A Vicenza, in mostra “Paparazzi. Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi”

Pubblicato il 18 Dicembre 2018 in
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Inaugurata, il 6 ottobre scorso, a Vicenza, alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari (sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza), la mostra Paparazzi. Fotografi e divi dalla Dolce Vita ad oggi.

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“Walter Chiari e Tazio Secchiaroli”, Roma 1958 – foto di Elio Sorci

Brigitte Bardot esce dall’Hotel Forum”, Roma 1965 – foto di Vittorio La Verde
“Audrey Hepburn dal pizzicagnolo”, Roma 1961 – foto di Marcello Geppetti

 

b) quello dei protagonisti del mondo dello spettacolo, colti nei lori momenti privati. Sono personaggi inizialmente appartenenti al mondo dello show business, più di recente della moda e della politica, famosi o resi famosi in quanto bersaglio e obiettivo dei paparazzi stessi, in un costante rapporto di odio/amore fra celebrità e i loro “ritrattisti”.

Il progetto espositivo, che presenta 108 immagini divise in 6 sezioni tematiche, prende avvio dagli anni Cinquanta, quando a Roma si forma in modo del tutto indipendente un gruppo di fotografi d’assalto che prende di mira in particolare i protagonisti del mondo del cinema giunti in Italia, nella capitale, per la presenza della “Hollywood Italiana”, Cinecittà. La cittadella di produzione cinematografica sorta durante il Fascismo acquisisce una nuova vitalità nel dopoguerra, scelta da produttori americani per i minori costi e vincoli normativi rispetto a Hollywood.

Roma diventa così la capitale in cui, grazie alla bellezza di luoghi, persone, situazioni, nasce la Dolce Vita e si crea quella che oggi chiameremmo “narrazione collettiva”: un insieme di storie/narrazioni individuali di personaggi dello spettacolo alimentate dalla frenetica attività di fotografi, a volte già tali, a volte “improvvisati” e provenienti da altri mondi, che convergono nella città e si sostengono e aiutano nel cogliere l’attimo privato di personaggi famosi o in cerca di fama.

Gli scatti dei paparazzi più attivi e celebri, Tazio Secchiaroli, Marcello GeppettiElio SorciLino Nanni,Ezio Vitale immortalano le indimenticabili immagini di Anita EkbergAva GardnerWalter ChiariRichard BurtonLiz Taylor e altri divi che in alcuni casi compiono delle vere “aggressioni” nei confronti dei fotografi nel tentativo di difendere la propria privacy (si vedano in mostra Walter Chiari che affronta i fotografi o Anita Ekberg che si difende con arco e frecce fuori dalla sua villa).

Il termine “paparazzi”, tra i pochi neologismi italiani che diventano di utilizzo mondiale nel dopoguerra, è fissato anche linguisticamente nel film “La Dolce Vita” in cui Fellini ricostruisce una figura di paparazzo, Marcello Mastroianni, ispirandosi con tutta probabilità a Tazio Secchiaroli, fotografo che Fellini aveva voluto conoscere di persona insieme ad altri colleghi per capire da vicino questo nuovo “genere” fotografico e il mondo da esso rappresentato.

Causa ed effetto del successo, anche economico, di questo genere di fotogiornalismo sono le riviste settimanali, presentate in una variegata selezione nella parte conclusiva del percorso espositivo. Grazie anche a questa modalità di fotografia veloce, imperfetta dal punto di vista stilistico ma molto efficace, “rubata” grazie all’uso nuovo e spregiudicato del flash, i rotocalchi acquisiscono infatti in quegli anni grande popolarità e diffusione.

Il percorso della mostra, dall’origine del fenomeno negli anni ’50, segue i mutamenti della società e degli stessi mezzi di informazione – un esempio per tutti quello di Jackie Kennedy, autentica icona della stampa di costume e scandalistica – dedicati sempre più alle figure di potere, politico e non solo, che si esplicano in un’attenzione più voyeuristica molto amplificata dalla diffusione dei rotocalchi e dalle tecniche sempre più perfezionate e sofisticate di strumentazione fotografica che, grazie ai teleobiettivi, riescono a “rubare” immagini anche a grande distanza. Questo passaggio porta a una ulteriore radicale modifica dell’attività dei paparazzi che, da personaggi famosi per la velocità e mobilità, con scooter e mezzi che si muovono rapidamente nelle città e inseguono i divi lungo le strade, diventano pazienti fotografi pronti ad appostamenti a volte logoranti in situazioni impervie (in mostra un bel documentario omonimo di venti minuti, Paparazzi, dedicato a Brigitte Bardot in un set blindato a Capri).

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