La Rassegna Stampa: ‘Il voto non è un balsamo’

Pubblicato il 15 Settembre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Napolitano, giusto evitare il voto. Il presidente apprezza l’impegno del premier ad andare avanti. ‘Contro di me polemiche allusive e sgarbate’. Non decolla il gruppo dei venti ‘responsabili’ pro-governo”. L’editoriale di Piero Ostellino è titolato: “Non bastano i numeri”. A centro pagina le polemiche sulle mitragliate libiche sul peschereccio di Mazara: “I libici mitragliavano. E i nostri finanzieri erano scesi sottocoperta. Obbligati dagli accordi a lasciare il ponte della nave”. In prima anche un richiamo per la “notte di Paura” a Parigi, per una sospetta bomba alla Torre Eiffel.

La Stampa: “Berlusconi-Fini, sfida sui numeri”, “Salta il ‘gruppo dei venti’, ma in vista del voto il premier continua la campagan acquisti suscitando l’ira del presidente della Camera”. “Napolitano: meglio non votare, contro di me ci sono stati attacchi sgarbati”. A centro pagina un richiamo alla notizia che “Cuba licenzia mezzo milione di dipendenti statali”. La decisione di Raul Castro è stata annunciata al sindacato di regime ed è causata dalla crisi economica, che non ha risparmiato l’isola caraibica.

Il Giornale torna sulla vicenda Fini-Tulliani-Montecarlo e titola: “‘La Tulliani ristrutturò quella casa’”. A parlare è Luciano Garzelli, “l’italiano più noto a Montecarlo”, imprenditore edile che si occupò della ristrutturazione dell’appartamento al centro delle polemiche. “‘La signora Elisabetta mi telefonava per concordare i lavori. Hanno portato tutto dall’Italia, cucina compresa. Il vero scandalo? Il prezzo di vendita: ridicolo'”. Vittorio Feltri, poi, racconta anche un “giallo” su una puntata della trasmissione Matrix, girata a Montecarlo e pronta per andare in onda ma bloccata: “qualche malalingua” ipotizza che sia stato lo stesso Berlusconi, impegnato in un’opera di ricucitura con Fini.

Libero: “Casa svenduta, ha deciso Fini”. L’ex tesoriere di An, Francesco Pontone, ai magistrati dell’inchiesta, ha spiegato di aver eseguito un ordine di Fini svendendo l’appartamento di Montecarlo che faceva parte del patrimonio del partito.
Il Corriere della Sera titola invece: “Pontone ascoltato in Procura. Su Montecarlo decise il partito”. Avrebbe detto che la decisione di vendere l’appartamento di Montecarlo “fu presa dai vertici del partito”. Il rogito “non fu preceduto da una trattativa”, ha detto l’ex tesoriere, e An ricavò dalla vendita soltanto 300 mila Euro perché non erano spuntati altri compratori.

Libero, in prima, parla di un “patto con i giudici” che Fini avrebbe siglato attraverso tre diversi incontri “atipici” con l’Anm, al fine di godere di una sorta di “immunità doplomatica speciale” che lo tenga al riparo dalla possibile piega che possono prendere “alcune indagini”: quella sull’appartamento di Montecarlo, ma anche quella sulla ricostruzione de L’Aquila e quella su Fastweb e Telecom.
Anche Libero si occupa di Matrix: “Mediaset ci ripensa, Gaucci non andrà a Matrix”. L’ex fidanzato di Elisabetta Tulliani, secondo Vittorio Feltri, potrebbe però essere ospite della trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora”.

La Repubblica: “Napolitano, alt alle elezioni. Il capo dello Stato: ‘Il voto non è un balsamo’. Gli uomini Udc: non cambiamo posizione. Nucara: esagerato l’ottimismo di Berlusconi. ‘Troppe polemiche contro di me’. Fuga dal nuovo gruppo salva-governo”. A centro pagina: “Libia, i pescatori a Maroni: ‘Incidente? Potevano ucciderci’. Anche i vescovi accusano: ‘L’esecutivo è inerte, si spara troppo facilmente'”. Accanto, la scuola, con articolo di Francesco Merlo: “Nella scuola rovesciata dopo l’Italia è l’Altro Mondo”. “Roma, l’elementare di soli stranieri”. In evidenza anche una vicenda d’Oltralpe: “La battaglia delle spie tra Le Monde e Sarkozy”.

Il Foglio: “I numeri del Cav. ancora non tornano, e con Fini si continua a negoziare. Tra autarchia e anarchia. Il piano per rendersi autonomi dai finiani in Parlamento non decolla, Napolitano esorta a governare, diplomazie al lavoro.

Il Riformista: “Il grande bluff. Perde i pezzi prima di nascere il gruppo degli ascari. Raffica di smentite. Non ci sono i venti deputati per il gruppo di Nucara. Il Presidente: bene Berlusconi a voler andare aavanti, ma allora perché le polemiche contro di me sullo scioglimento?”. “Meno male che c’è Napolitano” è il titolo dell’editoriale di Antonio Polito.

Economia, federalismo

Si occupa ampiamente di federalismo Il Sole 24 Ore, che scrive come sia destinata a crescere la leva fiscale in mano ai governatori che, oltre alla possibilità di azzerare l’Irap potranno manovrare a loro piacimento l’addizionale Irpef, che potrebbe arrivare al 3 per cento: questo prevederebbe una bozza del decreto legislativo sull’autonomia di entrata degli enti territoriali, su cui è iniziato un confronto informale con i rappresentanti delle autonomie. Una prima bozza di decreto sarebbe pronta anche sui costi standard della Sanità. E sono 4 le Regioni-benchmark: Lombardia, Marche, Toscana e Umbria. “Presidenti regionali divisi sull’Irap libera”, titola Il Sole parlando delle reazioni tra i governatori. Ieri peraltro il ministro Calderoli aveva parlato di un possibile modello Csu: come in Baviera, partiti territorializzati e presenti solo nelle assemblee regionali, ma alleati sul piano nazionale. Andrea Romano spiega perché il Carroccio è ben lontano dal modello Csu.
Alle pagine economia de La Repubblica una pagina per i dati Bankitalia relativi al luglio scorso, riassunti sotto il titolo “Giù le entrate fiscali, debito pubblico record”. Quest’ultimo sarebbe salito a 1.838,2 miliardi, con un incremento dello 0,8 per cento rispetto al mese precedente, e del 4,7 per cento nei confronti di 12 mesi prima. Calo del gettito fiscale del 3 per cento nei primi sette mesi di quest’anno. Per il ministero del Tesoro si arresta invece al 3,1 per cento. Il ministro Tremonti ha però ieri sdrammatizzato facendo sapere che le entrate sono “perfettamente in linea con le previsioni”.
Su Il Riformista: “Debito ai massimi. Ed è scontro sulle entrate tributarie”.
Su Il Sole 24 Ore si parla di relazioni industriali, con particolare riferimento alla Mittbestimmung, ovvero cogestione, con particolare riferimento all’esperienza di Giuseppe Vita, manager italiano che ha vissuto in prima persona da presidente le vicende delle aziende Axel Springer e Hugo Boss: ricostruisce, intervistato, come nacque la cogestione. Spiega che “l’aspetto chiave è l’informazione: i rappresentanti dei lavoratori sono tenuti informati della gestione della società, delle sue eventuali difficoltà o successi, dell’andamento dei conti”. Affermatosi nel dopoguerra, il principio della cogestione si è incarnato in una legge del 1976, che statuisce che nelle aziende più grandi i lavoratori siano rappresentati da metà dei membri di un consiglio di sorveglianza, mentre nelle più piccole controllano un terzo delle poltrone.

E poi

“Bando totale al burqa, la Francia tira dritto”, titola Il Sole 24 Ore dando conto del sì definitivo del Senato al divieto di indossarlo nei luoghi pubblici. Il quotidiano ricorda anche che il primo a chiederlo era stato un parlamentare comunista, a lungo sindaco di Vénissieux, periferia popolare di Lione. Il bando è passato con definitivamente con 246 voti e un solo contrario: anche 46 socialisti, sui 116 presenti al Senato, hanno detto sì. Gli altri hanno scelto l’astensione. Il Ps aveva chiesto con un emendamento di limitare la proibizione ai soli uffici dell’amministrazione pubblica: il testo invece parla di ‘spazio pubblico’ e quindi significa strade, parchi, mezzi pubblici, bar, negozi. Oltre che scuole e ospedali. Non viene mai citato esplicitamente il burqa, poiché si parla di “dissimulazione del volto”: multa di 150 euro e possibilità di chiedere che chi trasgredisce segua corsi di educazione civica “dove imparare i valori fondamentali della Repubblica francese”. Gli uomini che imporranno il velo integrale alle donne sono passibili di un anno di carcere e del pagamento di un’ammenda di 30mila euro. Quante donne portano il burqa o il niqab in Francia? 1.900 secondo alcune stime. Un commento di Karima Moual, di fianco: “Proibire non aiuta il dialogo”. Ricorda che lo si chiama burqa, anziché niqab, “forse per fare più effetto”. Se sono buone le intenzioni, poiché nei Paesi d’origine è un’imposizione, va rilevato che in Francia e in Europa lo portano, ad esempio, studentesse universitarie nate in Europa che riscoprono valori arcaici, andando oltre i valori dei loro genitori. Insomma, dietro quel niqab c’è “il fallimento di tutta una politica di integrzione sociale, la mancanza di valori europei condivisibili”.
La Stampa ricorda che il divieto entrerà in vigore a partire nel 2011, ma si sofferma a lungo sulle difficoltà di farlo osservare, concretamente: problemi operativi che riguarderanno i poliziotti: in caso di rifiuto a togliere il burqa accompagneranno la donna in commissariato. Una volta steso il verbale, la colpevole potrà uscire tranquillamente velata, poiché sarà il giudice a doverla convocare entro sei mesi per lza scelta tra una multa e un corso di educazione laica francese. Analoghi problemi si porranno nei quartieri delle banlieues, dove la presenza stessa della polizia è assunta come una provocazione. Negozi e grandi magazzini hanno ricordato che si tratta di luoghi privati, anche se aperti al pubblico: le clienti, fra le quali si annoverano ricche signore del Golfo, apprezzeranno.
Sul Corriere della Sera il ministro degli esteri Frattini risponde ad un articolo di Angelo Panebianco sul dialogo tra le culture, l’Islam e l’Occidente. “Come accogliere l’identità degli altri senza tradire la nostra”. E’ questo il tema snocciolato dall’intervento del Ministro degli esteri, secondo cui “una strategia europea per risolvere  positivamente il rapporto tra le nostre democrazie e il mondo islamico, dovrebbe far perno su 4 elementi: il primato e l’universalizzazione dei diritti, una politica dell’immigrazione condivisa, la continuazione della lotta al terrorismo e l’apertura alla Turchia”.
Su Il Riformista si ricorda che la beatificazione del cardinale inglese John Henry Newman è il cuore del prossimo viaggio in terra britannica di Benedetto XVI. Tanto che il Papa farà una eccezione non da poco: celebrerà personalmente la beatificazione del teologo vissuto nell’800 e convertosi dall’anglicanesimo nel cattolicesimo. Il Papa ricorda che Newman è stato un suo modello: “La dottrina di Newman sulla coscienza divenne allora per noi il fondamento di quel personalismo teologico che ci attrasse tutti con il suo fascino”, aveva scritto parlando del 1946, quando tornò agli studi, dopo la guerra. Del viaggio del Papa scrive Tony Blair sull’Osservatore Romano, e oggi Il Tempo pubblica il suo intervento.
Oggi è La Stampa a soffermarsi sui “fratelli coltelli” Ed e David Miliband, candidati alla direzione del Labour, che sceglierà tra dieci giorni chi sarà il suo prossimo leader. A sorpresa è Ed, più browniano e meno blairiano del fratello, a scalare i sondaggi.
La Repubblica ha letto i diari del boia di Srebrenica Mladic: 18 quaderni fitti di appunti sul progetto di sterminare i musulmani per costruire la grande Serbia.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)