismi internazionali presenti in Italia, come le sedi delle agenzie delle Nazioni Unite. Aggiunte tra le grandi opere, quelle idrauliche. Riparte il commercio all’ingrosso di carta e della cancelleria, per poter rifornire le cartolerie di penne, pennarelli, quaderni pronte alla riapertura insieme alle librerie e ai negozi per bambini: un’eccezione perché sul resto dell’abbigliamento le serrande restano giù.

Restano tutti i limiti agli spostamenti, la chiusura delle scuole, lo stop alle attività produttive non essenziali.

Le misure igieniche per gli esercizi commerciali: necessari guanti, mascherine e igienizzanti

Il Dpcm elenca, inoltre, le misure per gli esercizi commerciali aperti, indicando la necessità di usare guanti usa e getta per fare la spesa e la mascherina nei luoghi o ambienti chiusi  e in tutte le fasi lavorative dove non si può mantenere la distanza. Prevista la sanificazione due volte al giorno.
In più, nei piccoli negozi, entro i 40 metri quadri, l’entrata è uno per volta, con due operatori al massimo e, per scaglionare gli accessi, si prevedono anche ampliamenti delle fasce orarie. Alla cassa si deve trovare l’igienizzante per le mani, anche prima di digitare il pin del bancomat.

Ancora stop alla riapertura dei parchi e all’attività sportiva

Parchi e aree gioco restano chiusi, così come è confermato lo stop per tutte le attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti, mentre rimane consentita l’attività motoria nei pressi di casa, da soli e mantenendo le distanze.

Confermati i limiti ai viaggi 

La proroga delle misure restrittive fino al 3 maggio vale anche per i rientri dall’estero e i viaggi di lavoro nel nostro Paese, con controlli agli imbarchi e stop ai viaggi per chi ha la febbre.

Rezza: la parola d’ordine è cautela

Intanto, per il decimo giorno consecutivo, il giorno di Pasquetta ha visto un calo del numero dei malati di Covid-19 nelle terapie intensive e un allentamento della pressione sulle strutture ospedaliere. E a frenare è anche l’incremento generale dei contagi. La curva epidemica in Italia continua ad evidenziare dei “segnali positivi” che però devono “ulteriormente consolidarsi”. La parola d’ordine è dunque ‘cautela’ poichè, avverte Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), “siamo ancora nella fase 1” e la prudenza deve essere massima proprio in vista della fase 2 che verrà avviata gradualmente.


Ultimissime del 14 aprile

Rezza (Iss): “Il numero dei decessi cala lentamente perché si riferisce a contagi passati”

Frena l’incremento dei contagi ma la mortalità continua a essere elevata. Per quale motivo? “Il numero dei decessi cala lentamente perché si riferisce a contagi avvenuti tempo fa – ha spiegato il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) durante la conferenza stampa sul bollettino giornaliero dell’emergenza Covid-19 -. La mortalità è l’ultimo degli indicatori che vedremo deflettere. Il tempo tra il contagio e la morte del paziente, infatti, è più lungo rispetto a quello tra il contagio e la notifica del caso, che è di circa 20 giorni”. Di conseguenza, secondo Rezza, quando si interpretano i dati giornalieri dell’epidemia è più corretto parlare di “nuovi casi”, non di “nuovi contagi”.

Gli effetti del lockdown non sono immediati non solo per la mortalità ritardata, ma anche per “la tendenza alla trasmissione interfamiliare del virus, così come quella nei condomini e nelle rsa” ha aggiunto Rezza. “Siamo ancora nella fase 1, dobbiamo stare cauti nonostante i segnali positivi di questi ultimi giorni” ha concluso.


Covid-19, studio ISS: ecco quando un malato contagiava tre persone

Le misure di contenimento del virus hanno avuto un effetto positivo sull’indice di riproducibilità del Sars-Cov-2, facendolo diminuire già dai primi giorni dopo l’applicazione sia in Lombardia che, con un certo ritardo temporale, nelle altre regioni. A fotografare l’andamento del primo mese di epidemia in Italia è un articolo appena pubblicato. Nello studio i ricercatori dell’ISS e della Fondazione Bruno Kessler di Trento hanno analizzato i dati del sistema di sorveglianza nazionale fino al 24 marzo (corrispondenti a circa 63mila casi), e oltre a descrivere le caratteristiche principali dell’epidemia, come la mortalità, hanno applicato dei modelli matematici per stimare l’andamento di R0 (R con zero), che dà la misura della capacità del virus di diffondersi in assenza di misure di contenimento, e di Rt (R con t), parametro che indica l’indice di riproducibilità del virus in un dato momento in presenza di misure, in alcune regioni.

In Lombardia il valore di R0 ha raggiunto il massimo di 3 tra il 17 e il 23 febbraio, per poi iniziare la discesa man mano che venivano adottate le misure di contenimento a livello locale e nazionale. Al 24 marzo l’indice era ancora poco sopra 1, ma con un trend favorevole consolidato (se l’indice è superiore a 1 ogni persona infetta ne contagia più di una, e l’epidemia di conseguenza si espande).

Un discorso simile, in qualche caso traslato nel tempo, riguarda le altre regioni esaminate. In Emilia Romagna ad esempio l’indice era ancora sotto 1 il 10 febbraio, ma ha raggiunto rapidamente i valori della Lombardia tanto da arrivare a circa 3 la settimana successiva.

Nel Lazio e in Puglia, dove il virus circolava probabilmente molto meno rispetto alle regioni del nord, il valore 1 è stato superato verso la metà di febbraio, con un picco raggiunto a ridosso dell’inizio delle prime misure su scala nazionale, quando è iniziata una discesa.

“L’infezione da Covid-19 in Italia – concludono gli autori – è emersa con un cluster di esordio simile a quello descritto a Wuhan, e come in quel caso ha mostrato esiti clinici peggiori nei maschi anziani con comorbidità. L’R0 iniziale di 2,96 visto in Lombardia spiega l’alto numero di casi e la rapida diffusione geografica osservata. In generale il valore di Rt nelle regioni italiane sta diminuendo, anche se in maniera diversa nel Paese, e questo sottolinea l’importanza delle misure di controllo non farmacologiche”.


Ultimissime del 13 aprile

Brusaferro (Iss): “La curva del contagio segnala una situazione in decrescita ma non deve farci abbassare la guardia”

“La curva del contagio segnala una situazione in decrescita ma non deve farci abbassare la guardia”. Così il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, ha aperto l’appuntamento settimanale con la stampa sull’andamento epidemiologico e gli aggiornamenti tecnico-scientifici relativi a Covid-19. “I segnali positivi ci dicono che le azioni intraprese sono efficaci ma non devono illuderci che la situazione si risolva – ha ribadito Brusaferro -. Queste misure di distanziamento sociale e di igiene personale sono essenziali per mantenere la curva sotto la famosa soglia di R0 uguale a 1”.

Nell’ultimo report dell’Iss si conferma il dato sulla letalità, che interessa soprattutto le persone di età sopra i 70 anni (l’età media dei decessi è 80 anni), di sesso maschile (quasi il 70 per cento del totale), con tre o più patologie (il 63 per cento dei casi over 65). L’analisi si riferisce a un campione di circa 1500 cartelle cliniche, rappresentative dell’intera popolazione dal punto di vista epidemiologico.

Perché i decessi calano lentamente 

Il ritardo medio tra la data del contagio e la data del decesso è di 18 giorni, si legge nel report. Questa media si allungherà via via che “maturerà” l’epidemia. I decessi registrati oggi sono spesso l’esito dei contagi di due-cinque settimane prima.

Survey sulle rsa 

L’indagine, iniziata il 24 marzo, coinvolge 2399 rsa pubbliche o convenzionate che fanno parte dell’Osservatorio demenze dell’Iss. A oggi sono state contattate 2116 rsa e hanno risposto al questionario finora 577 strutture. “La mortalità è cresciuta durante le settimane di picco dell’infezione ma era presente comunque una mortalità anche precedentemente legata ai picchi influenzali tra gennaio e febbraio” ha sottolineato Brusaferro.

Operatori sanitari 

Si registrano 14.006 casi confermati di Covid-16 tra gli operatori sanitari. Hanno un’età media di 48 anni e sono soprattutto di sesso femminile (quasi il 70 per cento del totale).

Salute e sicurezza sul lavoro

“Va ripensata l’organizzazione del lavoro in modo innovativo, con orari flessibili e adottando misure di prevenzione e protezione individuale” ha spiegato Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina, epidemiologia e igiene del lavoro dell’Inail, presente anche lui alla conferenza stampa. Iavicoli ha preso in considerazione tre variabili centrali nella classificazione del rischio sul luogo di lavoro: la prossimità, che riguarda le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale; l’esposizione, cioè la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle mansioni lavorative; l’aggregazione, quando la tipologia di lavoro prevede il contatto con altri soggetti oltre ai lavoratori dell’azienda.

Iavicoli ha annunciato che Inail, in collaborazione con il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, ha promosso un’iniziativa finalizzata a fornire supporto e sostegno psicologico contro stress e burnout agli operatori sanitari coinvolti nella gestione dell’emergenza Covid-19, grazie all’attivazione di task force di psicologi nelle strutture sanitarie.

Inquinamento e Covid-19 

“La correlazione fra polveri sottili e mortalità da Covid-19 è un’informazione importante che contribuisce a definire meglio lo scenario dei fattori di rischio. Sono studi importanti da tenere nella dovuta considerazione, ma da qui a trarre conclusioni definitive ce ne corre un pochino, anche se di certo non li sottovalutiamo”. A evidenziarlo è stato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, durante la conferenza stampa, rispondendo a una domanda su recenti studi, uno dell’università di Catania e uno del Nord America, che correlano le polveri sottili con le infezioni Covid-19.


Informazioni dalle giornate precedenti