La Rassegna Stampa: Accelera la corsa all’oro (record oltre quota 1340) e all’argento

Pubblicato il 6 Ottobre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Fini lancia il partito, sfida a Berlusconi. Nasce il movimento dell’ex segretario di An. Bossi: in primavera si andrà alle urne in ogni caso. ‘Un Pdl in grande, pronti al voto’. Il premier: basta parlare di elezioni”. L’editoriale, firmato da Aldo Cazzullo (“Leader e presidente”) è dedicato al presidente dellla Camera, perché “non è mai accaduto che i presidente in carica si mettesse alla testa di una nuova forza, nata da una scissione del partito di maggioranza relativa, che compatto lo aveva indicato per la terza catrica dello stato”. Cazzullo ricorda il consiglio che a Fini ha dato il politologo Alessandro Campi, che lo ha invitato a concentrarsi sulla sua battaglia politica “con la pinea libertà di adeguarsi alle asprezze con cui sarà combattuta nei prossimi tempi”. A centro pagina: “La ‘ndrangheta minaccia giudice con un bazooka. In Calabria arriva l’esercito. Il procuratore di Reggio Pignatone nel mirino”.

Il Giornale: “Da Vespa l’ultima conferma. La Tulliani dirigeva i lavori. Un vicino a ‘Porta a porta’: ‘L’ho vista più volte nell’appartamento, dava disposizioni per la ristrutturazione’. E adesso che aspetta il presidente della Camera a dimettersi?”. A centro pagina: “E parte già il primo siluro di Fini. Blitz sulla legge elettorale: vuol cambiarla in Parlamento con un’altra maggioranza”. L’editoriale, firmato da Salvatore Tramontano, è titolato: “Perché Napolitano non permetterà mai un governo tecnico”.
Libero: “Silvio rischia grosso. I piani di Futuro e Libertà. Il presidente di Montecitorio vìola l’etichetta e tiene a battesimo la sua creatura. Prima missione: reclutare i senatori Pdl che temono di non essere ricandidati”. L’articolo di prima pagina è firmato da Maurizio Belpietro.
Il Riformista: “Gli sporcellatori. Nasce il nuovo partito, porterà un nuovo governo? Fini punta a cambiare la legge elettorale. Dice: ‘Teniamoci pronti alle elezioni’. Ma è convinto che in Parlamento ci sono i numeri per un esecutivo tecnico. Pd, Udc e Idv gli dicono già di sì”. Di spalla un articolo del dirigente del Pd Goffredo Bettino. Il titolo: “Per battere Silvio ci serve un’alleanza con Montezemolo”. A centro pagina: “La Gelmini paga la guerra di destra. A rischio la riforma degli atenei”.

La Repubblica: “Il partito di Fini: ‘Pronti al voto’. Al via sul territorio il nuovo movimento di Fli. Il Cavaliere vara i ‘team della libertà’ per le urne. Scontro sulla riforma elettorale. ‘Non saremo una piccola An’. Berlusconi: vale meno del 4 per cento”. Il commento è firmato da Andrea Manzella: “Una lezione per il Cavaliere”. A centro pagina: “Calabria, un bazooka contro il procuratore”.
La Stampa: “Fini: pronti per il voto. Lanciato il nuovo partito che punta a crescere a Palazzo Madama. Oggi torna in aula il Lodo Alfano. Il presidente della Camera pensa alle urne e mette in agenda la legge elettorale. E’ scontro con Bossi: ‘Non si cambia’. Berlusconi teme l’asse Fli-Bersani-Casini”. Il titolo di apertura è per l’economia: “Ripresa, allarme Fmi sul debito. ‘L’Italia tra i Paesi a rischio'”. Editoriale firmato da Franco Bruni: “Monete stabili per fare le riforme”. Di spalla la notizia da Reggio Calabria.

Il Sole 24 Ore: Mercati sprint a spese del dollaro. Accelera la corsa all’oro (record oltre quota 1340) e all’argento, euro ai massimi da otto mesi, sulle Borse rialzi superiori al 2 per cento. Tokyo riduce i tassi a zero e stampa yen. Per l’FMI sale il rischio debito sovrano”. Di spalla un articolo nella rubrica delle Idee, firmato da George Soros: “Caro Obama, spendi di più invece di tagliare”. “Ok al federalismo fiscale. Tremonti: conti in linea Ue”. “Venerdì in decreti in consiglio. Dalle regioni cinque priorità”.

Il Foglio: “A Baghdad il boss sarà di nuovo Al Maliki, ma ha cambiato bandiera. Il premier ottiene l’appoggio dei fanatici di Sadr e strappa la vittoria al sunnita e filoamericano Allawi. Uno stallo durato sette mesi”. Di spalla il quotidiano di Ferrara ricorda: “Domani a Roma l’assemblea. Cosa c’è dietro la fronda dell’ebraismo radical contro il sit-in pro Israele. Israel, Magiar e Kahn replicano alla lettera con cui Jcall accusa di destrismo la manifestazione bipartisan”.
Il quotidiano continua nelle pagine interne ad occuparsi di Israele ed oggi offre un contributo dello storico Benny Morris e una intervista al produttore David Zard. Il grande titolo è: “Il nuovo capro espiatorio”, e, citando Morris, si scrive che “l’Europa ha scelto Israele per espiare il senso di colpa che la devasta”.

Il Fatto quotidiano: “Lo Stato socio dei Corallo’s, un affare da dieci miliardi. Slot machine: la concessione al figlio di un pregiudicato. L’azienda dei monopoli dice di non sapere chi sia il proprietario della Biplus con base nelle Antille Olandesi. Ma spunta il nome di una famiglia chiacchierata”. Un riquadro a centro pagina informa: “Fini in movimento si prepara al voto”. Sotto, notizie sulle ultime regionali in Lombardia: “La lista di Formigoni e quelle 374 firme false. La denuncia dei Radicali che presentano un dossier. Marco Cappato mostra le prove e dice: il Presidente deve dimettersi. La Lombardia deve tornare al voto”.

Fini

Il Corriere della Sera parla della organizzazione del partito di Futuro e Libertà: “Si parte da 15 mila iscritti e ottocento circoli. Il partito sarà modellato su Generazione Italia, nata ad aprile. Il 30 per cento alla ‘prima volta’ in politica”. Accanto, una intervista al politologo Piero Ignazi :”E’ in linea con l’Europa. Voti anti Bossi se esalta la Patria”, il titolo.
Secondo l’analisi di Renato Mannheimer, ancora sul Corriere della Sera, “oggi Fli vale il 7 per cento. Piace agli azzurri delusi”. Il quotidiano offre un quadro delle altre stime di istituti specializzati, che danno il partito di Fini tra il 5,8 e il 7,9 per cento. “Gran parte di quel 7 per cento che costituisce il seguito accreditato di Fli non proviene da An. Si tratta, invece, di elettori delusi dall’azione politica di Berlusconi, o già da tempo avversi a quest’ultima. Perlopiù si trovano tra l’elettorato attuale del Pdl, ma una quota proviene anche dall’Udc e, financo, dai partiti del centrosinistra”.
Secondo Libero il Pdl ha comunque smesso di chiedere le dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera. “Per il Pdl è il male minore”. “La terza carica viola platealmente l’etichetta e agisce da capopartito. Ma la maggioranza non ne chiede più le dimissioni: il timore è che il suo successore possa essere anche peggio”.
Andrea Manzella, su La Repubblica, parla del possibile governo di garanzia costituzionale, di una nuova maggioranza parlamentare “fatta, come nei sistemi proporzionali, da una ‘unione di minoranze’. Può servire, secondo Manzella, a molto, se si propone di raggiungere quella “serenità istituzionale” che la Corte Costituzionale ha indicato come interesse rientrante nei principi fondamentali dello Stato di diritto.
Il Ministro degli Esteri Frattini, intervistato dal Corriere della Sera, commenta la nascita del nuovo partito e dice: “Se Fini parla di legge elettorale mina l’alleanza”. “Lo osservo con rispetto. Credo possa essere l’occasione per un confronto che si consolida, non una occasione per dividerci. Tra l’altro, le parole di Fini delineano più un movimento politico di opinione che non un partito”. Frattini considera un gesto di apertura l’intenzione di confermare la finiana Bongiorno alla guida della Commissione Giustizia della Camera. Consiglia invece di non “enfatizzare le provocazioni di qualche esponente di Fli” sulla legge elettorale. Ma conferma che “parlare di una nuova legge elettorale mina le ragioni di una alleanza nata, va ricordato, per effetto di questa legge elettorale”.
Il Sole 24 Ore racconta che ieri Fini ha scritto al Presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, Donato Bruno, chiedendo che venga incardinato un dibattito sulla legge elettorale, cioé la riforma su cui potrebbe formarsi una maggioranza alternativa fatta da Fli, Udc, Pd, che batterebbe in termini numerici quella Pdl-Lega. Ma potrebbe subito aprirsi un conflitto con il Senato, poiché è a Palazzo Madama che spetterebbe la competenza sulla legge elettorale, visto che lì la discussione è già avviata, essendovi una legge di iniziativa popolare di Beppe Grillo sul ripristino delle preferenze e circa 15 altre proposte giacenti.
Secondo Il Sole 24 Ore a Bologna, Milano e Napoli, dove si vota per le Amministrative, ci saranno già i candidati di Fini al primo turno. Oggi intanto, scrive La Stampa, riparte in Commissione affari costituzionali al Senato l’iter del Lodo Alfano. Secondo il quotidiano potrebbe persino essere approvato in questo ramo del Parlamento tra due o tre settimane. Nessuna voce nel centrodestra solleva obiezioni. Diffidente l’Udc, che vorrebbe garanzie. Il Pd pensa ad una raffica di emendamenti abrogativi, di bandiera, per poi passare ad alcune proposte mirate, “per limitare il danno”.
Sullo stesso quotidiano un dossier sul sistema politico italiano da cui si deduce che da quando, con il referendum del 1994, vi fu l’avvento del bipolarismo, sono 82 i partiti che hanno avuto rappresentanza alla Camera o al Senato.

Cina

Martin Wolf firma l’editoriale del Sole 24 Ore e si sofferma sula “guerra valutaria” contro la Cina. Una guerra contro la politica di cambio cinese, accusata di “manipolare” il tasso di cambio investendo una buona metà del suo Pil in riserve valutarie, facendo dunque una politica protezionista. Ma la Cina, spiega Wolf, non può accettare una apprezzamento della sua valuta perché questo produrrebbe un danno alle sue esportazioni, e oggi la Cina è il maggior esportatore mondiale. Rischierebbe di finire come il Giappone degli anni novanta. Wolf cita alcune proposte per convincere con le buone la Cina. E quelle che considera più convincenti sono legate ad interventi sul mercato dei capitali, più che su quello degli scambi. “Impedire alla Cina di acquistare titoli di debito di altri paesi fintanto che continuerà a mantenere in vigore rigidi controlli sui flussi di capitali in entrata è una misura diretta e proporzionata, e che soprattutto va nella direzione di una apertura dei mercati”. Qualcuno teme che se la Cina non comprasse più titoli, ad esempio, degli Usa, l’esito potrebbe essere il collasso. “Ma è una eventualità alquanto improbabile, considerando l’enorme surplus finanziario del settore privato in tutto il mondo, e il ruolo che gioca il dollaro”. Insomma: “Adottare una serie di misure che possano trasformare la Cina in un Paese importatore andrebbe a vantaggio sia dei cinesi che del resto del mondo”.
Scrive Timothy Garton Ash su La Repubblica: “Se fossi un teorico delle cospirazioni, affermerei che Osama Bin Laden era un agente segreto cinese. E può anche darsi che le banche, le società che emettono carte di credito, le agenzie di pubblicità, e il governo americano abbiano tacitamente lavorato anch’esse per la Cina. Infatti, mentre dagli attentati dell’11 settembre gli Usa hanno speso oltre 1000 miliardi di dollari per combattere varie guerre all’estero, accumulando in patria un debito colossale quanto il monte Everest, la Cina ha investito in tutta tranquillità gli ultimi dieci anni a prosperare, a risparmiare, a investire, a migliorarsi”. Secondo Garton Ash è necessaria agli Usa una cooperazione trasversale tra i partiti per re-indirizzare il budget verso la necessità di un nation building in patria, che limiti il potere del denaro nella politica americana, che cambi le normative procedurali al Senato.
Su Osama Bin Laden il giornalista britannico Robert Fisk, intervistato da Il Riformista, ricorda di aver intervistato per ben tre volte il capo di Al Qaeda: si dice convinto che lo sceicco abbia ottenuto ciò che cercava, poiché il suo grande successo è la creazione stessa di Al Qaeda, e “dobbiamo ammettere che il risultato è molto originale”. Spiega Fisk: “Per la prima volta nella storia puoi entrare a far parte di un gruppo violento senza dover viaggiare, affiliarti o spendere soldi. Puoi semplicemente svegliarti una mattina e deciderlo. Osama ha creato un esercito di ombre. E si nutre delle nostre ingiustizie, poiché, da Kabul a Teheran, per Fisk l’occidente è l’origine di ogni male mediorientale.

E poi

Il Corriere della Sera riferisce di un monito del presidente egiziano Mubarak al premier israeliano Netanyahu per uno stop alle colonie, altrimenti il conflitto sarà inevitabile: oggi il governo di Gerusalemme deve decidere sulla moratoria degli insediamenti. E anche re Abdallah di Giordania è convinto che il tempo sia finito.

La Nato si avvia a discutere del suo futuro in un vertice a novembre a Lisbona: La Stampa scrive che ci si soffermerà anche sull’articolo 5, che impegna i Paesi alla difesa reciproca, e ipotizza che in futuro gli Stati membri reagiranno non soltanto alle aggressioni militari reali, anche ai cyberattacchi o quando vengono colpite le reti di approvigionamento energetico. Sarebbero questi i contenuti di una bozza del nuovo piano strategico del segretario generale Rasmussen.

Sulle pagine R2 de La Repubblica si parla invece della pubblicazione delle memorie dell’ex Segretaria di Stato Usa Condoleezza Rice: si chiama “Extraordinary, ordinary people”, e rimanda all’incitamento del padre ad essere brave il doppio degli altri, cioé dei bianchi. Ne farà anche una edizione per i ragazzi.

Sul Sole 24 Ore si racconta che Google, attraverso accordi con Hbo, Cnbc, Turner Broadcasting, sta mettendo a punto “gli accordi per la sua televisione”, per lanciare una piattaforma adatta al pubblico di Internet, permettendo agli utenti di navigare tra film, fotografie, show in diretta, canzoni.

Su La Repubblica una intervista ad Achille Occhetto, il segretario del Pci che annunciò il cambio di nome: “Vent’anni fa una svolta inutile, siamo ancora aggrappati al Muro. Occhetto: a sinistra il coraggio si è esaurito con la Bolognina”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)