La Rassegna Stampa: Le tariffe Rc Auto costano il doppio rispetto all’Europa

Pubblicato il 9 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano
Le aperture
“Berlusconi all’attacco dei pm”, titola Il Corriere della Sera. “Il Cavaliere e le indagini. ‘Protezione civile mai più a L’Aquila, rischia gli spari’. Protestano i magistrati. Intesa sulle intercettazioni con Fini, il premier blinda il nuovo testo”. L’editoriale, firmato da Luigi Ferrarella, è titolato “Divieti irrazionali”. A centro pagina: “Israele accusa l’agenzia Reuters”. L’agenzia di stampa ha pubblicato una foto dell’assalto alla nave pacifista al largo di Gaza in cui era oscurato un coltello nelle mani di uno dei “pacifisti”. L’agenzia risponde che si è trattato di un errore”. In prima pagina anche un richiamo alle inchieste in corso (“Di Girolamo tira in ballo Guarguaglini” e “Bertolaso e quella casa all’estero”), e una anticipazione di un approfondimento dedicato ai costi della sanità. “Conti della Sanità, tutti i tagli del federalismo”.
L’Unità, con foto di Berlusconi: “Se questo è un premier. Berlusconi senza freni. Attacca i pm, minaccia la Rai. Blinda la legge sulle intercettazioni mentre Di Girolamo vuota il sacco e le 400 mila registrazioni della cricca scottano”.
Il Giornale: “Berlusconi esasperato. ‘Adesso si fa come dico io’. Il premier blinda la legge sulle intercettazioni, poi accusa lobby e magistrati. ‘Per colpa loro la Protezione civile non andrà più all’Aquila, rischia pistolettate’. Drastico, ma è la risposta a tutti gli eccessi che ci sono stati”. A centro pagina una foto di Antonio Di Pietro, ieri ascoltato dai magistrati che indagano sulla “cricca”: “Di Pietro torchiato per 4 ore”. All’uscita non si è fermato a parlare con i cronisti. A centro pagina: “Torna il taglio delle Province. Col trucco. Unb ddl ne fa sparire 9 sotto i 200 mila abitanti. Ma il ‘bonus montagna’ ne recupera 5”.
Il Riformista: “Chiagne e fotte. Berlusconi si lamenta: sono senza potere. Show del premier. Blinda la legge sulle intercettazioni, attacca la magistratura, dice che la Protezione civile non adrà più all’Aquila finché è sotto inchiesta. E poi sbotta: che Calvario fare le leggi”.
La Repubblica: “Il Pdl blinda la legge-bavaglio. Anche Fini dice sì al nuovo testo sulle intercettazioni. Il premier: non si cambia più. Il Quirinale: non entriamo nel merito, decidiamo alla fine. Berlusconi attacca i pm: ‘La Protezione civile mai più a L’Aquila”. L’editoriale, firmato da Ezio Mauro, è titolato: “Il popolo e la libertà”. In prima anche la notizia delle nuove regole edilizie a Roma: “Via libera ai grattacieli. Potranno superare San Pietro”, con commento di Salvatore Settis (“La supremazia del Cupolone”). In prima anche un richiamo ad un articolo dedicato all’ultima polemica a sinistra, quella sugli iscritti alle massonerie che non potrebbero essere anche membri del Pd: “I massoni di sinistra? Nelle logge sono 4mila”. Lo dice Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, avvocato ravennate, richiesto di un commento sulla polemica.
La Stampa: “Intercettazioni, legge blindata. Via libera di Fini, alla Camera nessuna modifica. Verso la fiducia al Senato. Finocchiaro: li terremo in Aula per ore. Berlusconi: ‘La sovranità è ormai dei Pm. La protezione civile non andrà più in Abruzzo’. Finmeccanica: Di Girolamo inguaia Guarguaglini. Si cerca una casa all’estero di Bertolaso”. In prima anche una grande foto sotto il titolo: “Tre miliardi per chiedere scusa a Geronimo. Maxirisarcimento ai nativi americani per i terreni espropriati 130 anni fa dai bianchi”.
Il Sole 24 Ore: “Dal 2012 lo scalone-pensioni. Per le donne statali l’ipotesi dell’innalzamento secco da 61 a 65 anni. Per l’Ecofin positiva la manovra approvata dall’Italia”. E poi: “Regling alla guida del fondo salva-euro. Preoccupano i conti della Bulgaria”. Klaus Regling è tedesco, ex direttore Ecofin alla Commissione europea. E poi una notizia presente anche su altre prime pagine: “Le tariffe Rc Auto costano il doppio rispetto all’Europa”. Lo ha detto ieri il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini durante l’assemblea annuale dell’istituto di vigilanza sulle assicurazioni.
Il Foglio: “Attendere un martire in Duomo senza scordarsi della persecuzione turca. La salma di Padovese sul sagrato lunedì prossimo. Cosa disse Ruini per don Santoro. Cosa dirà Tettamanzi?”. In prima pagina anche una intervista al ministro Renato Brunetta (“Urge una scossa liberista anche sulla previdenza. Pensioni riformabili pure nel privato. Un’inedita sintonia con Tremonti”), e un richiamo ai “due fronti democratici: “Manovra, riforme, scioperi. Così il Pd si ritrova senza una linea sull’economia. La scelta del 19 giugno per manifestare, le critiche dei cattolici, le proposte a Tremonti e i rimproveri a Bersani. ‘Il Pd non è la Cgil'”.
Libero: “Così buttano i vostri soldi. Il senatore Ichino: ‘Ho l’auto blu ma mi impediscono di rinunciare al rimborso taxi di mille Euro”, spiega il quotidiano, che offre in prima pagina un articolo dello stesso senatore del Pd, che spiega il caso. “Fini nega di preder tempo sulla riduzione degli onorevoli stipendi. E va a riflettere in spiaggia”. In prima pagina anche un articolo dedicato alla “metamorfosi totale nel look delle dipendenti della Croce Rossa: “Berlusconi e il miracolo della Croce rossa. Che differenza tra la sosia di Veronica e le infermiere di Prodi”. Si allude ad una crocerossina che ha sfilato a Roma qualche giorno fa, e che avrebbe colpito molto il Presidente del Consiglio.

Intercettazioni

Luigi Ferrarella, che firma l’editoriale del Corriere della Sera, ricorda il caso del governatore Usa dell’Illinois Blagojevic, a processo in questi giorni dopo aver tentato di vendere il seggi senatoriale che era di Obama e sul quale doveva indicare un nome. Le intercettazioni che hanno contribuito a metterlo sotto accusa sono finite sui giornali. “Con la legge ‘blindata’ ieri dal vertice del Pdl invece in Italia un caso Blagojevic non si ripeterà perché mai le intercettazioni saranno pubblicabili, nemmeno per riassunto, fino al processo, anche se ormai depositate e non più coperte da segreto, anche se penalmente rilevanti e su fatti non privati ma di interesse pubblico”.
Sullo stesso quotidiano si spiegano i punti su cui la maggioranza ha trovato un accordo: la durata delle intercettazioni sarà di 75 giorni che potranno essere prorogate di tre giorni in tre giorni, non più di 48 ore. La richiesta è potenzialmente reiterabile all’infinito, il pm chiede ad un tribunale collegiale, che decide entro tre giorni. E’ stato tolto dal ddl il comma che vietava l’ascolto di conversazioni in cui sono coinvolti agenti segreti. Soppresso anche l’emendamento sugli atti sessuali di minore entità. Le sanzioni per gli editori che pubblicheranno i testi delle intercettazioni sono confermate (multe fino a 450 mila euro). La legge si applica ai processi in corso alla data di entrata in vigore della legge. Per quelli in cui siano state già disposte intercettazioni si faranno salvi gli atti.
Su Il Riformista si legge: “Le intercettazioni di Fini. ‘Si a modifiche, no a fiducia. Il presidente della Camera mette i paletti per il ddl e dà il via llibera con riserva: per i suoi, se non cambia il ‘comma Ghedini’, Napolitano non firmerà. Dal Quirinale secca smentita di una trattativa sul testo con Palazzo Chigi”. Il comma Ghedini è quello sulla proroga degli ascolti, e il quotidiano spiega che “la partita non è chiusa”. Fini non ha intenzione di piegare manu militari il Parlamento alle decisioni dell’ufficio di presidenza del Pdl se quel comma non cambia, secondo Il Riformista. In sintesi i finiani sarebbero contrari alla fiducia. In questo ci sarebbe sintonia con Napolitano, cui sta altrettanto a cuore il passaggio politico-parlamentare. Una nota del Colle tuttavia ha voluto ribadire che il Quirinale non è impegnato in una trattativa con il Pdl: “La presidenza della Repubblica non è entrata e non entra nel merito di nessuna formulazione, e non è partecipe di alcun contatto del tipo di quelli che le sono stati infondatamente attribuiti da alcuni giornali e agenzie di stampa.
Anche su La Repubblica: “Il Quirinale non offre coperture al Pdl, si riserva il giudizio sul testo finale”. Il quotidiano parla di un colloquio senza risultati tra il Capo dello Stato e il ministro della giustizia Alfano, salito per una visita informale al Quirinale lunedì. Secondo La Repubblica Napolitano avrebbe dato al Guardasigilli un messaggio del tipo “lei faccia pure il ministro della giustizia, che io faccio il presidente della Repubblica”.
Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, intervistata da La Stampa, spiega che “il ragionamento politico dei finiani è diverso dal nostro: noi siamo partiti dalla necessità di avere una legge che evitasse il rischio che finissero sui giornali atti coperti dal segreto o non rilevanti ai fini dell’indagine, oppure relativi alla privacy di soggetti addirittura estranei all’inchiesta. Invece si è fatto un testo che taglia le unghie ai giudici, tenta la censura nei confronti della stampa, mentre l’unica cosa seria che hanno fatto è togliere l’estensione del segreto di stato nei confronti degli appartenenti ai servizi segreti. Ma questo testo non è affatto migliorato, hanno solo fatto finta”. Chiedono alla senatrice anche un commento sulla eventuale firma del Capo dello Stato: “Il Capo dello Stato fa il presidente della Repubblica, io guido il più grande gruppo dell’opposizione. Sono due ruoli diversi e peraltro il Capo dello Stato ha messo dei paletti alla discussione, facendo esattamente quel che deve fare un Presidente attento ai profili di costituzionalità del provvedimento”. Insomma: è una valutazione “nella quale io non mi permetto di mettere bocca in nessun modo”.

Esteri

Scrive La Stampa che al CICA, il summit sulla sicurezza in Asia, in corso a Istanbul, l’argomento principe sono state le nuove sanzioni contro Teheran. Il consiglio di sicurezza Onu si riunirà oggi per votare la quarta risoluzione dal 2006 sul nucleare iraniano. Secondo Hillary Clinton saranno le misure più dure mai imposte alla Repubblica islamica. La bozza elenca 41 entità iraniane sospettate di avere legami con il programma nucleare. La posizione della Russia sarebbe un sì alle sanzione purché non siano troppo dure. Così facendo il primo ministro Putin ha confermato che l’intesa sulle sanzioni è stata raggiunta, ma ha consentito ad incontrare il presidente iraniano Ahmadinejad: “Il presidente iraniano è qui e io penso che ci incontreremo durante i lavori della conferenza – ha detto Putin. Avremo l’occasione di discutere di tutti i problemi se il mio collega iraniano ne avrà bisogno.
La reazione di Ahmadinejad: “La Russia dovrebbe fare attenzione a non schierarsi contro i nemici dell’Iran”. Su La Repubblica, con copyright New York Times, si parla delle “navi fantasma e società di comodo” per spiegare “come Teheran aggira l’embargo”: i cargo cambiano nome in ogni porto, si fa ampio uso di compagnie con sedi nei paradisi fiscali, e bandiere fittizie.
Anche su Il Corriere della Sera viene riprodotta l’inchiesta del New York Times sui trucchi di Teheran, ovvero navi fantasma per sottrarsi alle ispezioni: 123 navi hanno cambiato nome 140 volte.
Il Riformista torna sulla figura di Hakan Fidan alla guida dell’Intelligence turca: la sua nomina sarebbe la conferma che la Turchia ha smesso di considerarsi una appendice degli Usa e dell’Occidente in Medio Oriente si pensa ormai come legittima aspirante al ruolo di potenza regionale. Fidan è consigliere per la politica estera del premier Erdogan e promotore deciso della trattativa a oltranza sul nucleare iraniano. Contro di lui, l’esercito, che ha visto e vede in lui il sigillo della rottura tra Israele e Turchia, che vede in lui un uomo troppo allineato alle posizioni islamiche dell’esecutivo. Per i generali la sua nomina è stata un’altra sconfitta nella battaglia in corso per il controllo degli apparati dello Stato.
Da segnalare la polemica scoppiata a seguito della diffusione di alcune foto Reuters: Israele accusa l’agenza di avere tagliato e ritoccato almeno tre immagini dello scontro della flottilla. E non su dettagli di poco conto, sottolinea il Corriere: sono stati omessi particolari relativi ad armi e sangue sulla nave, che secondo Israele avrebbero potuto spiegare la violenta reazione dei soldati. Gli stessi scatti sono stati pubblicati dal quotidiano turco Hurriyet, in cui si vedevano un soldato israeliano circondato da pacifisti turchi, uno dei quali brandiva un coltello, e il sangue perduto dal soldato.
“Israele e la stupidità della guerra” è il titolo di un commento di Adriano Sofri, nella pagina dei commenti de La Repubblica. Chi sono i pacifisti turchi? “Non so, immagino che siano perlopiù persone commosse dal destino dei palestinesi e affezionate alla pace. Tra i promotori non mancavano militanti alieni dalla nonviolenza”. Il che “non riduce l’errore del governo israeliano, anzi lo mostra più stupido e grave, ma tiene aperta la questione dei pacifismi. Quei militanti stanno con Hamas, che non vuol dire esattamente stare con i palestinesi. Hanno subìto l’assalto israeliano, ma non hanno ragione. Stanno contro Israele e la sua esistenza – e magari contro il fantasma ebraico – non contro una politica”.
Il Foglio, tra le brevi, fa sapere che dopo Hamas anche il gruppo libanese sciita Hezbollah ha espresso disapprovazione per l’intenzione delle Guardie della rivoluzione islamica di forzare il blocco navale della Striscia.

E poi

Il Corriere della Sera ha inviato Andrea Nicastro in Cecenia, sulle tracce di Anna Politkovskaya, uccisa 4 anni fa mentre scriveva contro il presidente filorusso Kadyrov: “Grattacieli e ristoranti di lusso, Cecenia, la dittatura tirata a lucido. ‘Grozny la sudicia’ non esiste più, ma l’inferno è dietro la facciata”. Su La Repubblica il più ampio articolo sulla decisione libica di chiudere l’ufficio Onu per i profughi. Un diplomatico libico ha detto che l’ufficio era illecito, non aveva nessuna autorizzazione del governo: “Era in un centro residenziale, la gente ha iniziato a lamentarsi di tutti quegli stranieri”. La portavoce dell’Unhcr dice che la decisione è stata comunicata una settimana fa: “Invitiamo tutti i Paesi europei che considerano la Libia come un punto di accoglienza per coloro che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni a rivedere la cosa molto attentamente”.
Alle pagine della cultura del Corriere una notizia relativa alla pubblicazione delle “Mille e una notte”: ieri al Cairo il procuratore generale ha giudicato irricevibile il recente ricorso di alcuni avvocati islamici fondamentalisti contro la nuova edizione delle “Notti”, per via dell’erotismo dei racconti, definiti anti-islamici. L’attacco aveva suscitato le reazioni del potente sindacato degli scrittori egiziani.
Sull’inserto R2 de La Repubblica la prima puntata del Viaggio in India di Franco Marcoaldi: “Alla scoperta dei grandi cambiamenti intellettuali che stanno attraversando il Paese. L’esigenza di ritrovare l’arte del dharma per affrontare i fondamentalismi di oggi”.
Sul Corriere della Sera si dà notizia dell’inizio ieri a Milano del dibattito su “la religione nella sfera pubblica”, prima tappa della marcia di avvicinamento a un grande convegno sulla cultura europea in programma in Polonia nel settembre 2011. Si riferisce delle considerazioni del rettore dell’Istituto viennese di Scienze Umane Michalski, secondo cui la religione è una risorsa preziosa per rafforzare la coesione sociale, ma non può essere considerata la norma cui tutta la società debba conformarsi. E di quelle dell’ex dissidente polacco Michnik che, ricordando come la Chiesa cattolica negli anni della dittatura comunista fosse stata un asilo per la dignità umana, non ha mancato di sottolineare il clima di costrizione ideologica cresciuto negli ultimi anni tra i vescovi. E’ intervenuto anche l’ex presidente Amato (“L’idea di confinare il sentimento religioso nella mera spiritualità, negandogli ogni ruolo nella sfera pubblica, è superato dai fatti”).
Questa mattina a Milano parla invece di multiculturalismo il filosofo canadese Charles Taylor. Di questo incontro si occupa anche ampiamento Il Foglio, dando conto del dialogo che il filosofo terrà con il cardinale Schoenberg.

(fonte:RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

One thought on “La Rassegna Stampa: Le tariffe Rc Auto costano il doppio rispetto all’Europa

  1. Il coltello fuori campo e poi riapparso và sempre contro Israele:
    non si tratta di un coltello, bensì di un pugnale “EOD-Knife” di fabbricazione israeliana e in dotazione alle forze speciali dell’esercito israeliano.
    Per chi volesse controllare su internet, si cerchi i siti che descrivono l’armamento e l’equipaggiamento in dotazione ai militari israeliani.

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