La Rassegna Stampa: l’Europa dice “Le donne statali subito in pensione a 65 anni”

Pubblicato il 4 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Intercettazioni, la legge cambia. Intesa nel Pdl. Berlusconi ai suoi: bene i ritocchi. Sciopero dei magistrati per la manovra. Cade il limite dei 75 giorni. I finiani: passi avanti”. L’editoriale, firmato da Angelo Panebianco, è titolato “La fragilità di Israele”. A fondo pagina un articolo dedicato alla notizia che il Procuratore della Repubblica de L’Aquila che ha annunciato la chiusura delle indagini preliminari su eventuali responsabilità di chi avrebbe potuto evitare il terremoto dell’aprile 2009: “Dovevano evacuare L’Aquila”. Sette indagati, dal vicecapo della Protezione civile al Presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. In prima il quotidiano milanese offre un commento: “Terremoto, se il pm insegue ‘la gente'”.
L’Unità: “Troppo tardi. L’Aquila, sette avvisi di garanzia ai Capi della Protezione Civile per mancato allarme. Ventisette scosse prima del sisma non bastarono ad allarmare Bertolaso”.
La Repubblica: “Manovra, giudici in sciopero. Berlusconi costretto da Tremonti a smentire i dissensi. ‘Con Giulio collaborazione leale e antica amicizia’. Cresce la protesta. La Ue: subito le donne in pensione a 65 anni”. In evidenza, con il solito post-it giallo ormai da settimane presente sulla prima del quotidiano, un titolo sulle ultime novità sulle intercettazioni: “Il pdl corregge la legge-bavaglio. Fini canta vittoria. Nuovi emendamenti per evitare il no del Colle”.  A centro pagina: “Il Vaticano a Israele: ‘Via il blocco di Gaza’”. In prima anche il “diario” di una delle pacifiste che partecipavano alla “freedom flottilla”. “Il diario di un incubo senza fine, prima le botte, poi la prigione”.
La Stampa: “Ucciso vescovo italiano. Turchia, accoltellato dall’autista. Era un uomo del dialogo con l’Islam. Monsignor Padovese guidava la Chiesa turca. Il Vaticano: esclusi motivi politici. Quattro anni fa l’omicidio di don Santoro”. In alto la notizia sulle intercettazioni: “Passa la linea Fini. Ai pm più tempo per le intercettazioni. Le norme non saranno restrittive”. Accanto, la notizia che sciopereranno contro la manovra economica i magistrati: “Tagli iniqui, i giudici annunciano lo sciopero”. In evidenza anche la notizia del richiamo della Commissione europea sull’età pensionabile: “L’Ue all’Italia: donne al lavoro fino a 65 anni. Bruxelles: via alla riforma dal 2012”.
Il Riformista: “Cose turche. Assassinato il vescovo più vicino al Papa. Choc in Vaticano. L’omicidio di Luigi Padovese alla vigilia della storica visita di Ratzinger a Cipro. La Santa Sede: stop all’esercito a Gaza”.
Il Sole 24 Ore: “In pensione più tardi le statali. La commissaria Reding impone il ritiro a 65 anni entro il 2012. Sacconi lunedì in Lussemburgo, giovedì l’esame del governo” E poi: “L’uso dei fondi europei va al rallentatore: 4 miliardi a rischio restituzione”.
Il Giornale apre con Giulio Tremonti, “Ministro dal cuore surgelato. L’esatto opposto di Berlusconi, Giulio incarna il sacrificio, è spietato, misogino, mistico dell’euro e asceta delle finanze. Quando parla lui i colleghi diventano timidi come scolari”. A firmare l’articolo dedicato all’ “uomo del momento” è Marcello Veneziani. Tra i titoli di prima anche uno relativo alle indagini de L’Aquila: “C’è il terremoto? Arrestate gli scienziati”.
Il Foglio: “Il rigorista Tremonti tra spinte lassiste e urgenze sviluppiste. I diversi umori del Pdl, i timori dell’assalto alla diligenza, le partite di potere. E se si toccassero le coop? Cav e ministro in sintonia”.
Libero si occupa di Di Pietro: “Misteri grandi come una casa. La vera storia degli appartamenti gestiti dalla cricca e affitati all’Idv e delle contraddizioni del leader dei Valori sui rapporti con Balducci e gli appalti pubblici”. Le altre notizie: “Toghe a tenaglia contro il governo”, in cui sono messe insieme la notizia degli indagati da L’Aquila e quella dello sciopero dei magistrati, e “Vescovo ucciso inguaia il Papa. Cattivi auspici per il viaggio a Cipro”.
 
Politica

“Nella confusione si intravvede qualche spiraglio”, scrive il notista del Corriere della Sera Massimo Franco, raccontando che “dalle maglie di una legge sulle intercettazioni nata male, e motivo di perplessità diffuse”, sono spuntati emendamenti che potrebbe “attenuare le resistenze”. Il Pdl ha accettato di inserire alcune modifiche, che tra l’altro riguardano i termini entro i quali non si possono prolungare le intercettazioni, tra l’altro. Ma per ora le aperture di credito restano “guardinghe”, anche perché nelle scorse settimane si sono accumulate molte tnsioni sulla legge perchè “possano scomparire di colpo”.
Un titolo de Il Giornale spiega che “tra Berlusconi e il Quirinale è iniziato il gioco di sponda. Il Cavaliere: bisogna fare il possibile per unire. Ma pensa anche a stoppare Fini.  poi mette in chiaro: ‘Con Tremonti c’è una leale collaborazione e un’antica amicizia’”.
Su Il Sole 24 Ore una intera pagina dedicata ai rapporti interni al governo e in particolare a quelli tra il premier e il ministro dell’Economia Tremonti. Tutto ruota intorno alla manovra: “Sui conti asse Berlusconi-Tremonti, ‘con Giulio lealtà e antica amicizia’. Il titolare dell’economia in tv: il Bilancio tiene” Che significa: i conti pubbici del 2010 tengono, dice il ministro, e non c’è bisogno di una manovra correttiva per il 2010, perché i conti sono in linea con gli impegni che l’Italia ha preso con Ecofin ed Eurogruppo. Di spalla un articolo che prende spunto dalla nota di Palazzo Chigi in cui si escludevano “giochi e intrighi di Palazzo” per smentire presunti contrasti tra Berlusconi e Tremonti: “Il Cavaliere ‘blinda’ il ministro e recupera la scena: io il premier”. Il Cavaliere sarebbe determinato a giocare la partita in prima persona sulla manovra, precludendo anche ogni assalto alla diligenza. Intanto “il Pd ‘scommette’ sulla Lega”: su manovra e federalismo punta il partito per far esplodere le contraddizioni con Bossi. Dice Stefano Fassina: “E’ la Lega la chiave di volta di tutto. Anche nel dualismo tra Berlusconi e Tremonti”. “Noi vediamo già il Carroccio molto in sofferenza sulla manovra perché il taglio agli enti locali è reale e sembra l’assaggio del rinvio del federalismo”, al momento considerato “impraticabile”. Anche se Tremonti ha parlato di una riforma a costo zero. Se si va avanti con il federalismo si lascia il sud indietro e sarà un ulteriore indebolimento del premier, che non sarà più in grado di tenere insieme un grande pezzo del Pdl del sud e l’ala nordista con la Lega (parole di Francesco Boccia, deputato Pd).
Invece per La Stampa “Tremonti studia da leader”.
Su Libero si parla di “armistizio nel governo” e si titola: “Tremonti chiede aiuto. Il Cav: sei leale. Ma il capo resto io. Clima teso: Giulio invoca la solidarietà del premier sulla Finanziaria. Lui lo accontenta: però occupati solo dei numeri”. Per Libero il senso del messaggio della nota di Palazzo Chigi è che “a fare di calcolo ci pensa Tremonti, ma sulle riforme il timone è nelle mani del Presidente del Consiglio”. Lo stesso quotidiano scrive che i sindaci di Pdl e Lega sono in rivolta nell’opposizione alla manovra: l’associazione dei sindaci lombardi ieri ha ufficialmente dichiarato lo stato di agitazione per una Finanziaria che “metterà in ginocchio i comuni”. E sembrano intenzionati ad organizzare una sorta di referendum sui tagli.
Uno degli editoriali de Il Foglio è dedicato al dibattito interno al Pdl (“Consigli al Pdl per imparare a distinguere tra ostruzionismo e leale dissenso”), dove si spiega che “è comprensibile” che la maggioranza del Pdl rifiuti la logica secondo la quale l’espressione del dissenso è segno di onestà intellettuale mentre i consenso sarebbe servilismo”, mentre “non è sostenibile” la tesi secondo cui sarebbe “sabotaggio ostruzionistico ogni differenza espressa pubblicamente”. Si deve rafforzare il partito, “la sede in cui si possono indicare prospettive che superano i tempi della legislatura e quindi possono divaricarsi dagli impegni attuali”. Un “imperativo della stabilità” che deve passare per la costruzione o la rianimazione dove esistono di “sedi ed organismi che consenano di portare il confronto al di fuori delle sedi centralizzate”.
Una lunga riflessione di Nadia Urbinati su La Repubblica è dedicata a “l’impossibilità di trovare una giusta limitazione per legge della libertà di stampa” per “quei governi che si fondano sull’opinione, sono rappresentativi e costituzionali e quindi non possono sfuggire all’opinione stessa, la quale deve pur formarsi in qualche modo ed essere libera di fluire”. Di qui l’assurdità della posizione del premier che, nonostante la sua persistente passione censoria, “vive di pubblico”: “il suo desiderio più grande è quindi quello non tanto di mettere il bavaglio alla stampa, ma invece quello di esaltare una forma soltanto di opinione”. Vuole l’impossibile: “Vivere di pubblico senza pubblico”.

E poi

Il Foglio si ricorda che il 20 giugno si vota per le presidenziali in Polonia e racconta come Jaroslaw Kaczynski, ex premier e fratello gemello di Lech, morto nell’incidente di Smolensk, stia riemergendo nei sondaggi. Due mesi fa sembrava destinato a lasciare la politica, ma la sciagura di Smolensk lo ha rilanciato, suo malgrado, alla testa del Partito Legge e Giustizia (PIS), riducendo in modo considerevole le distanze dal candidato di Piattaforma Civica, i liberali di PO, Bronislaw Komorowski. Si spiega anche che il quotidiano tedesco Die Welt ha visto Kaczynski costruire una nuova immagine molto meno radicale rispetto a prima: sarebbe in atto una metamorfosi dell’uomo che prima voleva dividere la Polonia tra veri e patrioti e post-comunisti corrotti, da “combattere con la spada e con il fuoco”, e che ora parla di riconciliazione, di compromessi, e sceglie tra i suoi slogan “la Polonia prima di tutto”. Questo malgrado ci sia un continuo richiamo negli spot a valori molto popolari come famiglia e religion e secondo alucni analisti potrebbe fare leva su un altro sentimento molto popolare in Polonia, ovvero la diffidenza nei confronti della Russia. La Polonia è l’unico Paese dell’Ue ad aver chiuso il 2009 senza segni di recessione, i consumi crescono, le esportazioni aumentano. E Komorowski è convinto che Varsavia sia pronta alla moneta unica.
Prendendo spunto – ma allo stesso tempo prescindendo – dall’omicidio di Monsignor Luigi Padovese, vescovo italiano in Turchia, il vaticanista Giancarlo Zizola offre un’ampia analisi della visione che la Turchia ha dell’altro (inteso come minoranze curde o armene), o di religioni diverse da quella musulmana, come quella cristiana. Il vescovo ucciso – scrive Zizola – era peraltro un uomo di cultura di cui erano stimate le capacità di cogliere la necessità del dialogo anche con un mondo divenuto difficile, se non ostile. L’analisi della società turca e delle sue transizioni politiche e religiose rivela le difficoltà di una parte importante dell’opinione pubblica ad accettare pienamente la diversità culturale e il pluralismo: in uno studio del 2006 pubblicato a Istanbul è emerso che dal 70 al 75 per cento della popolazione si oppone al matrimonio di un proprio figlio con un non musulmano. E che il 58 per cento afferma che l’attività dei missionari che diffondono una religione non musulmana deve essere ristretta. Si chiude citando le parole dell’attuale ministro degli esteri Davutoglu, nel 2006: “La nostra storia è una storia di tolleranza”, “rispetto della multiculturalità”, “rispetto delle differenti culture e religioni”.
Sullo stesso quotidiano la riproduzione dal New York Times di un articolo di Nicholas D. Kristof sulla vicenda della nave turca attaccata al largo di Gaza: Kristof racconta di non aver inoltrato la notizia comparsa su Twitter dell’attacco sanguinoso “perché mi sembrava inversomile”, “Israele non può essere tanto ottuso da sparare contro presunti pacifisti in acque internazionali sotto gli occhi di decine di giornalisti”. E invece sì, Israele “si è tirato la zappa sui piedi, suoi e dell’America”. Kristof invita Israele a congelare tutti gli insediamenti e a prendere misure propedeutiche ad un accordo con i palestinesi, e farebbe bene a coltivare i rapporti con la Turchia, “pedina fondamentale degli sforzi per convincere l’Iran a desistere dai suoi intenti”. Il presidente Obama “deve trovare una sua voce e premere con decisione per la fine dell’embargo a Gaza”.