La Rassegna Stampa: Un europeista per la Polonia

Pubblicato il 6 Luglio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Stampa: “Manovra, arriva la fiducia”, “La decisione dopo il vertice Berlusconi-Tremonti. Gianni Letta: tagli maledetti. Bersani: irresponsabili. Brancher si dimette da ministri al processo di Milano”. E si spiega: “Donne in pensione a 65 anni. Con le Regioni nessun accordo. Marcegaglia: accolte le istanze di Confindustria”.

Libero: “La doppietta di Silvio”, “Risolto il caso Brancher, mette la fiducia sulla manovra: ‘Gianfranco non mi serve per governare’. Soluzione estrema: far fallire il Pdl e creare un nuovo partito per liberarsi dal cofondatore”.

Il Fatto: “Scudo totale per il Quirinale. Lo chiede il Pd. Perché?”. Il quotidiano riferisce di un emendamento al Lodo Alfano per cui nel settennato il Presidente sarebbe sottratto alla legge penale. Per i promotori si vuole evitare che Napolitano possa subire un processo ingiusto da parte di “magistrati politicizzati” e quindi sottrarlo a una pressione politica della maggioranza di governo. Il Colle fa sapere di non saperne nulla. La preoccupazione del direttore Padellaro è che lo scudo, costruito per Napolitano, possa dar immunità ad un Berlusconi diventato capo dello Stato. Insomma, “i Pasticcioni Democratici ne hanno combinata un’altra delle loro?”. Sulle dimissioni del ministro al Decentramento e alla Sussidiarietà: “Brancher, fuori un altro”, “Dopo Scajola, B. molla un secondo ministro. L’opposizione grida vittoria”. In taglio basso, nuove rivelazioni dai verbali dell’inchiesta grandi opere a Perugia: “Balducci e Seepe dal notaio con Lunardi”.

Il Corriere della Sera: “Il governo blinda la manovra”, “Berlusconi incontra Tremonti: verso la fiducia, saldi invariati”, “Passa la linea del rigore. Marcegaglia: le richieste delle imprese sono state accolte”. A centro pagina: “Brancher si è dimesso da ministro. Il premier: è una scelta condivisa”, “Annuncio in Tribunale e richiesta di processo con rito abbreviato”.

Il Riformista: “Minister interruptus”, “Dopo soli 18 giorni Brancher costretto a dimettersi”. Il quotidiano parla di una “nuovelle vague del premier”: “sacrifica l’amico Aldo e convince l’amico Giulio a non fare la faccia feroce. In cambio annuncia la fiducia sulla manovra. Novità in arrivo sulle intercettazioni”.

Il Foglio ha un’apertura sugli esteri dedicata alla situazione a Cuba, dove sta morendo, dopo 130 giorni di sciopero della fame, il dissidente Farinas: e con lui tanti altri rivoltosi cubani sono pronti alla “muerte valiente”, cioè eroica. Il quotidiano racconta “la Solidarnosc caraibica”: “sono liberali, antiabortisti, cristiani, sindacalisti, semplici bibliotecari”. Sulla politica italiana, invece, i titoli di apertura rimandano a quella che viene considerata una “settimana decisiva nel Pdl”: “Il Cav. media fra Tremonti e Formigoni. Resta l’incognita Fini”. “Il ‘ghe pensi mi’ funzionicchia. Berlusconi tratta con le regioni e accontenta il Quirinale. Segnali di pace dai finiani”.

Il Sole 24 Ore: “Rivisto il pacchetto fiscale”, “Corrette compensazioni e sospensive, testo verso la fiducia. Marcegaglia: accolte le nostre richieste, “Berlusconi-Tremonti: saldi invariati, i tagli alle regioni restano”.

Politica italiana

Per il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, per Berlusconi è “vietato farsi logorare un solo minuto in più”: si riferisce a Gianfranco Fini, che ha “un solo obiettivo e si può riassumere in due parole: pensionare Berlusconi”.

“Una soluzione balneare” è il titolo del commento che Marcello Sorgi dedica alla situazione politica italiana, dopo le dimissioni di Brancher e in vista della fiducia che il governo ha deciso di chiedere sulla finanziaria.

Per Il Riformista “un’altra maggioranza è possibile solo se è Bossi a staccare la spina”: “non è il finismo che minaccia la stabilità del governo, ma una domanda: quanto a lungo può durare il bluff di un federalismo senza risorse?”.

Il Corriere intervista il leader dell’Api (Alleanza per l’Italia) Francesco Rutelli, che dice: “Sì, è l’ora dle terzo polo. Fini si sta muovendo bene”. Rutelli ricorda di aver parlato sempre di un terzo polo, “da quando sono uscito dal Pd”. Il caso Fini “fa emergere in modo clamoroso il fallimento del bipolarismo”. E Fini fa bene “a legare l’impegno politico ai contenuti”. Tra l’altro, rivendica di essere il cofondatore del Pdl: allo stesso modo, “io ero cofondatore del Pd e ho fatto un passo indietro”. E poi: “Con Casini, a grandi linee, lavoriamo allo stesso disegno”. ma sia chiaro che il terzo polo -dice Rutelli- “non è una manovra di Palazzo”.

Il Riformista intervista invece l’altro leader dell’Api, Bruno Tabacci, che dice: “Casini e Rutelli non s’illudano, la crisi di governo non ci sarà”. Anche se “questo è il peggior esecutivo della storia della Repubblica”, non è destinato a cadere, perché tra Silvio e Tremonti “è solo un gioco delle parti”.

Il Foglio racconta che la prossima insidia per Tremonti, sul versante manovra, potrebbe essere la “contromanovra” dei finiani: ieri si è tenuto a Roma un incontro tra una ventina di economisti, convocati dal presidente della commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri, una delle menti economiche più in sintonia con Fini.

Il Giornale fotografa la situazione così: “Sulla manovra una fiducia contro Fini”, “Berlusconi decide di blindare le misure anticrisi per costringere i ribelli a uscire allo scoperto”.

Stefano Folli, in un’analisi de Il Sole 24 Ore, sottolinea che il premier ha scelto di dare priorità all’impegno di “salvare il governo”, piuttosto che di regolare i conti con Fini. E per stabilizzare il governo, la prima cosa da ottenere erano le dimissioni di Brancher poiché, insieme alla questione intercettazioni, rappresentava ciò che aveva “incrinato e deteriorato la relazione tra Palazzo Chigi e la Presidenza della Repubblica”: l’abbandono di Brancher è il segno che il premier cerca la riconciliazione. E se le sue dimissioni sono solo il primo passo di una sequenza, il prossimo non potrà non prevedere il rinvio dell alegge sulle intercettazioni.

Secondo Il Fatto le dimissioni in Tribunale di Brancher hanno permesso di evitare il dibattito sulla mozione di sfiducia in Parlamento. Ma, allo stesso tempo, chiedendo il rito abbreviato nel processo antonveneta, Brancher fa saltare le accuse di Fiorani a Calderoli (il ministro avrebbe incassato 100 dei 200mila euro che l’allora banchiere avrebbe dato a Brancher nel 2004, per ottenere l’appoggio della Lega alle posizioni della Banca d’Italia di Antonio Fazio, per farlo restare governatore a vita.

 Esteri

“Turchia-Israele ai ferri corti. Una missione europea a Gaza”, titola in prima La Stampa. Il quotidiano sottolinea che Ankara è “all’attacco”: chiede che Israele si scusi per l’assalto alla nave turca al largo di Gaza: “Lo Stato ebraico si scusi o è rottura”. Ma il ministro degli Esteri israeliano Lieberman risponde: “Scusatevi voi”. Un retroscena racconta anche che il premier israeliano Netanyahu “attenua l’assedio” a Gaza, con una nuova lista delle importazioni vietate. Parallelamente, i ministri Ue sono stati invitati dallo stesso Lieberman nella Striscia. Alla tensione tra i due vecchi e storici alleati è dedicata un alunga analisi di Bernardo Valli su La Repubblica, che giunge ad evocare “lo spettro dei cannoni d’agosto”. La Turchia, perno della Nato, si schiera con Iran e Siria e per Washington la scomposizione dei vecchi equilibri sta diventando un rebus irrisolvibile.

Per Il Giornale “la Turchia minaccia Israele, ma è una crisi di facciata”.

Su La Repubblica David Grossman illustra un piano per Gaza: “Invece di intestardirsi per anni sul numero e sull’identità dei detenuti di Hamas da liberare o non liberare in cambio del rilascio di Gilad Shalit- detenuti che Israele alla fine libererà in un modo o nell’altro nell’ambito di quell’accordo- forse conviene che si rivolga ora ad Hamas con una proposta molto più ampia e audace? Una proposta per un’intesa che comprenda il cessate il fuoco totale, l’interruzione di tutte le azioni terroristiche da Gaza e la sospensione dell’assedio della Striscia. Un accordo in cui la questione di Gilad Shalit e detenuti di Hamas sia solo uno dei suoi paragrafi, quello che verrà applicato per primo, subito dopo l’apertura del negoziato?”.

Su La Repubblica si ricorda anche che oggi inizia la visita del premier israeliano Netanyahu a Washington: “Da Obama per ricucire”, “Alla Casa Bianca un vertice per superare i contrasti”. L’ultimo incontro tra i due leader si era svolto nel gelo, senza nemmeno una foto. L’Amministrazione Usa “spera in concessioni che facciano tornare i palestinesi al negoziato”.

Su Il Sole 24 Ore: “Ankara pronta a rompere con Israele. Il governo pretende le scuse per il raid nella Striscia. Gerusalemme: ‘Mai'”. La Turchia “minaccia lo strappo diplomatico e chiude lo spazio aereo a tutti i voli militari dello Stato ebraico”. Si riferiscono poi le parole del ministro per gli Affari europei turco Bagis sulla lunga attesa del suo Paese per l’ingresso nella Ue, che, secondo l’inviato Alberto Negri, “perde fascino”: “Stiamo aspettando da più di 40 anni -dice Bagis- nessun’altro ha mai dovuto attendere tanto tempo”.

“Ora la Polonia aspetta il voto della Chiesa”: è il titolo di un’analisi di Enzo Bettiza che compare sulla prima de La Stampa.

Su Il Riformista si scrive che in Polonia ha vinto “la destra migliore”: sono stati premiati i toni pacati del vincitore Komorowski. Ma per lui “la vera sfida saranno i rapporti con il clero”. Tra le questioni scottanti che aspettano il neopresidente, quella della sanità e delle privatizzazioni. Per lo studioso di storia polacca Paolo Morawski queste elezioni hanno anche segnato “la vittoria del lanuova middle class, che vuole continuare a produrre in una situazione di stabilità; cosa impensabile sotto il governo di Lech Kaczynski”.

“Un europeista per la Polonia”, titola Il Sole 24 Ore, riferendosi al vincitore delle presidenziali: “Di origini nobili, il neopresidente Komorowski è uomo del compromesso”. Professore di storia, cinque figli, ha combattuto il regime con Solidarnosc.

“La Polonia ha scelto l’Europa”, titola La Repubblica.

 E poi

E’ morto Nasr Hamid Abu Zayd, teologo islamico egiziano: lo ricorda, alle pagine R2 de La Repubblica, Giancarlo Bosetti. Fu costretto all’esilio dai fondamentalisti.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)