Nel nostro futuro sarà sempre più importante il ruolo delle nuove tecnologie intelligenti

Pubblicato il 13 Settembre 2019 in Green Technology Ideas

Il pensiero del futuro da sempre affascina l’umanità. Uomini e donne, giovani e meno giovani, tutti noi, inevitabilmente, viviamo con uno sguardo puntato in avanti. Ma cos’è il futuro? Come ce lo immaginiamo? Cosa si intende quando si parla di futuro? Qual è l’arco temporale a cui ci riferiamo? Quanto in là vanno i nostri occhi e i nostri pensieri? Per quanto ignari del futuro, amiamo immaginarlo. Ci serve per sognare ma anche per orientare i nostri comportamenti e le nostre scelte, il nostro stile di vita.

Per questo, Edison, in collaborazione con RCS-Il Tempo delle Donne, ha avviato dal 2018 un progetto dedicato alla riflessione sul futuro del mondo, in coerenza con l’impegno dell’azienda nella reale costruzione di un futuro di energia sostenibile. In particolare, Edison e RCS hanno deciso di collaborare e di lanciare una indagine sondaggio digitale che indaga il sentimento e la percezione degli Italiani in merito al futuro. Il sondaggio tocca i temi di grande attualità legati a sostenibilità, ambiente, salute, alimentazione, energia, genetica e tecnologie intelligentiHanno risposto quasi 5.000 lettori del Corriere della Sera, uomini e donne in proporzioni quasi uguali.

Per elaborare la ricerca è stato costituito un Comitato Scientifico dedicato: un gruppo di “mentori del futuro” per identificare i quesiti chiave intorno alle emozioni e ai sentimenti degli Italiani verso il futuro. Insieme alla redazione del Corriere della Sera hanno lavorato Diego Breviario, genetista molecolare, Leonardo Caffo, filosofo e saggista, Riccardo Manzotti, filosofo della mente, Paolo Soffientini, biotecnologo, musicista e scrittore, Patrizia Tiberi Vipraio, economista, Claudio Tuniz, fisico.

La visione del futuro emersa è molto ampia. Il 27% degli intervistati dichiara che il futuro interessa il nostro pianeta, il 26% la società, il 16% la specie umana e solo il 14% la famiglia. Ma al contrario dei più anziani, che guardano lontano e sono più inclusivi, i giovani appaiono più individualisti e hanno una visione che è concentrata sul breve periodo (10 anni al massimo). A differenza degli uomini, più curiosi e intraprendenti, le donne si dimostrano più caute e riflessive, ma anche più preoccupate.  Alla domanda: ci saranno ancora gli italiani nel futuro, la risposta è positiva per l’80% degli intervistati, ma solo un quarto ritiene che essi manterranno le proprie caratteristiche. 59% (e molto più le donne che gli uomini) dice che saranno integrati con altre culture, mentre il 14% ritiene che si finirà col perdere il concetto di nazionalità. Solo i14% pensa che saranno rimpiazzati da altri. Chi o cosa sarà determinante per la nostra specie, il fattore determinate sembra essere nelle mani di pochi: di chi detiene il potere economico e finanziario (26%), di chi controlla la tecnologia (22%) o di chi detiene il sapere e le competenze (per il 20%.) L’andamento demografico finisce al quarto posto (19%), in contrasto con i dati sull’incremento della popolazione globale. I politici e le istituzioni conquistano solo un 7% delle risposte e il popolo della rete l’1%.

Metà degli intervistati prevede un aumento delle richieste alimentari ma il 35% ritiene che si arriverà a un’alimentazione sostenibile per l’ambiente e per l’individuo e un altro 35% che questo riguarderà solo chi potrà permetterselo. Meno ottimistiche le previsioni economiche. Oltre il 60% pensa che ci saranno più disparità sociali, il 20% che ci saranno le stesse disparità di oggi, il 5% un impoverimento generale e solo il 10% un arricchimento generale. E sul tema delle valute, il 72% indica una sopravvivenza di quelle esistenti: in tutto (47%) o in parte (25%).

Intelligenza Artificiale e libertà. Nel futuro che ruolo e impatto avranno sulla vita le tecnologie intelligenti? Per quanto riguarda la cultura e la trasmissione del sapere, il 45% degli intervistati pensa che non cambierà, libri e persone sono e saranno fondamentali anche in futuro, ma il resto degli italiani si dividono fra chi prevede il sopravvento dell’intelligenza artificiale (24%) e chi si immagina micro-chip inseriti nel corpo (13%) e insegnanti robotizzati (9%). Questo apre delicati scenari sui possibili spazi di democrazia. Solo il 14% pensa che ognuno sarà più libero e indipendente. Il 46% prevede riduzioni delle libertà in alcuni campi e aumenti in altri, il 39% che finiremo governati da un’élite tecnocratica e il 3% che dipenderemo totalmente dall’intelligenza artificiale. Sebbene diverso, il lavoro resterà necessario, poiché darà un senso all’esistenza per il 42% degli intervistati; ma per il 34% l’umanità troverà nuovi interessi e distrazioni e non soccomberà al l’ozio.

L’80% non immagina che il cervello umano sarà sostituito dall’intelligenza artificiale ma il 22% dei giovani sì. Una leggera maggioranza, che arriva al 58% fra i più giovani, ritiene che le tecnologie intelligenti indurranno uno stato di dipendenza e una limitazione nel pensiero e nelle azioni. Gli altri, con punte del 62% fra i maggiori di 55 anni, sono invece di opinione opposta. Con l’aiuto della tecnologia e della genetica le aspettative di vita si allungheranno: per il 49% degli intervistati fino a 100 anni e per l’8% fino a 200. Le maggiori riserve si concentrano sulle aberrazioni (35%) e manipolazioni (33%) della genetica e sui conflitti che genererà (28%). I benefici sulla salute sono molto più apprezzati (82%) rispetto all’allungamento delle aspettative di vita (11%). D’altra parte, il 42%, soprattutto fra i giovani, non rinuncerebbe alla sua privacy in cambio di altri vantaggi (giustizia, sicurezza, ecc.) soprattutto perché “la libertà non è in vendita”, oppure perché “è proprio la privacy a garantire quei vantaggi” ed è 2irrinunciabile”. Ma il 31% degli intervistati (questa volta di più fra i più anziani) rinuncerebbe alla sua privacy perché “chi si comporta correttamente non ha nulla da nascondere” e “questo diritto è troppo tutelato”.

E come sarà la casa del futuro? Si prevede (soprattutto fra i più giovani) che la casa del futuro sarà interamente gestita dalla domotica (47%), più integrata con la natura (19%) e avrà più spazi per la convivialità (10%). Noi e il cambiamento climatico. Oggi il cambiamento climatico preoccupa seriamente un individuo su due (24% moltissimo – 33% molto – 31% abbastanza – 9% poco – 3% per nulla). Oltre l’80% del campione totale sostiene che dovremmo cambiare il nostro stile di vita per non lasciare tracce permanenti sull’ambiente e che «troveremo il modo di produrre energia in modo sostenibile grazie alle nuove fonti di energia» (54%), «svilupperemo economie di tipo circolare per le quali nulla va sprecato» (34%) e saremo in grado di «valorizzare la biodiversità» (28%).

Ma quali energie utilizzeremo? Attingeremo di più alle fonti naturali: sole (67%), vento (39%), acqua (40%), ma anche rifiuti (44%), coltivazioni dedicate (15%), anidride carbonica 87%) e fossili (3%). Le donne tendono a pensare che, oltre a sfruttare al meglio le materie prime, sia necessario uno sforzo collettivo e vedono nei rifiuti una fonte energetica fondamentale. Questa attitudine si estende all’economia circolare che implica società più eque e partecipative, o che si dotino di un diverso modello di consumo. Il 39% pensa che queste energie alternative già esistano. II 37% pensa che l’energia del futuro rispetterà l’ambiente. Per il 20% le fonti energetiche sostenibili invece non sono ancora state scoperte. E chi ne trarrà maggior giovamento? Il 56% dice tutti, il 16% l’ambiente, il 10% un’elite, il 9% le persone e l’8% l’economia.  Infine, alla domanda su cosa ne sarebbe della terra se dovessimo trasferirci su altri pianeti, c’è chi la immagina come un luogo di villeggiatura (26%) o come un granaio (17%). Altri pensano che il nostro pianeta sarà uno spazio abbandonato (24%), un luogo di confino (12%) o una discarica (12%).

Il futuro appare in sintesi come colmo di incertezze ma anche di importanti e grandi opportunità, di e certamente l’immaginazione del nostro futuro è un esercizio di grande fascino e di profondo interesse per tutti. Emerge la convinzione che possiamo partecipare alla sua costruzione anche se, molto importante, prima dobbiamo capire chi siamo e dove vogliamo andare.

 

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