COOPERAZIONE A RISCHIO? Il Pakistan chiede a Obama di rimpatriare gli agenti della Cia e i militari delle Forze speciali americane

Pubblicato il 13 Aprile 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Sfida finale sul processo breve. Ministri in Aula, la maggioranza punta al voto entro stasera. Tensione alla Camera fino a tarda notte, il Pd per protesta legge gli articoli della Costituzione”. L’editoriale, firmato da Sergio Romano, è dedicato invece al dibattito sull’Europa: “Euroscettici autolesionisti”. In prima anche le notizie da Fukushima: “Le autorità comunicano con ritardo che la gravità dell’incidente nella centrale ha raggiunto il livello massimo”.

Libero: “L’Europa vada all’inferno. Ha ragione Maroni. Dalla Ue solo fregature e umiliazioni, dal cambio capestro lira-euro alla gestione degli immigrati. Possiamo uscirne, però dobbiamo dimezzare il debito pubblico”. In prima pagina anche un articolo di Maurizio Belpietro, che parla della archiviazione da parte dei magistrati milanesi sul presunto tentato attentato subito nel settembre scorso a Milano. “Poteva uccidermi, ma non era un attentato…”, il titolo.

Europa: “Sull’Europa la Lega abbassa la cresta, Tremonti manovra. Oggi il ministro dell’Economia presenta il piano che dovrà superare l’esame di Bruxelles. Frattini ridimensiona Maroni. E i tunisini andranno anche al Nord”:

La Repubblica: “Prescrizione breve, scontro finale. Letta: giorni di fuoco, difficili e amari. I leader del Pd in aula leggono la Costituzione. I magistrati: il governo cancella i processi. Oggi il voto alla Camera”. E poi: “Castelli sui profughi: bisognerebbe sparare”. A centro pagina: “Tokyo ammette: Fukushima come Chernobyl”. In prima pagina il quotidiano diretto da Ezio Mauro torna anche sull’inchiesta sul caso Ruby: “Notti da incubo ad Arcore. La verità sul Bunga bunga. Due ragazze diciottenni vanno dai pm: non potevamo più tacere”.

La Stampa: “Battaglia sul processo breve. Alla Camera i deputati Pd leggono la Costituzione ‘contro lo sfregio delle regole’. Gianni Letta: giornate difficili e amare. Alfano: a rischio solo lo 0,2 per cento dei procedimenti. Stasera il voto finale”. In prima anche la “bufera” sul sottosegretario Castelli sulla immigrazione: “Non possiamo sparare, almeno per ora”.

Il Fatto quotidiano apre con la “battaglia alla Camera” sul processo breve, e titola: “Bruciati vivi, qualcuno pagherà?”. La nuova legge “per salvare B farà saltare anche il processo per la strage di Viareggio. Alfano nega, ma questa prescrizione breve è una amnistia”.

L’Unità: “In difesa della storia”, con foto del primo aprile 1945, comizio di Pertini a Milano. “Alla Camera la resistenza del Pd con la Costituzione mentre il Pdl vuole mettere al bando i testi ‘scomodi’”. 19 parlamentari del Pdl hanno chiesto una commissione di inchiesta sui libri di testo. “Ok di Gelmini”, scrive il quotidiano.

Il Giornale: “Fermate il partito dei giudici. Oggi alla Camera il voto sulla prescrizione breve agli incensurati, osteggiata da pm e sinistra. Alfano: incide solo sullo 0.2 per cento dei processi. E la strage di Viareggio non resterà impunita”. A centro pagina, con una grande foto, la battaglia politica a Milano, dove si celebra “il derby delle ‘sciure’ Moratti. La radical chic Milly fa la lista di disturbo”. Di spalla una intervista sul Pdl: “L’ex ministro Martino: ‘Berlusconi torni allo spirito del 94′”.

Il Foglio apre sulla politica internazionale: “Colpi duri sul fronte che conta per Obama (che non è la Libia)”. Il fronte che conta è “il Pakistan”, che “vuole cacciare gli agenti della Cia e vuole fermare i raid dei droni. Cresce l’ostilità a Kabul. I guai con l’Arabia Saudita”. Di spalla il processo breve, che “va, ma prima della fase due c’è l’incognita Napolitano. La maggioranza conta di approvare entro stasera (poi al Senato) e cerca già di rassicurare il Quirinale”.

Il Sole 24 Ore: “Fiat sale al 30 per cento in Chrysler. Marchionne: la nostra quota potrebbe superare il 51 per cento. Il fondo sindacale e il Tesoro Usa cedono partecipazioni. Lieve flessione del Lingotto in piazza Affari”. In prima anche un richiamo all’andamento dei mercati valutari: “Euro a 1,45 dollari, massimo da 15 mesi. In forte ribasso Borse, petrolio, oro e altre materie prime”. 

Italia

Il piano delle riforme di Tremonti, che oggi sarà illustrato al Consiglio dei ministri, entro fine aprile – ricorda Europa – dovrà superare l’esame di Bruxelles, che dovrà anche dare il suo via libera al fondo “strategico” statale partecipato della “nuova Cassa depositi e prestiti, che presto parteciperà alla difesa dell’italianità di Parmalat”. Il piano dovrebbe contenere misure per il sud, per il lavoro, ma anche per l’energia, visto che il precedente era tutto basato sul nucleare.
Secondo La Repubblica il piano prevede stanziamenti per il sud, riduzione del carico fiscale con due aliquote, opere pubbliche, modifica dell’articolo 41 della Costituzione.
Il Sole 24 Ore focalizza l’attenzione sulla “inquietudine” della Lega: “Fosse per loro di processo breve neanche parlerebbero, figurarsi votarlo. Perdipiù, mentre la campagna per le amministrative entra nel vivo, e c’è da gestire anche l’emergenza immigrazione”. Tuttavia i leghisti sanno che l’approvazione del processo breve è “un prezzo da pagare”. Per parlare delle amministrative, ad esempio, si pensi al candidato leghista alla presidenza della provincia di Mantova, Gianni Fava, che al Sole dice: “Il processo breve non viene percepito come priorità ma come una legge che interessa al premier. Ormai è passata così. E allora la gente ci chiede di approvarlo in fretta, e poi di occuparci di cose serie. Di immigrazione, certo, ma la linea di Maroni è condivisa. Il vero fronte scoperto è l’economia, il fisco. I nostri elettori sono artigiani, partite Iva, piccole imprese”. Ribadisce il capogruppo leghista alla Camera Reguzzoni: “L’economia è il grande tema. Il ministro Tremonti ha fatto bene, ha tenuto i conti in ordine, ha seguito la strada del rigore, ma prima o poi la riforma del fisco bisognerà farla”. Insomma – chiosa Il Sole – non sarà solo Berlusconi a chiedere al ministro dell’Economia di aprire i cordoni della borsa, ma sarà pure il Carroccio a fare pressing per spuntare un allegerimento del carico fiscale.
Nel suo editoriale sul Corriere della Sera, dedicato ai rischi di euroscetticismo nel nostro Paese, Sergio Romano allude proprio al piano nazionale delle riforme, cui hanno lavorato Tremonti e Maurizio Sacconi, ed auspica che questa sia “una buona occasione per dimosrtratrre che l’Italia non vuole lasciarsi distanziare dai suoi maggiori partner europei”.
“Cosa accadrebbe se uscissimo dalla Ue”, visto che l’Europa potrebbe anche gradire il nostro allontanamento, è il titolo di una analisi su L’Unità firmata dal deputato Pd Sandro Gozi.

Esteri

Ieri il ministro degli esteri francese Alain Juppé ha criticato la Nato sostenendo che “non fa abbastanza” per fermare gli attacchi delle truppe di Gheddafi in Libia. Ha sottolineato la necessità di “fare di più” anche il suo collega britannico Hague, che ha chiesto ai partner europei – riferisce La Repubblica – di mettere a disposizione più aerei da bombardamento. La Nato ha respinto seccamente le critiche, e per bocca del generale responsabile delle operazioni aeree sulla Libia, Mark Van Uhm, ha fatto sapere: “Considerando i mezzi a disposizione, stiamo facendo un gran lavoro e mantenendo un ritmo operativo elevato”. In realtà – sottolinea il quotidiano – dopo il ritiro degli americani dalle operazioni attive, l’Alleanza deve far fronte ad una netta riduzione dei mezzi a disposizione. E avrebbe bisogno di più aerei da bombardamento. L’Italia, che sinora fornisce solo aerei Ecr, per il disturbo radar e caccia, per la protezione dei bombardieri, è uno dei Paesi cui è stato chiesto di fornire anche Tornado per missioni di bombardamento. Ma il governo appare perplesso. E il nostro ministro degli esteri Frattini dice: “Con il trattato di amicizia ci siamo scusati per la morte dei libici per mano dei fascisti colonizzatori: non vorremmo un secolo dopo a trovarci per errore ad uccidere di nuovo dei civili libici”. Frattini è perplesso anche sull’ipotesi di accompagnare con armi sul terreno una missione umanitaria”.
Su La Stampa una intera pagina: “Pressing sull’Italia. Ora bombardi”. La pressione sarebbe venuta direttamente dal capo del Pentagono, Gates. E ancora: “Parigi e Londra ancora all’attacco, ‘la Nato deve intensificare i raid”. Il quotidiano scrive che le missioni della Nato sui cieli della Libia hanno raggiunto quota 2000, e il conto delle azioni di attacco ha superato quota 800. La Francia ritiene siano insufficienti e mostra una evidente frustrazione causata da carenti risultati in termini di gestione dell’opinione pubblica. Gli inglesi sono d’accordo.
Della questione si occupa anche Il Foglio, che prova a spiegare cosa significhi “fare di più” per la Francia. Significa, secondo Juppé, evitare che il colonnello Gheddafi utilizzi armi pesanti per bombardare la popolazione. Una fonte diplomatica rivela a Il Foglio che i ribelli sono convinti che la Nato non basti, e chiedono mezzi per proteggersi e difendersi. Secondo il quotidiano la risoluzione 1973 non vieta il rifornimento di armi a Bengasi, ed alcuni Paesi vorrebbero oggi affrontare la questione a Doha, durante la riunione del gruppo di contatto, perché ci vuole una decisione politica, secondo il diplomatico che ha parlato al quotidiano. Secondo altri invece, è meglio non parlarne e farlo con discrezione. I ribelli, insomma, vogliono armi e soldi. Il consiglio di Bengasi ha peraltro chiesto si scongelare alcuni asset  bloccati dalle sanzioni Onu, per far fronte alle difficoltà finanziarie: hanno un deficit di risorse del 60 per cento e – se non pagano gli stipendi – rischiano di perdere credibilità.

Ancora Il Foglio, in prima pagina, si occupa della richiesta delle autorità pakistane agli Usa affinché ritirino gran parte dei loro agenti e contractor della Cia e dei militari delle forze speciali presenti nel Paese. Islamabad ha chiesto anche la fine dei raid dei droni sulle aree tribali, ed ha protestato perché il numero degli attacchi dall’aria è troppo alto, è “fuori controllo”. Islamabad sostiene che gli americani ormai stanno usando i missili non come ultima risorsa, ma piuttosto come routine di comodo: “In sostanza, i pakistani sono furiosi perché Obama bombarda troppo rispetto ai tempi di George W. Bush”, chiosa sarcasticamente Il Foglio.

E poi

Il Corriere della Sera ha un richiamo in prima sulla proposta della deputata Pdl Gabriella Carlucci, ma che finora ha raccolto le firme di 19 suoi colleghi, per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla “imparzialità dei libri scolastici” perché – dicono – “la scuola non può trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano”. La proposta è stata assegnata alla Commissione cultura della Camera, e il capogruppo Pdl Emerenzio Barbieri, spera di poter verificare “quali siano i testi faziosi, dare loro il tempo di adeguarsi prima di ritirarli dal mercato”. La ministra Gelmini dice: “Il tema dei libri di testo ricorre spesso”. Il Corriere fa notare che tra i volumi sotto accusa c’è “La Storia”, curata da Della Peruta, Chittolini e Capra. Edito da Le Monnier, che è un marchio del gruppo Mondadori education, di proprietà di Berlusconi.
Tra i passi incriminati il giudizio su Togliatti: “fu un uomo politico intelligente, duttile, capace di ampie visioni generali”. Berlinguer: “Un uomo di profonda onestà morale e intellettuale”. Reagisce lo stesso Della Peruta: “Questa attività censoria ricorda tempi di infausta memoria”. Alla vicenda è dedicato l’editoriale del direttore de L’Unità Concita de Gregorio. “L’indice della destra”. Uno dei passaggi incriminati – racconta L’Unità – è contenuto nel manuale firmato da De Bernardi e Guarracino. Si legge che dal 1948 “l’attuazione della Costituzione sarebbe diventato uno degli obiettivi della azione politica delle forze di sinistra e democratiche”. L’Unità intervista lo stesso Alberto De Bernardi, che ricorda come nella comunità degli storici sia stato classificato molte volte come revisionista: “Ho studiato anche il fascismo, proprio per rivedere un paradigma classico. E il titolo del mio libro ‘Una dittatura moderna’, è eloquente”. Sullo stesso quotidiano – dove compaiono foto di roghi di libri – si intervista un altro storico sotto accusa, Franco della Peruta. Perché dal 1994 i manuali di storia hanno ricevuto ricorrenti attacchi? Risponde Della Peruta: “Insegnare storia non è come insegnare latino o matematica. Insegna un modo di ragionare, trasmette parametri intellettuali”.

(Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)