La Rassegna Stampa: Prove di intesa dopo lo scontro

Pubblicato il 27 Settembre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Dal Pdl affondo sulla giustizia”, “Ghedini e Alfano: basta trattative, i processi a Berlusconi vanno fermati”. A centro pagina: “Montezemolo attacca Bossi. E su Unicredit è lite tra i soci”. Si riferiscono quindi le parole dell’ex leader di Confidustria rivolte al ledaer della Lega: “Noi produciamo, dall’esecutivo solo chiacchiere” . In prima anche una foto da Gerusalemme: “Israele, la sfida dei coloni, ‘Costruiamo casa nostra’”. Di spalla, un intervento dle nuovo ledaer dei Laburisti inglesi Ed Milliband sotto il titolo: “Famiglia e scuola ecco i valori del mio Labour”.
Corriere della Sera: “Prove di intesa dopo lo scontro”, “Berlusconi non metterà la fiducia. Cicchitto: patto sulle riforme”. Secondo il Corriere “Il video di Fini rilancia il dialogo, il Pdl non insiste sulle dimissioni. Ghedini duro sulla giustizia”. E ancora in prima: “Montezemolo, accuse dalla fondazion a Bossi: ha combinato poco”. A centro pagina: “Lo Ior vuole chiudere i 13 conti correnti laici”, “Il Papa riceve Gotti Tedeschi: ha la piena fiducia”.
Il Giornale: “Le amnesie di Fini & C2. Repubblica e Corriere si accorgono ora che il problema esiste ed è pure serio. Ma, come il presidente della Camera nel suo videodiscorso, continuano a tacere sulle pressioni per l’appalto Rai dato alla suocera. E adesso sale la richiesta di dimissioni: non è più un arbitro sereno”. Di spalla: “Alfano insiste: sulle riforme non si tratta più”. A centro pagina: “Ultima di Montezemolo: è colpa di Bossi”, “Attacco alla Lega: ‘Sedici anni di non scelte'”. 
La Stampa: “Ecco la strategia di Fini”, “Dopo il videomessaggio il presidente della Camera tentato dalle dimissioni. E il cognato gli promette: ‘Sono pronto a lasciare la casa di Montecarlo'”. Secondo La Stampa “Nel Pdl prevale la linea delle colombe in vista della verifica in Parlamento. Ma Alfano avverte: riforme subito o il voto”. Un commento di Ugo Magri: “Ora il premier vuole rinviare la resa dei conti”. Di spalla: “Isarele, scade la moratoria. Sale la tensione”.

Fini, Montecarlo, Berlusconi

Su La Repubblica viene intervistato l’ex premier laburista di Santa Lucia Kenny Anthony, che dice: “Non so cosa abbia spinto il ministro della giustizia a svolgere delle indagini su una società (la Printemps) (che copre la proprietà della casa di Montecarlo affittatta da Giancarlo Tulliani ndr) registrata sul nostro territorio. So però che tutta la procedura è stata inconsueta e soprattutto illegale. Come inconsueto e davvero inedito è stato convocare la stampa italiana per riferire contenuti di una nota, diretta al primo ministro, segreta e confidenziale”. L’ex premier si dice certo che l’indagine è stata sollecitata.
La Stampa intervista invece Peter Alexander, leader del partito di opposizione di Saint Lucia, secondo cui è necessario “capire se la lettera pubblicata dai quotidiani dominicani era autentica, e questo è stato accertato, e quindi mettere fine a questa storia conducendo l’indagine efficiente e rapida e pubblicando i documenti che dimostrino eventuali illeciti. La fuga di notizie non è certo una cosa buona, ma non c’è posto al mondo dove i dossier riservati non finiscano in mano alla stampa”.
Lo stesso quotidiano descrive la tentazione che avrebbe Fini di dare le dimissioni: lo preoccupa sentire i suoi parlamentari inquieti sul da farsi, sulla possibilità di far nascere un nuovo partito e su come comportarsi quando Berlusconi si presenterà alle Camere. Fra i suoi ci sarebbe una divisione sull’opportunità di votare i cinque punti. La divisione è tra falchi e colombe e i falchi spingono per una svolta poiché è certamente necessario tenere uniti i parlamentari, ma soprattutto riprendersi la libertà di iniziativa politica senza farsi logorare.
La Repubblica descrive uno scenario ampiamente avanzato e Futuro e Libertà lanciata verso una fase del tutto nuova. Il Cavaliere sarebbe pronto a sfidare Fini sulla giustizia per stanarlo e riversare su di lui le responsabilità della rottura. Ma Fini avrebbe confidato ai suoi fedelissimi che d’ora in poi “la lealtà sarà solo verso gli elettori e non verso il premier”. Procedono quindi le prove tecniche per una nuova alleanza: contatti con Casini e Rutelli, intensificati, ma soprattutto un canale di dialogo con il segretario del Pd Bersani.
Il Corriere della Sera descrive invece se non la delusione, l’amaro in bocca lasciato al Pd dall’apparizione televisiva di Fini, dove si puntava sul fatto che il Presidente della Camera e il suo gruppo insistessero sulla opera di logoramento di Berlusconi. Invece dal cofondatore è arrivata quella che uno dei responsabili del Pd definisce una “frenata”. E si riassume così il pensiero di D’Alema: “Fini non vuole passare per quello che fa il gioco della sinistra. Né vuole la crisi e le elezioni ora. Tradotto nelle parole del Pd Fioroni: Fini “ha fatto pippa”.
Sia Il Giornale sia La Repubblica evidenziano le parole del Ministro Alfano e del deputato Ghedini alla festa del Pdl in corso a Milano: “Alfano stana il Fli: ‘riforme subito o meglio le urne'” (Il Giornale). E “Giustizia, il Pdl vuole accelerare, ‘riforme senza più trattative’, Ghedini: e prima stop ai processi di Berlusconi” (La Repubblica).
Sul Corriere della Sera, in prima, un editoriale di Angelo Panebianco, che sottolinea come né gli elettori di centrodestra hanno capito quali siano i motivi della rottura Berlusconi-Fini, né quelli di sinistra si sono spiegati lo scontro Veltroni-Bersani. In democrazia il grado di trasparenza e di comprensibilità è “inversamente proporzionale al numero di fazioni presenti nell’arena”. Nei sistemi bipartitici ci sono due sole fazioni in gara per la conquista del governo e gli elettori sanno cosa comporti la vittoria dell’uno o dell’altro. Dove il potere è più concentrato (Gran Bretagna, Francia), il governo è il vero comitato direttivo del parlamento e la frammentazione è contenuta. Con l’ingresso in politica di Berlusconi si ebbe l’impressione di un processo di concentrazione del potere e di ricomposizione: “Ma era solo apparenza, una illusione, che si dissolverà del tutto quando Berlusconi uscirà di scena” lasciando la scena alla frammentazione, alle tante fazioni e ai poteri di veto”.

Esteri

Ed Miliband, il nuovo leader laburista, in un intervento pubblicato dal Sunday Telegraph e riprodotto da La Repubblica, scrive: “Io sono orgoglioso di gran parte di quel che ha realizzato il Labour negli anni in cui è stato maggioranza, ma non ritengo che dobbiamo difendere ogni decisione che abbiamo preso. Abbiamo commesso degli errori”. Dice di aver girato il Paese e di aver trovato gente che “si ritrova a lavorare più che mai, e nonostante questo fa più fatica ad andare avanti”. “Vogliono un governo che difenda la Gran Bretagna, ma sull’Iraq – test decisivo per la nostra esperienza di governo per quel che riguarda la politica estera – hanno perso la fiducia in noi”. Sul piano antideficit: “Non ci opporremo a qualsiasi taglio. Dopo anni di espansione che hanno trasformato i nostri servizi pubblici, rispetto ai tempi dei soffitti gocciolanti e delle aule nei container, ora i nostri servizi pubblici dovranno imparare a fare di più con meno. Ma questo non significa mandar giù senza fiatar il piano di tagli che il governo propone”. Scrive ancora Ed Milliband. “Il mio scopo è dimostrare che il nostro partito è al fianco delle classi medie in difficoltà nel nostro Paese””, “il mio scopo è riportare il nostro partito al potere”, “è un viaggio lungo. Ma il nostro partito ha fatto il primo passo eleggendo un leader di una nuova generazione”.
Il Corriere della Sera descrive invece il ritorno dello “squalo” Karl Rove, stratega elettorale di George Bush, e regista ombra ora dei Repubblicani: guida l’associazionismo anti Tea Party. Rove sta costruendo, anche se nell’ombra, una nuova struttura ed è certamente dietro le quinte di American Crossroads, una rete di associazioni senza fini di lucro divenuta il vero collettore dei finanziamenti ai candidati conservatori. Insomma: una struttura Obamiana di piccoli gruppi per incanalare sostegni e finanziamenti. I tea party considerano Rove un nemico, in quanto esponente del vecchio partito e braccio destro dello “spendaccione” Bush. Lo stesso quotidiano dedica una intera pagina alla politica francese in cui si parla dell’uscita del premier Fillon, che pare smarcarsi dal Presidente Sarkozy ricordando che non è mai stato il suo mentore. Lo fa alla vigilia di un rimpasto ministeriale che potrebbe estrometterlo da Matignon, con un Eliseo in crisi di consensi. Ci si occupa anche della sinistra, vittima delle divisioni interne e sempre alla ricerca di un candidato unificante, lasciando in panchina l’unico che potrebbe battere Sarkozy, Dominique Strauss Khan, ora presidente del FMI.

E poi

Su La Stampa una analisi del sociologo e filosofo Zygmunt Bauman che compare sotto il titolo “Le vespe ci spiegano la società liquida”, “smentito un vecchio pregiudizio: l’eterno mescolarsi delle popolazioni è la norma anche tra gli insetti”. Negli alveari “gli individui autoctoni vivono e lavorano con moltissimi ‘immigrati'”. E’ una scoperta autentica fatta un paio di anni fa da un gruppo di ricercatori della Zoological Society of London, che si sono recati a Panama per studiare la vita sociale delle vespe locali. “La popolazione di quasi ogni Paese”, scrive Bauman, “è ormai una somma di diaspore”. L’intervento compare sulla rivista Reset, così come quello della filosofa Martha Nussbaum, pubblicato oggi da La Repubblica sotto il titolo “Perché difendo l’uso del burqa”, dove si sottolinea che nella nostra società non è certamente l’unico simbolo della supremazia maschile, piena di simboli che trattano la donna come un oggetto.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)